di Raffaele Avico
In questo articolo cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sul portato culturale, in tema trauma, di Pierre Janet. Chi era Pierre Janet? Janet era uno psichiatra contemporaneo di Freud: le sue teorie sulla dissociazione strutturale della personalità e sul trauma, furono, lungo il ‘900, sostanzialmente oscurate dall’egemonia teorica della psicoanalisi -il che è un vero peccato se pensiamo a quanto le teoria di Janet ci possono essere oggi utili per comprendere alcuni meccanismi di funzionamento del trauma e della dissociazione.
Ricordiamo innanzitutto che anche Janet fece parte del fecondo gruppo di ricercatori/pionieri della Salpetriere, a Parigi. In quel gruppo di “originatori” troviamo Charcot, Breuer, Janet e Freud, personalità che avrebbero segnato in modo profondissimo la cultura novecentesca in area “psi”.
A Janet viene attribuita la prima concettualizzazione del disturbo isterico, così come la prima concettualizzazione del disturbo dissociativo. Grandi maestri nostrani, come Giovanni Liotti, gli furono e sono profondamente debitori in termini culturali (in Italia, troviamo al momento Giovanni Craparo e Francesco Ortu, curatori di un volume chiamato Riscoprire Pierre Janet che abbiamo qui recensito).
Proprio su uno degli ultimi libri di Giovanni Liotti (Sviluppi Traumatici) troviamo un breve capitolo dedicato a Janet e alle sue principali idee in senso psicologico e meta-psicologico.
Janet, come noi ora oggi (almeno in ambito psicotraumatologico), considerava la mente come prima di tutto un’entità “integrativa”, funzionante quando fosse “unitaria”. Tutti abbiamo in mente la famosa annotazione di Freud a proposito dell’isteria: le pazienti (a quel tempo la maggior parte delle pazienti erano donne, -e su questo consigliamo la lettura di un libro fondamentale del trauma che abbiamo recensito nel podcast, “Guarire dal trauma” di Judith Herman, in cui non vengono solo approfondite le origini della psicotraumatologia, ma anche le questioni inerenti il genere e la sessualità nell’epoca degli inizi della psicoanalisi e della psicotraumatologia) avrebbero sofferto, prima di diventare isteriche, di “reminiscenze”.
Se continuiamo su questa linea di pensiero osserviamo come le prime pazienti isteriche fossero trattate in quanto portatrici di reminiscenze, ricordi vividi dunque, in grado di alterarne il funzionamento cerebrale, con una serie di sintomi di varia natura che a causa di questi ricordi sembravano manifestarsi.
A partire da questa concezione iniziale, i pionieri psichiatri degli inizi presero strade diverse; Freud divenne in questo senso dominante con la sua teoria a proposito della rimozione -il disturbo isterico, cioè, sarebbe stato generato dal fallimento dell’opera di rimozione in queste giovani donne. La teoria parallela che intanto stava nascendo nella mente di Pierre Janet -ovvero che non si dovesse tanto parlare di rimozione quanto di mancata integrazione dei ricordi fin dal primo momento successivo all’evento traumatico- venne nel tempo eclissata dalla fama di Freud.
Janet sosteneva che il problema delle reminiscenze non fosse il tentativo fallito di rimuoverle, ma l’impossibile integrazione di queste nel normale flusso di pensiero e ricordi del paziente che ne soffriva. Il che è esattamente sovrapponibile alle concezioni più attuali in ambito psicotraumatologico.
Questa difficile integrazione dei ricordi traumatici avrebbe secondo Janet portato alla creazione di parti ”separate” nella mente -che si sarebbero integrate in modo differente, nuovo, dando origine a parti differenziate nella personalità del soggetto, in grado per così dire di vivere di vita propria. Liotti, a proposito di questo, nel prima citato Sviluppi Traumatici ci ricorda di come Janet fu pionieristico anche a proposito degli studi sul disturbo dissociativo dell’identità (quello che tempo fa avremmo chiamato Disturbo dell’identità multipla).
Cerchiamo di fare una sorta di schema temporale, come un diagramma di flusso che ci aiuti a comprendere il processo con cui secondo Janet, a seguito di un trauma, si sarebbero formate nella personalità delle parti dissociate, difficili da integrare.
Andiamo con ordine e procediamo seguendo una sequenza temporale. Usiamo la prima persona singolare per rendere più facile l’immedesimazione:
- la mia mente è un’entità unica, integra, funzionale a un lavoro di continua integrazione delle mie esperienze
- mi trovo in un momento di prostrazione o fragilità (il “terreno fertile” al trauma di cui parlava Janet)
- avviene qualcosa di esterno a me (la rottura di un legame di attaccamento, un forte shock, un’aggressione, un abuso)
- la mente non può integrare nel normale flusso di pensiero l’esperienza inaccettabile
- si crea uno stato di debolezza delle funzioni integrative della coscienza (processo chiamato da Janet disaggregation), ed eventualmente uno stato mentale dissociato/separato in grado di custodire i ricordi più pesanti (processo chiamato da Janet dissociation)
- tutta la mia personalità e il mio funzionamento psichico sono influenzati e frammentati dal difficile controllo dello stress post traumatico: viene meno il senso di padronanza (o di mastery, qui approfondito).
- corpo, memoria e coscienza sono toccati dallo stress post traumatico: comincia il declino post-traumatico, una sorta di depressione (di natura però post-traumatica e non melanconica)
Se torniamo per un attimo dunque alla concettualizzazione dell’isteria da parte di Freud e Janet, osserviamo come il punto centrale e in comune tra i due autori, sia la presenza di reminiscenze (quelle che oggi chiamiamo ricordi traumatici): esistevano in questi soggetti dei ricordi e delle esperienze che non riuscivano ad essere integrate nel normale flusso di pensiero, e che per questo creavano uno stato di indebolimento, la disaggregazione psichica di chi avesse subìto il trauma.
Al di là della concettualizzazione dell’isteria promossa da Janet, una visione di questo tipo ci consente di vedere l’essere umano in modo differente, più naturale: ovvero, chiunque, in presenza di un evento “soverchiante”, può reagire in questo modo.
Un ultimo riferimento va fatto alla concezione janettiana di “gerarchia mentale”.
Janet infatti considerava la mente come una struttura gerarchica, entro il quale sussistono dei rapporti di forza.
Durante uno stress post traumatico, la mente viene dominata da spinte provenienti da zone profonde del cervello, in grado di provocare la disaggregazione delle funzioni di sintesi ad opera delle aree del cervello più recenti. Pensiamo al riflesso del vomito, alla sua portata dirompente sulla tenuta delle normali facoltà corporee: immaginiamo una forza simile, maggiormente diluita nel tempo, in grado di operare però a livello mentale, determinando una condizione di “bypass” delle funzioni mentali superiori, più evolute. La sensazione sarà dunque quella di “non avere più il controllo” su ciò che “produrrà” la parte più autonoma, antica, della mente.
A Janet dobbiamo infine le basi teoriche per altri concetti oggi popolari in ambito psicotraumatologico:
- modello trifasico
- importanza del lavoro di stabilizzazione dei sintomi (spiegata molto bene da Maria Puliatti in questo breve video)
- il concetto di Tendenza all’azione, centrale nella psicoterapia sensomotoria
Cosa fare per approfondire Pierre Janet?
In Italia, come prima si diceva, alcuni autori stanno tentando di portarlo all’attenzione della comunità scientifica, consapevoli di come la sua eredità teorica sia stata troppo spesso oscurata dalle teorie psicodinamiche egemoni durante tutto il ‘900.
Tra di essi, Giuseppe Craparo (Sicilia), curatore di questa rubrica su Psychiatry on Line. Janet compare spesso tra gli autori d’interesse della comunità psicoanalitica (si veda questo video a cura di Nicolò Terminio, lacanista). Si possono, in alternativa, leggere i testi originali di Janet, di recente ri-editi.
Su Janet abbiamo scritto già qui, per chi volesse approfondire:
- RISCOPRIRE PIERRE JANET: PERCHÉ ANDREBBE LETTO DA CHIUNQUE SI OCCUPI DI TRAUMA?
- RIMOZIONE E DISSOCIAZIONE: FREUD E PIERRE JANET
- L’ATTUALITÀ DI PIERRE JANET: “La psicoanalisi”, di Pierre Janet
Ps tutto il materiale su trauma e dissociazione presente su questo blog è consultabile cliccando sul bottone a inizio pagina (o dal menù a tendina) #TRAUMA.