di Raffaele Avico
Abbiamo già qui scritto a proposito di MDMA e PTSD: siamo giunti ora al punto di arrivo dei trials di ricerca che hanno indagato l’effetto dell’uso di MDMA medico sullo stress post-traumatico, i cui risultati sono stato pubblicati poche settimane fa su Nature, qui.
Nei fatti, questo studio (condotto da un gruppo di ricerca afferente all’associazione MAPS, il punto di riferimento mondiale per gli studi sulle sostanze psichedeliche, che da anni si batte per introdurre i nomi di alcune sostanze psichedeliche nella farmacopea mondiale in ambito psichiatrico) rappresenta il punto di arrivo e l’ultimo stadio prima dell’approvazione da parte della FDA dell’MDMA per il PTSD.
I risultati dello studio vengono riassunti alla fine:
“Here, we demonstrate that three doses of MDMA given in conjunction with manualized therapy over the course of 18 weeks results in a significant and robust attenuation of PTSD symptoms and functional impairment as assessed using the CAPS-5 and SDS, respectively. MDMA also significantly mitigated depressive symptoms as assessed using the BDI-II. Of note, MDMA did not increase the occurrence of suicidality during the study.
These data illustrate the potential benefit of MDMA-assisted therapy for PTSD over the FDA-approved first-line pharmacotherapies sertraline and paroxetine, which have both exhibited smaller effect sizes in pivotal studies“.
L’MDMA sembra facilitare l’accesso alle memorie traumatiche, generando una finestra di tollerenza sufficentemente ampia da consentire ai pazienti di “approcciarle” evitando una fear-response (ovvero, un’attivazione somatica troppo forte):
“It is intriguing to speculate that the pharmacological properties of MDMA, when combined with therapy, may produce a ‘window of tolerance,’ in which participants are able to revisit and process traumatic content without becoming overwhelmed or encumbered by hyperarousal and dissociative symptoms. […] MDMA may catalyze therapeutic processing by allowing patients to stay emotionally engaged while revisiting traumatic experiences without becoming overwhelmed“
Si tratta dunque di esperimenti condotti integrando psicoterapia e MDMA su un arco di 18 settimane, con in tutto 3 sessioni da 8 ore l’una di psicoterapia sotto effetto di MDMA. Qui è scaricabile il protocollo di psicoterapia “MDMA-assisted”.
Su New England Journal of Medicine è stato pubblicato più o meno negli stessi giorni un importante articolo che ha messo in comparazione gli effetti sulla depressione resistente della psilocibina (funghi allucinogeni) e degli antidepressivi SSRI, trovando pressoché equivalenti gli effetti delle due molecole usate.
Seppur avvolto da un entusiasmo che a volte sembra eccessivo, il “ritorno” alle sostanze psichedeliche sembra avviarsi a un percorso sempre più tangibile e concreto.
MAPS sta già formando terapeuti da tutto il mondo alla psicoterapia assistita da MDMA.
Qui di seguito alcune risorse per approfondire, su questo blog e altrove, il tema “psichedelici”:
- MDMA PER IL POST-TRAUMA: BEN SESSA E ALTRI RIFERIMENTI IN RETE
- MDMA PER IL TRAUMA: VIDEOINTERVISTA A ELLIOT MARSEILLE (A CURA DI JONAS DI GREGORIO)
- VERSO L’MDMA NEL TRATTAMENTO DEL PTSD
- RUBRICA: TERAPIE PSICHEDELICHE
- PODCAST: TERAPIE PSICHEDELICHE
- PODCAST: ILLUMINISMO PSICHEDELICO
Ps tutto il materiale su trauma e dissociazione presente su questo blog è consultabile cliccando sul bottone a inizio pagina (o dal menù a tendina) #TRAUMA.