di Raffaele Avico
La psicoterapia è spesso pensata, dai non addetti ai lavori, ad uso di coloro che vengono definiti “squilibrati”, “pazzi”, nella migliore delle ipotesi “nevrotici”: purtroppo esiste ancora forte uno stigma sociale che porta a starne lontani, per paura del giudizio degli altri. E’ davvero così? Fortunatamente la tendenza si sta lentamente invertendo e a usufruirne sono sempre più spesso persone ordinarie, esposte quotidianamente a stress “normali”, o sofferenti per cause più o meno importanti.
FARE LUCE E METTERE ORDINE
Cosa vuol dire fare psicoterapia? Immaginiamo una stanza buia all’interno della quale ci aggiriamo con una luce di candela: troviamo oggetti in disordine che sappiamo appartenerci, sparsi per la stanza, ma che non sappiamo come rimettere in ordine perchè non conosciamo la grandezza e la forma della stanza stessa. La psicoterapia cerca di fare più luce per capire dove mettere quei pezzi di noi semi-nascosti nell’oscurità. La metafora può sembrare molto banale e scontata, ma è un modo per descrivere una funzione primaria della psicoterapia, ovvero restituire le cose al loro ordine naturale attraverso un percorso narrativo. La sofferenza mentale accade spesso quando le cose che ci succedono nella vita sembrano scollegate le une dalle altre: manca cioè un filo che le unisca secondo un criterio di cause e conseguenze. Ma nel momento in cui si narra queste stesse cose ad un orecchio attento, ecco apparire una sorta di ordine che ce ne restituisce una visione allargata e quindi, già da subito, maggiormente sotto il nostro controllo. Con questa visione appaiono inoltre dei collegamenti, ad esempio tra un nostro stato di malessere ed una certa dinamica relazionale, ancora insoluta, fino ad allora ritenuta ininfluente: ecco la causa dell’insonnia che abbiamo provato a curare con i farmaci, ma senza un reale beneficio.
PENSIERO RIFLESSIVO E PENSIERO NARRATIVO
La psicoterapia in altre parole cerca di mettere luce (funzione riflessiva del pensiero) e mettere ordine (funzione narrativa del pensiero), attraverso un percorso di narrazione nei confronti di una persone preparata a quel tipo di ascolto. Il noto psicoanalista Bion sosteneva che la funzione dello psicoanalista fosse quella di fornire una “protesi” a ciò che definiva “l’apparato per pensare i pensieri”, quella funzione mentale cioè che ci consente di riflettere sui nostri stessi pensieri, su ciò che ci accade, sulle dinamiche relazionali che intratteniamo con le persone che abbiamo intorno. “Pensare i propri pensieri” significa riflettere su di sè, il proprio percorso di vita, il proprio passato e il proprio futuro. Ci si lamenta spesso oggi della mancanza di visuale sul futuro: l’orizzonte appare oscuro e minaccioso. La psicoterapia vuole gettare luce in quell’oscurità, a partire dal soffermarsi e analizzare ciò che invece ci ha condotti nel momento presente.
L’IMPATTO DELLO STRESS
Perchè ci comportiamo come ci comportiamo? Perchè questo stato di malessere arriva proprio in questo periodo storico della mia vita? Perchè quel tipo di situazione, quel tipo di persona, mi attraggono così tanto? Rispondere a queste domande vuol dire confrontarsi con ciò che si è e con ciò che si è diventati nel tempo. La psicoterapia offre uno spazio di riflessione estremamente protetto adatto a compiere questa indagine. Consideriamo poi molte delle problematiche riportate ai medici di base ha origini psicogene, cioè è figlia dello stress tutto psicologico che la società attuale, le nostre preoccupazioni, le relazioni difficoltose, eccetera, ci regalano quotidianamente. Lo stress produce a cascata sintomi vari, in diversi distretti corporei, dal collo, agli arti, all’apparato respiratorio, a quello gastro-intestinale. Ma è sempre “la testa” a innescare il malessere: la nostra reazione a ciò che ci accade nella realtà e a cui spesso non siamo preparati o non accettiamo.
Sottovalutare l’impatto di uno stress psicologico sul corpo vuol dire negare la realtà e tra l’altro opporsi alla conoscenze prodotte dalle più attuali ricerche in ambito psichiatrico e psico-traumatologico. Per un approfondimento di qualità (seppur il titolo, nella traduzione, non renda onore al contenuto): “Perchè alle zebre non viene l’ulcera?” di Robert M. Sapolsky.