di Raffaele Avico
Se la lotta quotidiana dei pazienti con PTSD si gioca nel tentativo di evitare l’affiorare e il ripresentarsi delle memorie traumatiche, nel comportamento di evitamento osserviamo anche il ricorrere compulsivo a comportamenti che diviene simile a un comportamento di (tossico)dipendenza.
Nel momento in cui il “vuoto” mentale o la noia divengono il territorio entro il quale c’è il rischio che riaffiorino pensieri disturbanti e ricordi negativi, evitare quello stesso vuoto diviene mandatorio, inevitabile. É il caso dei pazienti che preferiscono uno stato costante di alterazione o narcosi indotte da una sostanza, o lo stato simil-dissociativo indotto -per esempio- da un uso continuo, magari blando, di alcol, ai fini di evitare la lucidità di chi “capisce troppo”.
Evitare la lucidità equivale a voler evitare quello che quella lucidità porta con sé. Meglio per questi pazienti permanere in uno stato leggermente, costantemente dissociato.
Questo porta con sé due vantaggi:
- da un lato il paziente sente di meno il presentarsi delle memorie traumatiche, che affiorano ma hanno un diverso impatto sulla coscienza (sono meno taglienti: consideriamo come l’emergere stesso di un ricordo troppo vivido possa costituirsi, in sé, come ulteriore esperienza traumatica, che riapre la ferita originaria e per così dire la alimenta)
- permanere in uno stato simil-dissociativo sembra essere diventato coerente con la struttura di personalità del paziente: paradossalmente questi soggetti trovano la loro “integrazione”, il loro momento di realizzazione, nell’auto-indursi uno stato volutamente dissociato; questo stato mentale di lucidità “ridotta” appare come luogo confortevole entro cui vivere il presente, non più soggetto ai continui attacchi di una lucidità post-traumatica. Pazienti con dipendenza da eroina descrivono la “bolla” come uno schermo che consente loro di sentire meno, di ferirsi meno a causa degli attacchi inferti dalle memorie traumatiche.
In questi casi la sostanza elettiva (scelta dal paziente), diviene psicofarmaco auto-somministrato al bisogno, a cui nel tempo si diviene dipendenti.
Permanere in uno stato di lucidità protratta potrebbe portare questi pazienti al presentarsi di sintomi dissociativi e panico: per contrastare la forte attivazione neurovegetativa la sostanza diviene “pharmacon”, cura e veleno in assenza di altre possibilità terapeutiche.
NB Sul blog sono presenti alcuni “serpenti di articoli” inerenti disturbi specifici. Dal menù è possibile aggregarli intorno a 4 tematiche: il disturbo ossessivo compulsivo (#DOC), il disturbo di panico (#PANICO), il disturbo da stress post traumatico (#PTSD) e le recensioni di libri (#RECENSIONI)