• HOME
  • FONDATORI E COLLABORATORI
  • AREE TEMATICHE
    • #TRAUMA
    • #PANICO
    • #DOC
    • #RECENSIONI
    • INTERVISTE
  • PSICOTERAPIA ONLINE
  • PODCAST
  • RAFFAELE AVICO
  • POPMED

Il Foglio Psichiatrico

Blog di divulgazione scientifica, aggiornamento e formazione in Psichiatria e Psicoterapia

8 March 2019

LA FORMA DELL’ISTITUZIONE MANICOMIALE: L’ARCHITETTURA DELLA PSICHIATRIA

Questo articolo vuole approfondire in senso architettonico la questione delle strutture manicomiali dismesse, disseminate sul territorio italiano. Il focus è sul rapporto che esiste tra il “come” venivano costruiti questi edifici atti a ospitare pazienti psicotici, e il “perchè”, ovvero il rapporto tra la “forma” e la “funzione”. Pubblichiamo per gentile concessione della dott.ssa Maria Pia Amore, dell’Università degli studi di Napoli Federico II. Il seguente articolo è già stato pubblicato su Psychiatry On Line. (A.R.)

di Maria Pia Amore

Disseminati sul territorio italiano, con un cospicuo costruito edilizio e ampi spazi verdi, si conservano, spesso in condizioni di degrado e abbandono, un numero non univocamente definito (1) di manicomi provinciali dismessi, architetture “asiliari moderne” nate dall’esigenza di unificare l’edificazione ex novo delle strutture psichiatriche in seguito all’Unità di Italia. Queste architetture che presentano caratteri posizionali, morfologici e tipologici singolari, fanno parte di quelle attrezzature funzionali che segnano il passaggio in Italia e in Europa dalla “città monumento” alla “città servizio” tra la metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento (2).

L’acquisizione del principio della distribuzione isotropa delle attrezzature sociali, che svolgono la duplice funzione di vedette del potere e di poli di incentivazione e di qualificazione dello sviluppo urbano, rende oggi riconoscibili sul territorio una categoria di oggetti accumunati in termini di funzione, di posizione e di configurazione. «All’edilizia residenziale si affianca un programma di interventi pubblici, dettato indubbiamente da una strategia di controllo sulla popolazione residente e di enfatizzazione dei simboli del potere, ma che a suo modo introduce un’innovazione sostanziale nella concezione stessa del quartiere. La differenza sostanziale tra i monumenti tradizionali dell’ancien régime (chiese, regge, statue, fontane) e i batiments civils della città borghese (scuole, ospedali, carceri, municipi, musei, biblioteche, mercati, dogane, cimiteri) è tutt’altro che trascurabile. Essa va ben al di là della evidente diversità di destinazione funzionale. Al contrario del monumento, il servizio civile non viene infatti concepito come un unicum, ma programmato in serie mediante un piano di distribuzione territoriale delle istituzioni, ragionevolmente simili nell’impianto tipologico e nei requisiti essenziali. Ne deriva quella pressante esigenza di tipizzazione logica degli edifici pubblici […]»(3). In realtà, si registra per alcuni manicomi ancora agli inizi dell’800 un carattere di “monumentalità” di cui resta traccia nei resoconti di viaggio e nelle guide turistiche del tempo.

Contemporaneamente la questione urbana viene gradualmente sottratta all’egemonia della disciplina architettonica per diventare luogo d’incontro di diversi campi del sapere “scientifico”: dalla medicina, alla statistica, all’economia politica, alla topografia analitica, all’ingegneria, alla matematica. Con la costruzione di impianti ad hoc per il ricovero dei folli, allorché si rinuncia al riadattamento di edifici storici, si assiste, in pochi decenni, a un’autentica sperimentazione che dall’ambito tipologico prosegue sul piano costruttivo, tecnologico e impiantistico, senza tralasciare gli aspetti stilistici e persino le scelte dei materiali e degli arredi, registrando, in parallelo agli avanzamenti di un dibattito specialistico, la collaborazione e il confronto tra ingegneri, architetti e alienisti (4).

Il manicomio moderno nasce per rispondere a due diverse logiche, di tipo sociale e di tipo medico, che si declinano nella funzione del custodire, isolando i folli come in un carcere senza colpa, e del curare come in un ospedale ma con permanenza non transitoria. La rinnovata psichiatria ottocentesca crede nei benefici terapeutici che l’isolamento può apportare ai pazienti ricoverati nei manicomi: si ritiene che con la calma e il silenzio la mente tormentata possa purificarsi e trasformarsi in una tabula rasa psicologica, pronta ad accogliere i nuovi pensieri assennati impiantati dall’alienista. Il manicomio è ritenuto di per sé luogo di cura «Kom» della follia «mania», efficace per il solo fatto di essere separato rigidamente dalla realtà esterna.

In posizione quasi sempre periferica rispetto ai centri delle città, a debita distanza dall’abitato per realizzarne l’isolamento, i manicomi nascono come nuclei indipendenti in una mimesi della vita “normale”, come città in scala ridotta ai margini delle città “dei sani”, dotate di mura, porte, percorsi, edifici per la degenza, edifici direttivi, servizi, spazi verdi, strutture produttive e colonie agricole che garantiscono l’autosussistenza, realizzando quel concetto di eterotopia urbana teorizzato poi da Foucault (5). La cittadella manicomiale è di certo debitrice ai modelli progressisti e utopici dell’organizzazione urbana successiva alla rivoluzione industriale, delineati da opere molto diverse ma tutte incardinate su alcuni principi: la concezione dell’individuo umano come tipo, lo spazio aperto come necessario per l’igiene, la classificazione rigorosa dello spazio secondo funzione. Come le cittadelle manicomiali anche le diverse forme del modello progressista – come il parallelogramma di Robert Owen, il falansterio di Charles Fourier, Icaria di Étienne Cabet, il familisterio di Jan Baptiste Godin – presentano alcuni caratteri vincolanti e coercitivi (6).

In virtù della funzione terapeutica ad essi attribuita, i complessi manicomiali nascono ai margini delle città in condizioni dettate in prima istanza dalla medicina di settore.

Le prime indicazioni fornite dagli alienisti riguardano: il numero dei degenti, l’estensione e l’ubicazione dell’area – mediando tra il necessario isolamento e la facilità dei collegamenti, la presenza di requisiti igienici come la giacitura del suolo, pianeggiante o in lieve declivio, l’abbondanza d’acqua, la purezza dell’aria, la buona esposizione e la panoramicità.
Le seconde si basano sulle distinzioni di sesso, curabilità e posizione sociale, diversamente risolte nei vari sistemi nazionali: la separazione tra uomini e donne, unanimemente accettata, pone comunque l’alternativa di alloggio in due asili diversi o nel medesimo ma in parti nettamente distinte; la distinzione tra guaribili e cronici incide sulla natura del manicomio come luogo di cura o di ricovero; distinguere gli alienati per classi sociali influisce sul pregio architettonico degli spazi (7). La partizione per patologia, sperimentata in alcuni manicomi, si rivela nociva per aver concentrato le medesime tendenze di delirio negli stessi spazi: si preferisce, quindi, una distinzione basata sull’indice di pericolosità dei comportamenti, dai tranquilli, in genere posizionati nei padiglioni più prossimi all’ingresso, agli agitati, in un progressivo allontanamento dal fronte di accesso corrispondente alla minore possibilità di guarire e uscire.
In un nesso profondo tra funzione e forma, i caratteri dell’architettura manicomiale sono concepiti come strumenti per le cure psichiatriche, come rimedi morali per eccellenza, in conformità alle esigenze di ogni Nazione. L’Ospedale Psichiatrico non è un semplice presidio terapeutico, ma si costituisce, in quanto luogo geografico e relazionale, esso stesso come la cura. In una sorta di determinismo ambientale, gli istituti per il ricovero e la cura degli alienati dovevano adattarsi alle patologie mentali prevalenti in ogni Stato, considerando contestualmente le diverse condizioni civili, sociali e anche climatiche. J.B. Parchappe, nel suo Des principes à suivre dans la fondation et la construction des asiles d’aliénés del 1853, evidenzia l’adozione in Francia di una composizione di edifici ad uno o al massimo due piani distribuiti ai lati di una spina centrale di servizi all’interno di una cinta quadrata; in Inghilterra e in Germania prevale un organismo multipiano con ali ad angolo retto che conferisce alla costruzione una certa monumentalità; in Italia (8) si prediligono edifici  a corte, variamente declinati, con porticati e a padiglioni connessi o separati.

Fig1. – le forme europee: sistema francese; sistema anglo-tedesco; sistema italiano. Elaborazione grafica a cura di Maria Pia Amore

Il progetto asilare si rafforza e nel 1870 in tutta Europa si contano oltre 600 manicomi.

Un esempio paradigmatico nel panorama internazionale è costituito dall’Ospedale Psichiatrico Am Steinof di Vienna, complesso architettonico realizzato a grande distanza dal centro cittadino: un’intera città utopistica per malati di mente – e un posto di rilievo di Aktion T4, programma di eutanasia del regime nazista, qui effettuato sui bambini – entrato in funzione come manicomio nel 1907 (9). Il progetto di Carlo Von Boog e Franz Berger, al quale Otto Wagner e Heinrich Goldemund portano lievi modifiche, prevede una città giardino completa composta da padiglioni disseminati in un parco di circa 1,5 km quadrati capace di ospitare 2500 pazienti, con clinica, casa di cura, area agricola e un sanatorio ad ovest per pazienti benestanti privati. Tutti gli edifici sono rigorosamente e simmetricamente subordinati a un asse centrale allineato all’ingresso principale con in cima la chiesa Jugendstil di Otto Wagner: l’impianto planimetrico è una tarda trasposizione dello schema ottocentesco a padiglioni. I sessanta padiglioni sono disposti secondo una precisa logica distributiva che rispetta i principi igienico-sanitari per la circolazione dell’aria: la rigida griglia ortogonale del modello  teorico si deforma però in relazione alla specificità del lotto e alla sua orografia.

Fig2. – Veduta dell’Ospedale Psichiatrico Am Steinof di Vienna

Schematizzando con Maria Antonietta Crippa (10), sono due le tendenze europee con specifici sviluppi nell’Ottocento: da una parte, dalle teorie dello psichiatra francese Philippe Pinel (1745-1826), emerge una linea di cura per i malati mentali che contempla la costruzione di architetture specifiche per  il ricovero in forma di villaggi chiusi, nettamente distinti rispetto alle città; dall’altra, opponendosi al manicomio entro un perimetro chiuso, in Inghilterra John Connoly (1794-1866) propone, in asili detti no restraint (11) – per il rifiuto alle strumentazioni mechanical restraints come catene o altri elementi contenitivi – architetture open door cioè aperte sulla campagna circostante, da cui evolve il tipo small-village composto da padiglio i separati, immersi nel verde e collegati a vaste aree agricole. Dal punto di vista architettonico il metodo no restraints comporta l’eliminazione del muro di cinta del manicomio, dei muri interni di divisione dei cortili, l’assenza di gallerie coperte, la riduzione al minimo dei segni evidenti di segregazione, la preferenza per cortili non completamente chiusi grazie a reti metalliche che non occludono la vista (12).

In Italia l’assistenza ai malati di mente ha rappresentato per lungo tempo uno specifico campo d’azione delle Provincie, che in ragione dalla legge Comunale e Provinciale del 20 marzo 1865 (art. 174 n.10) dovevano dotarsi di un proprio manicomio di competenza.

Nasce così, rafforzata inoltre la pratica di internamento a seguito dall’approvazione della legge Giolitti del 1904 n. 36, Disposizioni sui manicomi e sugli alienati – custodia e cura degli alienati (13), l’architettura asiliare “a forma moderna”, unificando attraverso tipologie e criteri costruttivi omogenei le nuove strutture psichiatriche delle provincie, per la prima volta non (solo) inserite o innestate su preesistenze conventuali, residenziali, militari o ospedaliere. In Italia – che, come protestava Biagio Miraglia, aveva bisogno di “manicomi italiani” – il progetto del manicomio inizia ad entrare come tema architettonico fin dal concorso indetto dall’Accademia delle Belle Arti di Milano per “un ampio Manicomio, o sia ospitale pei dementi, ad uso di una grande Capitale” del 1850 (14); le diverse espressioni con cui si affronta la questione del progetto del manicomio italiano –  “programma-tipo”, “progetto-modello”, “manicomio-modello”, “manicomio-tipo”, “progetto-tipo” (15) – esprimono il tentativo di stabilire delle linee guida alla definizione di una forma generale e delle sue parti.  A Francesco Azzurri, attorno agli anni ’70 dell’800, si deve uno studio approfondito dei tipi edilizi manicomiali: egli sottolinea la necessità del superamento delle costruzioni «a forme geometriche e monumentali» perché portatrici di «quell’aspetto di ospedale, insomma quel complesso che ti richiama alla mente un luogo di reclusione». Il Regolamento sui manicomi e gli alienati del 1909 accoglie le posizioni di un no restraints “moderato”, lasciando ai direttori la facoltà di scegliere le misure da adottare, contemplando ancora metodi e forme di contenzione.

E’ possibile distinguere nei moderni complessi manicomiali, in base al censimento effettuato nel 1996 a cura della Fondazione Benetton Studi Ricerche, che in qualche modo aggiorna la voce manicomi del Donghi (16), cinque aggregazioni tipologiche strutturanti:

  • Tipologia a “padiglioni avvicinati” che assicura la continuità del collegamento fra le varie parti della struttura attraverso porticati e percorsi coperti, impostati su un tracciato geometrico a fasce parallele tripartite.
  • Tipologia a “padiglioni distanziati”, caratterizzata da edifici isolati, può tanto adattarsi liberamente alla morfologia del terreno, quanto rispondere a schemi distributivi rigidi riproponendo la suddivisione in fasce parallele tripartite della tipologia a “padiglioni avvicinati”.
  • Tipologia a “padiglioni di tipo misto” che contempla la compresenza di edifici in parte riuniti ed in parte distanziati.
  • Tipologia a “padiglioni disseminati a villaggio”, che può essere organizzata secondo un tracciato organico o geometrico, è assimilabile al modello a padiglioni distanziati, di cui recepisce gli schemi distributivi riproporzionandoli secondo dimensioni più dilatate, integrandosi a territori dotati di notevoli risorse naturali.
  • Tipologia a “edifici isolati” che riguarda quella parte dell’edilizia psichiatrica costruita tra gli anni ’30 e ’60, secondo una variante razionalista e poi funzionalista dei padiglioni distanziati, caratterizzata dalla aumentata distanza fra le parti costruite e dalla sostituzione del padiglione con la palazzina.

Fig3. – le forme italiane: S. Maria di Collemaggio a L’Aquila: padiglioni avvicinati; Manicomio Provinciale di Mantova: padiglioni distanziati;  S.Maria della Pietà di Roma: padiglioni disseminati a villaggio. Elaborazione grafica a cura di Maria Pia Amore

Semplificando rispetto alle regole insediative generali è possibile affermare che gli asili a struttura geometrica seguono regole insediative di tipo urbano o peri-urbano mentre gli asili a villaggio rispondono a criteri dettati dalla scala territoriale o sub territoriale a cui fanno riferimento. Esistono tuttavia caratteristiche comuni ricollegabili all’approccio igienista dell’ingegneria ottocentesca: la distanza fra edifici sempre compresa tra 30 e 50 metri, funzionale ad una buona circolazione dei venti e ad un adeguato soleggiamento; la composizione dei prospetti nel rapporto pieni-vuoti, funzionale ad una buona circolazione dell’aria; l’utilizzo di tecnologie appropriate per la realizzazione dei sistemi fognari, lo smaltimento e il riciclaggio dei rifiuti.

La tipologia “a padiglione”, determinante per il rinnovamento dell’organizzazione delle strutture sanitarie in genere, non solo per quelle manicomiali, deve la sua concezione all’affaire della ricostruzione dell’Hotel Dieu di Parigi a seguito dell’incendio nel 1772 (17). L’architetto francese Julien-David Le Roy propone una soluzione innovativa: lo schema planimetrico prevede una serie di corsie a un solo piano, parallele tra di loro, attestate su un unico ampio cortile che presenta da un lato la chiesa e dall’altro i servizi; inoltre inserisce grandi condotti per l’aria nelle coperture, dal momento che si imputa alla mancanza di ventilazione la responsabilità dell’altissimo numero di morti in ospedale. Questo schema è il capostipite di innumerevoli ospedali a padiglione che si fondano sul presupposto della salubrità delle condizioni igieniche. L’Accademia delle Scienze che negli anni immediatamente successivi elabora le proposte per la ricostruzione dell’ospedale distrutto dall’incendio suggerisce inoltre: il decentramento degli ospedali e una capienza massima ridotta a 1200-1500 malati; edifici, collocati in periferia o magari isolati, disposti parallelamente fra loro, con uno spazio intermedio a giardino, per i convalescenti, rivolti verso est o verso sud affinché le ampie finestre consentano il passaggio di luce e calore; soffitti non voltati ma piani e scale liberamente ventilate dall’esterno. Inoltre gli edifici devono prevedere una parte “anteriore”, destinata ai servizi generali, mentre la parte restante deve essere suddivisa in due: per le donne e per gli uomini; gli edifici non devono eccedere i tre piani, di cui due da destinarsi alla degenza con capienza limitata a 36 posti letto, disposti su due file; per ciascuna sala occorre predisporre servizi all’inglese, un bagno e un locale per la suore, una stanza per lavare, una cucinetta; la distanza tra un padiglione e l’altro deve essere pari all’altezza (18).

Tutte le specializzazioni, separazioni e suddivisioni delle parti dell’ospedale diventano prassi e il modello a padiglioni realizza al meglio questo perfezionamento: l’igiene e la salubrità degli edifici nosocomiali diventa di fondamentale importanza e viene approfondita anche dal punto di vista teorico. Si raggruppano gli ammalati in categorie omogenee, si usano stanze separate per l’isolamento delle malattie contagiose, estrema cura per la ventilazione e l’areazione delle stanze, sale indipendenti per l’esecuzione degli interventi chirurgici. Gli ospedali iniziano a modellare la crescita della città, diventando un quartiere o un isolato e spesso, per esigenze di spazio o per la ricerca di condizioni igieniche ottimali, nascono fuori dal contesto urbano. Questi criteri costituiscono dei capisaldi nella costruzione dei nosocomi e, come già accennato, dei manicomi, fino a metà del Novecento.NOTE

1    Giorgio Giannelli e Vito Raponi, Roma, Tipografia regionale, 1965 riporta la notizia di 98 Ospedali Psichiatrici pubblici che ospitavano 89.491 pazienti; 91 gli archivi mappati da Carte da Legare –  Archivi della psichiatria in Italia (http://www.cartedalegare.san.beniculturali.it); solo 43 quelli censiti da Spazi della follia (http://www.spazidellafollia.eu/it/lista-complessi ) a fronte dei 68 trattati nel testo I complessi manicomiali in Italia tra Otto e Novecento; 71 nel Dossier Benetton. L’inesattezza è sicuramente imputabile al tipo di categorizzazione operata che accomuna spesso architetture tipologicamente e cronologicamente differenti in relazione all’esercizio della sola funzione asiliare.

2    Gravagnuolo B., La progettazione urbana in Europa, Laterza, Roma-Bari, 1991, pp. 18-19

3    Ibidem

4    Villone G., Sessa M. (a cura di), Folia/Follia. Il patrimonio culturale dell’ex Ospedale Psichiatrico “Leonardo Bianchi”, Gaia, Salerno, 2012, p. 39

5    Foucault M., Eterotropie: luoghi e non-luoghi metropolitani, Mimesis, Milano, 1994. Cfr. Etero/a-topie inquiete

6    Choay F., L’urbanistica in discussione in La città. Utopie e realtà, Einaudi, Torino, 2000, pp.6-22

7    Lenza C., in AA.VV.,I complessi manicomiali tra Otto e Novecento,  op.cit., p.16 8   

8    Sull’adozione di un unico modello italiano si veda Lenza C., Il manicomio italiano nell’Europa dell’Ottocento. Gli esordi del dibattito e la questione dei modelli in AA.VV., I complessi manicomiali tra Otto e Novecento, op.cit., pp. 15-28

9    Per approfondire: Topp L., Otto Wagner and the Steinhof Psychiatric Hospital: Architecture as Misunderstanding, in «The Art Bulletin», Published by College Art Association, Vol. 87, n. 1, mar. 2005, pp. 130-156

10    C’era una volta il manicomio… in «Architettura mondo umano», Munera. Rivista europea di cultura disponibile online, Pubblicazione quadrimestrale a cura dell’Associazione L’Asina di Balaam, gennaio 2018  

11    Il programma no restraint fu applicato dallo psichiatra J. Conolly nel 1839 nel manicomio inglese di Hanwell: il metodo di cura, di cui l’open door scozzese costituisce la radicalizzazione concependo il manicomio come luogo di cura volontaria dove il paziente non subisce alcuna limitazione di movimento, rompe con la concezione isolazionista del manicomio e, al contrario, incoraggia i rapporti del paziente con il mondo esterno. Per approfondire John Conolly. Trattamento del malato di mente senza metodi costrittivi (1856), introduzione di Pirella A., trad. Nascimbeni Leone M., Piccola Biblioteca Einaudi, Torino, 1976

12    Simioli A., Maniomio Provinciale di Padova, in AA.VV., I Complessi manicomiali tra Otto e Novecento, op.cit., p.157

13    Pubblicata nella gazzetta ufficiale n. 43 del 22 febbraio 1904. art.1: «Debbono essere custodite e curate nei manicomi le persone affette per qualunque causa da alienazione mentale, quando siano pericolose a se’ o agli altri e riescano di pubblico scandalo e non siano e non possano essere convenientemente custodite e curate fuorché nei manicomi. Sono compresi sotto questa denominazione, agli effetti della presente legge, tutti quegli istituti, comunque denominati, nei quali vengono ricoverati alienati di qualunque genere». Il criterio per l’internamento non è la malattia mentale ma la “pericolosità” e il “pubblico scandalo”: i manicomi rispondono ad una serie di problemi diversificati della popolazione, costituita non solo da soggetti con disturbi mentali ma anche da disabili gravi, disadattati sociali, emarginati, alcolisti, omosessuali. Il ricovero è possibile solo sotto forma di provvedimento del magistrato o del questore e il direttore del manicomio è responsabile penale e civile del paziente dimesso. Non è previsto il ricovero volontario.

14    Tra i concorsi si segnala quello d’idee indetto nel 1905 dall’Amministrazione provinciale di Potenza vinto, con il motto Ophelia, dai giovanissimi Giuseppe Quaroni e Marcello Piacentini. Sulla vicenda si veda Pisani M., Il progetto per il Manicomio provinciale di Potenza, in AA.VV., I Complessi manicomiali, c, pp. 301-302

15    «Il modello, inteso secondo l’esecuzione pratica dell’arte, è un oggetto che si deve ripetere tal qual è; il ‘tipo’ è, per contrario, un oggetto, secondo il quale ognuno può concepire delle opere, che non si rassomigliano punto fra di loro». A.C. Quatremère de Quincy, Dictionnaire historique d’architecture: comprenant dans son plan. Les notions historiques, descriptives, archaeologiques, biographiques, théoriques, didactiques et pratiques de cet art, Parigi, 1832 (trad. it. a cura di F.lli Negretti, Mantova, 1842-44). Sul rapporto tra tipo, forma, struttura e modello si veda C. Martí Arís, Le variazioni dell’identità. Il tipo in architettura. Clup, 1990, in particolare Gli elementi e il tutto, pp.126-130

16    Donghi D. (a cura di), voce manicomi, in Manuale dell’architetto, volume II, sezione III, (sez. II del capitolo XV – Stabilimenti sanitari), Torino, Unione Tipografico- editrice torinese, 1927, pp.667-707. «SCELTA DELLA FORMA FONDAMENTALE. Le forme fondamentali di un manicomio, fatta astrazione ad alcuni casi singolari, possono ritenersi le seguenti lineare ad H, a croce, a raggi, a ferro di cavallo; la forma chiusa, e le forme più moderne: a padiglioni, a casette, ed infine il sistema a colonie. Il sistema a padiglioni può essere però del tipo misto, cioè con padiglioni in parte riuniti e in parte sparsi, generalmente adottato in Italia, per ragioni anche di economia; del tipo a padiglioni avvicinati con o senza collegamenti ottenuti per mezzo di gallerie o porticati: in fine del tipo a padiglioni distanziati, cioè del tipo a villaggio (Mendrisio in Svizzera, Alt-Scherbitz in Germania, Roma, Cagliari)» p.673

17    Catananti C., Nascita ed evoluzione dell’ospedale: dall’ospitalità alla organizzazione scientifica, in Rapporto Sanità 2000: l’Ospedale del futuro, Il Mulino, Bologna, 2000

18    Rossi F., Stocchetti A., L’architettura dell’ospedale, Alinea editrice, Firenze, 1992; Li Calzi E., Per una storia dell’architettura ospedaliera, Politecnica Maggioli Editore, Rimini, 2008

Article by admin / Formazione / neuroscienze, psichiatria, psicoanalisi, psicoterapia

Categories

  • Aggiornamento (41)
  • Editoriali (26)
  • Formazione (172)
  • Generale (33)
  • podcast (5)
  • Recensioni (45)

I NOSTRI ARTICOLI!

  • SUICIDIO: SPUNTI DAL LAVORO DI MAURIZIO POMPILI E EDWIN SHNEIDMAN
  • SUPERHERO THERAPY. INTERVISTA A MARTINA MIGLIORE
  • Allucinazioni nel trauma e nella psicosi. Un confronto psicopatologico
  • FUGA DI CERVELLI
  • PSICOTERAPIA DELL’ANSIA: ALCUNI SPUNTI
  • LA Q DI QOMPLOTTO
  • POPMED: UN ESEMPIO DI NEWSLETTER
  • INTERVISTA A MAURO BOLOGNA, PRESIDENTE SIPNEI
  • IL “MANUALE DELLE TECNICHE PSICOLOGICHE” DI BERNARDO PAOLI ED ENRICO PARPAGLIONE
  • POPMED, UNA NEWSLETTER DI AGGIORNAMENTO IN AREA “PSI”. PER TORNARE ALLA FONTE
  • IL CONVEGNO SIPNEI DEL 1 E 2 OTTOBRE 2022 (FIRENZE): “LA PNEI NELLA CLINICA”
  • LA TEORIA SULLA NASCITA DEL PENSIERO DI WILFRED BION
  • NEUROFEEDBACK: INTERVISTA A SILVIA FOIS
  • La depressione come auto-competizione fallimentare. Alcuni spunti da “La società della stanchezza” di Byung Chul Han
  • SCOPRIRE LA SIPNEI. INTERVISTA A FRANCESCO BOTTACCIOLI
  • PERFEZIONISMO: INTERVISTA A VERONICA CAVALLETTI (CENTRO TAGES ONLUS)
  • AFFRONTARE IL DISTURBO DISSOCIATIVO DELL’IDENTITÁ
  • GARBAGE IN, GARBAGE OUT.  INTERVISTA FIUME A ZIO HACK
  • PTSD: ALCUNE SLIDE IN FREE DOWNLOAD
  • MANAGEMENT DELL’INSONNIA
  • “IL LAVORO NON TI AMA”: UN PODCAST SULLA HUSTLE CULTURE
  • “QUI E ORA” DI RONALD SIEGEL. IL LIBRO PERFETTO PER INTRODURSI ALLA MINDFULNESS
  • Considerazioni sul trattamento di bambini e adolescenti traumatizzati
  • IL COLLASSO DEL CONTESTO NELLA PSICOTERAPIA ONLINE
  • L’APPROCCIO “OPEN DIALOGUE”. INTERVISTA A RAFFAELLA POCOBELLO (CNR)
  • IL CORPO, IL PANICO E UNA CORRETTA DIAGNOSI DIFFERENZIALE: INTERVISTA AD ANDREA VALLARINO
  • RECENSIONE: L’EREDITÁ DI BION (A CURA DI ANTONIO CIOCCA)
  • GLI PSICHEDELICI COME STRUMENTO TRANSDIAGNOSTICO DI CURA, IL MODELLO BIPARTITO DELLA SEROTONINA E L’INFLUENZA DELLA PSICOANALISI
  • FOTOTERAPIA: JUDY WEISER e il lavoro con il lutto
  • PLACEBO E DOLORE: IL POTERE DELLA MENTE (da un articolo di Fabrizio Benedetti)
  • INTERVISTA A RICCARDO CASSIANI INGONI: “Metodo T.R.E.®” E TECNICHE BOTTOM-UP PER L’APPROCCIO AL PTSD
  • SPIDER, CRONENBERG
  • LE TEORIE BOTTOM-UP NELLA PSICOTERAPIA DEL POST-TRAUMA (di Antonio Onofri e Giovanni Liotti)
  • 24 MESI DI PSICOTERAPIA ONLINE
  • LA TOSSICODIPENDENZA COME TENTATIVO DI AMMINISTRARE LA SINDROME POST-TRAUMATICA
  • La Supervisione strategica nei contesti clinici (Il lavoro di gruppo con i professionisti della salute e la soluzione dei problemi nella clinica)
  • PSICHEDELICI: LA SCIENZA DIETRO L’APP “LUMINATE”
  • ASYLUMS DI ERVING GOFFMAN, PER PUNTI
  • LA SINDROME DI ASPERGER IN BREVE
  • IL CONVEGNO DI SAN DIEGO SULLA PSICOTERAPIA ASSISTITA DA PSICHEDELICI (marzo 2022)
  • PSICOTERAPIA SENSOMOTORIA E DEEP BRAIN REORIENTING. INTERVISTA A PAOLO RICCI (AISTED)
  • INTERVISTA A SIMONE CHELI (ASSOCIAZIONE TAGES ONLUS)
  • TRAUMA: IMPOSTAZIONE DEL PIANO DI CURA E PRIMO COLLOQUIO
  • TEORIA POLIVAGALE E LAVORO CON I BAMBINI
  • INTRODUZIONE A BYUNG-CHUL HAN: IL PROFUMO DEL TEMPO
  • IT (STEPHEN KING)
  • JUDITH LEWIS HERMAN: “GUARIRE DAL TRAUMA”
  • ANCORA SU PIERRE JANET
  • PSICONUTRIZIONE: IL LAVORO DI FELICE JACKA
  • MEGLIO MALE ACCOMPAGNATI CHE SOLI: LE STRATEGIE DI CONTROLLO IN INFANZIA (PTSDc)
  • OVERLOAD COGNITIVO ED ECOLOGIA MENTALE
  • UN LUOGO SICURO
  • 3MDR: UNO STRUMENTO SPERIMENTALE PER COMBATTERE IL PTSD
  • UN LIBRO PER L’ESTATE: “COME ANNOIARSI MEGLIO” DI PIETRO MINTO
  • “I fondamenti emotivi della personalità”, JAAK PANKSEPP: TAKEAWAYS E RECENSIONE
  • LIFESTYLE PSYCHIATRY
  • LE DIVERSE FORME DI SINTOMO DISSOCIATIVO
  • PRIMO LEVI, LA CARCERAZIONE E IL TRAUMA
  • “IL PICCOLO PARANOICO” DI BERNARDO PAOLI. PARANOIA, AMBIVALENZA E MODELLO STRATEGICO
  • RECENSIONE PER PUNTI DI “LA GUIDA ALLA TEORIA POLIVAGALE”
  • I VIRUS: IL LORO RUOLO NELLE MALATTIE NEURODEGENERATIVE
  • LA PLUSDOTAZIONE SPIEGATA IN BREVE
  • COS’É LA COGNITIVE PROCESSING THERAPY?
  • SULLA TERAPIA ESPOSITIVA PER I DISTURBI FOBICI: IL MODELLO DI APPRENDIMENTO INIBITORIO DI MICHELLE CRASKE
  • É USCITO IL SECONDO EBOOK PRODOTTO DA AISTED
  • La psicologia fenomenologica nelle comunità terapeutiche -con il blog Psicologia Fenomenologica.
  • PSICHIATRIA DI COMUNITÁ: LA SCELTA DI UN METODO
  • PTSD E SPAZIO PERIPERSONALE: DA UN ARTICOLO DI DANIELA RABELLINO ET AL.
  • CURANDO IL CORPO ABBIAMO PERSO LA TESTA: UN CONVEGNO ONLINE CON VALERIO ROSSO, MARCO CREPALDI, LUCA PROIETTI, BERNARDO PAOLI, GENNARO ROMAGNOLI
  • MDMA PER IL PTSD: NUOVE EVIDENZE
  • MAP (MULTIPLE ACCESS PSYCHOTHERAPY): IL MODELLO DI PSICOTERAPIA AD APPROCCI COMBINATI CON ACCESSO MULTIPLO DI FABIO VEGLIA
  • CURANDO IL CORPO ABBIAMO PERSO LA TESTA: UN CONVEGNO GRATUITO ONLINE (21 MAGGIO)
  • BALBUZIE: COME USCIRNE (il metodo PSICODIZIONE)
  • PANICO: INTERVISTA AD ANDREA IENGO (PANICO.HELP)
  • Psicologia digitale e pandemia COVID19: il report del Centro Medico Santagostino di Milano dall’European Conference on Digital Psychology (ECDP)
  • SOLCARE IL MARE ALL’INSAPUTA DEL CIELO. Liberalizzare come terapia: il problema dell’autocontrollo in clinica
  • IL PODCAST DE “IL FOGLIO PSICHIATRICO”
  • La psicologia fenomenologica nelle comunità terapeutiche
  • 3 STRUMENTI CONTRO IL TRAUMA (IN BREVE): TAVOLA DISSOCIATIVA, DISSOCIAZIONE VK E CAMBIO DI STORIA
  • IL MALADAPTIVE DAYDREAMING SPIEGATO PER PUNTI
  • UN VIDEO PER CAPIRE LA DISSOCIAZIONE
  • CORRELATI MORFOLOGICI E FUNZIONALI DELL’EMDR: UNA PANORAMICA SULLA NEUROBIOLOGIA DEL TRATTAMENTO DEL PTSD
  • TRAUMA E DISSOCIAZIONE IN ETÁ EVOLUTIVA: (VIDEO)INTERVISTA AD ANNALISA DI LUCA
  • GLI EFFETTI POLARIZZANTI DELLA BOLLA INFORMATIVA. INTERVISTA A NICOLA ZAMPERINI DEL BLOG “DISOBBEDIENZE”
  • SVILUPPARE IL PENSIERO LATERALE (EDWARD DE BONO) – RECENSIONE
  • MDMA PER IL POST-TRAUMA: BEN SESSA E ALTRI RIFERIMENTI IN RETE
  • 8 LIBRI FONDAMENTALI SU TRAUMA E DISSOCIAZIONE
  • VIDEOINTERVISTA A CATERINA BOSSA: LAVORARE CON IL TRAUMA
  • PRIMO SOCCORSO PSICOLOGICO E INTERVENTO PERI-TRAUMATICO: IL LAVORO DI ALAIN BRUNET ED ESSAM DAOD
  • “SHARED LIVES” NEL REGNO UNITO: FORME DI PSICHIATRIA D’AVANGUARDIA
  • IL TRAUMA (PTSD) NEGLI ANIMALI (PARTE 1)
  • FLOW: una definizione
  • NEUROBIOLOGIA DEL DISTURBO POST-TRAUMATICO (PTSD)
  • PSICOLOGIA DELLA CARCERAZIONE (SECONDA PARTE): FINE PENA MAI
  • INTERVISTA A COSTANZO FRAU: DISSOCIAZIONE, TRAUMA, CLINICA
  • LO SPETTRO IMPULSIVO COMPULSIVO. I DISTURBI OSSESSIVO COMPULSIVI SONO DISTURBI DA ADDICTION?
  • PSICOFARMACOLOGIA STRATEGICA: L’UTILIZZO DEGLI PSICOFARMACI IN PSICOTERAPIA (FORMAZIONE ONLINE)
  • ANATOMIA DEL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO (E PSICOTERAPIA)
  • LA STRANGE SITUATION IN BREVE e IL TRAUMA COMPLESSO
  • GIORNALISMO = ENTERTAINMENT
  • SIMBOLIZZARE IL TRAUMA: IL RUOLO DELL’ATTO ARTISTICO
  • PSICHIATRIA: IL MODELLO DE-ISTITUZIONALIZZANTE DI GEEL, BELGIO (The Openbaar Psychiatrisch Zorgcentrum)
  • STABILIZZARE I SINTOMI POST TRAUMATICI: ALCUNI ASPETTI PRATICI
  • Psicoterapia breve strategica del Disturbo ossessivo compulsivo (DOC). Intervista ad Andrea Vallarino e Luca Proietti
  • CRONOFAGIA DI DAVIDE MAZZOCCO: CONTRO IL FURTO DEL TEMPO
  • PODCAST: SPECIALIZZAZIONE IN PSICHIATRIA E CLINICA A CHICAGO, con Matteo Respino
  • COME GESTIRE UNA DIPENDENZA? 4 PIANI DI INTERVENTO
  • INTRODUZIONE A JAAK PANKSEPP
  • INTERVISTA A DANIELA RABELLINO: LAVORARE CON RUTH LANIUS E NEUROBIOLOGIA DEL TRAUMA
  • MDMA PER IL TRAUMA: VIDEOINTERVISTA A ELLIOT MARSEILLE (A CURA DI JONAS DI GREGORIO)
  • PSICHIATRIA E CINEMA: I CINQUE MUST-SEE (a cura di Laura Salvai, Psychofilm)
  • STRESS POST TRAUMATICO: una definizione e alcuni link di approfondimento
  • SCOPRIRE IL FOREST BATHING
  • IL TRAUMA COME APPRENDIMENTO A PROVA SINGOLA (ONE TRIAL LEARNING)
  • IL PANICO COME ROTTURA (RAPPRESENTATA) DI UN ATTACCAMENTO? da un articolo di Francesetti et al.
  • LE PENSIONI DEGLI PSICOLOGI: INTERVISTA A LORENA FERRERO
  • INTERVISTA A JONAS DI GREGORIO: IL RINASCIMENTO PSICHEDELICO
  • IL RITORNO (MASOCHISTICO?) AL TRAUMA. Intervista a Rossella Valdrè
  • ASCESA E CADUTA DEI COMPETENTI: RADICAL CHOC DI RAFFAELE ALBERTO VENTURA
  • L’EMDR: QUANDO USARLO E CON QUALI DISTURBI
  • FACEBOOK IS THE NEW TOBACCO. Perchè guardare “The Social Dilemma” su Netflix
  • SPORT, RILASSAMENTO, PSICOTERAPIA SENSOMOTORIA: oltre la parola per lo stress post traumatico
  • IL MODELLO TRIESTINO, UN’ECCELLENZA ITALIANA. Intervista a Maria Grazia Cogliati Dezza e recensione del docufilm “La città che cura”
  • IL RITORNO DEL RIMOSSO. Videointervista a Luigi Chiriatti su tarantismo e neotarantismo
  • FARE PSICOTERAPIA VIAGGIANDO: VIDEOINTERVISTA A BERNARDO PAOLI
  • SUL MERCATO DELLA DOPAMINA: INTERVISTA A VALERIO ROSSO
  • TARANTISMO: 9 LINK UTILI
  • FRANCESCO DE RAHO SUL TARANTISMO, tra superstizione e scienza
  • ATTACCHI DI PANICO: IL MODELLO SUL CONTROLLO
  • SHELL SHOCK E PRIMA GUERRA MONDIALE: APPORTI VIDEO
  • LA LUNA, I FALÒ, ANGUILLA: un romanzo sulla melanconia
  • VIDEOINTERVISTA A FERNANDO ESPI FORCEN: LAVORARE COME PSICHIATRA A CHICAGO
  • ALCUNI ESTRATTI DALLA RUBRICA “GROUNDING” (PDF)
  • STRESS POST TRAUMATICO: IL MODELLO A CASCATA. Da un articolo di Ruth Lanius
  • OTTO KERNBERG SUGLI OBIETTIVI DI UNA PSICOANALISI: DA UNA VIDEOINTERVISTA
  • SONNO, STRESS E TRAUMA
  • Il SAFE AND SOUND PROTOCOL, UNO STRUMENTO REGOLATIVO. Videointervista a GABRIELE EINAUDI
  • IL CONTROLLO CHE FA PERDERE IL CONTROLLO: UNA VIDEOINTERVISTA AD ANDREA VALLARINO SUL DISTURBO DI PANICO
  • STRESS, RESILIENZA, ADATTAMENTO, TRAUMA – Alcune definizioni per creare una mappa clinicamente efficace
  • DA “LA GUIDA ALLA TEORIA POLIVAGALE”: COS’É LA NEUROCEZIONE
  • AUTO-TRADIRSI. UNA DEFINIZIONE DI MORAL INJURY
  • BASAGLIA RACCONTA IL COVID
  • FONDAMENTI DI PSICOTERAPIA: LA FINESTRA DI TOLLERANZA DI DANIEL SIEGEL
  • L’EBOOK AISTED: “AFFRONTARE IL TRAUMA PSICHICO: il post-emergenza.”
  • NOI, ESSERI UMANI POST- PANDEMICI
  • PUNTI A FAVORE E PUNTI CONTRO “CHANGE” di P. Watzlawick, J.H. Weakland e R. Fisch
  • APPORTI VIDEO SUL TARANTISMO – PARTE 2
  • RISCOPRIRE L’ARCHIVIO (VIDEO) DI PSYCHIATRY ON LINE PER I SUOI 25 ANNI
  • SULL’IMMOBILITÀ TONICA NEGLI ANIMALI. Alcuni spunti da “IPNOSI ANIMALE, IMMOBILITÁ TONICA E BASI BIOLOGICHE DI TRAUMA E DISSOCIAZIONE”
  • FOBIE SPECIFICHE IN BREVE
  • JEAN PIAGET E LA SHARING ECONOMY
  • LO STATO DELL’ARTE INTORNO ALLA DIMENSIONE SOCIALE DELLA MEMORIA: SUL MODO IN CUI SI E’ ARRIVATI ALLA CREAZIONE DEL CONCETTO DI RICORDO CONGIUNTO E SU QUANTO LA VITA RELAZIONALE INFLUENZI I PROCESSI DI SVILUPPO DELLA MEMORIA
  • IL PODCAST DE IL FOGLIO PSICHIATRICO EP.3 – MODELLO ITALIANO E MODELLO BELGA A CONFRONTO, CON GIOVANNA JANNUZZI!
  • RISCOPRIRE PIERRE JANET: PERCHÉ ANDREBBE LETTO DA CHIUNQUE SI OCCUPI DI TRAUMA?
  • AGGIUNGERE LEGNA PER SPEGNERE IL FUOCO. TERAPIA BREVE STRATEGICA E DISTURBI FOBICI
  • INTERVISTA A NICOLÓ TERMINIO: L’UOMO SENZA INCONSCIO
  • TORNARE ALLE FONTI. COME LEGGERE IN MODO CRITICO UN PAPER SCIENTIFICO PT.3
  • IL PODCAST DE IL FOGLIO PSICHIATRICO EP.2 – MODELLO ITALIANO E MODELLO SVIZZERO A CONFRONTO, CON OMAR TIMOTHY KHACHOUF!
  • ANTONELLO CORREALE: IL QUADRO BORDERLINE IN PUNTI
  • 10 ANNI DI E.J.O.P: DOVE SIAMO?
  • TORNARE ALLE FONTI. COME LEGGERE IN MODO CRITICO UN PAPER SCIENTIFICO PT.2
  • PSICOLOGIA DELLA CARCERAZIONE: RISTRETTI.IT
  • NELLE CORNA DEL BUE LUNARE: IL LAVORO DI LIDIA DUTTO
  • LA COLPA NEL DOC: LA MENTE OSSESSIVA DI FRANCESCO MANCINI
  • TORNARE ALLE FONTI. COME LEGGERE IN MODO CRITICO UN PAPER SCIENTIFICO PT.1
  • PREFAZIONE DI “PTSD: CHE FARE?”, a cura di Alessia Tomba
  • IL PODCAST DE “IL FOGLIO PSICHIATRICO”: EP.1 – FERNANDO ESPI FORCEN
  • NERVATURE TRAUMATICHE E PREDISPOSIZIONE AL PTSD
  • RIMOZIONE E DISSOCIAZIONE: FREUD E PIERRE JANET
  • TEORIA DEI SISTEMI COMPLESSI E PSICOPATOLOGIA: DENNY BORSBOOM
  • LA CULTURA DELL’INDAGINE: IL MASTER IN TERAPIA DI COMUNITÀ DEL PORTO
  • IMPATTO DELL’ESERCIZIO FISICO SUL PTSD: UNA REVIEW E UN PROGRAMMA DI ALLENAMENTO
  • INTRODUZIONE AL LAVORO DI GIULIO TONONI
  • THOMAS INSEL: FENOTIPI DIGITALI IN PSICHIATRIA
  • HPPD: HALLUCINOGEN PERCEPTION PERSISTING DISORDER
  • SU “LA DIMENSIONE INTERPERSONALE DELLA COSCIENZA”
  • INTRODUZIONE AL MODELLO ORGANODINAMICO DI HENRY EY
  • IL SIGNORE DELLE MOSCHE letto oggi
  • PTSD E SLOW-BREATHING: RESPIRARE PER DOMINARE
  • UNA DEFINIZIONE DI “TRAUMA DA ATTACCAMENTO”
  • PROCHASKA, DICLEMENTE, ADDICTION E NEURO-ETICA
  • NOMINARE PER DOMINARE: L’AFFECT LABELING
  • MEMORIA, COSCIENZA, CORPO: TRE AREE DI IMPATTO DEL PTSD
  • CAUSE E CONSEGUENZE DELLO STIGMA
  • IMMAGINI DEL TARANTISMO: CHIARA SAMUGHEO
  • “LA CITTÀ CHE CURA”: COSA SONO LE MICROAREE DI TRIESTE?
  • LA TRASMISSIONE PER VIA GENETICA DEL PTSD: LO STATO DELL’ARTE
  • IL LAVORO DI CARLA RICCI SUL FENOMENO HIKIKOMORI
  • QUALI FONTI USARE IN AMBITO DI PSICHIATRIA E PSICOLOGIA CLINICA?
  • THE MASTER AND HIS EMISSARY
  • PTSD: QUANDO LA MINACCIA É INTROIETTATA
  • LA PSICOTERAPIA COME LABORATORIO IDENTITARIO
  • DEEP BRAIN REORIENTING – IN CHE MODO CONTRIBUISCE AL TRATTAMENTO DEI TRAUMI?
  • STRANGER DREAMS: STORIE DI DEMONI, STREGHE E RAPIMENTI ALIENI – Il fenomeno della paralisi del sonno nella cultura popolare
  • ALCUNI SPUNTI DA “LA GUERRA DI TUTTI” DI RAFFAELE ALBERTO VENTURA
  • Psicopatologia Generale e Disturbi Psicologici nel Trono di Spade
  • L’IMPORTANZA DEGLI SPAZI DI ELABORAZIONE E IL “DEFAULT MODE”
  • LA PEDAGOGIA STEINER-WALDORF PER PUNTI
  • SOSTANZE PSICOTROPE E INDUSTRIA DEL MASSACRO: LA MODERNA CORSA AGLI ARMAMENTI FARMACOLOGICI
  • MENO CONTENUTO, PIÙ PROCESSI. NUOVE LINEE DI PENSIERO IN AMBITO DI PSICOTERAPIA
  • IL PROBLEMA DEL DROP-OUT IN PSICOTERAPIA RIASSUNTO DA LEICHSENRING E COLLEGHI
  • SUL REHEARSAL
  • DUE PROSPETTIVE PSICOANALITICHE SUL NARCISISMO
  • TERAPIA ESPOSITIVA IN REALTÀ VIRTUALE PER IL TRATTAMENTO DEI DISTURBI D’ANSIA: META-ANALISI DI STUDI RANDOMIZZATI
  • DISSOCIAZIONE: COSA SIGNIFICA
  • IVAN PAVLOV SUL PTSD: LA VICENDA DEI “CANI DEPRESSI”
  • A PROPOSITO DI POST VERITÀ
  • TARANTISMO COME PSICOTERAPIA SENSOMOTORIA?
  • R.D. HINSHELWOOD: DUE VIDEO DA UN CONVEGNO ORGANIZZATO DA “IL PORTO” DI MONCALIERI E DALLA RIVISTA PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE
  • EMDR = SLOW WAVE SLEEP? UNO STUDIO DI MARCO PAGANI
  • LA FORMA DELL’ISTITUZIONE MANICOMIALE: L’ARCHITETTURA DELLA PSICHIATRIA
  • PSEUDOMEDICINA, DEMENZA E SALUTE CEREBRALE
  • FARMACOTERAPIA DEL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO (DOC) DAL PRESENTE AL FUTURO
  • INTERVISTA A GIOVANNI ABBATE DAGA. ALCUNI APPROFONDIMENTI SUI DCA
  • COSA RENDE LA KETAMINA EFFICACE NEL TRATTAMENTO DELLA DEPRESSIONE? UN PROBLEMA IRRISOLTO
  • CONCETTI GENERALI SULLA TEORIA POLIVAGALE DI STEPHEN PORGES
  • UNO SGUARDO AL DISTURBO BIPOLARE
  • DEPRESSIONE, DEMENZA E PSEUDODEMENZA DEPRESSIVA
  • Il CORPO DISSIPA IL TRAUMA: ALCUNE OSSERVAZIONI DAL LAVORO DI PETER A. LEVINE
  • IL PTSD SOFFERTO DAGLI SCIMPANZÈ, COSA CI DICE SUL NOSTRO FUNZIONAMENTO?
  • QUANDO IL PROBLEMA È IL PASSATO, LA RICERCA DEI PERCHÈ NON AIUTA
  • PILLOLE DI MASTERY: DI CHE SI TRATTA?
  • C’È UN EFFETTO DEL BILINGUISMO SULL’ESORDIO DELLA DEMENZA?
  • IL GORGO di BEPPE FENOGLIO
  • VOCI: VERSO UNA CONSIDERAZIONE TRANSDIAGNOSTICA?
  • DALLA SCUOLA DI NEUROETICA 2018 DI TRIESTE, ALCUNE RIFLESSIONI SUL PROBLEMA ADDICTION
  • ACTING OUT ED ENACTMENT: UN ESTRATTO DAL LIBRO RESISTENZA AL TRATTAMENTO E AUTORITÀ DEL PAZIENTE – AUSTEN RIGGS CENTER
  • CONCETTI GENERALI SUL DEFAULT-MODE NETWORK
  • NON È ANORESSIA, NON È BULIMIA: È VOMITING
  • PATRICIA CRITTENDEN: UN APPROFONDIMENTO
  • UDITORI DI VOCI: VIDEO ESPLICATIVI
  • IMPUTABILITÀ: DA UN TESTO DI VITTORINO ANDREOLI
  • OLTRE IL DSM: LA TASSONOMIA GERARCHICA DELLA PSICOPATOLOGIA. DI COSA SI TRATTA?
  • LIMITARE L’USO DEI SOCIAL: GLI EFFETTI BENEFICI SUI LIVELLI DI DEPRESSIONE E DI SOLITUDINE
  • IL PTSD IN VIDEO
  • PILLOLE DI EMPOWERMENT
  • COME NASCE LA RAPPRESENTAZIONE DI SÈ? UN APPROFONDIMENTO
  • IL CAFFÈ CI PROTEGGE DALL’ALZHEIMER?
  • PER AVERE UNA BUONA AUTISTIMA, OCCORRE ESSERE NARCISISTI?
  • LA MENTE ADOLESCENTE di Daniel Siegel
  • TALVOLTA È LA RASSEGNAZIONE DEL TERAPEUTA A RENDERE RESISTENTE LA DEPRESSIONE NEI DISTURBI NEURODEGENERATIVI – IMPLICAZIONI PRATICHE
  • Costruire un profilo psicologico a partire dal tuo account Facebook? La scienza dietro alla vittoria di Trump e al fenomeno Brexit
  • L’effetto placebo nel Morbo di Parkinson. È possibile modificare l’attività neuronale partendo dalla psiche?
  • I LIMITI DELL’APPROCCIO RDoC secondo PARNAS
  • COME IL RICORDO DEL TRAUMA INTERROMPE IL PRESENTE?
  • SISTEMI MOTIVAZIONALI INTERPERSONALI E TEMI DI VITA. Riflessioni intorno a “Life Themes and Interpersonal Motivational Systems in the Narrative Self-construction” di Fabio Veglia e Giulia di Fini
  • IL SOTTOTIPO “DISSOCIATIVO” DEL PTSD. UNO STUDIO DI RUTH LANIUS e collaboratori
  • “ALCUNE OSSERVAZIONI SUL PROCESSO DEL LUTTO” di Otto Kernberg
  • INTRODUZIONE ALLA MOVIOLA DI VITTORIO GUIDANO
  • INTRODUZIONE AL LAVORO DI DANIEL SIEGEL
  • DALL’ADHD AL DISTURBO ANTISOCIALE DI PERSONALITÀ: IL RUOLO DEI TRATTI CALLOUS-UNEMOTIONAL
  • UNO STUDIO SUI CORRELATI BIOLOGICI DELL’EMDR TRAMITE EEG
  • MULTUM IN PARVO: “IL MONDO NELLA MENTE” DI MARIO GALZIGNA
  • L’EFFETTO PLACEBO COME PARADIGMA PER DIMOSTRARE SCIENTIFICAMENTE GLI EFFETTI DELLA COMUNICAZIONE, DELLA RELAZIONE E DEL CONTESTO
  • PERCHÈ L’EFFETTO PLACEBO SEMBRA ESSERE PIÙ DEBOLE NEL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO: UN APPROFONDIMENTO
  • BREVE REPORT SUL CONCETTO CLINICO DI SOLITUDINE E SUL MAGNIFICO LAVORO DI JT CACIOPPO
  • SULL’USO DEGLI PSICHEDELICI IN PSICHIATRIA: L’MDMA NEL TRATTAMENTO DEL DISTURBO POST-TRAUMATICO
  • LA LENTE PSICOTRAUMATOLOGICA: GLI ASSUNTI EPISTEMOLOGICI
  • PREVENIRE LE RECIDIVE DEPRESSIVE: FARMACOTERAPIA, PSICOTERAPIA O ENTRAMBI?
  • YOUTH IN ICELAND E IL COMUNE DI SANTA SEVERINA IN CALABRIA
  • FILTRO AFFETTIVO DI KRASHEN: IL RUOLO DELL’AFFETTIVITÀ NELL’IMPARARE
  • DIFFIDATE DELLA VOSTRA RAGIONE: LA PATOLOGIA OSSESSIVA COME ESASPERAZIONE DELLA RAZIONALITÀ
  • BREVE STORIA DELL’ELETTROSHOCK
  • TALVOLTA É LA RASSEGNAZIONE DEL TERAPEUTA A RENDERE RESISTENTE LA DEPRESSIONE NEI DISTURBI NEURODEGENERATIVI
  • LO STATO DELL’ARTE SUGLI EFFETTI DELL’ATTIVITÀ FISICA NEL PTSD (disturbo da stress post-traumatico)
  • DIPENDENZA DA INTERNET: IL RITORNO COMPULSIVO ON-LINE
  • L’EVOLUZIONE DELLE RETI NEURALI ASSOCIATIVE NEL CERVELLO UMANO: report sullo sviluppo della teoria del “tethering”, ovvero di come l’evoluzione di reti neurali distribuite, coinvolgenti le aree cerebrali associative, abbia sostenuto lo sviluppo della cognizione umana
  • COMMENTO A “PSICOPILLOLE – Per un uso etico e strategico dei farmaci” di A. Caputo e R. Milanese, 2017
  • L’ERGONOMIA COGNITIVA NEL METODO DI MARIA MONTESSORI
  • SUL COSTRUTTIVISMO: PERCHÉ LA SCIENZA DEVE RICERCARE L’UTILE. Un estratto da Terapia Breve Strategica di Paul Watzlawick e Giorgio Nardone
  • IN MORTE DI GIOVANNI LIOTTI
  • ALL THAT GLITTERS IS NOT GOLD. APOLOGIA DELLA PLURALITÀ IN PSICOTERAPIA ATTRAVERSO UN ARTICOLO DI LEICHSERING E STEINERT
  • COMMENTO A:  ON BEING A CIRCUIT PSYCHIATRIST di JA Gordon
  • KERNBERG: UN AUTORE IMPRESCINDIBILE, PARTE 2
  • IL PRIMATO DELLA MANIA SULLA DEPRESSIONE: “LA MANIA È IL FUOCO E LA DEPRESSIONE LE SUE CENERI”.
  • IL CESPA
  • COMMENTO A LUTTO E MELANCONIA DI FREUD
  • LA DEFINIZIONE DI SOTTOTIPI BIOLOGICI DI DEPRESSIONE FONDATA SULL’ATTIVITÀ CEREBRALE A RIPOSO
  • BORSBOOM: PER LA SEPARAZIONE DEI MODELLI DI CAUSALITÀ RELATIVI AL MODELLO MEDICO E AL MODELLO PSICHIATRICO, E SULLA CAUSALITÀ CIRCOLARE CHE REGOLA I RAPPORTI TRA SINTOMI PSICOPATOLOGICI
  • IL LAVORO CON I PAZIENTI GRAVI: IL QUADRO BORDERLINE E LA DBT
  • INTERNET ADDICTION, ALCUNI SPUNTI DAL LAVORO DI KIMBERLY YOUNG
  • EMDR: LO STATO DELL’ARTE
  • PTSD, UNA DEFINIZIONE E UN VIDEO ESPLICATIVO
  • FLASHBULB MEMORIES E MEMORIE TRAUMATICHE, UN APPROFONDIMENTO
  • NUOVA PSICHIATRIA, RDoC E NEUROPSICOANALISI
  • JACQUES LACAN, LA CLINICA PSICOANALITICA: STRUTTURA E SOGGETTO di Massimo Recalcati, 2016
  • DGR 29: alcune riflessioni su quello che sembra un passo indietro in termini di psichiatria pubblica
  • L’ATTUALITÀ DI PIERRE JANET: “La psicoanalisi”, di Pierre Janet
  • PSICOPATIA E AGGRESSIVITÀ PREDATORIA, LA VERSIONE DI GIOVANNI LIOTTI (da “L’evoluzione delle emozioni e dei Sistemi Motivazionali”, 2017)
  • LA GESTIONE DEL CONTATTO OCULARE IN PAZIENTI CON PTSD
  • MARZO 2017: IL CONSENSUS STATEMENT SULL’UTILIZZO DI KETAMINA NEI CASI DI DISORDINI DELL’UMORE APPARENTEMENTE NON TRATTABILI
  • IL CERVELLO TRIPARTITO: LA TEORIA DI PAUL MACLEAN
  • IL CIRCUITO DI RICOMPENSA NELL’AMBITO DEI PROBLEMI DI DIPENDENZA
  • OTTO KERNBERG: UN AUTORE IMPRESCINDIBILE
  • TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SULLE MNEMOTECNICHE (MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE)
  • LA CURA DEL SE’ TRAUMATIZZATO di Lanius e Frewen, 2017
  • EFFICACIA DI UN BREVE INTERVENTO PSICOSOCIALE PER AUMENTARE L’ADERENZA ALLE CURE FARMACOLOGICHE NELLA DEPRESSIONE
  • PSICOTERAPIE: IL DIBATTITO SU FATTORI COMUNI E SPECIFICI A CONFRONTO

IL BLOG

Il blog si pone come obiettivo primario la divulgazione di qualità a proposito di argomenti concernenti la salute mentale: si parla di neuroscienza, psicoterapia, psicoanalisi, psichiatria e psicologia in senso allargato:

  • Nella sezione AGGIORNAMENTO troverete la sintesi e la semplificazione di articoli tratti da autorevoli riviste psichiatriche. Vogliamo dare un taglio “avanguardistico” alla scelta degli articoli da elaborare, con un occhio a quella che potrà essere la psichiatria e la psicoterapia di “domani”. Useremo come fonti articoli pubblicati su riviste psichiatriche di rilevanza internazionale (ad esempio JAMA Psychiatry, World Psychiatry, etc) così da garantire un aggiornamento qualitativamente adeguato.
  • Nella sezione FORMAZIONE sono contenuti post a contenuto vario, che hanno l’obiettivo di (in)formare il lettore a proposito di un determinato argomento.
  • Nella sezione EDITORIALI troverete punti di vista personali a proposito di tematiche di attualità psichiatrica.
  • Nella sezione RECENSIONI saranno pubblicate brevi e chiare recensioni di libri inerenti la salute mentale (psicoterapia, psichiatria, etc.)

A CURA DI:

  • Raffaele Avico, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale,  Torino, Milano
  • HOME
  • FONDATORI E COLLABORATORI
  • AREE TEMATICHE
  • PSICOTERAPIA ONLINE
  • PODCAST
  • RAFFAELE AVICO
  • POPMED

Copyright © 2023 · Education Pro on Genesis Framework · WordPress · Log in

POPMED -> logo
  • HOME
  • FONDATORI E COLLABORATORI
  • AREE TEMATICHE
    • #TRAUMA
    • #PANICO
    • #DOC
    • #RECENSIONI
    • INTERVISTE
  • PSICOTERAPIA ONLINE
  • PODCAST
  • RAFFAELE AVICO
  • POPMED