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Il Foglio Psichiatrico

Blog di divulgazione scientifica, aggiornamento e formazione in Psichiatria e Psicoterapia

27 April 2022

“IL LAVORO NON TI AMA”: UN PODCAST SULLA HUSTLE CULTURE

di Raffaele Avico

Il podcast “Il lavoro non ti ama” è curato dagli autori del portale Siamomine, in collaborazione con la casa editrice Minimum Fax; prende spunto e prolunga il volume che porta lo stesso titolo di Sarah Jaffe, che viene più volte citato nelle cinque puntate di cui si compone.

Il podcast, per la sua durata, può essere ascoltato anche in una sola volta, dato che le puntate durano 20/30 minuti l’una.

Qual è il tema?

Come si intuirà dal titolo, il tema è la tossicità della Hustle culture, intesa come “cultura dell’iper-attaccamento al lavoro”, tematica già da tempo indagata (si veda per esempio questo articolo), ora particolarmente attuale a seguito del fenomeno delle “grandi dimissioni”, una tendenza cioè all’abbandono del posto di lavoro partita dagli USA e sconfinata anche in Europa, fenomeno slatentizzato dai due anni di pandemia appena trascorsi.

Siamomine da qualche tempo esplora il fenomeno attraverso la rubrica #quitters.

Il punto centrale è quello che altri autori già affrontano (Byung Chul Han), ovvero un’introiezione talmente nascosta e pervicace delle norme del sistema capitalistico, da essersi convertita in una sorta di spinta all’auto-sfruttamento continuo.

Il “capo”, ora, è “dentro”.

L’effetto pratico di questo processo di “colonizzazione del pensiero” è un senso di colpa sottile ma continuo nei momenti di vuoto e di non-lavoro, particolarmente presente in coloro che si professano “capi di sé stessi”, ovvero le partite IVA.

Nel podcast viene ben osservato come in questa fase “tarda” del periodo capitalistico (ricordiamoci che il concetto di “carriera” è un concetto recente, nuovo), lo stesso capitalismo abbia preso delle forme peculiari, funzionali al suo stesso sopravvivere.

Nonostante infatti la crisi economica degli ultimi 15 anni abbia abbassato il livello di ricchezza generale (per lo meno in Italia), le persone sembrano sempre di più puntare su una visione individualistica del lavoro, rinunciando a ogni forma di diritto lavorativo nell’idea che “volere è potere”.

Ci troviamo in un frangente storico di grande sfruttamento, venduto però come “libertà di scegliere”, una sorta di ripiegamento su sé stessi di individui che vedono il mondo del lavoro progressivamente destrutturarsi per come lo conoscevano, auto-convincendosi che la responsabilità del loro precariato ricada totalmente sulle loro spalle -a fronte di un’offerta da parte del mondo del lavoro sempre più povera (vd. gig economy).

Il decentramento del lavoro (lavoro da casa, senza orari, senza confini tra vita privata e vita lavorativa, con un senso di reperibilità continua) rischia solamente di accelerare questo processo, sgravando le aziende di molti costi e insieme separando i lavoratori, isolandoli e rendendoli quindi più deboli in senso cooperativistico.

La Hustle Culture (“thanks god it’s monday”) rappresenta una bugia dal sapore distopico, che questo podcast tenta di smascherare. Da ascoltare, qui.

Article by admin / Recensioni

20 April 2022

“QUI E ORA” DI RONALD SIEGEL. IL LIBRO PERFETTO PER INTRODURSI ALLA MINDFULNESS

di Raffaele Avico

La mindfulness è una disciplina meditativa importata in Europa da un pioniere nell’ambito: Jon Kabat-Zinn, biologo statunitense (nato nel 1944) con una profonda conoscenza delle filosofie e psicologie orientali (per esempio la psicologia buddista) e autore del manifesto/”fiamma pilota” del fenomeno mindfulness, ovvero Vivere momento per momento.

La pratica quotidiana della mindfulness ha effetti positivi sulla capacità di regolazione neurofisiologica: ovvero, permette di sentirsi più in armonia con sè stessi e meno soggetti a sbalzi umorali (si abbassa l’intensità della rabbia sperimentata, ci si sente più “centrati”, più a contatto con il momento presente e meno depressi).

Viene usata in psicologia clinica nel trattamento del dolore cronico, per contrastare tendenze ansiose, per risolvere stati di iper-eccitazione nervosa che impediscono lo svolgimento dei normali compiti quotidiani, oppure per addestrare la mente a stare semplicemente nel presente o per contrastare gli effetti nefasti dell’overload cognitivo.

Il termine mindfulness significa letteralmente “pienezza di mente”, ovvero presenza a sè, “sensazione di mente piena”, etc. É uno strumento di educazione dell’attenzione, una sorta di modalità con cui impariamo a concentrare la nostra attenzione sul momento presente. É come voler educare la propria stessa mente a vivere, appunto, “momento per momento”, attraverso esercizi mirati rubati alle pratiche meditative più tradizionali.

La pratica della mindfulness ha l’obiettivo di farci dis-identificare dai nostri pensieri: noi NON siamo la nostra ansia, NON siamo la nostra tristezza: la tristezza ci passa attraverso, così come l’ansia, e poi se ne va. Per usare una metafora, è come se la nostra mente fosse un cielo blu, e i nostri pensieri e le nostre emozioni, le nuvole. Si tratta quindi di “de-fonderci” (cioè separarci, differenziarci) dalle nostre stesse emozioni (sia positive che negative) e dai nostri pensieri, considerandoli come graditi ospiti.

Per fare questo dobbiamo stare ancorati al momento presente, e per farlo, la mindfulness suggerisce di concentrarsi sul flusso del proprio respiro e di osservare i propri stessi pensieri avvicinarsi al proprio “cielo”, come dei testimoni oculari dei propri stessi pensieri.

La tecnica quindi propone di visualizzare il proprio respiro come un flusso dapprima inspirato, poi emesso, e di concentrare l’attenzione su di esso. Ogni qualvolta dovessero avvicinarsi pensieri negativi o ansie, lasciare che si avvicinino e poi gentilmente lasciarli andare, tornando a mantenere l’attenzione focalizzata sul respiro. Intanto si dovranno percepire i rumori ambientali, gli odori e gli stimoli visivi.

Un’altra immagine usata come metafora per chiarire lo stato mentale di mindfulness è quella del gatto impegnato a controllare l’uscio della tana del topo. Focalizzato sull’uscio nel muro, non eviterà tuttavia di percepire gli stimoli ambientali, e si volterà a osservare ciò che gi succede intorno, rimanendo però attento a eventuali movimenti del topo.

Questo, è per la mindfulness, stare nel presente in piena consapevolezza.

Ma da dove cominciare?

Un buon inizio può essere il libro “Qui e ora” di Ronald Siegel. Questo volume, corposo, rappresenta un compendio efficacissimo e scritto in maniera semplice per approcciarsi alla mindfulness.

È inoltre un manuale adatto sia a persone che vogliano introdursi al tema, sia a terapeuti che vogliano implementare la propria prassi clinica.

Vediamone alcuni punti:

  1. Siegel ha una capacità comunicativa molto efficace, usando spesso immagini chiare ed esemplificative; a inizio libro descrive la mente come un “cucciolo da educare”, ponendo l’accento sulla distraibilità stessa della mente (alcuni usano la formula “mente-scimmia”, a indicare l’estrema volatilità del pensiero); l’obiettivo della mindfulness è quello di educare l’attenzione a riportarsi, momento per momento, al presente e allo stato “attuale” del corpo; si lavora per “assestare” la mente
  2. a proposito di questo, Siegel osserva come la nostra mente sia spesso in balìa di reazioni automatiche in risposta a pericoli spesso solo immaginati; il risultato di questi automatismi è una mente proiettata sempre altrove nel tentativo di “prepararsi al peggio”; questo meccanismo è alla base dell’ansia, e fino a una certa soglia ha valore adattativo, dato che rappresenta un esercizio di coping e di risoluzione dei problemi della mente; oltre a “quella “soglia, diviene dispersione energetica e stress.
  3. esistono tre modalità di praticare la mindfulness: informale (nei tempi morti della vita quotidiana, integrandola ad altri gesti quotidiani come mangiare o camminare), formale (con sessioni quotidiane strutturate) e attraverso esperienze di ritiro (per esempio i ritiri “in silenzio”, della durata di 7 giorni)
  4. uno degli obiettivi della pratica di mindfulness, è la dis-identificazione dal proprio vissuto: dis-identificazione quindi dai proprio pensieri (io non sono il mio pensiero ossessivo) e dalle proprie emozioni (io non sono questa rabbia che sento); per favorire questo processo, vengono usati degli esercizi di body-scan (scandagliare il proprio corpo con l’attenzione) e di “nomenclatura” emotiva (come una sorta di affect labeling, di cui abbiamo qui già scritto)
  5. la pratica della mindfulness va a braccetto con l’ACT – Acceptance and Commitment Therapy; entrambe queste pratiche tendono a portare l’individuo a sviluppare compassione per sé stesso (per esempio nella depressione, in cui spesso troviamo un dialogo interno auto-critico molto violento)

Siegel, in questo libro, esplora diversi ambiti di sofferenza, dall’ansia/paura, alla depressione clinica, alle separazioni difficili. L’intero volume è pieno di esercizi da svolgere in modo autonomo, anche in solitaria. Il punto centrale del volume, è un cambio di prospettiva a riguardo dei sintomi: la mindfulness non insegna tanto a risolverli, quanto ad attraversarli/accettarli (per questo viene spesso usata nei casi di disturbo ossessivo-compulsivo).

Occorre ricordare tuttavia che la mindfulness andrebbe appresa sul campo, facendola, magari nel contesto di un corso dal vivo; con l’ausilio di un istruttore, l’apprendimento risulterebbe più duraturo e “incarnato”. Tuttavia, “Qui e ora” di Ronald Siegel rappresenta una potenzialmente perfetta premessa teorica alla pratica.

Qui per il libro su Amazon.


NB Sul blog sono presenti alcuni “serpenti di articoli” inerenti disturbi specifici. Dal menù è possibile aggregarli intorno a 4 tematiche: il disturbo ossessivo compulsivo (#DOC), il disturbo di panico (#PANICO), il disturbo da stress post traumatico (#PTSD) e le recensioni di libri (#RECENSIONI)

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20 March 2022

RECENSIONE: L’EREDITÁ DI BION (A CURA DI ANTONIO CIOCCA)

di Raffaele Avico

Nel libro “L’eredità di Bion”, molteplici autori si spendono nel tentativo di tratteggiare la figura di Wilfred Bion come psicoanalista; il gruppo di lavoro relativo alla stesura del libro, è lo stesso di un seminario condotto da Alfredo Coccia a proposito di Bion e del concetto di “O”, di cui parleremo a breve.

Lo stesso gruppo di lavoro che si può vedere dialogare in questo corso gratuito erogato da FCP.

Vediamo alcuni punti relativi ai contenuti del libro, e alla figura di Bion in generale:

  • Bion nacque in India, e da piccolissimo fu strappato alla sua terra madre per studiare in Inghilterra; nel libro viene sottolineato molto bene come per lui questa fu, bambino, un’esperienza dirompente, estremamente traumatica e fonte di angosce di abbandono “senza nome”; la stessa esperienza di sradicamento, gli autori osservano, fu probabilmente il nucleo, l’evento scatenante da cui scaturì tutto il lavoro teorico di Bion adulto, come una sorta di sovra-compensazione “teorica” al trauma “originario”
  • uno dei nuclei del pensiero di Bion riguarda il suo modo di intendere il “mondo interno”; il “mondo interno” per come inteso da Bion, possedeva uguale “dignità ontologica” di quello esterno; si trattava per il paziente, durante l’analisi, di esplorarlo e di farne esperienza in modo sicuro, accompagnato dall’analista. Nel libro viene spesso citato il concetto di “O”. Cosa intendeva Bion con questo costrutto? “Fare esperienza di O” consisteva per il paziente nello stare a contatto con tutto ciò che il suo mondo interno gli consentisse di sperimentare (emozioni, sensazioni, filoni di pensiero), tentando di avvicinarsi a una sorta di conoscenza “assoluta”. “Stare in O” consisteva per Bion nello stare in una posizione di ascolto e di osservazione relativa a tutto ciò che proviene dall’interno, al fine di conoscerlo e di esplorarlo.
  • Relativamente al punto prima citato, è utile citare il concetto di rêverie, usato da Bion nei suoi lavori teorici a indicare uno stato mentale di predisposizione ad “accogliere ogni tipo di proiezione e qualunque cosa provenga dall’oggetto amato”, ben spiegato qui: https://www.spiweb.it/la-ricerca/ricerca/reverie/. Bion descriveva questo stato mentale come uno stato mentale “senza memoria e senza desiderio”, da usare sia nei confronti dei propri contenuti interni, sia nei confronti di tutto quello che potesse essere evocato da un paziente durante un lavoro di psicoanalisi. L’idea di osservare “senza memoria e senza desiderio” tutto ciò che provenga dall’interno di sè, è assimilabile allo “stare in O”, osservando cioè tutto ciò che provenga dal mondo interiore, senza giudicarlo (si veda anche questa definizione di “”capacità negativa”: https://www.spiweb.it/la-ricerca/ricerca/capacita-negativa/).
  • a proposito della capacità negativa, dalla lettura del testo sopra citato emerge con forza la cifra stilistica del metodo esplorativo bioniano, fondato appunto sul “togliere” più che non sul “mettere”; uno degli autori del volume, esegue un parallelismo tra la teoria di Bion e alcuni testi della tradizione mistica orientale, sottolineandone alcune sovrapposizioni possibili soprattutto a riguardo della concezione di malattia, coincidente con un “eccesso di sapere”, inteso qui come assenza di dubbio, presenza di preconcetti, ingombro del passato sul presente, saturazione del pensiero. Per Bion, il pensiero deve saper indugiare nella posizione di capacità negativa, di assenza di certezza, di dubbio, di non-saturazione. Abbreviato: la posizione di “-K” (i pilastri concettuali del pensiero di Bion erano K -conoscenza-, L -amore- e H-odio- con l’aggiunta di “O”)
  • La pulsione di Freud, venata di sessualità, è in Bion rigirata come una pulsione “epistemofilica”, votata al conoscere, al sapere qualcosa di altro, qualcosa di nuovo. É una tendenza al conoscere, una forma di curiosità. In una psicoterapia, dal suo punto di vista, è opportuno quindi creare vuoti, creare spazi insaturi, produrre domande. D’altronde, “il pensiero nasce dalla frustrazione”. L’esplorazione, in Bion, parte dallo stare accanto alla  propria non conoscenza, così come dall’osservare le proprie sensazioni in modo ingenuo, tentando di produrre pensiero a partire da queste.
  • A proposito di quest’ultimo punto, in uno dei capitoli del libro viene fatto un acuto parallelismo tra il lavoro di ricerca di Proust e la teoria di Bion. I percorsi di pensiero nei meandri del passato, la ricerca di una sorta di “sè originario”, per entrambi questi pensatori scaturiscono dallo stare a contatto con sensazioni corporee, somato-sensoriali, non strettamente cognitive.

Nel corso del suo percorso di esplorazione teorica, Bion si dedicò al tema della guerra, essendo egli stesso arruolato durante la prima e seconda guerra mondiale, così come al tema della psicologia dei gruppi, visto in quelli che chiamava “assunti di base”.

A proposito degli assunti di base, è interessante notare come lo stesso Bion ritenesse il gruppo in grado di produrre “pensiero” al di là delle posizioni mentali dei suoi stessi partecipanti. Questo vuol dire che il gruppo possiede, dal suo punto di vista, un funzionamento a sé stante, superiore alla somma delle sue stesse parti. In particolare, osservava come l’”assunto di base” di un gruppo potesse essere:

  1. relativo allo stato di attacco/fuga, con il gruppo impegnato a difendersi, compatto contro un “nemico” (più o meno immaginario) percepito come esterno ed aggressivo
  2. relativo allo stati di “dipendenza”, con il gruppo in attesa di qualcosa/qualcuno esterno a sé, che decida per il gruppo stesso (una sorta di posizione messianica)
  3. relativo al tema “accoppiamento”, con il gruppo impegnato in un processo di “fusione” con altri gruppi sociali

Tutto questo, sostiene Bion, poteva avvenire senche i singoli membri dei gruppi potessero percepire, come esistesse una sorta di coscienza collettiva del gruppo come entità a sé stante.

In Italia, il lavoro di Bion è stato ripreso con forza e ripensato in certi aspetti teorico/clinici, da Antonino Ferro, in diversi lavori di approfondimento impregnati di teoria bioniana.

Per approfondire.

Ps questo post compare su Comunità Psichiatriche Torino: IL BLOG


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  • INTRODUZIONE AL LAVORO DI GIULIO TONONI
  • THOMAS INSEL: FENOTIPI DIGITALI IN PSICHIATRIA
  • HPPD: HALLUCINOGEN PERCEPTION PERSISTING DISORDER
  • SU “LA DIMENSIONE INTERPERSONALE DELLA COSCIENZA”
  • INTRODUZIONE AL MODELLO ORGANODINAMICO DI HENRY EY
  • IL SIGNORE DELLE MOSCHE letto oggi
  • PTSD E SLOW-BREATHING: RESPIRARE PER DOMINARE
  • UNA DEFINIZIONE DI “TRAUMA DA ATTACCAMENTO”
  • PROCHASKA, DICLEMENTE, ADDICTION E NEURO-ETICA
  • NOMINARE PER DOMINARE: L’AFFECT LABELING
  • MEMORIA, COSCIENZA, CORPO: TRE AREE DI IMPATTO DEL PTSD
  • CAUSE E CONSEGUENZE DELLO STIGMA
  • IMMAGINI DEL TARANTISMO: CHIARA SAMUGHEO
  • “LA CITTÀ CHE CURA”: COSA SONO LE MICROAREE DI TRIESTE?
  • LA TRASMISSIONE PER VIA GENETICA DEL PTSD: LO STATO DELL’ARTE
  • IL LAVORO DI CARLA RICCI SUL FENOMENO HIKIKOMORI
  • QUALI FONTI USARE IN AMBITO DI PSICHIATRIA E PSICOLOGIA CLINICA?
  • THE MASTER AND HIS EMISSARY
  • PTSD: QUANDO LA MINACCIA É INTROIETTATA
  • LA PSICOTERAPIA COME LABORATORIO IDENTITARIO
  • DEEP BRAIN REORIENTING – IN CHE MODO CONTRIBUISCE AL TRATTAMENTO DEI TRAUMI?
  • STRANGER DREAMS: STORIE DI DEMONI, STREGHE E RAPIMENTI ALIENI – Il fenomeno della paralisi del sonno nella cultura popolare
  • ALCUNI SPUNTI DA “LA GUERRA DI TUTTI” DI RAFFAELE ALBERTO VENTURA
  • Psicopatologia Generale e Disturbi Psicologici nel Trono di Spade
  • L’IMPORTANZA DEGLI SPAZI DI ELABORAZIONE E IL “DEFAULT MODE”
  • LA PEDAGOGIA STEINER-WALDORF PER PUNTI
  • SOSTANZE PSICOTROPE E INDUSTRIA DEL MASSACRO: LA MODERNA CORSA AGLI ARMAMENTI FARMACOLOGICI
  • MENO CONTENUTO, PIÙ PROCESSI. NUOVE LINEE DI PENSIERO IN AMBITO DI PSICOTERAPIA
  • IL PROBLEMA DEL DROP-OUT IN PSICOTERAPIA RIASSUNTO DA LEICHSENRING E COLLEGHI
  • SUL REHEARSAL
  • DUE PROSPETTIVE PSICOANALITICHE SUL NARCISISMO
  • TERAPIA ESPOSITIVA IN REALTÀ VIRTUALE PER IL TRATTAMENTO DEI DISTURBI D’ANSIA: META-ANALISI DI STUDI RANDOMIZZATI
  • DISSOCIAZIONE: COSA SIGNIFICA
  • IVAN PAVLOV SUL PTSD: LA VICENDA DEI “CANI DEPRESSI”
  • A PROPOSITO DI POST VERITÀ
  • TARANTISMO COME PSICOTERAPIA SENSOMOTORIA?
  • R.D. HINSHELWOOD: DUE VIDEO DA UN CONVEGNO ORGANIZZATO DA “IL PORTO” DI MONCALIERI E DALLA RIVISTA PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE
  • EMDR = SLOW WAVE SLEEP? UNO STUDIO DI MARCO PAGANI
  • LA FORMA DELL’ISTITUZIONE MANICOMIALE: L’ARCHITETTURA DELLA PSICHIATRIA
  • PSEUDOMEDICINA, DEMENZA E SALUTE CEREBRALE
  • FARMACOTERAPIA DEL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO (DOC) DAL PRESENTE AL FUTURO
  • INTERVISTA A GIOVANNI ABBATE DAGA. ALCUNI APPROFONDIMENTI SUI DCA
  • COSA RENDE LA KETAMINA EFFICACE NEL TRATTAMENTO DELLA DEPRESSIONE? UN PROBLEMA IRRISOLTO
  • CONCETTI GENERALI SULLA TEORIA POLIVAGALE DI STEPHEN PORGES
  • UNO SGUARDO AL DISTURBO BIPOLARE
  • DEPRESSIONE, DEMENZA E PSEUDODEMENZA DEPRESSIVA
  • Il CORPO DISSIPA IL TRAUMA: ALCUNE OSSERVAZIONI DAL LAVORO DI PETER A. LEVINE
  • IL PTSD SOFFERTO DAGLI SCIMPANZÈ, COSA CI DICE SUL NOSTRO FUNZIONAMENTO?
  • QUANDO IL PROBLEMA È IL PASSATO, LA RICERCA DEI PERCHÈ NON AIUTA
  • PILLOLE DI MASTERY: DI CHE SI TRATTA?
  • C’È UN EFFETTO DEL BILINGUISMO SULL’ESORDIO DELLA DEMENZA?
  • IL GORGO di BEPPE FENOGLIO
  • VOCI: VERSO UNA CONSIDERAZIONE TRANSDIAGNOSTICA?
  • DALLA SCUOLA DI NEUROETICA 2018 DI TRIESTE, ALCUNE RIFLESSIONI SUL PROBLEMA ADDICTION
  • ACTING OUT ED ENACTMENT: UN ESTRATTO DAL LIBRO RESISTENZA AL TRATTAMENTO E AUTORITÀ DEL PAZIENTE – AUSTEN RIGGS CENTER
  • CONCETTI GENERALI SUL DEFAULT-MODE NETWORK
  • NON È ANORESSIA, NON È BULIMIA: È VOMITING
  • PATRICIA CRITTENDEN: UN APPROFONDIMENTO
  • UDITORI DI VOCI: VIDEO ESPLICATIVI
  • IMPUTABILITÀ: DA UN TESTO DI VITTORINO ANDREOLI
  • OLTRE IL DSM: LA TASSONOMIA GERARCHICA DELLA PSICOPATOLOGIA. DI COSA SI TRATTA?
  • LIMITARE L’USO DEI SOCIAL: GLI EFFETTI BENEFICI SUI LIVELLI DI DEPRESSIONE E DI SOLITUDINE
  • IL PTSD IN VIDEO
  • PILLOLE DI EMPOWERMENT
  • COME NASCE LA RAPPRESENTAZIONE DI SÈ? UN APPROFONDIMENTO
  • IL CAFFÈ CI PROTEGGE DALL’ALZHEIMER?
  • PER AVERE UNA BUONA AUTISTIMA, OCCORRE ESSERE NARCISISTI?
  • LA MENTE ADOLESCENTE di Daniel Siegel
  • TALVOLTA È LA RASSEGNAZIONE DEL TERAPEUTA A RENDERE RESISTENTE LA DEPRESSIONE NEI DISTURBI NEURODEGENERATIVI – IMPLICAZIONI PRATICHE
  • Costruire un profilo psicologico a partire dal tuo account Facebook? La scienza dietro alla vittoria di Trump e al fenomeno Brexit
  • L’effetto placebo nel Morbo di Parkinson. È possibile modificare l’attività neuronale partendo dalla psiche?
  • I LIMITI DELL’APPROCCIO RDoC secondo PARNAS
  • COME IL RICORDO DEL TRAUMA INTERROMPE IL PRESENTE?
  • SISTEMI MOTIVAZIONALI INTERPERSONALI E TEMI DI VITA. Riflessioni intorno a “Life Themes and Interpersonal Motivational Systems in the Narrative Self-construction” di Fabio Veglia e Giulia di Fini
  • IL SOTTOTIPO “DISSOCIATIVO” DEL PTSD. UNO STUDIO DI RUTH LANIUS e collaboratori
  • “ALCUNE OSSERVAZIONI SUL PROCESSO DEL LUTTO” di Otto Kernberg
  • INTRODUZIONE ALLA MOVIOLA DI VITTORIO GUIDANO
  • INTRODUZIONE AL LAVORO DI DANIEL SIEGEL
  • DALL’ADHD AL DISTURBO ANTISOCIALE DI PERSONALITÀ: IL RUOLO DEI TRATTI CALLOUS-UNEMOTIONAL
  • UNO STUDIO SUI CORRELATI BIOLOGICI DELL’EMDR TRAMITE EEG
  • MULTUM IN PARVO: “IL MONDO NELLA MENTE” DI MARIO GALZIGNA
  • L’EFFETTO PLACEBO COME PARADIGMA PER DIMOSTRARE SCIENTIFICAMENTE GLI EFFETTI DELLA COMUNICAZIONE, DELLA RELAZIONE E DEL CONTESTO
  • PERCHÈ L’EFFETTO PLACEBO SEMBRA ESSERE PIÙ DEBOLE NEL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO: UN APPROFONDIMENTO
  • BREVE REPORT SUL CONCETTO CLINICO DI SOLITUDINE E SUL MAGNIFICO LAVORO DI JT CACIOPPO
  • SULL’USO DEGLI PSICHEDELICI IN PSICHIATRIA: L’MDMA NEL TRATTAMENTO DEL DISTURBO POST-TRAUMATICO
  • LA LENTE PSICOTRAUMATOLOGICA: GLI ASSUNTI EPISTEMOLOGICI
  • PREVENIRE LE RECIDIVE DEPRESSIVE: FARMACOTERAPIA, PSICOTERAPIA O ENTRAMBI?
  • YOUTH IN ICELAND E IL COMUNE DI SANTA SEVERINA IN CALABRIA
  • FILTRO AFFETTIVO DI KRASHEN: IL RUOLO DELL’AFFETTIVITÀ NELL’IMPARARE
  • DIFFIDATE DELLA VOSTRA RAGIONE: LA PATOLOGIA OSSESSIVA COME ESASPERAZIONE DELLA RAZIONALITÀ
  • BREVE STORIA DELL’ELETTROSHOCK
  • TALVOLTA É LA RASSEGNAZIONE DEL TERAPEUTA A RENDERE RESISTENTE LA DEPRESSIONE NEI DISTURBI NEURODEGENERATIVI
  • LO STATO DELL’ARTE SUGLI EFFETTI DELL’ATTIVITÀ FISICA NEL PTSD (disturbo da stress post-traumatico)
  • DIPENDENZA DA INTERNET: IL RITORNO COMPULSIVO ON-LINE
  • L’EVOLUZIONE DELLE RETI NEURALI ASSOCIATIVE NEL CERVELLO UMANO: report sullo sviluppo della teoria del “tethering”, ovvero di come l’evoluzione di reti neurali distribuite, coinvolgenti le aree cerebrali associative, abbia sostenuto lo sviluppo della cognizione umana
  • COMMENTO A “PSICOPILLOLE – Per un uso etico e strategico dei farmaci” di A. Caputo e R. Milanese, 2017
  • L’ERGONOMIA COGNITIVA NEL METODO DI MARIA MONTESSORI
  • SUL COSTRUTTIVISMO: PERCHÉ LA SCIENZA DEVE RICERCARE L’UTILE. Un estratto da Terapia Breve Strategica di Paul Watzlawick e Giorgio Nardone
  • IN MORTE DI GIOVANNI LIOTTI
  • ALL THAT GLITTERS IS NOT GOLD. APOLOGIA DELLA PLURALITÀ IN PSICOTERAPIA ATTRAVERSO UN ARTICOLO DI LEICHSERING E STEINERT
  • COMMENTO A:  ON BEING A CIRCUIT PSYCHIATRIST di JA Gordon
  • KERNBERG: UN AUTORE IMPRESCINDIBILE, PARTE 2
  • IL PRIMATO DELLA MANIA SULLA DEPRESSIONE: “LA MANIA È IL FUOCO E LA DEPRESSIONE LE SUE CENERI”.
  • IL CESPA
  • COMMENTO A LUTTO E MELANCONIA DI FREUD
  • LA DEFINIZIONE DI SOTTOTIPI BIOLOGICI DI DEPRESSIONE FONDATA SULL’ATTIVITÀ CEREBRALE A RIPOSO
  • BORSBOOM: PER LA SEPARAZIONE DEI MODELLI DI CAUSALITÀ RELATIVI AL MODELLO MEDICO E AL MODELLO PSICHIATRICO, E SULLA CAUSALITÀ CIRCOLARE CHE REGOLA I RAPPORTI TRA SINTOMI PSICOPATOLOGICI
  • IL LAVORO CON I PAZIENTI GRAVI: IL QUADRO BORDERLINE E LA DBT
  • INTERNET ADDICTION, ALCUNI SPUNTI DAL LAVORO DI KIMBERLY YOUNG
  • EMDR: LO STATO DELL’ARTE
  • PTSD, UNA DEFINIZIONE E UN VIDEO ESPLICATIVO
  • FLASHBULB MEMORIES E MEMORIE TRAUMATICHE, UN APPROFONDIMENTO
  • NUOVA PSICHIATRIA, RDoC E NEUROPSICOANALISI
  • JACQUES LACAN, LA CLINICA PSICOANALITICA: STRUTTURA E SOGGETTO di Massimo Recalcati, 2016
  • DGR 29: alcune riflessioni su quello che sembra un passo indietro in termini di psichiatria pubblica
  • L’ATTUALITÀ DI PIERRE JANET: “La psicoanalisi”, di Pierre Janet
  • PSICOPATIA E AGGRESSIVITÀ PREDATORIA, LA VERSIONE DI GIOVANNI LIOTTI (da “L’evoluzione delle emozioni e dei Sistemi Motivazionali”, 2017)
  • LA GESTIONE DEL CONTATTO OCULARE IN PAZIENTI CON PTSD
  • MARZO 2017: IL CONSENSUS STATEMENT SULL’UTILIZZO DI KETAMINA NEI CASI DI DISORDINI DELL’UMORE APPARENTEMENTE NON TRATTABILI
  • IL CERVELLO TRIPARTITO: LA TEORIA DI PAUL MACLEAN
  • IL CIRCUITO DI RICOMPENSA NELL’AMBITO DEI PROBLEMI DI DIPENDENZA
  • OTTO KERNBERG: UN AUTORE IMPRESCINDIBILE
  • TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SULLE MNEMOTECNICHE (MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE)
  • LA CURA DEL SE’ TRAUMATIZZATO di Lanius e Frewen, 2017
  • EFFICACIA DI UN BREVE INTERVENTO PSICOSOCIALE PER AUMENTARE L’ADERENZA ALLE CURE FARMACOLOGICHE NELLA DEPRESSIONE
  • PSICOTERAPIE: IL DIBATTITO SU FATTORI COMUNI E SPECIFICI A CONFRONTO

IL BLOG

Il blog si pone come obiettivo primario la divulgazione di qualità a proposito di argomenti concernenti la salute mentale: si parla di neuroscienza, psicoterapia, psicoanalisi, psichiatria e psicologia in senso allargato:

  • Nella sezione AGGIORNAMENTO troverete la sintesi e la semplificazione di articoli tratti da autorevoli riviste psichiatriche. Vogliamo dare un taglio “avanguardistico” alla scelta degli articoli da elaborare, con un occhio a quella che potrà essere la psichiatria e la psicoterapia di “domani”. Useremo come fonti articoli pubblicati su riviste psichiatriche di rilevanza internazionale (ad esempio JAMA Psychiatry, World Psychiatry, etc) così da garantire un aggiornamento qualitativamente adeguato.
  • Nella sezione FORMAZIONE sono contenuti post a contenuto vario, che hanno l’obiettivo di (in)formare il lettore a proposito di un determinato argomento.
  • Nella sezione EDITORIALI troverete punti di vista personali a proposito di tematiche di attualità psichiatrica.
  • Nella sezione RECENSIONI saranno pubblicate brevi e chiare recensioni di libri inerenti la salute mentale (psicoterapia, psichiatria, etc.)

A CURA DI:

  • Raffaele Avico, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale,  Torino, Milano
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