• HOME
  • AREE TEMATICHE
    • #TRAUMA e #PTSD
    • #PANICO
    • #DOC
    • #TARANTISMO
    • #RECENSIONI
    • #INTERVISTE
  • PSICOTERAPIA
  • PODCAST
  • CHI SIAMO
  • POPMED
  • PER SUPPORTARE IL BLOG

Il Foglio Psichiatrico

Blog di divulgazione scientifica, aggiornamento e formazione in psichiatria e psicoterapia

3 June 2025

Ancora sul modello diagnostico “HiTop”

di Raffaele Avico

Abbiamo intervistato Simone Cheli sul modello HiTop, che è un modo nuovo di pensare alla diagnosi psicopatologica, basato su modelli dimensionali e gerarchici. Ne avevamo in passato già scritto su questo blog.

Questo modello risulta essere molto più articolato e complesso, e aggiunge alcune “lenti di interpretazione” e alcuni concetti-chiave utili a leggere meglio il comportamento e lo sviluppo del paziente.

In particolare, gli spectra aiutano a leggere alcuni aspetti psicopatologici e di comportamento, meglio inquadrandone la fenomenologia e il “modo” di esprimere -per quell’individuo- la sofferenza mentale.

Come si noterà nell’intervista, effettuata commentando l’immagine sopra riportata, che sintetizza il modello, esisterebbe secondo questo modello un fattore di vulnerabilità psicopatologica generale (il fattore P), e alcune macro-tendenze che l’individuo -stimolato o turbato da fattori ambientali,- metterebbe in atto: la tendenza a internalizzare il dolore psicologico (portandolo dentro o contro di sé), a esternalizzarlo (portandolo verso l’esterno o contro gli altri), a dissociarsene, a somatizzarlo o a sviluppare dei sintomi classicamente ritenuti “psicotici”.

I termini “internalizzante” o “esternalizzante”, riferiti al modo in cui gli individui esprimono il loro malessere psicologico, eravamo abituati a sentirli in relazione ai bambini: questi “spectra” ci portano a considerarli anche in relazione a figure adulte.

Il 21 luglio 2025, a Torino, ci sarà un convegno a tema organizzato da Unito insieme al San Raffaele di Milano, all’interno del quale lo stesso Simone Cheli sarà relatore.

Per il video dell’intervista e altro, qui.

Article by admin / Formazione / interviste

6 May 2025

NEUROCRIMINOLOGIA: ANNA SARA LIBERATI

di Raffaele Avico

Per POPMed, un’intervista a Anna Sara Liberati, neurocriminologa. Qui il suo sito. Anna Sara ci ha fornito anche una corposa bibliografia, insieme ad altri spunti.

QUI l’intervista.

Tutte le interviste raccolte su questo blog sono qui raggiungibili.


NB Sul blog sono presenti alcuni “serpenti di articoli” inerenti disturbi specifici. Dal menù è possibile aggregarli intorno a 4 tematiche: il disturbo ossessivo compulsivo (#DOC), il disturbo di panico (#PANICO), il disturbo da stress post traumatico (#PTSD) e le recensioni di libri (#RECENSIONI)

Article by admin / Generale, Formazione / interviste

29 April 2025

INTRODUZIONE AL LAVORO DI FLAVIO CANNISTRÀ

di Raffaele Avico

Per POPMed, sbbiamo chiesto a Flavio Cannistrà di chiarirci le “basi” teoriche della psicoterapia a seduta singola: Flavio ci ha spiegato da dove viene questo approccio, chi l’ha teorizzato, come si svolge un lavoro clinico impostato in questo modo e ci ha fornito alcune indicazioni di approfondimento (che riportiamo in calce).

Approcciarsi a un paziente in questo modo significa dare valore e importanza a ogni singolo incontro: Cannistrà ci ricorda che “una singola seduta” è statisticamente il dato che più ricorre tra chi si approcci alla psicoterapia.
Partendo da questo assunto, l’approccio a seduta singola sviluppa un metodo che pensa al paziente come ad un soggetto attivo, saldamente alleato con il/la terapeuta, in grado di fare molto lavoro anche “in autonomia”. Sempre di Cannistrà, abbiamo anche recensito di recente questo saggio.

Vi invitiamo a dare un’occhiata anche alla scuola fondata di Cannistrà insieme a Federico Piccirilli, a questo sito.

Di seguito la bibliografia consigliataci da Cannistrà, per chi volesse approfondire:

  1. Bennett, S. D., Myles-Hooton, P., Schleider, J. L., & Shafran, R. (Eds.) (2022). The Oxford Guide to Brief and Low Intensity Interventions for Children and Young People. Oxford University Press.
  2. Cannistrà, F. & Hoyt, M. F. (2025). Single Session Therapies. Why and How One-At-A-Time Mindsets are Effective. Routledge.
  3. Cannistrà, F. & Piccirilli, F. (2018). Terapia a seduta singola. Principi e pratiche. Giunti.
  4. Hoyt, M. F. & Cannistrà, F. (2023). Conversazioni di terapia breve. EPC.
  5. Hoyt, M. F. & Talmon, M. (2014). Capturing the moment. (tr. it. Terapia a seduta singola e servizi walk-in. Capturing the moment. CISU, 2018).
  6. Schleider, J. L., Zapata J.P., Rapoport, A., Wescott, A., Ghosh, A., Kaveladze, B., Szkody, E., & Ahuvia I. (2025). Single-session interventions for mental health problems and service engagement: umbrella review of systematic reviews and meta-analyses. Annual Review of Clinical Psychology, 21.
  7. Talmon, M. (1990). Single Session Therapy. Jossey-Bass (tr. it. Psicoterapia a seduta singola. Erickson, 1996).

Qui di seguito l’intervista, buona visione!

—-—-—-—-—

NB: “POPMED”, UNA NEWSLETTER DI AGGIORNAMENTO A TEMA “PSI”, A PAGAMENTO. Qui per iscriverti

Article by admin / Generale, Formazione / interviste

24 March 2025

INTERVISTA A MANGIASOGNI

di Raffaele Avico

PREMESSA: questa intervista a Mangiasogni è stata pubblicata su POPMED.INFO, un progetto di divulgazione scientifica di qualità in ambito di salute mentale.

Ciao Valerio, apprezziamo molto il tuo lavoro e vorremmo porti alcune domande per delineare meglio il tuo intento divulgativo e approfondire alcuni concetti che affronti. Partiamo. Per cominciare, potresti presentarti e raccontarci di cosa ti sei occupato negli ultimi anni?

Certo. Mi chiamo Valerio, e sono nato nel 1993 a Portogruaro, in provincia diVenezia. Dopo tanti anni tra band giovanili e politica locale, a gennaio 2019 ho deciso di aprire la pagina Instagram Mangiasogni, che nel frattempo è diventata il luogo dove condivido storie illustrate su tanti temi che mi appassionano, alcune di taglio più intimo e introspettivo, altre più di critica sociale e politica.
Seguiamo il tuo lavoro da tempo e notiamo come spesso racconti il passaggio all’età adulta e l’abbrutimento imposto dal tardo capitalismo. Cosa ti ha spinto a esplorare sempre più a fondo queste tematiche?
Direi che è stata un’evoluzione spontanea. Quando ho iniziato, nel 2019, ero un neolaureato 25enne che aveva appena trovato il lavoro “da adulti”, e volevo raccontare quello: il passaggio da una certa spensieratezza adolescenziale all’età adulta, con tutto ciò che ne deriva in termini di nuove responsabilità, solitudine, compressione del tempo libero. Poi, disegnando e scrivendo sempre di più, e ricevendo feedback dalle persone che iniziavano a seguirmi, ho iniziato a chiedermi come mai così tanti miei coetanei avvertissero la stessa sensazione di smarrimento. E così ho provato ad ampliare lo sguardo, non più solo alle emozioni che ciascuno prova in determinati momenti della storia o della propria vita, ma alle cause sistemiche alla radice di questa situazione.
Abbiamo recensito qui il tuo libro: ci racconti come è nato e qual è stato l’intento che ti ha spinto a scriverlo?
Il libro nasce da un desiderio sempre più forte di poter raccontare storie e mandare messaggi in modo diverso dall’iper-velocità e superficialità tipica dei social media. Oggi questo è un tema sempre più caldo, ma a me tormenta già da molto: le storie che condivido sui social sono spesso lunghe, complesse, fin troppo ricche di testo, e hanno sempre tradito una mia insofferenza a quel modo di raccontare, acuita poi dallo spostamento verso la dimensione del reel o short-form content. E così è nato “Niente come prima”, la storia di Edoardo e Rebecca: un romanzo per dire cose che avrei potuto dire in un saggio o un libro non-fiction, ma che volevo vivessero attraverso le vite e i dialoghi di due 25enni di oggi, non diversi da noi, dal nostro vicino, dal collega di lavoro, dal figlio o la figlia.
Negli ultimi tempi abbiamo percepito un tono sempre più critico nei confronti della content economy e del tuo rapporto con l’algoritmo di Instagram, insomma, delle dinamiche che regolano il lavoro dei creator. Ci racconti la tua esperienza?
Inizierei dicendo che il mio rapporto con l’algoritmo è sempre stato conflittuale. Ho avuto delle belle soddisfazioni, è vero, ma per i temi che ho sempre trattato, e il modo con cui lo faccio, sono stato spesso penalizzato con shadowban e ripercussioni simili. Diciamo che mi è sempre stato chiaro che la pagina di Mangiasogni non è veramente mia, ma è uno spazio gentilmente concessomi da altri, che hanno un potere assoluto di vita e di morte. Questo è stato ancora più evidente quando dall’alto è stato imposto lo spostamento verso i video. Il modello è chiaramente quello della Burnout Economy, dove i creator devono postare tantissimo, sempre, sempre meglio, inseguendo ogni trend, per non finire nel dimenticatoio. Per questo ho iniziato a sentire l’esigenza di spazi che fossero più miei, come i libri, il sito, la newsletter, gli eventi nel mondo reale.
Hai parlato recentemente di un progressivo allontanamento dal mondo delle piattaforme. Cosa intendi esattamente e cosa ti ha portato a sviluppare questa posizione sempre più polemica nel tuo lavoro divulgativo?
Il tema mi ha appassionato sempre di più man mano che mi addentravo nelle contraddizioni dell’economia dell’attenzione. Come utente ho iniziato a soffrire il modo in cui spendevo il mio tempo, perso tra contenuti senz’anima e spesso privi di ogni valore, e questo ha imposto delle riflessioni anche sulla mia attività da Creator. L’economia dei social media vive dell’attività dei Creator, che con il loro lavoro sperano di avere bei numeri, collaborazioni, inviti a podcast… se loro non creassero non ci sarebbe nulla da vedere, e i proprietari delle piattaforme dovrebbero inventarsi altro per catturare il nostro tempo. Una cosa che secondo me hanno già visto anche loro: Connor Hayes di Meta ha annunciato che un obiettivo chiave della sua azienda sarà introdurre utenti e Creator che in realtà saranno bot AI. Probabilmente così riusciranno a prevenire possibili fughe dei Creator. Per tutti questi motivi, che secondo me vengono ancora prima delle collocazioni politiche dei vertici aziendali dopo le varie elezioni, penso sia sempre più necessario ricominciare a immaginare internet oltre e dopo le piattaforme. Parliamo di una delle infrastrutture più importanti della storia umana, ed è un peccato lasciarla nelle mani di pochissime, potentissime, miliardarissime mani. Questo passaggio però richiede uno sforzo congiunto di Creator e utenti: i Creator devono avere il coraggio di vedere un mondo oltre, gli utenti devono avere la forza di uscire da una fruizione di contenuti gratuita, iper-accessibile, frenetica e “brainrottante”
Restando in tema di piattaforme e Internet, oggi assistiamo a una polarizzazione estrema: da un lato gli apocalittici, dall’altro gli entusiasti. Tu dove ti collochi? E quale ruolo credi abbia l’infrastruttura mediatica in cui siamo immersi nel determinare lo stato mentale e il benessere psicologico degli individui? Alcuni sostengono che lo strumento sia neutrale e che tutto dipenda dall’uso che ne fa il singolo. Sei d’accordo?
Tra quei due estremi, direi gli apocalittici! La trasformazione a cui stiamo assistendo non va assolutamente sottovalutata. Le nostre vite ormai sono diventate ibride, con la componente online che ha avuto un ruolo sempre più importante fino a quasi diventare centrale. Internet è così ben inserito nelle nostre vite che ci accorgiamo della sua esistenza solo quando manca, per qualche motivo. Non possiamo non prenderci cura di questo aspetto e di tutto ciò che vi ruota attorno. Lo ripeto perché è importante: ad oggi internet è centralizzato, a scopo di lucro, nelle mani di pochissimi, che in questo momento storico hanno anche tutti la stessa collocazione politica. Quindi no, non sono d’accordo sul fatto che lo strumento sia neutrale. Lo strumento è nelle salde mani di corporation a scopo di lucro, che fanno dell’estrazione di tempo, attenzione e dati personali il loro core business, che premiano i creator in base a quanto riescono a tenere le persone incollate sullo schermo, spesso usando indignazione, rabbia e polarizzazione come esche per portarci e tenerci sugli schermi. Non c’è niente di neutrale in tutto questo, e per quanto sicuramente l’utente possa responsabilizzarsi verso condotte più virtuose e consapevoli, di certo le piattaforme social non sono esenti da responsabilità.
Ci racconti come ti prendi cura della tua salute mentale?
Innanzitutto, compatibilmente con i ritmi del lavoro e della vita, provo ad avere attenzione per le mie energie e il mio tempo, coltivando gli affetti e provando a non sovraccaricarmi troppo – non ci riesco spesso, anzi. In questo, anche il rapporto con i device fa la sua parte: ho già eliminato le serie TV e il binge watching dalla mia vita, e spero di avere presto un rapporto migliore con lo smartphone, magari per passare più tempo all’aperto. Su questo sto sperimentando sempre più spesso l’utilizzo di un cosiddetto dumb phone, ovvero un vecchio Nokia del 2008 di mio fratello, o lo sviluppo di un PC che possa solo accendersi e scrivere, sostanzialmente una macchina da scrivere digitale e portatile. Poi ovviamente ho seguito un percorso di terapia, un’esperienza che consiglio a chiunque ne abbia la possibilità, e che spero possa essere prestissimo per tutte le tasche.
Per concludere, ci suggeriresti alcuni spunti di riflessione? Libri, film o qualsiasi altra cosa che pensi possa arricchire chi ci segue.
Sicuramente consiglierei “Scansatevi dalla luce”, di James Williams, che fornisce un’interessante panoramica sull’economia dell’attenzione. Sempre come libro c’è “Riavviare il sistema” di Valerio Bassan, bella riflessione sulla storia di internet e la sua trasformazione nel tempo, con l’avvento delle piattaforme – non solo social, ma anche streaming, delivery ecc… in generale poi anche YouTube ha valide risorse sul punto, magari anche sul concetto di enshittification, legato proprio all’evoluzione delle piattaforme una volta che queste hanno preso pieno controllo di internet.

—-—-—-—-—

NB: “POPMED”, UNA NEWSLETTER DI AGGIORNAMENTO A TEMA “PSI”, A PAGAMENTO. Qui per iscriverti

Article by admin / Generale, Aggiornamento / interviste

2 December 2024

SISTEMI MOTIVAZIONALI, EMOZIONI IN CLINICA, LIOTTI: UN APPROFONDIMENTO (E UN’INTERVISTA A LUCIA TOMBOLINI)

di Raffaele Avico

Abbiamo intervistato Lucia Tombolini, psichiatra e docente, storica collaboratrice di Giovanni Liotti, a proposito dei Sistemi Motivazionali Interpersonali (SMI).

Quello che ne è emerso è un ottimo dialogo per chi voglia meglio comprendere questa “lente” interpretativa su diversi fenomeni clinici.

L’intervista è raggiungibile a questo link.

La Teoria dei Sistemi Motivazionali è potenzialmente in grado di “superare” (o almeno di affiancare) la prospettiva pulsionale che Freud aveva pensato come “basale” nel funzionamento psichico.
Per Freud le pulsioni erano “rappresentanti” del corpo entro il “reame” della mente, fenomeni psicologici direttamente derivanti dal corpo, elementi di “confine” tra il somatico e la psiche: la psicologia di un individuo sarebbe stata, per Freud, “determinata” dalla forma della loro “organizzazione”.
Parliamo invece, con i Sistemi Motivazionali, di un insieme di comportamenti a base innata che si sviluppano fin dalla vita intrauterina, “regali” dell’evoluzione in grado di muovere il soggetto a comportamenti e relazioni, fin dalla sua nascita. Per una introduzione generale alla Teoria dei Sistemi Motivazionali interpersonali, si veda qui.

Integriamo l’intervista a Lucia Tobolini con un riferimento al tema delle emozioni, viste alla luce della teoria degli SMI.

Le emozioni potrebbero essere lette, usando questa lente, come “segnali” di attivazione di particolari SMI. Quando c’è un’emozione che si “staglia” dal fondo, è utile per uno psicoterapeuta chiedersi: “qual è il Sistema Motivazionale Interpersonale attivato in relazione ad essa”? Quando infatti questo stesso SMI avesse trovato un suo “compimento”, spesso osserveremmo un risolversi dell’emozione stessa, come se le emozioni avessero una “funzione di segnale” per qualcosa riguardante i Sistemi Motivazionali. Pensiamo per esempio all’ansia da separazione/paura nei bambini piccoli, che si attiva in concomitanza con la minaccia di un attaccamento interrotto, e si risolve quando l’attaccamento è (anche solo “virtualmente”) rispristinato: in questo caso l’emozione è un segnale, un segno dell’attivazione di un particolare SMI. E la stessa cosa vale anche per le altre emozioni.

Un approfodimento su questi temi lo troviamo proprio sul prima citato “L’evoluzione delle emozioni e dei sistemi motivazionali” a cura di Liotti, Fassone e Monticelli: ne riportiamo qui di seguito un estratto, incentrato proprio sul tema emozioni e SMI (da pag. 162 a pag. 170), scritto da Giovanni Liotti -come sempre geniale.


—————
Sistemi motivazionali e psicopatologia dei disturbi emozionali

Per illustrare il contributo della TEM alla comprensione delle emozioni che caratterizzano la psicopatologia, ci soffermeremo sui casi in cui l’emozione appare sregolata per intensità e frequenza, esaminando i casi dell’ansia, della tristezza, della colpa, della vergogna e della collera.

[…]

Ansia

Se si esamina la più comune emozione che compare all’interno dei disturbi psicopatologici, l’ansia, alla luce della Teoria Evoluzionistica della Motivazione, si nota che la sua definizione elementare e classica – paura senza oggetto – appare discutibile. La TEM, infatti, induce a riconoscere sempre l’oggetto della paura in un ostacolo o una minaccia al conseguimento della meta di uno dei sistemi motivazionali. Per esempio l’ansia da separazione, sintomo caratteristico di disturbi agorafobici e claustrofobici, è spesso riconducibile alla percezione cosciente o inconscia di un ostacolo al raggiungimento della meta del sistema di attaccamento (la vicinanza protettiva a una fonte di aiuto e conforto quando, per qualsiasi motivo, ci si senta vulnerabili e soli: Bowlby, 1972). L’ansia da separazione andrebbe allora considerata, con maggiore precisione, come paura dell’inaccessibilità o della perdita delle figure di attaccamento, e come paura della solitudine. Pure riconducibili al sistema di attaccamento sono l’ansia generalizzata e l’ansia ipocondriaca, quando i problema cruciale sembra essere non soltanto la rappresentazione di un rischio (di un qualsiasi danno oppure di una malattia) ma anche o soprattutto la resistenza ad accettare il conforto che figure d’attaccamento (familiari, amici, medici) tentano di offrire nella forma di rassicurazione circa l’inesistenza o l’improbabilità del rischio temuto. Ben diverso è il caso dell’ansia sociale, dove l’ostacolo (l’oggetto della paura riguarda il conseguimento della meta di rango caratterizzante l’attivazione del sistema competitivo (agonistico). L’ansia sociale dovrebbe dunque essere meglio definita come paura di subire un giudizio negativo che compromette l’aspirazione a mantenere o incrementare il rango sociale percepito. Altri tipi di paura abnorme, come quelli che caratterizzano i disturbi correlati allo stress post-traumatico (fra i quali molti esperti considerano anche i disturbi borderline e dissociativi: Liotti, Farina, 2011) e quelli che possono apparire nel corso dei deliri di persecuzione, sono riconducibili soprattutto alle operazioni del sistema di difesa per la sopravvivenza (vedi capitolo 3), non principalmente ai sistemi di attaccamento e di rango.

Non è infrequente che alcuni tipi di ansia abbiano come oggetto ostacoli al conseguimento delle mete di due o più sistemi motivazionali. Per esempio, il panico è non di rado riconducibile all’esperienza di paura senza soluzione tipica dell’attaccamento disorganizzato (Cassidy, Mohr, 2001). Nell’attaccamento disorganizzato esiste una tensione abnorme fra i sistemi di attaccamento e di difesa per la sopravvivenza (vedi capitolo 3), tale che coesistono paura di danneggiamento da parte della figura di attaccamento e paura di perderne la vicinanza protettiva così che non è possibile né cercare prossimità né fuggire (Liotti, Farina, 2011). Nel conflitto fra questi due sistemi motivazionali si apre la possibilità di gravi processi dissociativi, nei quali il sistema di difesa per la sopravvivenza contribuisce in particolare alla depersonalizzazione (Liotti, Farina, 2011).

Tristezza

I tre sistemi motivazionali chiamati in causa per comprendere i tipi più comuni di paura abnorme sono anche quelli più spesso coinvolti nelle diverse forme di dolorosa angoscia, tristezza e malinconia che compaiono in numerosi disturbi psicopatologici. Quando è coinvolto principalmente il sistema di attaccamento, la forma assunta dall’esperienza emozionale è quella della tristezza per la perdita, ben diversa anche fenomenologicamente dalla tristezza per la sconfitta o il fallimento, caratteristica dell’implicazione prevalente del sistema agonistico. Un’analisi attenta delle posture e dei resoconti dell’esperienza soggettiva permette poi di differenziare da queste due la forma di accasciamento emozionale legata al sistema di difesa per la sopravvivenza. Quest’ultima si palesa come sentimento diffuso ed estremo d’impotenza, riconducibile all’attivazione progressiva del nucleo dorsale del vago nel processo che conduce alla finta morte (feign death: vedi capitolo 1; vedi anche Porges, 2007 e Seligman, 1975).

É degno di nota che paura e tristezza (ansia e depressione se si preferisce la terminologia corrente in psicologia clinica e psichiatria) sono spesso associate fra loro con emozioni esperite in maniera abnorme (soprattutto collera etero- o autodiretta, vergogna e colpa) in diversi disturbi psicopatologici. La TEM permette di studiare queste associazioni di emozioni in ogni sindrome clinica a partire dall’ipotesi che esse siano coordinate dallo stesso sistema motivazionale e ne riflettano la tipica sequenza operativa. Per esempio, si può prevedere che la tristezza per la perdita si coniughi più facilmente al timoroso sentimento di vulnerabilità conseguente alla solitudine percepita (sistema di attaccamento) in un dato paziente, mentre la tristezza per sconfitta o fallimento sia più probabilmente legata, in un altro, alla paura del giudizio sociale negativo e alla vergogna (sistema agonistico).

Vergogna e colpa

Vergogna e colpa, che sono entrambe presenti in molti disturbi psicopatologici, sono state e sono ancora oggetto di importanti indagini e di controversie negli studi teorici ed empirici riguardanti la psicopatologia. È ben nota la divergenza fra le teorie psicoanalitiche classiche che attribuiscono un ruolo cruciale alla colpa seguendo la concezione freudiana del Super-lo, e la Psicologia del Sé (Kohut, 1971) che tende a considerare più importante la vergogna almeno nella genesi dei disturbi psicopatologici più gravi (per una sintesi recente degli argomenti di questa controversia, si può consultare il terzo capitolo del libro di Aron e Starr, 2013). Kohut (1971) considera la vergogna come un sentimento diffusivo che può espandersi a tutto il Sé annichilendolo, mentre la colpa è un sentimento più maturo che si manifesta in fasi più avanzate dello sviluppo della personalità, ed è conseguenza di singole contravvenzioni a specifiche proibizioni morali. Secondo Kohut (1971) le personalità narcisistiche non hanno sviluppato una struttura superegoica adeguata, e quindi non sperimentano sentimenti di colpa anche se possono descrivere le loro esperienze di vergogna in termini di elevati ideali morali. La fondamentale idea che la vergogna tende a essere sperimentata come pervasiva dell’esperienza di sé mentre la colpa è contestualizzabile nell’ambito di specifiche trasgressioni trova un corrispettivo nella discriminazione fra le due emozioni suggerita cal cognitivismo clinico: la vergogna si basa sulla convinzione (belief) di essere globalmente “sbagliati” o “fatti male”, mentre la colpa è basata sulla credenza di aver fatto qualcosa di male o di sbagliato.
La ricerca empirica sulle differenze fra vergogna e colpa sembra offrire sostegno alla tesi di Kohut: una meta-analisi di numerosi studi (Kim, Thibodeau, Jorgensen, 2011) dimostra che l’associazione dei sintomi depressivi con la vergogna è significativamente superiore rispetto a quella con la colpa. Tuttavia, nello stesso studio meta-analitico sono presenti considerazioni riguardanti il rischio che un’inadeguata discriminazione concettuale fra vergogna e colpa renda vano il tentativo di indagare sia sul diverso ruolo patogeno delle due emozioni, sia sui processi mentali che le rendono abnormi per intensità, durata e contesto

di comparsa. Nell’articolo di Kim, Thibodeau e Jorgensen (2011) si legge che l’associazione dei sintomi depressivi con la vergogna cessa di essere significativamente diversa dall’associazione con la colpa quando si considerano due varianti di colpa disadattativa: la colpa causata da un esagerato senso di responsabilità per eventi incontrollabili, e la colpa generalizzata liberamente fluttuante (cioè non riferibile ad alcun contesto specifico). L’identificazione di diversi tipi di colpa crea problemi per la differenziazione fra vergogna e colpa negli studi empirici di psicopatologia, tanto più che sono state descritte, per lo più su basi cliniche, numerose varianti del sentimento di colpa: colpa edípica, colpa da separazione e slealtà, colpa del sopravvissuto, colpa da senso di responsabilità onnipotente e colpa maligna (self-hate guilt), colpa deontologica e colpa altruistica (definite in O’Connor, Berry, Weiss et al., 1997; Mancini, 2008). Il problema posto al ricercatore dalla difficoltà di discriminare fra la vergogna e alcune varianti della colpa può essere illustrato con un esempio. La colpa maligna e la colpa liberamente fluttuante potrebbero apparire difficilmente distinguibili dalla vergogna perché come quest’ultima sono emozioni diffusive che invadono ampiamente l’esperienza di sé e dunque, diversamente dalla colpa per trasgressioni a specifiche interdizioni morali, non sono facilmente contestualizzabili.

A nostro avviso, la TEM permette di discriminare sempre fra vergogna e colpa in modo particolarmente efficace, risolvendo il suddetto problema. Secondo la TEM, la vergogna è un’emozione tipica del sistema agonistico, anche se potrebbe manifestarsi nel sistema sessuale nella forma mitigata del pudore e, in forma estrema, nel sistema affiliativo come conseguenza dell’espulsione dal gruppo. La colpa, invece, non è tipica di alcun sistema motivazionale, e può manifestarsi in un buon numero di essi: nel sistema di accudimento (dove accompagna o segue il disattendere alle richieste di cura e stimola il rispondere), nel sistema cooperativo (dove frena la slealtà verso i partner con cui ci si è impegnati in un’impresa congiunta), nel meccanismo che inibisce la violenza intraspecifica (vedi la descrizione del MIV nel capitolo 3), e nel sistema affiliativo (dove scoraggia il persistere nella trasgressione alle norme del gruppo).
Nel normale funzionamento del sistema di attaccamento, la comparsa di colpa e vergogna non offrirebbe invece, almeno nei primi due anni di vita in cui il sistema è particolarmente attivo, alcun vantaggio evoluzionistico in termini di raggiungimento della meta adattativa. Per questa ragione, colpa e vergogna devono attendere la maturazione di sistemi diversi da quello di attaccamento per diventare facilmente osservabili nel bambino. Soltanto quando, durante il terzo anno di vita, si possono attivare, insieme a quello di attaccamento, altri sistemi motivazionali (nei quali colpa e vergogna rivelano le proprie finalità evoluzionisticamente adattative) le due emozioni si possono talora osservare, frammiste a quelle di attaccamento, durante le interazioni fra bambino e caregiver.

Il vantaggio adattativo della colpa è evidente: essa muove alla riconciliazione e dunque contribuisce a salvaguardare relazioni sociali dotate di alto valore evoluzionistico. Il valore evoluzionistico della vergogna può sembrare a prima vista meno evidente, ma diviene chiaro se si considera la dinamica dei segnali di sottomissione e di dominanza durante le contese per il rango sociale. Quando la sfida e l’aggressività reciproca fra due contendenti, che caratterizzano le prime fasi operative del sistema agonistico, cominciano a dimostrare la forza superiore di uno dei due, nell’altro si attiva un automatismo psicobiologico che inibisce il comportamento aggressivo. Questo automatismo è noto come subroutine di resa, o di sottomissione, del sistema agonistico. Nella subroutine di resa il tono muscolare, fino a quel momento molto alto per permettere le condotte aggressive, si riduce bruscamente. Il sangue, che era stato richiamato nei muscoli per nutrirli durante lo sforzo competitivo, defluisce rapidamente verso i visceri e soprattutto verso la cute, donde il rossore tipico della vergogna. L’andare verso l’antagonista a testa alta e schiena dritta, per colpirlo, si arresta in una sorta di accenno di fuga (fuga invertita, nella terminologia degli etologi) e si trasforma in uno dei possibili segnali di resa. Lo sconfitto evita lo sguardo del vincitore a segnalare che cessa di attaccarlo, china il capo e persino si prostra, oppure si getta sul dorso e alza nel vuoto gli arti, a mitare la posizione di una preda sul punto di essere uccisa. Allo stesso tempo anche il vincitore cessa l’attacco, e pur mantenendo la postura dell’agressione vincente (spalle alzate, mento in alto) rivolge nel vuoto la tensione aggressiva residua: può emettere, per farlo, una sorta di urlo di trionfo rivolto verso il cielo, può correre brevemente sul terreno dell’agone, o colpire con i pugni il proprio torace invece dell’avversario sconfitto, come fanno i gorilla. E questa la subroutine di trionfo, detta anche di dominanza, del sistema agonistico che viene spontaneo collegare, quando la osserviamo in un animale, a un’emozione simile all’orgoglio umano. La vergogna, invece, è l’emozione che altrettanto spontaneamente colleghiamo all’incipiente subroutine di resa che apre la strada ai segnali di sottomissione.

L’essenziale valore evoluzionistico legato alla capacità di formare gruppi sociali coesi dipende dunque anche dalla capacità di manifestare vergogna, avviando con i corrispondenti comportamenti la costruzione di gerarchie sociali primordiali basate su rapporti di dominan-za-subordinazione (Trower, Gilbert, 1989). Tali tipi di gruppo sociale sommano in sé i vantaggi dell’orientamento univoco (indicato dal do-minante) e dell’unione delle forze di molti. L’esistenza di gerarchie di rango riduce la conflittualità interna fra i membri del gruppo, e apre la strada all’evoluzione di forme diverse di gruppo sociale, meno rigidamente gerarchiche e più orientate alla collaborazione (vedi il tema del sistema di affiliazione umano nel capitolo 4).

La TEM permette dunque una chiara distinzione fra le emozioni di colpa e vergogna attraverso l’analisi degli scopi finali che l’individuo persegue nel momento del loro manitestarsi (rispettivamente, riparazione di una relazione per la colpa, e riconoscimento della maggiore forza o competenza di un altro membro del gruppo per la vergogna).

Quest’analisi è facilitata dall’osservazione dei comportamenti e dei fenomeni corporei che accompagnano le due emozioni: posture chine, evitamento dello sguardo diretto, lieve allontanamento dall’altro e rossore nel caso della vergogna; avvicinamento benevolo con postura eretta e sguardo rivolto all’altro nel caso della colpa.

Si potrebbe opinare che una tale scrupolosa discriminazione tra colpa e vergogna non è clinicamente indispensabile, argomentando che le due emozioni si manifestano spesso insieme in diversi disturbi psico-patologici, e sono riconducibili a percezioni negative di sé che hanno molti aspetti in comune. A queste argomentazioni, la TEM oppone solidi controargomenti. È vero che le percezioni di sé durante le manifestazioni congiunte di colpa e vergogna si sovrappongono e rendono difficile la discriminazione tre vedue emozioni, ma no os per ke rappresentazioni dell’altro, e quindi di sé-con-l’altro Nella colpa il Sè è rappresentato come responsabile di un danno che ha causato all’altro o alla relazione con l’altro, quindi come dotato di forze, competenze o risorse pari o superiori a quelle dell’altro, altrimenti non avrebbe potuto recargli danno. Nella vergogna, invece, la rappresentazione dell’altro è caratterizzata dalla riconosciuta superiorità, quanto meno sul piano etico, e la rappresentazione di sé da un’ inferiorità meritevole di giudizio morale negativo e persino di disprezzo. In altre parole, chi prova vergogna si sente inferiore e tendenzialmente impotente, mentre chi prova colpa si sente responsabile e abbastanza “forte” da poter-causare danno. Quanto poi al motivo per cui le due emozioni di colpa e vergogna e le due corrispondenti rappresentazioni tendono apparentemente a sovrapporsi, la TEM lo rintraccia nel confondersi quasi simultaneo di due contesti relazionali e motivazionali che però restano diversi fra loro. Per esempio, un paziente in psicoterapia che racconti di aver tradito qualcuno che ama, mentendogli, prova durante il racconto colpa verso la persona amata, e vergogna di fronte al giudizio negativo che si aspetta formarsi nella mente del terapeuta. E probabile che un terapeuta attento soprattutto alle dinamiche relazionali e motivazionali in cui è personalmente coinvolto durante lo scambio clinico noti soprattutto o soltanto la vergogna del paziente, e intervenga su quella. Un terapeuta portato a esplorare le narrazioni e le dinamiche intrapsichiche del paziente piuttosto che la relazione terapeutica in corso forse noterebbe, di fronte allo stesso racconto, soltanto la colpa. Un clinico che cerchi guida nella TEM noterebbe entrambe le emozioni, contestualizzate in due simultanee rappresentazioni di sé-con-l’altro: quella in corso e che coinvolge il terapeuta (dove affiora la vergogna), e quella con la persona amata e ingannata che il paziente sta rievocando (dove affiora la colpa). Il vantaggio clinico sta nella possibilità di esplorare, nella sequenza che appare più opportuna (di regola, prima la colpa e poi la più paralizzante vergogna), entrambi gli ambiti di esperienza e significato.

Collera

La collera compare normalmente nelle sequenze emozionali tipiche di diversi sistemi motivazionali. Nel sistema di attaccamento essa appare nella forma di protesta contro l’incipiente allontanamento della figura di attaccamento, ed è finalizzata a impedirlo. Nel sistema di accudimento il fine della collera è scoraggiare in modo rapido ed energico la persona che si vuole proteggere dal compiere azioni dannose o pericolose, come segnalato nello scritto di Bowiby (1984) di cui il capitolo 3 ha offerto una sintesi. La collera appare nel sistema agonistico durante le prime fasi della contesa per il rango, e si manifesta come aggressività ritualizzata il cui scopo è ottenere la resa dell’an-

tagonista senza danneggiarlo seriamente (vedi i capitoli 1e 3). Una

forma primordiale e violenta di collera accompagna la fase di attacco del sistema di difesa per la sopravvivenza, dove l’aggressività non è ri-tualizzata ma volta a danneggiare o uccidere. E importante ricordare che l’aggressività, altrettanto distruttiva, del sistema predatorio non è accompagnata da collera (vedi capitolo 3). Infine, stati mentali e condotte alla cui genesi contribuiscono i sistemi motivazionali di ordine superiore, inducendo modificazioni nella collera e nell’aggressività che caratterizzano le operazioni di sistemi più arcaici, sono la gelosia, l’invidia e il sarcasmo.

La causa più frequente di manifestazioni abnormi per intensità e durata della collera eterodiretta è certamente il deficit, transitorio e contesto-dipendente ovvero più stabile, della funzione regolatrice esercitata dai sistemi motivazionali di ordine superiore su quelli evoluzionisticamente più antichi. Tale deficit può conseguire a variabili genetiche e temperamentali, ma probabilmente è più spesso conseguente a tensioni dinamiche abnormi fra sistemi motivazionali come quelle fra attaccamento e ditesa per la sopravvivenza che caratterizzano l’attaccamento disorganizzato (capitolo 3; Liotti, 2014a).

Più complessa è la genesi della collera rivolta verso se stessi. Per rivolgere verso di sé collera e aggressività, è anzitutto necessario che esista la capacità di un dialogo interiore a sostegno della coscienza di sé estesa nel tempo (Damasio, 2010), ovvero a sostegno della descrizione narrativa dell’identità personale. Secondo la TEM, in assenza di tale capacità (che ovviamente manca negli animali e non è sviluppata nei piccoli umani fino al terzo anno di vita) collera e aggressività so-no, per regola di adattamento darwiniano, sempre eterodirette. Data l’esistenza della capacità di dialogo interiore, particolari contesi interpersonali e specifici processi mentali devono intervenire nel corso dello sviluppo della personalità perché collera e aggressività possano essere rivolte verso di sé, rompendo la regola evoluzionistica che le vuole eterodirette. Alcune ipotesi sui contesti interpersonali e sui processi mentali capaci di dirigere su di sé collera e aggressività sono stare discusse nella parte finale del capitolo 3 (pp. 85-86).

COMMENTO

Liotti era un bowlbiano convinto e aveva in mente, pensando alla clinica, la Teoria dell’Attaccamento, sapeva di come i bambini esprimono emozioni a partire da “mandati” evoluzionistici, pre-cognitivi, assolutamente innati. Una parte del suo lavoro è stata incentrata sul comprendere come questi mandati si attivano e funzionano nel rapporto di un paziente con il suo terapeuta, o all’interno della vita di un bambino che poi diventa uomo. Pressoché tutti i comportamenti di un bambino possono essere letti a partire dalla lente “sistemi motivazionali”: i problemi insorgono quando questi mandati non trovano “soddisfazione“, o non sono “attivabili”.

Un noto test proiettivo riguardante i bambini in età prescolare, l’MCAST, permette di simulare delle situazioni critiche per osservare quanto e in che modo il bambino attivi i suoi sistemi motivazionali (in particolare il sistema di attaccamento), e come questi trovino il loro compimento.

Nella vita di un adulto, di fronte a situazioni di minaccia, o in altri numerosi frangenti, i Sistemi Motivazionali si attivano e cercano una loro meta: le emozioni ci raccontano di come questa “traiettoria”, questa teleologia, si sviluppi e trovi una sua chiusura.

La cosa importante da tenere in considerazione è che molte delle emozioni portate da un paziente durante una psicoterapia, possono essere rilette a partire da questa prospettiva.
Come sottolinea Liotti, per esempio, un attacco di panico o una forte ansia a riguardo del corpo potrebbero essere riletti come un sistema di attaccamento attivato che non trova un suo compimento (avevamo qui scritto a proposito di una lettura del panico come ansia da separazione estrema, di fronte a una minaccia di “rottura di un attaccamento”): non sarebbe tanto il problema in sé l’oggetto della minaccia, quanto il terrore relativo al percepirsi -in questo- isolati (cito testualmente Liotti: “Per esempio l’ansia da separazione, sintomo caratteristico di disturbi agorafobici e claustrofobici, è spesso riconducibile alla percezione cosciente o inconscia di un ostacolo al raggiungimento della meta del sistema di attaccamento (la vicinanza protettiva a una fonte di aiuto e conforto quando, per qualsiasi motivo, ci si senta vulnerabili e soli: Bowlby, 1972). L’ansia da separazione andrebbe allora considerata, con maggiore precisione, come paura dell’inaccessibilità o della perdita delle figure di attaccamento, e come paura della solitudine”). Il passaggio è abbastanza importante, perché sposta l’attenzione dal sintomo a qualcosa di più relazionale e primevo, elemento causale che spesso viene facilmente accettato e riconosciuto dal paziente come plausibile e “naturale”. Inoltre ci fa riflettere su quanto gli aspetti relazionali, in clinica e fuori da essa, rappresentino un elemento centrale: non sarebbe tanto cosa dice una terapeuta a una suo paziente a fare la differenza, ma come risponda alle richieste implicite messe in atto dal paziente a livello dei sistemi motivazionali, quanto il terapeuta sappia rispondere a un sistema di attaccamento attivato in un paziente spaventato, quanto sappia porsi in modo cooperativo in altri frangenti, etc.

Su quest’ultimo punto convergono d’altronde molti filoni di studi in ambito psicoanalitico, il che ci racconta -ancora una volta-  di come Liotti abbia saputo integrare in sé visioni diverse, approcci teorici differenti, sempre più convergenti, alla ricerca di un “denominatore comune” in psicoterapia.

Su Liotti abbiamo qui tentato una sintesi del suo “modello di lavoro”.

—-

NB: “POPMED”, UNA NEWSLETTER DI AGGIORNAMENTO A TEMA “PSI”, A PAGAMENTO. Qui per iscriverti

Article by admin / Formazione / interviste, psichiatria, psicoterapia

4 November 2024

Una buona (e completa) introduzione a Jung e allo junghismo. Intervista ad Andrea Graglia

di POPMed

Abbiamo registrato un’approfondita intervista sui temi dello junghismo con Andrea Graglia, psicoanalista junghiano di Torino.

É qui raggiungibile (riservata agli iscritti POPMed).

Andrea si occupa attivamente di divulgazione a riguardo dei temi dello junghismo, per esempio sul suo profilo Facebook.

Le domande che gli abbiamo posto sono state incentrate su diversi aspetti del pensiero junghiano: dalla sua visione dell’inconscio, sia personale che collettivo, ai complessi, agli archetipi e alla figura dell’Ombra. Ci siamo soffermati anche sulla rottura con Freud, analizzando le cause di questa separazione, e abbiamo esplorato i concetti di maschile e femminile, il ruolo dei sogni nella psicoterapia junghiana, e l’utilizzo del sand-play e dell’immaginazione attiva.

Jung ha raccolto, nel corso della sua vita e della sua carriera, e forse ancor più dopo la sua scomparsa, una sterminata compagine di proseliti, studiosi, interessati e psicoterapeuti, vista la ricchezza del suo pensiero, la fecondità delle domande che ci ha posto, l’inesauribilità dei suoi scritti.

Alla fine di questa lunga chiacchierata, Andrea ci ha fornito diversi spunti di approfondimento, che riportiamo qui di seguito; alleghiamo anche il video su Youtube che ha citato nell’intervista.

Per approfondire:

  1. La bellissima autobiografia di Jung, dettata alla sua fidata collaboratrice Aniela Jaffè
  2. Tra i suoi scritti, meritano particolare attenzione le sbobinature de suoi seminari (per es. i seminari sulle visioni e sull’analisi dei sogni)
  3. A proposito del concetto di ombra, i lavori di Marie Louise Von Franz (in particolare L’ombra e il male nella fiaba)
  4. Gli scritti di James Hillman, il più “eretico” degli junghiani
  5. Questo volume di Neumann
  6. infine, questo documentario (con il contributo di Daniele Ribola):

Buon ascolto!

Article by admin / Generale / interviste

3 October 2024

Le interviste di POPMed Talks

di Raffaele Avico

POPMed Talks, il podcast di POPMed.
Qual è l’idea di questo podcast? Conoscere, intervistare e dialogare con professionisti della cura, esperti nella propria area di competenza, sull’onda del ”giornalismo utile”, porgendo loro domande a proposito della “pratica” quotidiana e trovare in essi un’altra fonte diretta di conoscenza parallela a quella strettamente scientifica, altrettanto essenziale.

É qui raggiungibile.

Qui, le interviste fino a questo momento pubblicate.

  • Febbraio 2024 POPMed Talks #1: un’intervista a Daniele Bruzzone sull’Associazione di Logoterapia e Analisi Esistenziale Frankliana, e su Viktor Frankl
  • Marzo 2024 POPMed Talks #2: un’intervista a Matteo Buonarroti sul training organizzato dalla Mind Foundation a Berlino sulla psicoterapia assistita da psichedelici
  • Aprile 2024 POPMed Talks #3: un’intervista a Giancarlo Dimaggio sui princìpi cardine del modello della Terapia Metacognitiva Interpersonale
  • Maggio 2024 POPMed Talks #4: un’intervista a Massimo Agnoletti sul concetto di esperienza ottimale e di “flow”
  • Giugno 2024 POPMed Talks #5: un’intervista a Costanza Jesurum, autrice del blog “bei zauberei”, psicoanalista junghiana e scrittrice
  • Luglio 2024 POPMed Talks #6: un’intervista a Francesca Belgiojoso sull’utilizzo della fotografia in psicoterapia, nelle sue varie declinazioni e modalità
  • Agosto 2024 POPMed Talks #7: un’intervista a Francesco Sena a proposito di arte e arteterapia, Art Brut e disagio psichico
  • Settembre 2024 POPMed Talks #8: una conversazione con Fernando Espi Forcen e Matteo Respino a proposito della salute mentale statunitense
  • Ottobre 2024 POPMed Talks #9: una conversazione tra Emiliano Toso e Raffaele Avico per rispondere alla domanda: la terapia del trauma, è una forma di terapia espositiva?

Si veda anche il mini-podcast “fuga di cervelli“.


NB: “POPMED”, UNA NEWSLETTER DI AGGIORNAMENTO A TEMA “PSI”, A PAGAMENTO. Qui per iscriverti.

Article by admin / Generale / interviste

3 August 2024

POPMed Talks #7: Francesco Sena (speciale Art Brut)

di Raffaele Avico

Francesco Sena è un artista contemporaneo con una lunga esperienza alle spalle in ambito di lavoro con pazienti psichiatrici e una vasta conoscenza in termini di storia e attualità della cosiddetta arte irregolare (Art Brut o Outsider Art).

In questa intervista ci ha parlato del suo lavoro per la struttura psichiatrica Il Porto di Moncalieri, della sua idea di lavoro con l’utenza psichiatrica, dell’importanza del “fare” arte senza troppo vincolarsi ai dettami -a volte rigidi- dell’arte terapia, e dei progetti che attualmente segue (come la galleria GliAcrobati di Torino).

Meritano un approfondimento alcuni degli spunti che Sena ci ha fornito nel corso dell’intervista, tra cui:

  • il progetto Gugging di Vienna
  • il lavoro di Tea Taramino
  • il lascito artistico di Giuliano “spasmo” Addari
  • il riferimento a una delle più conosciute opere di arte irregolare al mondo, conservata (ma non visibile) a Torino

La comunità terapeutica Il Porto ha negli anni contribuito alla diffusione delle opere generate dall’atelier aperto da Sena, attraverso diverse mostre aperte per lo più sul territorio torinese.

Dal catalogo pubblicato in occasione di una di queste (“Malamente”), estraiamo queste indicazioni scritte da Metello Corulli (fondatore del Porto insieme a Raffaella Bortino) sui “luoghi” da visitare per introdursi al tema “art brut”.

Corulli, venuto a mancare qualche anno fa, teneva in grande considerazione l’importanza di dotarsi di strumenti di simbolizzazione artistico/espressiva, al fine di meglio elaborare il disagio psichico.

Scrive (indicando luoghi da visitare in ambito Art Brut):

  1. Collezione Prinzhorn presso la Clinica psichiatrica dell’Università di HeidelbergLa Collezione conserva un patrimonio di dipinti ed opere realizzate da pazienti di ospedali psichiatrici tra 1°800 ed il 900, messa a punto dallo storico dell’arte e medico presso l’istituto di psichiatria dell’Università di Heidelberg, Hans Prinzhorn ( 1886 – 1933 ) tra il 1919 ed il 1921.
    La raccolta comprende circa 5.000 pezzi, prevalentemente disegnati a matita e pastello, ma anche dipinti con colori ad acqua ed a olio, lavori su tessuti, collage, testi scritti e sculture in legno. Si possono ammirare le espressioni artistiche di 435 pazienti/artisti di tutte le età, classi sociali e professioni, tra cui 80 donne, ricoverati con la diagnosi prevalente di “schizofrenia” in istituti psichiatrici della Germania, Svizzera ed Austria. Anche Italia ha contribuito alla collezione con opere provenienti da l’Aquila, Ceccano e da Roma. La collezione divenne subito nota tra gli artisti delle avanguardie: Paul Klee, Kubin, Max Ernst…
  2. Museo Waldau a Berna, fondato dal dr. Morghentaler per i lavori dei suoi pazienti.Paul Klee è stato tra i primi artisti ad accordare valore creativo a queste opere. Nel 1912, nei suoi Diari – tra i primi visitatori del museo – scrive “nell’arte si può ricominciare da capo […] Anche i bambini conoscono l’arte e vi mettono molta saggezza! Quanto più sono maldestri, tanto più ci offrono esempi istruttivi …. Fenomeni analoghi sono le creazioni dei malati di mente: sarebbe un insulto parlare in questi casi di ingenuità o di pazzia…”. Adolf Wolfli, considerato fra i più importanti artisti storici, ha vissuto 35 anni nella Clinica psichiatrica di Waldau
  3. Ospedale Psichiatrico Maria Gugging, Casa degli artisti, Klosterneuburg, (circa 20 km da Vienna ).Nel 1981 Leo Navratil giovane laureato ha aperto un padiglione all’interno dell’ospedale psichiatrico. Inizialmente egli riteneva che la produzione artistica di alcuni suoi pazienti (disegni, dipinti, sculture) potesse essere utilizzata a fini diagnostici e terapeutici; ben presto propende nel ritenere una modalita di espressione emozionale: La Galerie Nachst St. Stephen, una delle più importanti gallerie di Vienna ha ospitato la prima mostra degli “artisti del Gugging” Attualmente i loro lavori sono esposti in 180 musei in tutto il mondo e contesi da collezionisti privati. Attualmente la casa degli artisti è diretta dal Dr. Johann Feillacher. Ognuno degli ospiti che vi è stato ricoverato ha lasciato la propria impronta sui muri esterni e nelle stanze interne, che sono stati affrescati a più riprese.
  4. Museo di Antropologia ed Etnografia di TorinoFondato nel 1923 da Giovanni Marro (1875 – 1952), ex Direttore dell’Ospedale Psichiatrico di Coregno, e fondatore dell’istituto di Antropologia dell’Ateneo Torinese, archeologo nelle campagne di scavi in Egitto. II Museo raccoglie numerose opere dei pazienti dell’Ospedale Psichiatrico di inizio secolo, tra cui un capolavoro dell’arte irregolare: Francesco Toris, brigadiere dei carabinieri, ricoverato con la diagnosi di paranoia, compie una imponente scultura di centinaia di ossa nell’arco di cinque anni, ossa provenienti dai pranzi della mensa, finemente cesellate in figure fantastiche e decorazioni, assemblate assieme. Per anni lo psichiatra chiede al paziente un qualche significato fino a quando Francesco, in una lettera, scrive: la rappresentazione del nuovo mondo.
  5. Collezione de l’Art Brut, LosannaLa ricerca iniziata nel 1945 da Jean Dubuffet di opere al di fuori dei circuti culturali e di tendenze alla moda è diventata negli anni sempre più corposa. Anche grazie all’attività della Compagnie de l’Art Brut, fondata dallo stesso Dubuffet assieme ad Andre Breton, Jean Paulhan e Michel Tapié. Dopo essere stata ospitta in Francia e negli Stati Uniti, dal 1975 la Collezione ha sede stabile a Losanna. Dubuffet ha anche coniato il termine Art Brut per indicare un arte praticata da coloro che, per una ragione o un’altra, sono sfuggiti al condizionamento culturale e al conformismo sociale: individui solitari, disadattati, ricoverati di ospedali psichiatrici, detenuti, emarginati… che comunque hanno prodotto opere altamente originali per contenuti ed opere.

Buon ascolto!

[-> continua su POPMed per l’intervista]


NB Sul blog sono presenti alcuni “serpenti di articoli” inerenti disturbi specifici. Dal menù è possibile aggregarli intorno a 4 tematiche: il disturbo ossessivo compulsivo (#DOC), il disturbo di panico (#PANICO), il disturbo da stress post traumatico (#PTSD) e le recensioni di libri (#RECENSIONI)

Article by admin / Formazione / interviste

1 July 2024

Intervista a Francesca Belgiojoso: le fotografie in psicoterapia

di redazione POPMed

Abbiamo intervistato Francesca Belgiojoso, psicoanalista, a proposito dell’utilizzo dello strumento “fotografia” in ambito clinico.

Francesca ha svolto un periodo di formazione con Judy Weiser (di cui avevamo qui scritto in modo più esteso), e si occupa attivamente di formazione sul tema, sia in Italia che all’estero. Utilizza inoltre abitualmente la fotografia nel lavoro dal vivo e online: per queste ragioni ci è sembrato utile e interessante intervistarla.

La fotografia è un dispositivo che lo psicoterapeuta può utilizzare in differenti modi: come approfondisce la Belgiojoso in questa puntata di POPMed Talks, una delle modalità più utilizzate consiste nel chiedere al o alla paziente di scegliere alcune fotografie che abbiano per lui/lei un certo grado di salienza affettiva, un “punctum” che sappia triggerarlo/a per via di un impatto emotivo, e aiutarlo/a nel contesto della terapia a creare un contesto e una cornice di significato a quella stessa fotografia.

Una fotografia contiene molti elementi evocativi, dal contesto alla posa dei personaggi in essa contenuti, al panorama sullo sfondo, al momento in cui fu scattata, all’epoca in cui fu scattata, all’espressione degli individui ritratti, alla storia della fotografia stessa (chi la conserva? in che formato è stampata?).

Usare le fotografie internamente al lavoro di psicoterapia può rappresentare un valido strumento per complessificare gli argomenti affrontati con il/la terapeuta, per spingere a riflessioni ulteriori.

[continua su POPMed]

Article by admin / Formazione / interviste

3 June 2024

Costanza Jesurum: un’intervista all’autrice del blog “bei zauberei”, psicoanalista junghiana e scrittrice

di Raffaele Avico

Nel corso di questa nuova puntata di POPMed Talks, intervistiamo Costanza Jesurum del blog “bei zauberei”.

Costanza è una psicoanalista junghiana formatasi nel contenitore dell’AIPA, appassionata di studi di genere, autrice di diversi volumi (raccolti qui).

Le abbiamo chiesto a proposito del suo blog, di come possa essere -il blog- uno strumento in aiuto del lavoro dell* psicoterapeuta, di come “scrivere aiuti a studiare”, e quali teorie psicodinamiche trovasse più utili nel suo operare quotidiano.

[qui l’intervista su POPMed]

 

Article by admin / Formazione / interviste

18 April 2024

INTERVISTA A FEDERICO SERAGNOLI: IL VIDEO

di Raffaele Avico

Il gruppo di interesse sulla psicopatologia di Aisted ha organizzato un incontro con Federico Seragnoli, psicologo e dottorando a Ginevra, a proposito della psicoterapia assistita da psichedelici.

Seragnoli descrive la realtà di Ginevra, il rationale di intervento per i pazienti in cura, come accedere a un servizio di questo tipo (offerto solo ai cittadini svizzeri), le sue impressioni su questo tipo di pratica.

Offre inoltre molti spunti di riflessione e approfondimento sul tema.

Per chi volesse, il video è qui sotto disponibile.


NB Sul blog sono presenti alcuni “serpenti di articoli” inerenti disturbi specifici. Dal menù è possibile aggregarli intorno a 4 tematiche: il disturbo ossessivo compulsivo (#DOC), il disturbo di panico (#PANICO), il disturbo da stress post traumatico (#PTSD) e le recensioni di libri (#RECENSIONI)

Article by admin / Formazione / interviste, psicoterapia, psicoterapiacognitivocomportamentale

14 March 2024

Psicoterapia assistita da psichedelici: intervista a Matteo Buonarroti

di Raffaele Avico

Abbiamo intervistato Matteo Buonarroti, primo medico italiano – per ora – ad aver completato il training, organizzato dalla Mind foundation a Berlino, sulla psicoterapia assistita da psichedelici..

Matteo ci ha raccontato di aver deciso per una “svolta” in senso professionale in area salute mentale, dopo alcuni anni di pratica come Medico di Medicina Generale. L’interesse per l’area psichedelica e per la psichiatria d’avanguardia, lo hanno portato poi a frequentare un corso di due anni a Berlino, il cui programma può essere recuperato qui.

In Europa, al momento, non esistono altre realtà che erogano training certificato della durata di due anni: negli Stati Uniti sono più presenti, per esempio il corso organizzato da CIIS, o da NAROPA.

Buonarroti ci ha fatto notare che il corso è stato incentrato sugli aspetti teorici e “preparatori” inerenti l’uso di psichedelici in psicoterapia, tenendo conto che non è ancora previsto che la psychedelic therapy si possa applicare su pazienti al di fuori dei contesti di ricerca -tranne in pochi paesi come l’Australia, la Svizzera e qualche stato in USA.

Al momento, come prima accennato, l’unico luogo in Europa dove la psicoterapia assistita da psichedelici è praticata su soggetti umani, è la Svizzera, a Ginevra (si veda questa intervista a Federico Seragnoli).

Matteo ci ha inoltre fornito di alcuni spunti per poter introdurre alla questione e approfondire, tra cui Magic Medicine su Netflix, e il documentario La Sostanza – Storia dell’Lsd.

Ci ha inoltre raccontato dei più attivi e seri gruppi di ricerca sul tema, come il gruppo della John Hopkins University (il più antico) o quello del King’s College a Londra (documentato nel prima citato documentario Magic Medicine, in cui compare anche il “famoso”” tossicologo David J. Nutt, ci cui abbiamo già parlato qui su POPMed).

La puntata è riservata agli iscritti al servizio POPMed, e la si recupera qui.

Qui altro sul “rinascimento psichedelico”.


NB Sul blog sono presenti alcuni “serpenti di articoli” inerenti disturbi specifici. Dal menù è possibile aggregarli intorno a 4 tematiche: il disturbo ossessivo compulsivo (#DOC), il disturbo di panico (#PANICO), il disturbo da stress post traumatico (#PTSD) e le recensioni di libri (#RECENSIONI)

Article by admin / Formazione / interviste, psicoterapia, psicoterapiacognitivocomportamentale, PTSD

9 November 2023

TRATTAMENTO INTEGRATO DELL’ANSIA: INTERVISTA A MASSIMO AGNOLETTI ED EMILIANO TOSO

di Raffaele Avico, Emiliano Toso

Abbiamo ultimamente pubblicato su questo blog alcuni post a tema esposizione e disturbi di ansia/panico, che linkiamo in fondo.

L’esposizione (o terapia espositiva) è uno strumento psicoterapeutico pensato per chi soffre di problemi inerenti la paura (fobie, disturbo di panico, ptsd, DOC) ma anche per numerose altre condizioni cliniche di interesse generalmente medico (ad esempio nel dolore cronico e nell’obesità).
Il razionale che ha sorretto fino a poco tempo fa la terapia espositiva, era l’abituazione: l’idea era che esporsi in modo graduale allo stimolo fobico (per esempio in chi soffrisse appunto di fobie, ma anche per i pazienti con un disturbo di panico che volessero contrastare le loro naturali tendenze all’evitamento), producesse una reazione di abituazione e quindi di estinzione delle risposte di allarme. L’idea era quindi quella di costruire una piramide gerarchica di stimoli fobici da usare come guida per esporsi, in un processo di lavoro chiamato desensibilizzazione sistematica: si trattava di partire dalla più innocua di queste paure, da usare come oggetto di esposizione; quando ci si fosse “desensibilizzati” a proposito di quello stesso stimolo, si sarebbe passati al livello superiore della piramide, e così verso gli stimoli maggiormente disturbanti fino a “desensibilizzarsi” su tutto, estinguendo la paura. Problema: non funziona. Come osserva Emiliano Toso in questa intervista, la risposta di allarme ritorna anche dopo un processo di desensibilizzazione sistematica.
Gli studi a riguardo della terapia espositiva sono andati avanti, producendo un progressivo cambio di paradigma che abbiamo nei post precedenti illustrato, verso la concettualizzazione del più attuale paradigma inibitorio; si tratterebbe cioè non tanto di abituare il cervello a confrontarsi con stimoli fobici di sempre maggiore intensità, quanto di spiazzarlo attraverso un processo di aspettative di volta in volta deluse (mi espongo a qualcosa per cui temo una risposta fobica e di forte allarme, e questo poi non succede), attraverso la creazione di memorie inibitorie, “precedenti positivi” in grado di affiancarsi alle memorie problematiche, così facendo inibendo la risposta di paura e allarme.

Abbiamo fatto un’intervista su queste tematiche a Emiliano Toso e a Massimo Agnoletti, qui di seguito reperibile:

—————————————————–

Da questa intervista, alcuni spunti da tenere a mente sono (fig. 1):

  1. Le più recenti ricerche a proposito della terapia espositiva, si basano su studi di neuroscienze: tentare di creare risposte inibitorie che riescano a “competere” con quelle problematiche, implica fare i conti con molti fattori collaterali in grado di aiutare quello stesso processo di creazione, per esempio il momento della giornata in cui fare l’esposizione, la qualità del sonno, lo stato del microbiota;
  2. Il cervello non va “abituato”, ma “spiazzato”/deluso nelle aspettative negative, variando di volta in volta il contesto spazio/tempo;
  3. Ogni violazione della aspettative, rinforzante già di per sé, va rinforzata ulteriormente rendendola ancor più gratificante;
  4. Al fine di favorire la formazione, il consolidamento ed il recupero dell’apprendimento inibitorio occorre considerare e coltivare anche aspetti quali la qualità del sonno, l’attività fisica aerobica, l’alimentazione, il benessere intestinale, la gestione dello stress.
Fig.1

Gli altri post sull’esposizione:

  • LE FRONTIERE DELLA TERAPIA ESPOSITIVA. INTERVISTA A EMILIANO TOSO
  • TERAPIA ESPOSITIVA: INTERVISTA A EMILIANO TOSO (PARTE SECONDA)
  • TERAPIA ESPOSITIVA (IN PODCAST)
  • VERSO UNA TERAPIA ESPOSITIVA DI PRECISIONE: PREFAZIONE
  • SULLA TERAPIA ESPOSITIVA PER I DISTURBI FOBICI: IL MODELLO DI APPRENDIMENTO INIBITORIO DI MICHELLE CRASKE

——————

NB: “POPMED”, UNA NEWSLETTER DI AGGIORNAMENTO A TEMA “PSI”, A PAGAMENTO. Qui per iscriverti

Article by admin / Generale, Formazione / interviste, psicoterapiacognitivocomportamentale

30 October 2023

UN’INTERVISTA A GIUSEPPE CRAPARO SU PIERRE JANET

di Raffaele Avico

Intervista a Giuseppe Craparo sul tema Janet, trauma e dissociazione, nel contesto del gruppo di discussione sulla psicopatologia di AISTED.

Questo incontro è stato pensato per divulgare il lavoro di Pierre Janet, autore obbligatorio per chi si interessi di trauma, sopravvivenza a traumi emotivi, disturbi dissociativi. Pierre Janet può essere considerato il padre dell’attuale psicotraumatologia, la quale trae da esso molteplici linee-guida e spunti, prima di tutto l’approccio trifasico alla sindrome post traumatica. L’approccio trifasico, di derivazione janettiana, è un canovaccio operativo usato in psicotraumatologia per approcciare le sindromi dissociative e post traumatiche, basato su tre momenti: stabilizzazione, lavoro sulle memorie traumatiche, integrazione.

Dobbiamo a Janet, insieme ad altri, modalità alternative di interpretazione del disturbo isterico per come fu concettualizzato agli “inizi”, una concettualizzazione gerarchica della mente nel suo funzionamento -attualissima-, un lavoro sostanziale sull’automatismo psicologico, e molto altro. Lo stesso Craparo ne ha scritto all’interno del fondamentale volume Riscoprire Pierre Janet (qui recensito). In ultimo, va ricordato l’impatto che Janet ebbe su uno dei più grandi psicoterapeuti italiani: Giovanni Liotti.

Le domande e di seguito il video.

  • Giuseppe, ci vuoi raccontarci un po’ chi sei e di cosa ti occupi?
  • Giuseppe, tu hai curato alcuni lavori a proposito dell’opera di Pierre Janet: ci vuoi raccontare da dove nasce questa passione per il suo lavoro, e come mai hai voluto divulgarne l’opera?
  • Giuseppe, quali sono state le intuizioni più geniali di Pierre Janet, e come mai sono ancora attuali?
  • Giuseppe, questa intervista si inserisce in un progetto di divulgazione a riguardo degli studi appartenenti al filone del neo-jacksonismo: molto sinteticamente, vuole essere un dialogo a proposito del principio di gerarchia delle funzioni mentali e a riguardo di un modello di mente che predisponga a far ragionare il clinico in termini di bottom-up e top-down. Ci dici cosa ne pensi, e se qualcosa nel pensiero di Janet ci può aiutare a “lavorarci”?
  • Giuseppe, cosa pensi della moderna psicotraumatologia? Vorremmo che ci aiutassi a capire come le teorie del passato stanno tornando nel presente, e come stanno trovando un’integrazione proficua al lavoro del clinico
  • Giuseppe, hai qualcosa da consigliarci per iniziare ad approfondire questi aspetti teorici?

Article by admin / Formazione / interviste, psicoterapia, PTSD

4 September 2023

TERAPIA ESPOSITIVA: INTERVISTA A EMILIANO TOSO (PARTE SECONDA)

di Raffaele Avico

Nelle scorse settimane abbiamo pubblicato un’intervista a Emiliano Toso a proposito della terapia espositiva. Toso da anni approfondisce il tema dell’’“esposizione”, che è uno strumento della psicoterapia soprattutto a orientamento cognitivo-comportamentale, trasversale a molteplici diagnosi ed interventi (risulta utile verso tutti quegli eventi/stimolo predittivi di minaccia).

A partire da un nuovo modello concettuale della terapia (apprendimento inibitorio), in questa seconda parte dell’intervista, Toso presenta una serie di strategie al lavoro di esposizione, in grado di massimizzarne gli effetti:

  1. Organizzare esposizioni che rendano altamente probabile la predizione di minaccia dichiarata;
  2. Eliminare comportamenti/stimoli protettivi;
  3. Durante le esposizioni mantenere elevata l’aspettativa di minaccia (contrastare l’abituazione);
  4. Amplificare la gratificazione che consegue l’omissione della minaccia attesa;
  5. Eseguire attività aerobica prima di ogni esposizione;
  6. Restrizione calorica/digiuno prima di ogni esposizione;
  7. Coltivare il benessere intestinale;
  8. Coltivare una buona igiene del sonno;
  9. Gestire lo stress in generale;
  10. Variare il più possibile i contesti di esposizione.

Particolare rilievo Toso attribuisce ad un suo personale nuovo modo di spiegare le difficoltà che il paziente tende ad avere nel provare la gratificazione che segue l’omissione della minaccia attesa (“Il paziente avrebbe difficoltà nel provare gratificazione dopo una esposizione, in quanto tale gratificazione verrebbe eclissata da quella che otterrebbe evitando lo stesso stimolo. É un gioco di forze gravitazionali!”).

Le osservazioni di Toso si basano su un lavoro di raccolta di materiale e studio della materia molto ampio, durato anni. Derivano insomma da un lavoro di ricerca indipendente, che nel prossimo futuro troverà un “contenitore” dedicato attraverso la pubblicazione di un volume focalizzato a tema (“Toso E. (2023). Verso una terapia espositiva di precisione.  Dalla scienza dell’estinzione della paura alla clinica. Giovanni Fioriti ed.”).

Il punto centrale, in molteplici disturbi, è la regolazione della paura. Molti pazienti arrivano all’osservazione di uno psicoterapeuta in quanto investiti da una paura che non riescono né a regolare, né tantomeno a estinguere. Si tratta spesso di soggetti provenienti da storie complesse di sviluppo, che hanno in età molto precoce “appreso” il senso di allarme, memorizzandolo per via somatica, non essendo ancora in grado di simbolizzarlo nè di spiegarlo in termini verbali/cognitivi. I registri di memoria sono d’altronde molteplici, e la memoria somatica è antica e resistente al cambiamento.

Trattando il tema “esposizione”, parliamo però anche di altre problematiche, come le “classiche” fobie specifiche, il problema del panico, l’essere sopravvissuti al trauma, etc.: la mente rimane imprigionata in una condizione di allarme protratto, o di attivazione “simpatica” protratta, il che crea diverse conseguenze sul piano psico-fisico, spesso innescando altri problemi. Il cuore del problema rimane però la paura, e il cercare di capire come fare a “estinguerla”.

Buona visione!

——————————————————

——————————————————

NB: “POPMED”, UNA NEWSLETTER DI AGGIORNAMENTO A TEMA “PSI”, A PAGAMENTO. Qui per iscriverti

Article by admin / Generale, Formazione / interviste, psicologia, psicoterapiacognitivocomportamentale

  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • Next Page »

Categories

  • Aggiornamento (42)
  • Editoriali (30)
  • Formazione (236)
  • Generale (59)
  • panico (1)
  • podcast (6)
  • Recensioni (65)

I NOSTRI ARTICOLI!

  • Collegno: la quarta edizione del Fòl Fest (“Quando cantavo dov’eri tu?”) 11 June 2025
  • Il trauma indotto da perpetrazione (“un altro problema, meno noto, dell’industria della carne”) 10 June 2025
  • Ancora sul modello diagnostico “HiTop” 3 June 2025
  • L’EMDR: AGGIORNAMENTO, CONTROVERSIE E IPOTESI DI FUNZIONAMENTO 15 May 2025
  • NEUROCRIMINOLOGIA: ANNA SARA LIBERATI 6 May 2025
  • INTRODUZIONE AL LAVORO DI FLAVIO CANNISTRÀ 29 April 2025
  • L’UOMO SOVRASOCIALIZZATO. INTRODUZIONE AL PENSIERO DI Ted Kaczynski (UNABOMBER) 23 April 2025
  • RECENSIONE DI “CONVERSAZIONI DI TERAPIA BREVE” DI FLAVIO CANNISTRÁ E MICHAEL F. HOYT 15 April 2025
  • RICERCA E DIVULGAZIONE IN AMBITO DI PSICHEDELICI: 10 LINK 1 April 2025
  • INTERVISTA A MANGIASOGNI 24 March 2025
  • Introduzione al concetto di neojacksonismo 19 March 2025
  • “LE CONSEGUENZE DEL TRAUMA PSICOLOGICO”, UN LIBRO SUL PTSD 5 March 2025
  • Il ripassone. “Costrutti e paradigmi della psicoanalisi contemporanea”, di Giorgio Nespoli 20 February 2025
  • PSICOGENEALOGIA: INTRODUZIONE AL LAVORO DI ANNE ANCELIN SCHÜTZENBERGER 11 February 2025
  • Henri Ey: “Allucinazioni e delirio”, la pubblicazione in italiano per Alpes, a cura di Costanzo Frau 4 February 2025
  • IL CONVEGNO DI BOLOGNA SULLA PSICOTERAPIA ASSISTITA DA PSICHEDELICI (dicembre 2024) 10 January 2025
  • Hakim Bey: T.A.Z. 8 January 2025
  • L’INTEGRAZIONE IN AMBITO PSICHEDELICO – IN BREVE 3 January 2025
  • CARICO ALLOSTATICO: UN’INTRODUZIONE 19 December 2024
  • SISTEMI MOTIVAZIONALI, EMOZIONI IN CLINICA, LIOTTI: UN APPROFONDIMENTO (E UN’INTERVISTA A LUCIA TOMBOLINI) 2 December 2024
  • Una buona (e completa) introduzione a Jung e allo junghismo. Intervista ad Andrea Graglia 4 November 2024
  • TRAUMA E PSICOSI: ALCUNI VIDEO DALLE “GIORNATE PSICHIATRICHE CERIGNALESI 2024” 17 October 2024
  • “LA GENERAZIONE ANSIOSA”: RECENSIONE APPROFONDITA E VALUTAZIONI 10 October 2024
  • Speciale psichedelici, a cura di Studio Aegle 7 October 2024
  • Le interviste di POPMed Talks 3 October 2024
  • Disturbi da sintomi somatici e di conversione: un approfondimento 17 September 2024
  • TRAUMA E DISSOCIAZIONE: IL CONGRESSO ESTD DI OTTOBRE 2024, A KATOWICE (POLONIA) 20 August 2024
  • POPMed Talks #7: Francesco Sena (speciale Art Brut) 3 August 2024
  • LA (NEONATA) SIMEPSI E UN INTERVENTO DI FABIO VILLA SULLA TERAPIA ASSISTITA DA PSICHEDELICI A LOSANNA 30 July 2024
  • L'”IMAGERY RESCRIPTING” NEL PTSD 18 July 2024
  • Intervista a Francesca Belgiojoso: le fotografie in psicoterapia 1 July 2024
  • Attaccamento traumatico: facciamo chiarezza (di Andrea Zagaria) 24 June 2024
  • KNOT GARDEN (A CURA DEL CENTRO VENETO DI PSICOANALISI) 10 June 2024
  • Costanza Jesurum: un’intervista all’autrice del blog “bei zauberei”, psicoanalista junghiana e scrittrice 3 June 2024
  • LA SVIZZERA, CUORE DEL RINASCIMENTO PSICHEDELICO EUROPEO 29 May 2024
  • Un’alternativa alla psicopatologia categoriale: Hierarchical Taxonomy of Psychopathology (HiTOP) 9 May 2024
  • INVITO A BION 8 May 2024
  • INTERVISTA A FEDERICO SERAGNOLI: IL VIDEO 18 April 2024
  • INCONSCIO NON RIMOSSO E MEMORIA IMPLICITA: UNA RECENSIONE 9 April 2024
  • UN FREE EBOOK (SUL TRAUMA) IN COLLABORAZIONE CON VALERIO ROSSO 3 April 2024
  • GLI INCONTRI DI AISTED: LA PSICOTERAPIA ASSISTITA DA PSICHEDELICI A GINEVRA (16 APRILE 2024) 28 March 2024
  • La teoria del ‘personaggio’ nell’opera di Antonino Ferro 21 March 2024
  • Psicoterapia assistita da psichedelici: intervista a Matteo Buonarroti 14 March 2024
  • BRESCIA, FEBBRAIO 2024: DUE ESTRATTI DALLA MASTERCLASS “VERSO UNA NUOVA TERAPIA ESPOSITIVA DI PRECISIONE” 27 February 2024
  • CAPIRE LA DISPNEA PSICOGENA: DA “SENZA FIATO” DI GIORGIO NARDONE 14 February 2024
  • POPMED TALKS 5 February 2024
  • NASCE L’ASSOCIAZIONE COALA (TORINO) 1 February 2024
  • Camilla Stellato: “Diventare genitori” 29 January 2024
  • Offline is the new luxury, un documentario 22 January 2024
  • MARCO ROVELLI, LA POLITICIZZAZIONE DEL DISAGIO PSICHICO E UN PODCAST DI psicologia fenomenologica 10 January 2024
  • La terapia espositiva enterocettiva (per il disturbo di panico) – di Emiliano Toso 8 January 2024
  • INTRODUZIONE A VIKTOR FRANKL 27 December 2023
  • UN APPROFONDIMENTO DI MAURIZIO CECCARELLI SULLA CONCEZIONE NEO-JACKSONIANA DELLE FUNZIONI MENTALI 14 December 2023
  • 3 MODI DI INTENDERE LA DISSOCIAZIONE: DA UN INTERVENTO DI BENEDETTO FARINA 12 December 2023
  • Il burnout oltre i luoghi comuni (DI RICCARDO GERMANI) 23 November 2023
  • TRATTAMENTO INTEGRATO DELL’ANSIA: INTERVISTA A MASSIMO AGNOLETTI ED EMILIANO TOSO 9 November 2023
  • 10 ARTICOLI SUL JOURNALING E SUI BENEFICI DELLO SCRIVERE 6 November 2023
  • UN’INTERVISTA A GIUSEPPE CRAPARO SU PIERRE JANET 30 October 2023
  • CONTRASTARE IL DECADIMENTO COGNITIVO: ALCUNI SPUNTI PRATICI 26 October 2023
  • PTSD (in podcast) 25 October 2023
  • ANIMALI CHE SI DROGANO, DI GIORGIO SAMORINI 12 October 2023
  • VERSO UNA TERAPIA ESPOSITIVA DI PRECISIONE: PREFAZIONE 7 October 2023
  • Congresso Bari SITCC 2023: un REPORT 2 October 2023
  • GLI INCONTRI ORGANIZZATI DA AISTED, Associazione Italiana per lo Studio del Trauma e della Dissociazione 25 September 2023
  • CANNABISCIENZA.IT 22 September 2023
  • TERAPIA ESPOSITIVA (IN PODCAST) 18 September 2023
  • TERAPIA ESPOSITIVA: INTERVISTA A EMILIANO TOSO (PARTE SECONDA) 4 September 2023
  • POPMED: 10 articoli/novità dal mondo della letteratura scientifica in ambito “psi” (ogni 15 giorni) 30 August 2023
  • DIFFUSIONE PATOLOGICA DELL’ATTENZIONE E SUPERFICIALITÀ DIGITALE. UN ESTRATTO DA “PSIQ” di VALERIO ROSSO 23 August 2023
  • LE FRONTIERE DELLA TERAPIA ESPOSITIVA. INTERVISTA A EMILIANO TOSO 12 August 2023
  • NIENTE COME PRIMA, DI MANGIASOGNI 8 August 2023
  • NASCE IL “GRUPPO DI INTERESSE SULLA PSICOPATOLOGIA” DI AISTED (Associazione Italiana per lo Studio del Trauma e della Dissociazione) 26 July 2023
  • Psychedelic Science Conference 2023 – lo stato dell’arte sulle terapie psichedeliche  15 July 2023
  • RENDERE NON NECESSARIA LA DISSOCIAZIONE: DA UN ARTICOLO DI VAN DER HART, STEELE, NIJENHUIS 29 June 2023
  • EMBODIED MINDS: INTERVISTA A SARA CARLETTO 21 June 2023
  • Psychiatry On Line Italia: 10 rubriche da non perdere! 7 June 2023
  • CURARE LA PSICHIATRIA DI ANDREA VALLARINO (INTRODUZIONE) 1 June 2023
  • UN RICORDO DI LUIGI CHIRIATTI, STUDIOSO DI TARANTISMO 30 May 2023
  • PHENOMENAUTICS 20 May 2023
  • 6 MESI DI POPMED, PER TORNARE ALLA FONTE 18 May 2023
  • GLI PSICOFARMACI PER LO STRESS POST TRAUMATICO (PTSD) 8 May 2023
  • ILLUSIONI IPNAGOGICHE, SONNO E PTSD 4 May 2023
  • SI PUÓ DIRE MORTE? INTERVISTA A DAVIDE SISTO 27 April 2023
  • CENTRO SORANZO: INTERVISTA A MAURO SEMENZATO 12 April 2023
  • Laetrodectus, che morde di nascosto 6 April 2023
  • STABILIZZAZIONE E CONFINI: METTERE PALETTI PER REGOLARSI 4 April 2023
  • L’eredità teorica di Giovanni Liotti 31 March 2023
  • “UN RITMO PER L’ANIMA”, TARANTISMO E DINTORNI 7 March 2023
  • SUICIDIO: SPUNTI DAL LAVORO DI MAURIZIO POMPILI E EDWIN SHNEIDMAN 9 January 2023
  • SUPERHERO THERAPY. INTERVISTA A MARTINA MIGLIORE 5 December 2022
  • Allucinazioni nel trauma e nella psicosi. Un confronto psicopatologico 26 November 2022
  • FUGA DI CERVELLI 15 November 2022
  • PSICOTERAPIA DELL’ANSIA: ALCUNI SPUNTI 7 November 2022
  • LA Q DI QOMPLOTTO 25 October 2022
  • POPMED: UN ESEMPIO DI NEWSLETTER 12 October 2022
  • INTERVISTA A MAURO BOLOGNA, PRESIDENTE SIPNEI 10 October 2022
  • IL “MANUALE DELLE TECNICHE PSICOLOGICHE” DI BERNARDO PAOLI ED ENRICO PARPAGLIONE 6 October 2022
  • POPMED, UNA NEWSLETTER DI AGGIORNAMENTO IN AREA “PSI”. PER TORNARE ALLA FONTE 30 September 2022
  • IL CONVEGNO SIPNEI DEL 1 E 2 OTTOBRE 2022 (FIRENZE): “LA PNEI NELLA CLINICA” 20 September 2022
  • LA TEORIA SULLA NASCITA DEL PENSIERO DI WILFRED BION 1 September 2022
  • NEUROFEEDBACK: INTERVISTA A SILVIA FOIS 10 August 2022
  • La depressione come auto-competizione fallimentare. Alcuni spunti da “La società della stanchezza” di Byung Chul Han 27 July 2022
  • SCOPRIRE LA SIPNEI. INTERVISTA A FRANCESCO BOTTACCIOLI 6 July 2022
  • PERFEZIONISMO: INTERVISTA A VERONICA CAVALLETTI (CENTRO TAGES ONLUS) 6 June 2022
  • AFFRONTARE IL DISTURBO DISSOCIATIVO DELL’IDENTITÁ 28 May 2022
  • GARBAGE IN, GARBAGE OUT.  INTERVISTA FIUME A ZIO HACK 21 May 2022
  • PTSD: ALCUNE SLIDE IN FREE DOWNLOAD 10 May 2022
  • MANAGEMENT DELL’INSONNIA 3 May 2022
  • “IL LAVORO NON TI AMA”: UN PODCAST SULLA HUSTLE CULTURE 27 April 2022
  • “QUI E ORA” DI RONALD SIEGEL. IL LIBRO PERFETTO PER INTRODURSI ALLA MINDFULNESS 20 April 2022
  • Considerazioni sul trattamento di bambini e adolescenti traumatizzati 11 April 2022
  • IL COLLASSO DEL CONTESTO NELLA PSICOTERAPIA ONLINE 31 March 2022
  • L’APPROCCIO “OPEN DIALOGUE”. INTERVISTA A RAFFAELLA POCOBELLO (CNR) 25 March 2022
  • IL CORPO, IL PANICO E UNA CORRETTA DIAGNOSI DIFFERENZIALE: INTERVISTA AD ANDREA VALLARINO 21 March 2022
  • RECENSIONE: L’EREDITÁ DI BION (A CURA DI ANTONIO CIOCCA) 20 March 2022
  • GLI PSICHEDELICI COME STRUMENTO TRANSDIAGNOSTICO DI CURA, IL MODELLO BIPARTITO DELLA SEROTONINA E L’INFLUENZA DELLA PSICOANALISI 7 March 2022
  • FOTOTERAPIA: JUDY WEISER e il lavoro con il lutto 1 March 2022
  • PLACEBO E DOLORE: IL POTERE DELLA MENTE (da un articolo di Fabrizio Benedetti) 14 February 2022
  • INTERVISTA A RICCARDO CASSIANI INGONI: “Metodo T.R.E.®” E TECNICHE BOTTOM-UP PER L’APPROCCIO AL PTSD 3 February 2022
  • SPIDER, CRONENBERG 26 January 2022
  • LE TEORIE BOTTOM-UP NELLA PSICOTERAPIA DEL POST-TRAUMA (di Antonio Onofri e Giovanni Liotti) 17 January 2022
  • 24 MESI DI PSICOTERAPIA ONLINE 10 January 2022
  • LA TOSSICODIPENDENZA COME TENTATIVO DI AMMINISTRARE LA SINDROME POST-TRAUMATICA 7 January 2022
  • La Supervisione strategica nei contesti clinici (Il lavoro di gruppo con i professionisti della salute e la soluzione dei problemi nella clinica) 4 January 2022
  • PSICHEDELICI: LA SCIENZA DIETRO L’APP “LUMINATE” 21 December 2021
  • ASYLUMS DI ERVING GOFFMAN, PER PUNTI 14 December 2021
  • LA SINDROME DI ASPERGER IN BREVE 7 December 2021
  • IL CONVEGNO DI SAN DIEGO SULLA PSICOTERAPIA ASSISTITA DA PSICHEDELICI (marzo 2022) 2 December 2021
  • PSICOTERAPIA SENSOMOTORIA E DEEP BRAIN REORIENTING. INTERVISTA A PAOLO RICCI (AISTED) 29 November 2021
  • INTERVISTA A SIMONE CHELI (ASSOCIAZIONE TAGES ONLUS) 25 November 2021
  • TRAUMA: IMPOSTAZIONE DEL PIANO DI CURA E PRIMO COLLOQUIO 16 November 2021
  • TEORIA POLIVAGALE E LAVORO CON I BAMBINI 9 November 2021
  • INTRODUZIONE A BYUNG-CHUL HAN: IL PROFUMO DEL TEMPO 3 November 2021
  • IT (STEPHEN KING) 27 October 2021
  • JUDITH LEWIS HERMAN: “GUARIRE DAL TRAUMA” 22 October 2021
  • ANCORA SU PIERRE JANET 15 October 2021
  • PSICONUTRIZIONE: IL LAVORO DI FELICE JACKA 3 October 2021
  • MEGLIO MALE ACCOMPAGNATI CHE SOLI: LE STRATEGIE DI CONTROLLO IN INFANZIA (PTSDc) 30 September 2021
  • OVERLOAD COGNITIVO ED ECOLOGIA MENTALE 21 September 2021
  • UN LUOGO SICURO 17 September 2021
  • 3MDR: UNO STRUMENTO SPERIMENTALE PER COMBATTERE IL PTSD 13 September 2021
  • UN LIBRO PER L’ESTATE: “COME ANNOIARSI MEGLIO” DI PIETRO MINTO 6 August 2021
  • “I fondamenti emotivi della personalità”, JAAK PANKSEPP: TAKEAWAYS E RECENSIONE 3 August 2021
  • LIFESTYLE PSYCHIATRY 28 July 2021
  • LE DIVERSE FORME DI SINTOMO DISSOCIATIVO 26 July 2021
  • PRIMO LEVI, LA CARCERAZIONE E IL TRAUMA 19 July 2021
  • “IL PICCOLO PARANOICO” DI BERNARDO PAOLI. PARANOIA, AMBIVALENZA E MODELLO STRATEGICO 14 July 2021
  • RECENSIONE PER PUNTI DI “LA GUIDA ALLA TEORIA POLIVAGALE” 8 July 2021
  • I VIRUS: IL LORO RUOLO NELLE MALATTIE NEURODEGENERATIVE 7 July 2021
  • LA PLUSDOTAZIONE SPIEGATA IN BREVE 1 July 2021
  • COS’É LA COGNITIVE PROCESSING THERAPY? 24 June 2021
  • SULLA TERAPIA ESPOSITIVA PER I DISTURBI FOBICI: IL MODELLO DI APPRENDIMENTO INIBITORIO DI MICHELLE CRASKE 19 June 2021
  • É USCITO IL SECONDO EBOOK PRODOTTO DA AISTED 15 June 2021
  • La psicologia fenomenologica nelle comunità terapeutiche -con il blog Psicologia Fenomenologica. 7 June 2021
  • PSICHIATRIA DI COMUNITÁ: LA SCELTA DI UN METODO 31 May 2021
  • PTSD E SPAZIO PERIPERSONALE: DA UN ARTICOLO DI DANIELA RABELLINO ET AL. 26 May 2021
  • CURANDO IL CORPO ABBIAMO PERSO LA TESTA: UN CONVEGNO ONLINE CON VALERIO ROSSO, MARCO CREPALDI, LUCA PROIETTI, BERNARDO PAOLI, GENNARO ROMAGNOLI 22 May 2021
  • MDMA PER IL PTSD: NUOVE EVIDENZE 21 May 2021
  • MAP (MULTIPLE ACCESS PSYCHOTHERAPY): IL MODELLO DI PSICOTERAPIA AD APPROCCI COMBINATI CON ACCESSO MULTIPLO DI FABIO VEGLIA 18 May 2021
  • CURANDO IL CORPO ABBIAMO PERSO LA TESTA: UN CONVEGNO GRATUITO ONLINE (21 MAGGIO) 13 May 2021
  • BALBUZIE: COME USCIRNE (il metodo PSICODIZIONE) 10 May 2021
  • PANICO: INTERVISTA AD ANDREA IENGO (PANICO.HELP) 7 May 2021
  • Psicologia digitale e pandemia COVID19: il report del Centro Medico Santagostino di Milano dall’European Conference on Digital Psychology (ECDP) 4 May 2021
  • SOLCARE IL MARE ALL’INSAPUTA DEL CIELO. Liberalizzare come terapia: il problema dell’autocontrollo in clinica 30 April 2021
  • IL PODCAST DE “IL FOGLIO PSICHIATRICO” 25 April 2021
  • La psicologia fenomenologica nelle comunità terapeutiche 25 April 2021
  • 3 STRUMENTI CONTRO IL TRAUMA (IN BREVE): TAVOLA DISSOCIATIVA, DISSOCIAZIONE VK E CAMBIO DI STORIA 23 April 2021
  • IL MALADAPTIVE DAYDREAMING SPIEGATO PER PUNTI 17 April 2021
  • UN VIDEO PER CAPIRE LA DISSOCIAZIONE 12 April 2021
  • CORRELATI MORFOLOGICI E FUNZIONALI DELL’EMDR: UNA PANORAMICA SULLA NEUROBIOLOGIA DEL TRATTAMENTO DEL PTSD 4 April 2021
  • TRAUMA E DISSOCIAZIONE IN ETÁ EVOLUTIVA: (VIDEO)INTERVISTA AD ANNALISA DI LUCA 1 April 2021
  • GLI EFFETTI POLARIZZANTI DELLA BOLLA INFORMATIVA. INTERVISTA A NICOLA ZAMPERINI DEL BLOG “DISOBBEDIENZE” 30 March 2021
  • SVILUPPARE IL PENSIERO LATERALE (EDWARD DE BONO) – RECENSIONE 24 March 2021
  • MDMA PER IL POST-TRAUMA: BEN SESSA E ALTRI RIFERIMENTI IN RETE 22 March 2021
  • 8 LIBRI FONDAMENTALI SU TRAUMA E DISSOCIAZIONE 14 March 2021
  • VIDEOINTERVISTA A CATERINA BOSSA: LAVORARE CON IL TRAUMA 7 March 2021
  • PRIMO SOCCORSO PSICOLOGICO E INTERVENTO PERI-TRAUMATICO: IL LAVORO DI ALAIN BRUNET ED ESSAM DAOD 2 March 2021
  • “SHARED LIVES” NEL REGNO UNITO: FORME DI PSICHIATRIA D’AVANGUARDIA 25 February 2021
  • IL TRAUMA (PTSD) NEGLI ANIMALI (PARTE 1) 21 February 2021
  • FLOW: una definizione 15 February 2021
  • NEUROBIOLOGIA DEL DISTURBO POST-TRAUMATICO (PTSD) 8 February 2021
  • PSICOLOGIA DELLA CARCERAZIONE (SECONDA PARTE): FINE PENA MAI 3 February 2021
  • INTERVISTA A COSTANZO FRAU: DISSOCIAZIONE, TRAUMA, CLINICA 1 February 2021
  • LO SPETTRO IMPULSIVO COMPULSIVO. I DISTURBI OSSESSIVO COMPULSIVI SONO DISTURBI DA ADDICTION? 25 January 2021
  • ANATOMIA DEL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO (E PSICOTERAPIA) 15 January 2021
  • LA STRANGE SITUATION IN BREVE e IL TRAUMA COMPLESSO 11 January 2021
  • GIORNALISMO = ENTERTAINMENT 6 January 2021
  • SIMBOLIZZARE IL TRAUMA: IL RUOLO DELL’ATTO ARTISTICO 2 January 2021
  • PSICHIATRIA: IL MODELLO DE-ISTITUZIONALIZZANTE DI GEEL, BELGIO (The Openbaar Psychiatrisch Zorgcentrum) 28 December 2020
  • STABILIZZARE I SINTOMI POST TRAUMATICI: ALCUNI ASPETTI PRATICI 18 December 2020
  • Psicoterapia breve strategica del Disturbo ossessivo compulsivo (DOC). Intervista ad Andrea Vallarino e Luca Proietti 14 December 2020
  • CRONOFAGIA DI DAVIDE MAZZOCCO: CONTRO IL FURTO DEL TEMPO 10 December 2020
  • PODCAST: SPECIALIZZAZIONE IN PSICHIATRIA E CLINICA A CHICAGO, con Matteo Respino 8 December 2020
  • COME GESTIRE UNA DIPENDENZA? 4 PIANI DI INTERVENTO 3 December 2020
  • INTRODUZIONE A JAAK PANKSEPP 28 November 2020
  • INTERVISTA A DANIELA RABELLINO: LAVORARE CON RUTH LANIUS E NEUROBIOLOGIA DEL TRAUMA 20 November 2020
  • MDMA PER IL TRAUMA: VIDEOINTERVISTA A ELLIOT MARSEILLE (A CURA DI JONAS DI GREGORIO) 16 November 2020
  • PSICHIATRIA E CINEMA: I CINQUE MUST-SEE (a cura di Laura Salvai, Psychofilm) 12 November 2020
  • STRESS POST TRAUMATICO: una definizione e alcuni link di approfondimento 7 November 2020
  • SCOPRIRE IL FOREST BATHING 2 November 2020
  • IL TRAUMA COME APPRENDIMENTO A PROVA SINGOLA (ONE TRIAL LEARNING) 28 October 2020
  • IL PANICO COME ROTTURA (RAPPRESENTATA) DI UN ATTACCAMENTO? da un articolo di Francesetti et al. 24 October 2020
  • LE PENSIONI DEGLI PSICOLOGI: INTERVISTA A LORENA FERRERO 21 October 2020
  • INTERVISTA A JONAS DI GREGORIO: IL RINASCIMENTO PSICHEDELICO 18 October 2020
  • IL RITORNO (MASOCHISTICO?) AL TRAUMA. Intervista a Rossella Valdrè 13 October 2020
  • ASCESA E CADUTA DEI COMPETENTI: RADICAL CHOC DI RAFFAELE ALBERTO VENTURA 6 October 2020
  • L’EMDR: QUANDO USARLO E CON QUALI DISTURBI 30 September 2020
  • FACEBOOK IS THE NEW TOBACCO. Perchè guardare “The Social Dilemma” su Netflix 28 September 2020
  • SPORT, RILASSAMENTO, PSICOTERAPIA SENSOMOTORIA: oltre la parola per lo stress post traumatico 21 September 2020
  • IL MODELLO TRIESTINO, UN’ECCELLENZA ITALIANA. Intervista a Maria Grazia Cogliati Dezza e recensione del docufilm “La città che cura” 15 September 2020
  • IL RITORNO DEL RIMOSSO. Videointervista a Luigi Chiriatti su tarantismo e neotarantismo 10 September 2020
  • FARE PSICOTERAPIA VIAGGIANDO: VIDEOINTERVISTA A BERNARDO PAOLI 2 September 2020
  • SUL MERCATO DELLA DOPAMINA: INTERVISTA A VALERIO ROSSO 31 August 2020
  • TARANTISMO: 9 LINK UTILI 27 August 2020
  • FRANCESCO DE RAHO SUL TARANTISMO, tra superstizione e scienza 26 August 2020
  • ATTACCHI DI PANICO: IL MODELLO SUL CONTROLLO 7 August 2020
  • SHELL SHOCK E PRIMA GUERRA MONDIALE: APPORTI VIDEO 31 July 2020
  • LA LUNA, I FALÒ, ANGUILLA: un romanzo sulla melanconia 27 July 2020
  • VIDEOINTERVISTA A FERNANDO ESPI FORCEN: LAVORARE COME PSICHIATRA A CHICAGO 20 July 2020
  • ALCUNI ESTRATTI DALLA RUBRICA “GROUNDING” (PDF) 14 July 2020
  • STRESS POST TRAUMATICO: IL MODELLO A CASCATA. Da un articolo di Ruth Lanius 10 July 2020
  • OTTO KERNBERG SUGLI OBIETTIVI DI UNA PSICOANALISI: DA UNA VIDEOINTERVISTA 3 July 2020
  • SONNO, STRESS E TRAUMA 27 June 2020
  • Il SAFE AND SOUND PROTOCOL, UNO STRUMENTO REGOLATIVO. Videointervista a GABRIELE EINAUDI 23 June 2020
  • IL CONTROLLO CHE FA PERDERE IL CONTROLLO: UNA VIDEOINTERVISTA AD ANDREA VALLARINO SUL DISTURBO DI PANICO 11 June 2020
  • STRESS, RESILIENZA, ADATTAMENTO, TRAUMA – Alcune definizioni per creare una mappa clinicamente efficace 5 June 2020
  • DA “LA GUIDA ALLA TEORIA POLIVAGALE”: COS’É LA NEUROCEZIONE 3 June 2020
  • AUTO-TRADIRSI. UNA DEFINIZIONE DI MORAL INJURY 28 May 2020
  • BASAGLIA RACCONTA IL COVID 26 May 2020
  • FONDAMENTI DI PSICOTERAPIA: LA FINESTRA DI TOLLERANZA DI DANIEL SIEGEL 20 May 2020
  • L’EBOOK AISTED: “AFFRONTARE IL TRAUMA PSICHICO: il post-emergenza.” 18 May 2020
  • NOI, ESSERI UMANI POST- PANDEMICI 14 May 2020
  • PUNTI A FAVORE E PUNTI CONTRO “CHANGE” di P. Watzlawick, J.H. Weakland e R. Fisch 9 May 2020
  • APPORTI VIDEO SUL TARANTISMO – PARTE 2 4 May 2020
  • RISCOPRIRE L’ARCHIVIO (VIDEO) DI PSYCHIATRY ON LINE PER I SUOI 25 ANNI 2 May 2020
  • SULL’IMMOBILITÀ TONICA NEGLI ANIMALI. Alcuni spunti da “IPNOSI ANIMALE, IMMOBILITÁ TONICA E BASI BIOLOGICHE DI TRAUMA E DISSOCIAZIONE” 30 April 2020
  • FOBIE SPECIFICHE IN BREVE 25 April 2020
  • JEAN PIAGET E LA SHARING ECONOMY 25 April 2020
  • LO STATO DELL’ARTE INTORNO ALLA DIMENSIONE SOCIALE DELLA MEMORIA: SUL MODO IN CUI SI E’ ARRIVATI ALLA CREAZIONE DEL CONCETTO DI RICORDO CONGIUNTO E SU QUANTO LA VITA RELAZIONALE INFLUENZI I PROCESSI DI SVILUPPO DELLA MEMORIA 25 April 2020
  • IL PODCAST DE IL FOGLIO PSICHIATRICO EP.3 – MODELLO ITALIANO E MODELLO BELGA A CONFRONTO, CON GIOVANNA JANNUZZI! 22 April 2020
  • RISCOPRIRE PIERRE JANET: PERCHÉ ANDREBBE LETTO DA CHIUNQUE SI OCCUPI DI TRAUMA? 21 April 2020
  • AGGIUNGERE LEGNA PER SPEGNERE IL FUOCO. TERAPIA BREVE STRATEGICA E DISTURBI FOBICI 17 April 2020
  • INTERVISTA A NICOLÓ TERMINIO: L’UOMO SENZA INCONSCIO 13 April 2020
  • TORNARE ALLE FONTI. COME LEGGERE IN MODO CRITICO UN PAPER SCIENTIFICO PT.3 10 April 2020
  • IL PODCAST DE IL FOGLIO PSICHIATRICO EP.2 – MODELLO ITALIANO E MODELLO SVIZZERO A CONFRONTO, CON OMAR TIMOTHY KHACHOUF! 6 April 2020
  • ANTONELLO CORREALE: IL QUADRO BORDERLINE IN PUNTI 4 April 2020
  • 10 ANNI DI E.J.O.P: DOVE SIAMO? 31 March 2020
  • TORNARE ALLE FONTI. COME LEGGERE IN MODO CRITICO UN PAPER SCIENTIFICO PT.2 27 March 2020
  • PSICOLOGIA DELLA CARCERAZIONE: RISTRETTI.IT 25 March 2020
  • NELLE CORNA DEL BUE LUNARE: IL LAVORO DI LIDIA DUTTO 16 March 2020
  • LA COLPA NEL DOC: LA MENTE OSSESSIVA DI FRANCESCO MANCINI 12 March 2020
  • TORNARE ALLE FONTI. COME LEGGERE IN MODO CRITICO UN PAPER SCIENTIFICO PT.1 6 March 2020
  • PREFAZIONE DI “PTSD: CHE FARE?”, a cura di Alessia Tomba 5 March 2020
  • IL PODCAST DE “IL FOGLIO PSICHIATRICO”: EP.1 – FERNANDO ESPI FORCEN 29 February 2020
  • NERVATURE TRAUMATICHE E PREDISPOSIZIONE AL PTSD 13 February 2020
  • RIMOZIONE E DISSOCIAZIONE: FREUD E PIERRE JANET 3 February 2020
  • TEORIA DEI SISTEMI COMPLESSI E PSICOPATOLOGIA: DENNY BORSBOOM 17 January 2020
  • LA CULTURA DELL’INDAGINE: IL MASTER IN TERAPIA DI COMUNITÀ DEL PORTO 15 January 2020
  • IMPATTO DELL’ESERCIZIO FISICO SUL PTSD: UNA REVIEW E UN PROGRAMMA DI ALLENAMENTO 30 December 2019
  • INTRODUZIONE AL LAVORO DI GIULIO TONONI 27 December 2019
  • THOMAS INSEL: FENOTIPI DIGITALI IN PSICHIATRIA 19 December 2019
  • HPPD: HALLUCINOGEN PERCEPTION PERSISTING DISORDER 12 December 2019
  • SU “LA DIMENSIONE INTERPERSONALE DELLA COSCIENZA” 24 November 2019
  • INTRODUZIONE AL MODELLO ORGANODINAMICO DI HENRI EY 15 November 2019
  • IL SIGNORE DELLE MOSCHE letto oggi 4 November 2019
  • PTSD E SLOW-BREATHING: RESPIRARE PER DOMINARE 29 October 2019
  • UNA DEFINIZIONE DI “TRAUMA DA ATTACCAMENTO” 18 October 2019
  • PROCHASKA, DICLEMENTE, ADDICTION E NEURO-ETICA 24 September 2019
  • NOMINARE PER DOMINARE: L’AFFECT LABELING 20 September 2019
  • MEMORIA, COSCIENZA, CORPO: TRE AREE DI IMPATTO DEL PTSD 13 September 2019
  • CAUSE E CONSEGUENZE DELLO STIGMA 9 September 2019
  • IMMAGINI DEL TARANTISMO: CHIARA SAMUGHEO 14 August 2019
  • “LA CITTÀ CHE CURA”: COSA SONO LE MICROAREE DI TRIESTE? 8 August 2019
  • LA TRASMISSIONE PER VIA GENETICA DEL PTSD: LO STATO DELL’ARTE 28 July 2019
  • IL LAVORO DI CARLA RICCI SUL FENOMENO HIKIKOMORI 24 July 2019
  • QUALI FONTI USARE IN AMBITO DI PSICHIATRIA E PSICOLOGIA CLINICA? 16 July 2019
  • THE MASTER AND HIS EMISSARY: PERCHÉ ABBIAMO DUE EMISFERI? 8 July 2019
  • PTSD: QUANDO LA MINACCIA É INTROIETTATA 28 June 2019
  • LA PSICOTERAPIA COME LABORATORIO IDENTITARIO 11 June 2019
  • DEEP BRAIN REORIENTING – IN CHE MODO CONTRIBUISCE AL TRATTAMENTO DEI TRAUMI? 6 June 2019
  • STRANGER DREAMS: STORIE DI DEMONI, STREGHE E RAPIMENTI ALIENI – Il fenomeno della paralisi del sonno nella cultura popolare 4 June 2019
  • ALCUNI SPUNTI DA “LA GUERRA DI TUTTI” DI RAFFAELE ALBERTO VENTURA 28 May 2019
  • Psicopatologia Generale e Disturbi Psicologici nel Trono di Spade 22 May 2019
  • L’IMPORTANZA DEGLI SPAZI DI ELABORAZIONE E IL “DEFAULT MODE” 18 May 2019
  • LA PEDAGOGIA STEINER-WALDORF PER PUNTI 14 May 2019
  • SOSTANZE PSICOTROPE E INDUSTRIA DEL MASSACRO: LA MODERNA CORSA AGLI ARMAMENTI FARMACOLOGICI 7 May 2019
  • MENO CONTENUTO, PIÙ PROCESSI. NUOVE LINEE DI PENSIERO IN AMBITO DI PSICOTERAPIA 3 May 2019
  • IL PROBLEMA DEL DROP-OUT IN PSICOTERAPIA RIASSUNTO DA LEICHSENRING E COLLEGHI 30 April 2019
  • SUL REHEARSAL 15 April 2019
  • DUE PROSPETTIVE PSICOANALITICHE SUL NARCISISMO 12 April 2019
  • TERAPIA ESPOSITIVA IN REALTÀ VIRTUALE PER IL TRATTAMENTO DEI DISTURBI D’ANSIA: META-ANALISI DI STUDI RANDOMIZZATI 3 April 2019
  • DISSOCIAZIONE: COSA SIGNIFICA 29 March 2019
  • IVAN PAVLOV SUL PTSD: LA VICENDA DEI “CANI DEPRESSI” 26 March 2019
  • A PROPOSITO DI POST VERITÀ 22 March 2019
  • TARANTISMO COME PSICOTERAPIA SENSOMOTORIA? 19 March 2019
  • R.D. HINSHELWOOD: DUE VIDEO DA UN CONVEGNO ORGANIZZATO DA “IL PORTO” DI MONCALIERI E DALLA RIVISTA PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE 15 March 2019
  • EMDR = SLOW WAVE SLEEP? UNO STUDIO DI MARCO PAGANI 12 March 2019
  • LA FORMA DELL’ISTITUZIONE MANICOMIALE: L’ARCHITETTURA DELLA PSICHIATRIA 8 March 2019
  • PSEUDOMEDICINA, DEMENZA E SALUTE CEREBRALE 5 March 2019
  • FARMACOTERAPIA DEL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO (DOC) DAL PRESENTE AL FUTURO 19 February 2019
  • INTERVISTA A GIOVANNI ABBATE DAGA. ALCUNI APPROFONDIMENTI SUI DCA 15 February 2019
  • COSA RENDE LA KETAMINA EFFICACE NEL TRATTAMENTO DELLA DEPRESSIONE? UN PROBLEMA IRRISOLTO 11 February 2019
  • CONCETTI GENERALI SULLA TEORIA POLIVAGALE DI STEPHEN PORGES 1 February 2019
  • UNO SGUARDO AL DISTURBO BIPOLARE 28 January 2019
  • DEPRESSIONE, DEMENZA E PSEUDODEMENZA DEPRESSIVA 25 January 2019
  • Il CORPO DISSIPA IL TRAUMA: ALCUNE OSSERVAZIONI DAL LAVORO DI PETER A. LEVINE 22 January 2019
  • IL PTSD SOFFERTO DAGLI SCIMPANZÈ, COSA CI DICE SUL NOSTRO FUNZIONAMENTO? 18 January 2019
  • QUANDO IL PROBLEMA È IL PASSATO, LA RICERCA DEI PERCHÈ NON AIUTA 15 January 2019
  • PILLOLE DI MASTERY: DI CHE SI TRATTA? 12 January 2019
  • IL GORGO di BEPPE FENOGLIO 7 January 2019
  • VOCI: VERSO UNA CONSIDERAZIONE TRANSDIAGNOSTICA? 2 January 2019
  • DALLA SCUOLA DI NEUROETICA 2018 DI TRIESTE, ALCUNE RIFLESSIONI SUL PROBLEMA ADDICTION 21 December 2018
  • ACTING OUT ED ENACTMENT: UN ESTRATTO DAL LIBRO RESISTENZA AL TRATTAMENTO E AUTORITÀ DEL PAZIENTE – AUSTEN RIGGS CENTER 18 December 2018
  • CONCETTI GENERALI SUL DEFAULT-MODE NETWORK 13 December 2018
  • NON È ANORESSIA, NON È BULIMIA: È VOMITING 11 December 2018
  • PATRICIA CRITTENDEN: UN APPROFONDIMENTO 6 December 2018
  • UDITORI DI VOCI: VIDEO ESPLICATIVI 30 November 2018
  • IMPUTABILITÀ: DA UN TESTO DI VITTORINO ANDREOLI 27 November 2018
  • OLTRE IL DSM: LA TASSONOMIA GERARCHICA DELLA PSICOPATOLOGIA. DI COSA SI TRATTA? 23 November 2018
  • LIMITARE L’USO DEI SOCIAL: GLI EFFETTI BENEFICI SUI LIVELLI DI DEPRESSIONE E DI SOLITUDINE 20 November 2018
  • IL PTSD IN VIDEO 12 November 2018
  • PILLOLE DI EMPOWERMENT 9 November 2018
  • COME NASCE LA RAPPRESENTAZIONE DI SÈ? UN APPROFONDIMENTO 2 November 2018
  • IL CAFFÈ CI PROTEGGE DALL’ALZHEIMER? 30 October 2018
  • PER AVERE UNA BUONA AUTISTIMA, OCCORRE ESSERE NARCISISTI? 23 October 2018
  • LA MENTE ADOLESCENTE di Daniel Siegel 19 October 2018
  • TALVOLTA È LA RASSEGNAZIONE DEL TERAPEUTA A RENDERE RESISTENTE LA DEPRESSIONE NEI DISTURBI NEURODEGENERATIVI – IMPLICAZIONI PRATICHE 16 October 2018
  • Costruire un profilo psicologico a partire dal tuo account Facebook? La scienza dietro alla vittoria di Trump e al fenomeno Brexit 9 October 2018
  • L’effetto placebo nel Morbo di Parkinson. È possibile modificare l’attività neuronale partendo dalla psiche? 4 October 2018
  • I LIMITI DELL’APPROCCIO RDoC secondo PARNAS 2 October 2018
  • COME IL RICORDO DEL TRAUMA INTERROMPE IL PRESENTE? 28 September 2018
  • SISTEMI MOTIVAZIONALI INTERPERSONALI E TEMI DI VITA. Riflessioni intorno a “Life Themes and Interpersonal Motivational Systems in the Narrative Self-construction” di Fabio Veglia e Giulia di Fini 17 September 2018
  • IL SOTTOTIPO “DISSOCIATIVO” DEL PTSD. UNO STUDIO DI RUTH LANIUS e collaboratori 26 July 2018
  • “ALCUNE OSSERVAZIONI SUL PROCESSO DEL LUTTO” di Otto Kernberg 12 July 2018
  • INTRODUZIONE ALLA MOVIOLA DI VITTORIO GUIDANO 9 July 2018
  • INTRODUZIONE AL LAVORO DI DANIEL SIEGEL 5 July 2018
  • DALL’ADHD AL DISTURBO ANTISOCIALE DI PERSONALITÀ: IL RUOLO DEI TRATTI CALLOUS-UNEMOTIONAL 3 July 2018
  • UNO STUDIO SUI CORRELATI BIOLOGICI DELL’EMDR TRAMITE EEG 28 June 2018
  • MULTUM IN PARVO: “IL MONDO NELLA MENTE” DI MARIO GALZIGNA 25 June 2018
  • L’EFFETTO PLACEBO COME PARADIGMA PER DIMOSTRARE SCIENTIFICAMENTE GLI EFFETTI DELLA COMUNICAZIONE, DELLA RELAZIONE E DEL CONTESTO 22 June 2018
  • PERCHÈ L’EFFETTO PLACEBO SEMBRA ESSERE PIÙ DEBOLE NEL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO: UN APPROFONDIMENTO 18 June 2018
  • BREVE REPORT SUL CONCETTO CLINICO DI SOLITUDINE E SUL MAGNIFICO LAVORO DI JT CACIOPPO 11 June 2018
  • SULL’USO DEGLI PSICHEDELICI IN PSICHIATRIA: L’MDMA NEL TRATTAMENTO DEL DISTURBO POST-TRAUMATICO 7 June 2018
  • LA LENTE PSICOTRAUMATOLOGICA: GLI ASSUNTI EPISTEMOLOGICI 4 June 2018
  • PREVENIRE LE RECIDIVE DEPRESSIVE: FARMACOTERAPIA, PSICOTERAPIA O ENTRAMBI? 31 May 2018
  • YOUTH IN ICELAND E IL COMUNE DI SANTA SEVERINA IN CALABRIA 28 May 2018
  • FILTRO AFFETTIVO DI KRASHEN: IL RUOLO DELL’AFFETTIVITÀ NELL’IMPARARE 24 May 2018
  • DIFFIDATE DELLA VOSTRA RAGIONE: LA PATOLOGIA OSSESSIVA COME ESASPERAZIONE DELLA RAZIONALITÀ 21 May 2018
  • BREVE STORIA DELL’ELETTROSHOCK 17 May 2018
  • TALVOLTA É LA RASSEGNAZIONE DEL TERAPEUTA A RENDERE RESISTENTE LA DEPRESSIONE NEI DISTURBI NEURODEGENERATIVI 15 May 2018
  • LO STATO DELL’ARTE SUGLI EFFETTI DELL’ATTIVITÀ FISICA NEL PTSD (disturbo da stress post-traumatico) 9 May 2018
  • DIPENDENZA DA INTERNET: IL RITORNO COMPULSIVO ON-LINE 6 May 2018
  • L’EVOLUZIONE DELLE RETI NEURALI ASSOCIATIVE NEL CERVELLO UMANO: report sullo sviluppo della teoria del “tethering”, ovvero di come l’evoluzione di reti neurali distribuite, coinvolgenti le aree cerebrali associative, abbia sostenuto lo sviluppo della cognizione umana 30 April 2018
  • COMMENTO A “PSICOPILLOLE – Per un uso etico e strategico dei farmaci” di A. Caputo e R. Milanese, 2017 26 April 2018

IL BLOG

Il blog si pone come obiettivo primario la divulgazione di qualità a proposito di argomenti concernenti la salute mentale: si parla di neuroscienza, psicoterapia, psicoanalisi, psichiatria e psicologia in senso allargato:

  • Nella sezione AGGIORNAMENTO troverete la sintesi e la semplificazione di articoli tratti da autorevoli riviste psichiatriche. Vogliamo dare un taglio “avanguardistico” alla scelta degli articoli da elaborare, con un occhio a quella che potrà essere la psichiatria e la psicoterapia di “domani”. Useremo come fonti articoli pubblicati su riviste psichiatriche di rilevanza internazionale (ad esempio JAMA Psychiatry, World Psychiatry, etc) così da garantire un aggiornamento qualitativamente adeguato.
  • Nella sezione FORMAZIONE sono contenuti post a contenuto vario, che hanno l’obiettivo di (in)formare il lettore a proposito di un determinato argomento.
  • Nella sezione EDITORIALI troverete punti di vista personali a proposito di tematiche di attualità psichiatrica.
  • Nella sezione RECENSIONI saranno pubblicate brevi e chiare recensioni di libri inerenti la salute mentale (psicoterapia, psichiatria, etc.)

A CURA DI:

  • Raffaele Avico, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale,  Torino, Milano
  • HOME
  • AREE TEMATICHE
  • PSICOTERAPIA
  • PODCAST
  • CHI SIAMO
  • POPMED
  • PER SUPPORTARE IL BLOG

Copyright © 2025 · Education Pro on Genesis Framework · WordPress · Log in

a cura di Raffaele Avico ‭→ logo
  • HOME
  • AREE TEMATICHE
    • #TRAUMA e #PTSD
    • #PANICO
    • #DOC
    • #TARANTISMO
    • #RECENSIONI
    • #INTERVISTE
  • PSICOTERAPIA
  • PODCAST
  • CHI SIAMO
  • POPMED
  • PER SUPPORTARE IL BLOG