di Andrea Iengo
Esistono numerosissime ricerche nel campo dei disturbi d’ansia: si parla di ansia generalizzata, di fobia sociale, di disturbo da attacchi di panico, ma pochissimo si parla delle fobie specifiche. Eppure le fobie specifiche risultano essere presenti, a seconda delle ricerche analizzate, da un minimo del 3 per cento a un massimo del 15 per cento della popolazione generale. Per fobia specifica si intende una paura o un’ansia marcate verso una situazione o un oggetto specifico, ad esempio si parla di fobia specifica nel caso di paura di volare, paura del sangue, paura delle iniezioni e così via.
Le fobie specifiche più diffuse sono quelle legate alle altezze e agli animali.
Sicuri che sia fobia?
Ma come si distingue il semplice disgusto, o magari una non preferenza nei confronti di qualcosa da una vera e propria fobia? Secondo il DSM-5 (American Psychiatric Association, 2013) i criteri per diagnosticare una fobia specifica sono, in sintesi:
- Paura marcata verso un oggetto o una situazione specifici
- La situazione o l’oggetto devono causare (quasi) sempre paura o ansia.
- La persona evita attivamente i contatti con l’oggetto o la situazione e questo le causa difficoltà nell’ambito sociale o lavorativo.
La situazione o l’oggetto fobico sono considerate tendenzialmente innocue dalle altre persone e non rappresentano un pericolo reale per la persona.
Come mai si parla così poco di fobie specifiche?
Generalmente chi soffre di una fobia specifica riesce a condurre una vita normale, che costruisce molto spesso sulla base della propria fobia (ad esempio chi ha paura dell’altezza sceglierà una casa ad un piano basso) cercando poi delle motivazioni “razionali” per le scelte o gli evitamenti che mette in atto (es. chi si trasferisce dalla campagna alla città per paura degli insetti, e come motivazione adduce la maggiore comodità nell’andare a lavoro).
Proprio per questo suo inserirsi abbastanza facilmente in una vita normale, la fobia specifica è raramente oggetto di trattamento clinico: secondo alcune stime (William W Eaton, O Joseph Bienvenu, Beyon Miloyan, 2018) solo dal 10% al 25% di chi soffre di una fobia specifica richiede una terapia durante il corso della propria vita.
Tuttavia le fobie specifiche raramente compaiono da “sole”, il 75% dei soggetti con fobia specifica infatti sono fobici nei confronti di due o più oggetti o situazioni (American Psychiatric Association, 2013).
Talvolta è proprio la combinazione di differenti fobie specifiche che, rendendo la vita della persona sempre più complicata, finisce per richiedere poi l’attenzione di un clinico.
Chi soffre di più di fobie?
Le donne, secondo tutti gli studi analizzati, hanno maggior probabilità di soffrire di una fobia specifica, in una misura che può arrivare al doppio della popolazione maschile (American Psychiatric Association, 2013), questo potrebbe avere una spiegazione evoluzionistica, avendo la selezione naturale prediletto le femmine che grazie alla loro “fobia” avrebbero avuto maggior successo nell’allevare i piccoli (qui chiaramente non si tratterebbe di una fobia nel senso moderno del termine, poiché l’oggetto da cui la donna doveva difendersi aveva certamente la capacità di creare danno a lei e alla prole), in ogni caso non si è ancora arrivati a conclusioni certe riguardo questo fattore.
A che età compaiono le fobie?
La comparsa delle fobie specifiche può avvenire a qualsiasi età, nella popolazione maschile la maggior parte delle fobie si forma tra i 5 e i 40 anni. Per le donne la situazione è diversa: esistono 3 momenti della vita in cui è più frequente che si formino delle fobie e sono la fanciullezza, l’età riproduttiva e l’ultima fase della vita, è probabile, che l’età riproduttiva porti con sé varie fobie perché questa caratteristica è adattiva al fine della conservazione della specie, mentre le fobie legate all’ultima fase della vita potrebbero essere legate alla modificazione delle condizioni di vita che portano a doversi scontrare quotidianamente con maggiori difficoltà che magari erano precedentemente alleviate dalle persone vicine che ormai sono scomparse.
Quali sono i fattori correlati ad una fobia specifica?
Il fattore che più di tutti è correlato con le fobie specifiche è l’appartenenza al genere femminile (la correlazione è una relazione tra due variabili, un’operazione matematica su due gruppi di numeri, che nulla ha a che vedere con un nesso di causa-effetto).
Esistono diversi studi che mettono in correlazione lo stato socio economico o l’ambiente di vita con la presenza di fobie, ma le differenze tra i gruppi non sono sostanziali.
Quali sono i disturbi più spesso associati alle fobie specifiche?
Le fobie specifiche sono associate a disturbi d’ansia, disturbi dell’umore e abuso di sostanze, inoltre è frequente la situazione in cui vi siano associate altre problematiche legate al tipo specifico di fobia, ad esempio i pazienti che hanno paura degli aghi evitano di sottoporsi ad analisi che potrebbero evidenziare precocemente dei problemi organici, oppure i pazienti odontofobici trascureranno la salute orale con pesanti conseguenze e i pazienti chemofobici eviteranno di assumere i farmaci più corretti per risolvere i più comuni problemi di salute con conseguenti gravi rischi.
Qual è il trattamento più efficace per le fobie specifiche?
Il trattamento psicoterapico è quello preferito per il trattamento delle fobie specifiche, che si tratti di esposizione in vivo o di approcci basati sulla realtà virtuale.
Bibliografia:
Eaton, W. W., Bienvenu, O. J., & Miloyan, B. (2018). Specific phobias. The Lancet Psychiatry, 5(8), 678–686.
American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Washington, DC: Author.