di Raffaele Avico
Il video sotto riportato rappresenta un affaccio su una possibile realtà inerente la psichiatria futura: vi si descrive una metodologia di raccolta di dati riguardanti il soggetto, per mezzo dell’utilizzo di un device come lo smartphone. Sappiamo che lo smartphone si è costituito come vero prolungamento non solo nel Sè (usando categorie prese in prestito alla psicodinamica), ma anche del Sistema Nervoso, per così dire, viste le molteplici funzioni neuro-regolative che riveste (il cellulare usato per lenire momenti di ansia, o per fuoriuscire da momenti di vuoto depressivo, l’uso del telefono come gesto di self-soothing).
Se consideriamo quanto il cellulare sia in grado di rilevare o “monitorare” il nostro funzionamento a riguardo di diversi domini esperienziali come il sonno o il movimento (dando per scontato che la sua manipolazione sia pressochè costante, cosa che permette alle applicazioni e ai rilevatori al suo interno di capire se siamo svegli o meno, se ci muoviamo o meno) potremo capire bene, come nel video sotto esplicato, quante informazioni sullo stato psicofisico di un paziente potremmo idealmente rilevare dal suo utilizzo per scopi clinici.
In questo video, viene chiarito come rilevare parametri antropometrici come mobilità, frequenza della manipolazione dello smartphone, qualità del sonno, frequenza del battito cardiaco (per esempio integrando strumenti come il fitbit alle applicazioni di un Iphone), potrà in futuro costituire un importante strumento di prevenzione del rischio suicidario, per esempio, oppure fornire informazioni continuative, quotidiane e costanti sulla vita e lo stato di salute di un paziente. Le implicazioni sono molto ampie, perchè mai si era posta la possibilità che un soggetto che ne desse il consenso potesse esser monitorato in modo così continuativo e dettagliato.
Thomas Insel, creatore del progetto Mindstrong ed ex dirigente Google Life Sciences, porta da tempo avanti la promozione di progetti di questo tipo, in cui vengano integrate strumentazioni d’avanguardia e tradizionali pratiche cliniche e di ricerca.
Ecco il video, da vedere: