di Raffaele Avico
Abbiamo spesso parlato su questo blog di ansia anticipatoria e controllo. Il controllo sui propri atteggiamenti o pensieri, interviene quando si voglia avere un controllo su qualcosa per sua natura spontaneo a livello sia di mente (pensieri, desideri, pensieri irrazionali, sogni) che di corpo (respiro, ritmo cardiaco, tosse, nausea, piacere sessuale, sonno). Qui un approfondimento.
Il problema del controllo sulle proprie manifestazioni può essere esteso anche al tema “balbuzie”: in alcuni casi è la persona a eccedere nel controllare la forma del proprio eloquio, auto-sabotando funzioni psicologiche di per sè funzionali.
Non sempre però è così: la balbuzie è un tema complesso che merita un approfondimento; per farlo abbiamo intervitato Chiara Comastri di Psicodizione (https://www.psicodizione.it).
Ecco l’intervista:
1-Partiamo dalle cose semplici: cos’è la balbuzie e come si manifesta?
Una definizione di balbuzie, che permette di comprendere vari aspetti della complessità che la compongono, è quella fornita nel 2012 dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi, DSM-5, che la colloca tra “i disturbi del neurosviluppo, in particolare nel sottogruppo di quelli della comunicazione” e la definisce come “disturbo della fluenza con esordio nell’infanzia caratterizzato da: alterazioni della normale fluenza e della cadenza dell’eloquio, che sono inappropriate per età dell’individuo e per le abilità linguistiche, […]; ripetizioni di suoni e sillabe, prolungamenti dei suoni, interruzione delle parole, blocchi udibili o silenti, circonlocuzioni, parole pronunciate con eccessiva tensione, ripetizione di intere parole monosillabiche”. All’interno della stessa definizione viene sottolineato come l’ansia sia causata dalla balbuzie e non viceversa: “tali alterazioni causano ansia nel parlare o limitazioni dell’efficacia della comunicazione, della partecipazione sociale, o del rendimento scolastico o lavorativo, individualmente o in qualsiasi combinazione”.
La definizione di balbuzie che diamo in Psicodizione è “Sapere esattamente quello che si vuole dire e sapere, altrettanto esattamente, che ci sarà un suono o una parola che ci riuscirà difficile esprimere”. Si tratta di un problema che può diventare anche molto invalidante, poiché condiziona la vita della persona che ne soffre, la quale può tendere a chiudersi in se stessa e allontanarsi dal confronto con gli altri.
2-Usando una prospettiva bio-psico-sociale, da cosa è provocata?
Le cause della balbuzie rientrano in un quadro complesso a cui concorrono diversi fattori che interagiscono durante il periodo nel neurosviluppo. Molti, infatti, sono gli aspetti che intervengono nell’insorgenza di questo disturbo. Tanto che la letteratura considera attualmente la balbuzie come un disturbo complesso e multifattoriale. Con multifattoriale s’intende che tale problematica dipende dalla combinazione di fattori linguistici, psico-emotivi, ambientali, fisiologici e organici. Esiste un ampio consenso scientifico sul fatto che tra questi ultimi vi rientrino anche fattori genetici. Pur non trattandosi di una trasmissione di tipo mendeliano, le evidenze mostrano la presenza di un background genetico che fornisce una maggiore suscettibilità. Questo non significa, dunque, che il problema si presenterà sicuramente e che, nel caso si presenti, non sia risolvibile: come tutti i disturbi complessi, l’ambiente circostante, la volontà della persona, le scelte consapevoli e il percorso di riabilitazione giocano un ruolo di grande rilevanza. Si può, dunque, nascere con una predisposizione, ma è la combinazione di più fattori intriseci ed estrinseci a spiegare l’esordio, lo sviluppo e la severità del disturbo.
3-Quali sono gli aspetti psicologici (inerenti la cognizione e l’emotività) implicati nel fenomeno della balbuzie? Se volessimo fare uno schema sintetico del disturbo, distinto nei vari passaggi del suo “generarsi”, che forma avrebbe?
La mia opinione è che la balbuzie si generi nel pensiero, prima ancora che nell’eloquio, attraverso cinque fasi, in cui la persona:
- ha chiaro cosa vuole dire;
- percepisce come già inceppati, nel proprio pensiero, una parola o un suono tra quelli che vuole esprimere;
- generalmente, si preoccupa o si spaventa di questa percezione, sviluppando ansia, stress e timore del giudizio;
- cerca di trovare velocemente una soluzione al blocco che ha già avvertito nella mente, passando in rassegna mentalmente, in maniera frenetica, una serie di opzioni per far apparire più fluido possibile il messaggio;
- esprime il suo pensiero al meglio delle proprie possibilità, manifestando la disfluenza che l’ascoltatore percepisce come balbuzie, anche se la balbuzie vera e propria si è già innescata durante la 2° fase, nella percezione del blocco nel pensiero.
Questo complesso meccanismo che la persona con balbuzie vive ripetutamente nel tempo, contribuisce a cronicizzare il fenomeno dell’ansia anticipatoria o “profezia che si autoavvera”. Ad esempio, se una persona ha già sperimentato difficoltà nel parlare in pubblico, in classe, durante un’ordinazione al bar etc., a causa della balbuzie, ogni volta che si troverà in quella situazione o in una ad elevato grado di emotività, si instaurerà una forte ansia prima ancora che l’evento abbia luogo, dovuta proprio al fatto di aver già accumulato numerosi fallimenti in quelle aree.
4- Dunque, quali sono gli aspetti caratteristici del suo trattamento?
Psicodizione agisce proprio nella 2° fase che ho appena descritto, permettendo alla persona di non percepire la sensazione del blocco di balbuzie in mente e di mantenere il pensiero fluido, affinché non manifesti più ansia anticipatoria, non debba ricorrere a sinonimi o giri di parole, né manifesti disfluenza. La metodologia, in particolare, lavora contemporaneamente su due piani: sulla riabilitazione dell’aspetto meccanico dell’eloquio, e sull’aspetto emotivo del singolo. Vengono forniti alla persona degli strumenti che le consentono di tornare causativa nel creare e nell’avere il controllo sui propri suoni, riconquistandosi così fluidità nel parlare e piacevolezza nel comunicare. Parallelamente, si fanno vivere ai partecipanti attività di vita reale attraverso esposizioni graduali all’ansia, in cui riabilitano le proprie competenze comunicative e relazionali, sperimentando situazioni che presentano un elevato grado emotività (es. lettura in pubblico, conversazione con persone sconosciute, telefonate, etc.) agendo in modo personalizzato sulle paure del singolo, sia esso bambino, ragazzo o adulto.
5- Su quale teoria psicologica si basa il metodo Psicodizione?
La metodologia si basa sull’approccio Cognitivo-Comportamentale. Nello specifico, analizza gli schemi comportamentali e cognitivi della persona, individuando quelli che creano disagio e modificandoli per renderli funzionali alla libertà espressiva. Questo consente di intervenire sugli aspetti psico-emotivi e trasformare, dunque, i fattori ambientali che influenzano la persistenza del disturbo. La persona che balbetta ha, infatti, bisogno di creare abitudini nuove e sane che le consentano di eliminare la disfluenza e godere di una piena libertà comunicativa ed è proprio attraverso l’immettere nella propria vita azioni e atteggiamenti funzionali, l’imparare ad utilizzare le emozioni (siano essere positive che negative) a proprio vantaggio, che le persone modificano le considerazioni negative che hanno acquisito nel tempo su loro stessi e sulla loro capacità di esprimersi, trasformando il timore di parlare con gli altri in soddisfazione nel relazionarsi ad essi.
6- Qual è la prassi di lavoro di Psicodizione? Da chi è composto il vostro gruppo e come lavorate sui differenti casi?
Ci occupiamo di trattare la balbuzie con percorsi specifici dedicati sia ai bambini in età prescolare che ai ragazzi in età scolare e adulti. Nel primo caso adottiamo un approccio indiretto, nel quale i genitori diventano protagonisti nell’aiutare attivamente il proprio figlio attraverso il gioco, per rimodellare i suoni del bimbo senza che lui abbia la percezione di essere corretto o si senta osservato da un operatore esterno. Nel secondo caso il percorso è diretto e si svolge attraverso un corso intensivo della durata di sette giorni. Nello specifico, i partecipanti lavorano con gli insegnanti all’interno della classe, sia tutti insieme che dividendosi in piccoli sottogruppi, al fine di svolgere parte del percorso in modo più personalizzato. Le persone vengono poi accompagnate all’esterno dai tutor per sperimentare con successo quelle situazioni della loro vita quotidiana che rappresentano motivo di ansia, paura o disagio, al fine di superare tali difficoltà compiendo azioni corrette e di buona comunicazione.
Il team è composto da 34 professionisti. Lo staff tecnico, in particolare, è composto da: insegnanti, 3 per i corsi intensivi e 2 per il percorso prescolare – Psicologi clinici e dell’età evolutiva, Psicoterapeuti e dottori in Psicologia – assistenti ai corsi intensivi, formatori e tutor interni. Questi ultimi ricevono una formazione specifica per seguire le persone in modo personalizzato nella vita quotidiana e supportarle nell’applicazione del metodo, al fine stabilizzare i risultati ottenuti durante il corso. Tutti hanno avuto un passato di balbuzie ed oggi aiutano chi vive questa difficoltà a raggiungere i loro stessi risultati.
7- Avresti qualche libro o film, oppure un sito da consigliare sul tema “balbuzie”?
Tra i film consiglio la visione di:
“Il discorso del Re” è una pellicola straordinaria che consente a chi la guarda di percepire proprio il dialogo interno di chi balbetta, costantemente contraddittorio e fastidioso, quel braccio di ferro interiore che fa credere alla persona di non essere in grado di pronunciare i suoni che vorrebbe e lo fa sentire costantemente inadeguato. Le interpretazioni di Colin Firth e Geoffrey Rush sono assolutamente strepitose!
“The habit of beauty” un film molto intenso del regista Mirko Pincelli, con Francesca Neri, Vincenzo Amato e la partecipazione di Nico Mirallegro, che interpreta il ruolo di un ragazzo con balbuzie. Nico è stato formato proprio dalla dott.ssa Comastri per calarsi perfettamente nel personaggio ed essere in grado di far emergere ciò che davvero prova quotidianamente una persona che soffre di questo disturbo.
“Io e le mie parole” documentario di Mirko Pincelli creato seguendo la realtà di Psicodizione per due anni. Uno straordinario viaggio alla scoperta di una difficoltà osservata come opportunità. Le storie di Giulia, Andrea, Giuseppe, Chiara e Francesco di 12, 28, 17, 37, 62 anni, studenti, pensionati, psicologi, pasticceri che in comune hanno il “mostro” che non fa essere liberi, che fa fingere di essere in parte qualcosa che non si è.
Per approfondire l’approccio e la metodologia consiglio, invece, di visitare il sito di Psicodizione:
https://www.psicodizione.it e il canale YouTube dove si trovano video di conferenze, approfondimenti e “prima/dopo” con le testimonianze dirette delle persone che hanno affrontato il percorso riabilitativo
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