di redazione POPMed
Abbiamo intervistato Francesca Belgiojoso, psicoanalista, a proposito dell’utilizzo dello strumento “fotografia” in ambito clinico.
Francesca ha svolto un periodo di formazione con Judy Weiser (di cui avevamo qui scritto in modo più esteso), e si occupa attivamente di formazione sul tema, sia in Italia che all’estero. Utilizza inoltre abitualmente la fotografia nel lavoro dal vivo e online: per queste ragioni ci è sembrato utile e interessante intervistarla.
La fotografia è un dispositivo che lo psicoterapeuta può utilizzare in differenti modi: come approfondisce la Belgiojoso in questa puntata di POPMed Talks, una delle modalità più utilizzate consiste nel chiedere al o alla paziente di scegliere alcune fotografie che abbiano per lui/lei un certo grado di salienza affettiva, un “punctum” che sappia triggerarlo/a per via di un impatto emotivo, e aiutarlo/a nel contesto della terapia a creare un contesto e una cornice di significato a quella stessa fotografia.
Una fotografia contiene molti elementi evocativi, dal contesto alla posa dei personaggi in essa contenuti, al panorama sullo sfondo, al momento in cui fu scattata, all’epoca in cui fu scattata, all’espressione degli individui ritratti, alla storia della fotografia stessa (chi la conserva? in che formato è stampata?).
Usare le fotografie internamente al lavoro di psicoterapia può rappresentare un valido strumento per complessificare gli argomenti affrontati con il/la terapeuta, per spingere a riflessioni ulteriori.