di Raffaele Avico
Sappiamo che la psicoterapia del PTSD si giova dell’approccio trifasico: in un primo passaggio del lavoro con lo stress post traumatico, l’obiettivo è quello di regolare i sintomi più disturbanti. Sappiamo anche che uno, se non il principale ostacolo al trattamento del PTSD, è l’accesso a ricordi target particolarmente disturbanti, di difficile accesso. Alcuni contenuti mnestici sembrano particolarmente ostici, indigeribili dalla mente.
Già qui abbiamo scritto a proposito dell’uso di MDMA per il PTSD, che si prospetta essere riconosciuto dalla FDA americana nel 2021. Il razionale dell’intervento con l’MDMA sembra essere la creazione, tramite gli effetti dell’MDMA, di un terreno “favorevole” all’esplorazione psicoterapica, intervenendo l’MDMA su quelli che potremmo chiamare effetti “secondari” del ricordo traumatico, cioè le disregolazione neurofisiologiche e l’iperarousal. L’idea cioè è che l’MDMA consentirebbe di creare le migliori condizioni per un’esplorazione guidata delle memorie traumatiche (spesso irraggiungibili dalla coscienza dell’individuo, proprio perché in grado di scatenare disregolazioni distraenti troppo potenti).
La ricerca e la promozione di questo tipo di psicoterapia è stata spinta negli ultimi anni dalla MAPS (Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies), e si dirige ora alla fase 3 della sperimentazione, avendo pubblicato a riguardo della fase 2 e raccolto più di 10 milioni di dollari su questo obiettivo. La MAPS si occupa non solo di MDMA per il PTSD, ma genericamente dell’utilizzo di psichedelici in psichiatria, spingendosi verso limiti molto estremi che potrebbero porre questioni etiche in termini di rischi (per esempio a riguardo dell’uso di LSD), riprendendo le fila di un discorso che negli anni ‘70 aveva già fatto presa sull’immaginazione collettiva e sull’interesse della comunità scientifica.
La fase 3, è bene ricordarlo, prevede l’estensione della sperimentazione di un farmaco a grandi campioni di popolazione, attraverso studi randomizzati (RCT), i più solidi in termini statistici. Il fatto che l’MDMA venga sperimentata in questo modo, ci dice qualcosa di cosa è probabile vedremo in Italia tra qualche anno.
Per un approfondimento, questo podcast. Qui invece un video per farsi un’idea del tipo di psicoterapia che integrerebbe al suo interno l’MDMA:
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