di Raffaele Avico
Nelle scorse settimane abbiamo pubblicato un’intervista a Emiliano Toso a proposito della terapia espositiva. Toso da anni approfondisce il tema dell’’“esposizione”, che è uno strumento della psicoterapia soprattutto a orientamento cognitivo-comportamentale, trasversale a molteplici diagnosi ed interventi (risulta utile verso tutti quegli eventi/stimolo predittivi di minaccia).
A partire da un nuovo modello concettuale della terapia (apprendimento inibitorio), in questa seconda parte dell’intervista, Toso presenta una serie di strategie al lavoro di esposizione, in grado di massimizzarne gli effetti:
- Organizzare esposizioni che rendano altamente probabile la predizione di minaccia dichiarata;
- Eliminare comportamenti/stimoli protettivi;
- Durante le esposizioni mantenere elevata l’aspettativa di minaccia (contrastare l’abituazione);
- Amplificare la gratificazione che consegue l’omissione della minaccia attesa;
- Eseguire attività aerobica prima di ogni esposizione;
- Restrizione calorica/digiuno prima di ogni esposizione;
- Coltivare il benessere intestinale;
- Coltivare una buona igiene del sonno;
- Gestire lo stress in generale;
- Variare il più possibile i contesti di esposizione.
Particolare rilievo Toso attribuisce ad un suo personale nuovo modo di spiegare le difficoltà che il paziente tende ad avere nel provare la gratificazione che segue l’omissione della minaccia attesa (“Il paziente avrebbe difficoltà nel provare gratificazione dopo una esposizione, in quanto tale gratificazione verrebbe eclissata da quella che otterrebbe evitando lo stesso stimolo. É un gioco di forze gravitazionali!”).
Le osservazioni di Toso si basano su un lavoro di raccolta di materiale e studio della materia molto ampio, durato anni. Derivano insomma da un lavoro di ricerca indipendente, che nel prossimo futuro troverà un “contenitore” dedicato attraverso la pubblicazione di un volume focalizzato a tema (“Toso E. (2023). Verso una terapia espositiva di precisione. Dalla scienza dell’estinzione della paura alla clinica. Giovanni Fioriti ed.”).
Il punto centrale, in molteplici disturbi, è la regolazione della paura. Molti pazienti arrivano all’osservazione di uno psicoterapeuta in quanto investiti da una paura che non riescono né a regolare, né tantomeno a estinguere. Si tratta spesso di soggetti provenienti da storie complesse di sviluppo, che hanno in età molto precoce “appreso” il senso di allarme, memorizzandolo per via somatica, non essendo ancora in grado di simbolizzarlo nè di spiegarlo in termini verbali/cognitivi. I registri di memoria sono d’altronde molteplici, e la memoria somatica è antica e resistente al cambiamento.
Trattando il tema “esposizione”, parliamo però anche di altre problematiche, come le “classiche” fobie specifiche, il problema del panico, l’essere sopravvissuti al trauma, etc.: la mente rimane imprigionata in una condizione di allarme protratto, o di attivazione “simpatica” protratta, il che crea diverse conseguenze sul piano psico-fisico, spesso innescando altri problemi. Il cuore del problema rimane però la paura, e il cercare di capire come fare a “estinguerla”.
Buona visione!
——————————————————
——————————————————
NB: “POPMED”, UNA NEWSLETTER DI AGGIORNAMENTO A TEMA “PSI”, A PAGAMENTO. Qui per iscriverti