di Raffaele Avico
Ci ha lasciato ieri un luminare della psicoterapia e della psichiatria italiana, Giovanni Liotti, che insieme a Vittorio Guidano negli anni 80 contribuì a diffondere e promuovere la cultura cognitivista in Italia, in primis attraverso al fondazione della SITCC, Società Italiana per la Terapia Comportamentale e Cognitiva. Liotti è stato per noi un grande maestro e ispiratore, tanto potente intellettualmente quanto facile alla comprensione. Chi ha avuto la fortuna, come me, di ascoltare sue lezioni dal vivo, ne ricorda il senso di ricchezza e vitalità intellettuale, ma anche la grande organizzazione di pensiero che traspariva dalle sue parole. Si diceva, di Liotti, che fosse tanto difficile da ascoltare a lezione, quanto facile da approcciare nei suoi testi scritti (l’opposto invece di quanto si diceva di Guidano, i cui testi sono molto complessi): al contrario, io ricordo una grande organizzazione nei contenuti e un’efficacia comunicativa abbastanza unica: semmai, la difficoltà era, con Liotti, riuscire a contenere mentalmente tutto quello che portava (salti concettuali, riferimenti ad autori della psichiatria e psicologia clinica che pareva possedere totalmente, citazioni dotte in ambito letterario/poetico -per esempio la sua passione per il poeta nordico Transtromer). Dalle interviste presenti su Youtube, si troverà molto materiale a conferma di queste parole.
Liotti aveva indole gentile, ma modi fermi e il senso di padronanza dei concetti tipico dei grandi maestri. Il suo percorso di ricerca medico/scientifica ha spaziato negli anni entro molteplici ambiti, arrivando nell’ultimo periodo ad abbracciare una visione sistemica mutuata da più apporti teorici, culminata nel suo recente e bellissimo “Sviluppi Traumatici”. Questo libro propone una rilettura dell’eziologia dei principali e più diffusi disturbi psichiatrici alla luce di una conoscenza vasta e approfondita, precisissima, della Teoria dell’Attaccamento di Bowlby, unita alla teoria dei Sistemi Motivazionali Interpersonali che usava per leggere e rileggere gli atteggiamenti umani.
Questo volume ha il grande pregio di mostrare come nel contesto di uno sviluppo traumatico, l’essere umano è evolutivamente portato ad adattarsi al contesto problematico mettendo in atto delle strategie di controllo che nel tempo prendono la forma di sindromi psichiatriche. Accodandosi agli autori di riferimento in ambito di psicotraumatologia (come Van Der Hart), e contribuendo egli stesso ad ampliare e diffondere la cultura della psicologia dell’attaccamento e della psicotraumatologia, Liotti proponeva di rileggere certe forme di depressione, come dei tentativi esausti di evitare penosi attaccamenti problematici, o di vedere certe forme ansiose incentrate sul controllo, come degli attaccamenti invertiti (in cui il bambino è costretto a diventare genitore contenitivo del proprio genitore).
La portata culturale del suo lavoro è immensa.
Altri apporti teorici sono “La dimensione interpersonale della coscienza”, in cui già dal titolo cercava di mostrare come crescere in un ambiente problematico produca non solo una turbolenza in termini di senso di continuità relazionale, ma anche un vero e proprio modificarsi della continuità della coscienza intesa in senso più neurologico, fino all’ultimo “L’evoluzione delle emozioni e dei sistemi motivazionali”, dove si spese a riguardo dell’aggressività umana non modulata.
Liotti fu un grandissimo studioso della psiche umana, con l’umiltà e il senso critico rigoroso dello scienziato, e l’amore di un bambino devoto al proprio gioco. Sarà un riferimento centrale per chiunque voglia approcciarsi allo studio della psicologia clinica usando categorie post-freudiane. E’ da notare tra l’altro che l’intelligenza di Liotti gli permise di mantenere un atteggiamento post-ideologico e non giudicante anche verso il sapere psicoanalitico, notoriamente avviso ai cognitivisti: Liotti rileggeva concetti simili, usando categorie diverse, largamente in grado di mantenere, dentro di sé, qualunque teoria o visione clinica, “a patto che funzioni”, come dovrebbe essere per chiunque ragioni in modo realmente scientifico.
La vita gli concesse grandi soddisfazioni in termini scientifici, e il riconoscimento della paternità, insieme a Vittorio Guidano, del cognitivismo italiano. Si apre ora l’epoca dell’esplorazione del vasto territorio culturale da lui donatoci in eredità.