di Raffaele Avico
Un documentario neo-luddista citato da Beppe Grillo in questo post, sufficientemente distopico, poco distante dalla realtà in cui viviamo immersi. Vi si constata una certa amarezza dei soggetti intervistati, consapevoli di come internet ai suoi primordi fosse stato ideato e pensato per essere un’arma di libertà e democrazia, non un enorme centro commerciale costruito per estrarre dati psicometrici dal comportamento dei suoi utenti.
A proposito dei movimenti neo-luddisti, interessante anche questa intervista a Logan Lane, di Brooklyn, fondatrice del cosiddetto Luddite Club, ragazzi adolescenti che decidono di disconnettersi usando dumb-phones e organizzando ritrovi “dal vivo”: Logan ragiona su quanto, nella sua stessa scuola, avesse osservato un inquietante modellamento della realtà sui contenuti di Instagram, come se il permanere costantemente immersi nella realtà dei social avesse il potere di riversarsi nella quotidianità del suo liceo, con ragazzi e ragazze vestiti/e “come se” fossero su Instagram, con modalità relazionali in linea con quelle virtuali, e altri segnali che la stessa Logan guardava con sospetto prima di creare il Club.
Il messaggio neo-luddista è inoltre sempre più al centro del lavoro di Mangiasogni, che nella sua ultima striscia animata ambienta in una Venezia del 2050 una lotta tra le “nuovissime” generazioni e quella dei millennials (la striscia si chiama appunto Death to millennials). Mangiasogni definisce i prosumer dei social di oggi e del futuro, ortaggi coltivati dagli “estrattori” di dati. La si può reperire qui.
Qui il documentario: