di Raffaele Avico
É del 2020 questo articolo uscito per una delle più impattate riviste di psichiatria mondiali, World Psychiatry, a proposito della cosiddetta “lifestyle psychiatry”, la psichiatria cioè riguardante lo “stile di vita” nel suo senso più ampio.
L’articolo è firmato da molteplici autori provenienti da università diverse, compreso il qui già citato Simon Rosenbaum, che con il suo gruppo tenta di integrare l’attività fisica alla psicoterapia nelle sindromi post traumatiche, di cui abbiamo qui già scritto.
Il lavoro sullo stile di vita è argomento fortemente promosso da Valerio Rosso, in Italia, da parecchio tempo.
Tornando all’articolo, in questo caso l’obiettivo era fare una meta-review della letteratura esisente a proposito dell’impatto di diversi fattori (tabagismo, attività fisica, sonno, dieta) sulla salute mentale; furono inclusi una quarantina di studi (questi) a partire da una ricerca iniziale a dir poco imponente nella sua rigorosità, con alcune osservazioni interessanti relativi ai comportamenti “chiave” da adottare come prevenzione allo sviluppo di patologia psichiatrica.
In breve:
- alcune condotte aumentano il rischio di sviluppare patologie psichiatriche di vario tipo (scarsa qualità del sonno, tabagismo, sedentarietà, assenza di attività fisica, dieta sbilanciata)
- alcune condotte mostrano invece conseguenze positive dirette sullo stato psicopatologico dei soggetti coinvolti, in particolare l’esecuzione di attività fisica in soggetti colpiti da depressione moderata e disturbi d’ansia
Gli autori identificano quattro “strumenti” da usare per lavorare in modo “bottom-up” per così dire, partendo dunque dal comportamento per arrivare alla mente, sul proprio stato di salute mentale: la dieta, l’attività fisica, la cessazione del tabagismo e la qualità del sonno.
Concludono osservando come l’attività fisica, tra i diversi “modi”, sembri essere la più studiata e la più consigliata modalità per contrastare l’insorgenza e il mantenimento di alcune patologie psichiatriche comuni come depressione moderata e ansia nelle sue varie forme: “From the literature to date, physical activity emerges as the most widely researched lifestyle factor.”.
In particolare parliamo qui di attività aerobica e di fitness cardiorespiratorio, con però una nota su altre forme di attività fisica, inerenti lo sviluppo di “forza”:
“Current recommendations pertain largely to aerobic activity and cardiorespiratory fitness as the focus of exercise interventions, as the majority of observational and interventional research in this area has focused on overall physical activity levels. While this is well-supported by the literature (with growing evidence of cardiorespiratory fitness itself reducing risk of psychiatric disorders), it should also be noted that there is now some evidence that muscular strength and resistance training also are protective against mental illness, even independently of general physical activity.“
Se immaginiamo una gerarchia tra i diversi comportamenti salutari presi in considerazione dalla meta-analisi in questione, attività fisica e qualità del sonno emergono come prioritari e maggiormente necessari qualora si vogliano cambiare abitudini di vita in funzione di una migliore salute mentale raggiunta. Meno evidenze, pur presenti, le troviamo per dieta e tabagismo.
Per quanto riguarda i meccanismi neurobiologici di base che ci aiutino a spiegare le cause di un impatto così potente dei fattori “chiave” inerenti lo stile di vita sulla salute mentali (di nuovo: tabagismo, dieta, sonno, attività sportiva), gli autori citano:
- infiammazione
- triangolo stile di vita/microbiota/cervello (seppur si parli qui di un’area di ricerca ai suoi “primordi”)
- effetti secondari di stili di vita errati (come una dieta scorretta che rende l’inviduo obeso, con conseguenze sul piano sociale e quindi personale dell’individuo); le aree di vita di un individuo, dovrebbero essere d’altra parte considerate interconnesse, entro una logica complessa, tutte inter-relate (si veda su questo il lavoro di Denny Borsboom che abbiamo qui descritto)
Qui un riassunto grafico dei risultati dello studio:
Su “stile di vita” e salute mentale da segnalare anche il contributo di Donatella Masante su questo Ebook a cura di Aisted, con approfondimenti mirati a proposito dei quattro fattori inerenti lo stile di vita connessi alla salute mentale prima segnalati.
Aisted (Associazione Italiana per lo Studio del Trauma e della Dissociazione) ha nello scorso anno erogato 2 ebook di libera fruizione e diffusione a proposito del trauma epidemico (ebook n.1) e della stabilizzazione come strumento clinico (ebook n.2). Qui il sito: aisted.it
Ps tutto il materiale su trauma e dissociazione presente su questo blog è consultabile cliccando sul bottone a inizio pagina (o dal menù a tendina) #TRAUMA.