di Raffaele Avico
Per plusdotazione (giftedness in inglese) è da intendersi come una particolare dotazione in termini cognitivo/intellettivi, posseduta da circa il 2% dei bambini. Questi bambini appaiono molto acuti nelle osservazioni, veloci in termini di performance cognitive, e rischiano spesso di esser confusi con bambini sofferenti di disturbi dell’attenzione o ADHD.
In questo senso è opportuno prestare particolare attenzione al formulare una diagnosi differenziale adeguata. Se per esempio osserviamo un bambino particolarmente agitato e in difficoltà nel momento in cui debba concentrarsi su un compito particolare, potremo pensare a due opzioni distinte, ovvero a una condizione di protratta difficoltà attenzionale (il bambino non riesce a concentrarsi per un tempo sufficiente su nessuno stimolo), contrapposta a una semplice “troppa limitatezza” dello stimolo nei casi, appunto, di una plusdotazione.
È frequente osservare che bambini plusdotati o con QI molto alti (per esempio 130, con la media che si attesta sui 100) presentino nel corso del percorso scolastico alcune difficoltà peculiari, spesso arrivando al drop-out o a sviluppare pesanti forme di sofferenza e fobia scolare.
Perchè avviene questo?
Per cominciare dobbiamo fare riferimento all’aspetto della dissincronia di sviluppo tra capacità cognitive e assetto emotivo. Un bambino plusdotato potrà ragionare a 5 anni come un ragazzino di 10, emotivamente però restando un bambino di 5. È facile intuire come questo tipo di dinamica possa condurre a fraintendimenti e sofferenza nel contesto del rapporto tra lo stesso bambino e i suoi genitori o gli insegnanti.
Molteplici gruppi di lavoro sul tema stanno lavorando affinché la scuola possa erogare servizi speciali a bambini plusdotati, compresa la possibilità -proposta dall’Associazione italiana Sviluppo del Talento e della Plusdotazione- di poter “saltare” due anni scolastici durante la preparazione al percorso universitario.
Per comprendere le sfaccettature e le dimensioni del problema, viene usato un modello teorico multidimensionale che comprende un focus doppio, concentrandosi sulle caratteristiche di personalità e sull’ambiente in cui il bambino si trovi a crescere; riassumiamo quindi con un generico:
PLUSDOTAZIONE = CARATTERISTICHE DI PERSONALITÀ e GENETICHE+AMBIENTE
Per tornare agli aspetti di diagnosi e riconoscimento, sono stati rintracciati quattro errori comunemente fatti nel riconoscere bambini plusdotati:
- confondere il bambino plusdotato con un bambino sofferente di ADHD: questo avviene perchè, effettivamente, alcuni comportamenti messi atto da bambini con AHDH possono essere sovrapponibili ad atteggiamenti tenuti da bambini plusdotati; a fare la differenza, in questo caso, sarà la pervasività del problema: nell’ADHD, il problema sarà costante ed endemico, non focalizzato a solo alcuni contesti, come invece accadrà per il plusdotato
- confondere il bambino plusdotato con un bambino affetto da sindrome oppositivo-provocatoria: spesso i bambini plusdotati sono particolarmente “volitivi” e possono sembrare, in alcuni frangenti, aggressivi; occorrerà dunque capire in che modo questa aggressività si esprima e con quale costanza durante la vita quotidiana questa si manifesti
- confondere il bambino plusdotato con un bambino affetto da disturbo dell’umore o da DOC: è possibile che la presenza di alcune aree di plusdotazione, produca un’alterazione del tono dell’umore del bambino, a tratti “euforico”; questo non dovrà far pensare tuttavia a un disturbo dell’umore a meno che gli stessi sbalzi non si manifestino in modo ricorrente, attraverso cicli lunghi e in modo “estremo”; lo stesso vale per il DOC (quindi attenzione a formulare una giusta diagnosi differenziale tramite un’osservazione “lunga”)
- confondere il bambino plusdotato con un bambino affetto da DSA: il tema dei DSA i questi casi è un tema delicato; un po’ come succede per bambini colpiti da disturbi dello spettro autistico, è possibile che bambini plusdotati siano “eccellenti” in aree singole della loro intelligenza, e meno in altre; potrà capitare di riscontrare nella loro produzione scolastica alcune aree di difficoltà (molto frequente la disgrafia)
Come si deve comportare una famiglia con un bambino plusdotato? In questi casi occorrerà saper garantire al bambino i giusti stimoli in una quantità e qualità tale da “stimolarlo”, senza caricarlo però di aspettative irrealistiche che potrebbero produrre dei contraccolpi a livello di autostima. Occorrerà cioè trovare un punto di equilibrio. L’Associazione Italiana per lo Sviluppo del Talento e dei Plusdotati, propone l’inserimento, a scuola, di un mentor formato a questo scopo.
Esiste in Italia, presso l’università di Pavia, un laboratorio che si occupa da anni, in particolare, di Plusdotazione, si chiama LabTalento.
Ulteriori informazioni e approfondimenti il sito dell’AISTAP.
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