di Raffaele Avico
PREMESSA: l’articolo qui di seguito pubblicato è estratto da un PDF scaricabile da questo articolo pubblicato su Psychiatry On Line, a cura di Paolo F. Peloso
Estratto da: “Nevrosi in fotogramma: documenti sulle nevrosi di guerra negli archivi cinematografici e militari. Approccio storiografico pionieristico di un quarto di secolo fa” di Giovanni Nobili Vitelleschi
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Fonti filmiche per la storia delle malattie mentali
Se gli studi sulla grande guerra e i traumi erano già noti a partire dai primi anni Ottanta, dalla storiografia di area anglosassone (Fussell, 1975; Leed, 1979), italiana (Gibelli, 1991; Bianchi, 2001) fino agli storici afferenti all’Historial de la Grande Guerre (Peronne, 1999), fu grazie al «Festival del Cinema Ritrovato», organizzato dalla Cineteca di Bologna nel 1993 a Bologna, nell’ambito della «Mostra internazionale del Cinema Libero», che, per la prima volta, furono proiettati e presentati, insieme alle tante riprese che riguardavano le operazioni militari e le battaglie, numerosi filmati realizzati dalla Sezione fotografica e cinematografica dell’esercito francese (S.P.C.A., Ivry-sur-Seine), per il Sottosegretariato di stato al servizio della sanità (Service de Santé). Tra questi filmati, oltre a quelli sulle protesi maxillo-facciali (Service de prothèse maxillo- faciale du docteur Pont à Lyon, Francia, 1918. Ecpad) sulla riabilitazione dei mutilati di guerra (Le retour a la terre des mutiles, Francia, 1918. Ecpad), sull’ortopedia di guerra (Officine Rizzoli, Italia, 1918. Cineteca Comunale di Bologna) e sul Camouflage (Les surprises du camouflage,1916. Ecpad), vi erano anche quei filmati dedicati ai traumi di guerra.
Per l’argomento da noi trattato, le nevrosi di guerra, presso lo stabilimento cinematografico e fotografico dell’esercito francese (E.C.P.A.,ora ECPAD), sono conservate alcune pellicole (35 mm), oggi anche in digitale, di breve durata (dai 4 ai 15 minuti) di notevole interesse per gli studiosi di queste patologie. Il filmato più interessante presentato al Festival di Bologna nel 1993, fu senza dubbio Troubles nerveux chez le commotionès du Val de Grace (1918), sulle terapie praticate ai malati con problemi neurologici. Nei giardini dell’Ospedale di Val de Grace (Parigi), una trentina di malati, alcuni nudi, vengono ripresi in presenza di infermieri e medici. Tutti soffrono di problemi psichici quali la claudicazione, i tremori, gli irrigidimenti e le fobie come quelle delle uniformi di color rosso, talora legate alla esperienza della guerra, come spiegano le didascalie del filmato «lunghi ed intensi bombardamenti, traumi da pallottola al cervello, seppellimenti da esplosione di un siluro aereo». Un altro documento storico proiettato fu Le progrés de la science au profit des victimes de la guerre. Une decouverte du Docteur Vincent (1918), della durata di 8 minuti. Il filmato mostra l’applicazione del metodo elettrofisiologico (Torpillage) ai disturbati funzionali di nervi presso l’ospedale di Tours diretto dallo stesso dr. Clovis Vincent, nel reparto degli psiconevrotici. Al fine di mostrare l’efficacia del metodo del Torpillage, inventato dallo stesso Clovis Vincent nel 1915, fu proprio la Section photographique et cinématographique des armée (SPCA) a girare questo filmato a fini propagandistici. Troubles fonctionnels. Service du Docteur Sollier à Lyon (1918) della durata di 8 minuti, sulla presentazione di malati affetti da disturbi nervosi funzionali. Infine, Centre des psychonévroses du G.P.M. Laignel-Lavastine (1918) della durata di 4 minuti. Il filmato mostra soldati affetti da nevrosi di guerra presso l’ospedale di Maison Blanche diretto dallo stesso Maxime Laignel-Lavastine nel reparto dei psiconevrotici.
Nel 1993, il Wellcome Institute for the History of Medicine di Londra, ha organizzato un progetto di ricerca dedicato alla catalogazione e alla reperibilità del materiale audiovisivo sulla medicina in generale, ed anche sulla neurologia e sulla psichiatria, dal 1915 in avanti, dal titolo «Film sources in medical history», sotto la direzione di Michael Clark.
Nel 1996, invece, presso il Wellcome Building di Londra veniva organizzato dal Society for the Social History of Medicine, il convegno «Picturing Health? Archival Medical Film and History», sull’utilizzo del film in ambito medico. Nell’ambito delle psiconevrosi e le sue cure sono reperibili presso l’archivio del Wellcome, oggi anche in rete, alcuni filmati molto interessanti come: War Neuroses. Netley, 1917. Seale Hayne Military Hospital, 1918. Il filmato mostra infatti la sintomatologia delle cosiddette nevrosi da esplosione (Shell shock) su 18 soldati e la loro cura da parte di due insigni neurologi del R.A.M.C (Royal Army Medical Corps), Arthur Hurst e J.L.M. Symns, negli ospedali inglesi di Netley e Hayne verso la fine della guerra. Il 12 maggio 1918, Hurst presentò il filmato nell’ambito di una conferenza sulle nevrosi di guerra alla Royal Society of Medicine (Sezione neurologica), auspicando tra l’altro che le sue «Kinematographic records» potessero servire in futuro ai medici nelle loro diagnosi su tali patologie e, inoltre, di conseguire altri «results of scientific value». (Hurst, 1918, p. 39) Tra le forme cliniche mostrate nel filmato possiamo includervi una varietà di andature atassiche ed isteriche, paralisi isteriche, contratture e insensibilità al dolore, paralisi facciali e spasmi, paraplegia, mutismo e cecità, perdita del riflesso rotuleo ed achilleo. Inoltre, vengono mostrati l’uso della fisioterapia e la suggestione ipnotica nella cura e i lavori in fattoria per la riabilitazione dei pazienti convalescenti.
Una copia in pellicola (35 mm) della durata di 27 minuti è anche posseduta dal National Film and Television Archive di Londra. L’altro filmato posseduto dal Wellcome è Abnormal Movements and Paralyses in Combattants and their Treatment by Hypnosis (1918- 1919), della durata di 13 minuti. Il filmato mostra l’uso della suggestione ipnotica nella cura di gravi disordini neurologici nei soldati e marinai tedeschi in una clinica neurologica ad Amburgo alla fine della prima guerra mondiale.
Per quanto concerne la conservazione di materiale documentario, il loro uso a scopo didattico e di informazione alla popolazione tedesca durante la Grande Guerra, resta fondamentale la pubblicazione di M. Weiser Medizinsche Kinematographie, pubblicata nel 1919 sui filmati che trattavano i disturbi motori a seguito delle nevrosi di guerra. L’utilizzo della cinematografia nello studio delle nevrosi di guerra, soprattutto i filmati (purtroppo andati dispersi) realizzati in Germania da Alt a Uchtspringe e da Krapf a Dresda nel 1918, furono, scrive l’autore del libro, «un campo straordinariamente fecondo per la cinematografia» non solo per scopo scientifico ma anche per informare la «popolazione sulle nevrosi di guerra e sulla loro curabilità» (Weiser, 1919, p. 134). Sono stati invece conservati dal Bundesarchiv-Filmarchiv di Berlino due documentari realizzati durante il primo conflitto mondiale: Funktionell – motorische Reiz-und Lahmungs-Zustande bei Kriegsteilnehmern und deren Heilung durch Suggestion in Hypnose/Stati di eccitazione e di paralisi motorio-funzionale nei combattenti e loro cura attraverso la suggestione ipnotica prodotto nel 1917 dal Bild-und Film-Ant in collaborazione col dottor Max dell’Ospedale generale di Amburgo-Eppendorf e Reserve Lazarett Hornberg im Scwarzwald-Behandlung der Kriegs- Neuroticher/Ospedale di retrovia di Hornberg in Scwarzwald- Trattamento dei nevrotici di guerra, girato in collaborazione con il dottor Ferdinand Kehrer del National Hygiene-Museum di Dresda.
Entrambi i documentari mostravano il metodo dell’ipnosi con successive esercitazioni sia obbligatorie che facoltative da parte dei soldati sottoposti a trattamento medico. Va osservato come in questi filmati venivano mostrati in modo propagandistico soltanto i risultati spettacolari e non le complicazioni che spesso conducevano ad esiti mortali conseguenti ad alcuni procedimenti, come il totale isolamento per settimane, gli impacchi freddi ed umidi, i bagni prolungati, i raggi X in camera oscura, le punture lombari e le operazioni in anestesia con etere. E ancora asfissia provocata mediante la sonda faringale di Muck e l’applicazione di scariche elettriche.
In Italia, è solo dal 2011, dopo due restauri di preservazione nel 1993 e 1997, che conosciamo i filmati medici girati durante la Grande Guerra da Roberto Omegna all’Ospedale Militare di Torino, sotto la direzione del neurologo Camillo Negro, già noto agli studiosi di cinema muto e anche agli storici della neurologia e psichiatria per aver realizzato alcuni filmati neuropatologici negli anni 1906-1908 (La neuropatologia 1906-1908). I filmati sulle sindromi di guerra girati da Camillo Negro e Roberto Omegna nel 1918 all’Ospedale Militare di Torino (reperibili presso il Museo Nazionale del Cinema di Torino) sono stati presentati e proiettati nella mostra «Al Fronte. Cineoperatori e fotografi raccontano la grande guerra» tenutosi a Torino, presso la Mole Antonelliana a cura di Roberta Basano e Sarah Pesenti Compagnoni nel 2015.
In questa sede sono stati visti due documentari simili: il filmato sulle sindromi di guerra dell’Ospedale Militare di Torino (Museo Nazionale del Cinema di Torino) di Camillo Negro e Roberto Omegna (Terza parte della Antologia dei filmati neuropatologici di Camillo Negro e Omegna), e quello, sempre di Negro e Omegna, conservato alla Cineteca Nazionale di Bucarest, proveniente dalla collezione di Dem Paulian, allievo di Gheorghe Marinescu, dal titolo Nevropatie diagnosticate ai combattenti della Prima Guerra Mondiale (1915-1918) direzione e materiale clinico del Prof. Negro Direttore della Clinica di Neuropatologia dell’Università di Torino (reperibile presso l’Archivio Nationala de Filme Bucarest. Immagini montate all’interno di Miotomia Congenita). La scarsità di filmati sulle nevrosi di guerra, o sui mutilati ecc., è dovuto a una falsa costruzione delle notizie sul fronte di guerra, che dovevano corrispondere nello spirito alle tavole di Beltrame su la Domenica del Corriere. Le sequenze girate al fronte, sia nei film di fiction ma anche nei documentari e nei reportages, documentavano difatti solo eventi positivi, imprese eroiche e di eccezionale enfasi retorica e, per quasi tutti i documentari, valeva un tipo di messa in scena di totale disinformazione. Le riprese di scene ‘eroiche’ di combattimento, la visione delle stragi, le panoramiche, o le inquadrature ravvicinate sui morti, venivano eliminate quasi ovunque. D’altra parte, tutti i filmati di guerra erano sottoposti al controllo del Comando Supremo dell’Esercito, nell’articolo n. 17, comma c, del fascicoletto dal titolo Norme per i corrispondenti di guerra. Prescrizioni per il Servizio fotografico e cinematografico, pubblicato nel 1917 dal Comando Supremo, dove si legge, tra l’altro che è vietato l’invio di materiale relativo «allo stato sanitario delle truppe». Per quanto riguarda la fiction, uno dei pochi casi interessanti e fuori dal comune, considerato il periodo in cui venne realizzato, cioè il Ventennio fascista, è il film Camicia Nera, diretto nel 1933 da Gioacchino Forzano, per il decennale della marcia su Roma. Il film narra la storia di un giovane fabbro, che durante la prima guerra mondiale a causa di un trauma ha subito un’amnesia e ha perduto ogni nozione della realtà e della propria identità personale, e che recupera a poco a poco la pienezza delle facoltà spirituali, quando il medico tedesco gli riproduce su un portatile il Bollettino della Vittoria. Nel 2008 è uscito l’interessante film di Enrico Verra Scemi di guerra. La follia nelle trincee (50′), che ricostruisce attraverso filmati di repertorio rinvenuti negli archivi di tutta Europa, insieme alle cartelle cliniche di soldati affetti da sindromi di guerra ritrovati negli ospedali psichiatrici, le tappe che portarono migliaia di soldati ad affrontare il calvario della malattia mentale.
Una società mutilata
Un capitolo a parte è quello relativo a quei filmati che ritraggono i danni fisici provocati dalla guerra, mi riferisco ai filmati sulle protesi maxillo-facciali, sulle riabilitazioni dei mutilati e all’ortopedia di guerra; guerra che mostra in maniera plateale «il primato dell’artificio, della tecnologia, della scomposizione e della costruzione, della istantaneità e della simultaneità» (Gibelli, 2007, p. 226). Immagini brutali che tanto avrebbero colpito e traumatizzato molti intellettuali e artisti, tra cui Otto Dix, Grosz, Marc, Léger (Ballett Mecanique, 1923); alcuni anche volontari di guerra che, come scrive Annette Becker (2014), si confrontarono con la brutalità della guerra e con la brutalizzazione della politica del dopoguerra e «utilizzarono la pittura, l’incisione, il fotomontaggio per rappresentare lo choc traumatico, la mutilazione, le protesi, i volti devastati» (Becker, 2014, p. 668). Ma la guerra dette anche l’ispirazione al pittore cubista Fernand Léger per il quale la visione di una culatta da 75 in pieno sole contribuì alla sua evoluzione plastica più di tutti i musei del mondo. Molti pittori, in particolar modo coloro che appartenevano alla corrente cubista, furono impiegati nel camouflage, con la costruzione di falsi cannoni, postazioni, alberi. Oppure, per quello che riguarda l’Italia, la nascita della Metafisica come risposta allo straniamento e alla alienazione della guerra, attraverso anche, da un punto di vista figurativo, la realizzazione dei manichini in stile ortopedico de Le muse inquietanti di Giorgio de Chirico, dipinto mentre era ricoverato a Ferrara presso Villa Seminario, diretto da Gaetano Boschi, specialista nella cura delle nevrosi di guerra. Qui, furono infatti ricoverati, nella primavera del 1917, Giorgio de Chirico e Carlo Carrà, quest’ultimo affetto da depressione. In questo luogo crearono alcuni dei loro più importanti capolavori del periodo metafisico come per esempio i capolavori di de Chirico, Ettore e Andromaca e, soprattutto, le Muse inquietanti. Dipinti che vennero esposti alla Galleria Bragaglia a Roma nel 1919. La mostra fu stroncata dal giovane «ipercritique italien» – come lo definì Gustave Kahn sul Mercure de France – Roberto Longhi, con il celebre articolo, pubblicato sul «Tempo» nel 1919: Al dio ortopedico, attraverso l’impiego qui forse per la prima volta da parte di Longhi delle famose equivalenze verbali: «Spinta dalla sua mano di macchinista crudele, l’umanità orrendamente mutila e inesorabilmente manichina (…) appare fra grandi stridori e cigolamenti sui vasti palcoscenici deserti, guardati a vista dai pesanti scatoloni dei casamenti pieni di caldo e buio.(…) Ivi l’homo ortopedicus sgrana con voce di carrucola una sua parte impossibile alle statue diseredate della Grecia antica» (Longhi, 1919, p. 3). Una interpretazione della pittura metafisica da parte dell’autore di Officina ferrarese (1934), che è quasi un saggio sulla società post- bellica e industrializzata di là a venire; interpretazione della pittura dechirichiana ripresa anche da Jean Cocteau, con la sua esortazione a togliersi dal proprio armamentario pittorico ispirato al tromp l’oeil, i suoi corset orthopèdique (Roucloux, 2001). In quest’ottica, si conferma un’opera molto interessante il film Oh!Uomo del 2004, della durata di 68 minuti, diretto da Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi, realizzato dal Museo Storico trentino (Archivio di Cinema e Storia), una sorta di catalogo del corpo ferito – sia psichico che fisico -, dove attraverso l’assemblaggio di materiale d’archivio ma di natura diversa, si passa dalla decostruzione del corpo umano alla ricomposizione e ricostruzione artificiale. Con un intervento di recadrage sull’immagine– vengono pressoché eliminati i gesti dei medici – si amplia l’immagine filmica, dai piani medi ai volti in primo piano. Nel 2014, è stata realizzata l’opera multimediale War Work: 8 Songs with Film, diretto dal musicista e film-maker Michael Nyman, con sequenze tratte da materiali d’archivio della Grande Guerra, con i immagini di soldati con sindromi di guerra, dell’ortopedia di guerra, di protesi facciali, dei mutilati del viso (Gueles casées) montate in parallelo con immagini di operai al lavoro in una fabbrica di bambole. A Brentonico (Tn) dal 6 agosto 2016 al 2 luglio 2017 è stata organizzata, dal Museo Storico trentino, una mostra sugli effetti devastanti della Grande guerra, dal titolo «Corpi disarmati: la meccanica della normalità», sul ritorno dei reduci con problemi psichici e con mutilazioni, insieme alle relative problematiche sul reinserimento nella società.
Il metodo storiografico degli Annales: approccio interdisciplinare
Antesignano dell’approfondimento sulla relazione Cinema/Storia, che si svilupperà anche in ambito accademico a partire dai primi anni Settanta, fu Boleslaw Matuszewski, il quale propose la creazione di un archivio cinematografico quale strumento visivo della memoria; risalgono infatti al 1898 i due opuscoli: Une Nouvelle Source de l’Histoire (Création d’un dépot de cinématographie historique) e La Photographie animée. Ce qu’elle est, ce qu’elle doit être, dove descrive in dettaglio il funzionamento di un deposito cinematografico pubblico. Risale al 1968 la proposta di ricerca di Marc Ferro, specialista della Prima Guerra Mondiale, su «Les Annales», sulla necessità di studiare in ambito scientifico la relazione tra cinema e storia del Novecento. Tuttavia, il primo storico a utilizzare il cinema in ambito accademico è stato Fernand Braudel presso la VI Section all’Ecole en Hautes Etudes en Sciences Sociales (EHESS), con il corso Cinéma et Histoire nel 1968. Per lo storico Marc Ferro – che divenne nel 1970 con-direttore con Jacques Le Goff della prestigiosa rivista fondata da Marc Bloch e Lucien Febvre negli anni venti – Braudel è «uno dei pochissimi storici ad aver utilizzato le immagini e gli oggetti come fonte d’informazione e di riflessione allo stesso titolo delle altri fonti, e non invece come semplici supporti per illustrare tesi elaborate sulla base di altri documenti o per altre vie» (Ferro, 1988, p. 201). Le ipotesi di ricerca si amplieranno negli anni successivi, soprattutto in area francese, aprendo svariate piste, dovute anche alla tendenza della storiografia ad allargare il campo delle fonti tradizionali in una nuova prospettiva: guerra, medicina e malattia mentale… Nell’ambito storiografico di questo metodo s’iscrivono le ricerche fatte sul cinema come fonte per la storia sociale e la cultura materiale, ricerche che tentano di mettere in evidenza, durante un certo periodo, meglio se di lunga durata, le trasformazioni, le permanenze, gli atteggiamenti e le rappresentazioni di fronte a una certa tematica in relazione al contesto storico-sociale.
Fonti filmiche per la storia della neurologia e psichiatria
Spetta al neurologo rumeno George Marinescu, specialista delle malattie nervose e della riabilitazione dei paraplegici presso l’Ospedale Pontelimon di Bucarest, il primato in Europa (1898) a filmare i disturbi della locomozione e dei gesti provocati da certe malattie. Su tale esperienze Marinescu pubblicherà un articolo dal titolo Le troubles de la marche dans l’hemiplegiè etudiès à l’aide du cinématographe, sulla rivista medica «La Semaine Medicale» (1899). Nel 1899 Marinescu riprende una malata affetta da una emiplegia isterica filmandone dapprima le manifestazioni patologiche, poi la cura con l’ipnosi ed infine il comportamento normale dopo la guarigione. Nel dicembre del 1899, presenta il caso all’Accademia delle Scienze di Parigi pubblicando un articolo su la «Nouvelle Iconographie de la Salpetrière» (febbraio 1900), in cui rifacendosi al film, sottolinea tra i primi nella storia del cinema, l’importanza del mezzo cinematografico nella ricerca medica e in particolare in quella neurologica: «Quale documento scientifico potrebbe dimostrarsi più prezioso per lo studio dell’emiplegia isterica di questo?» (Tosi, 1983, p. 51). Il neurologo rumeno non fu, tuttavia, il solo ad intuire le potenzialità del cinematografo come strumento per lo studio delle malattie nervose. Nel 1898, vi era stata la pubblicazione, da parte di un fotografo sconosciuto di nome Boleslaw Matuszeswski, di un opuscolo dal titolo Una nuova fonte per la storia, in cui l’autore, anticipando i metodi storiografici della Nouvelle Histoire di Le Goff sulle nuove fonti storiche, esponeva le sue idee sulla necessità di creare delle cineteche e affermava tra l’altro di aver ripreso, tra il 1897 e il 1898, presso gli ospedali di San Pietroburgo, Varsavia e in Francia (San Antoine e La Pitiè) alcuni casi di malattia mentale. Nel 1898 in una conferenza il grande fisiologo E. J. Marey, parlerà del testo come di una «curiosa operetta» nella quale tuttavia si percorrevano con «ardite prospettive» i campi che sembravano aperti alla cronofotografia sottoforma di proiezioni. «Il signor Matuszewski – notò allora Marey – vuole anche che la cronofotografia studi e riproduca i diversi fenomeni delle malattie nervose» (Nobili Vitelleschi, 2003, p. 499). Un altro medico ad utilizzare la cronofotografia per riprendere i malati d’isteria fu Albert Londe, direttore del laboratorio fotografico dell’ospedale della Salpêtrière, diretto all’epoca da Jean Marie Charcot, il grande neurologo francese celebre per le sue cure dei malati isterici mediante l’impiego dell’ipnosi. Dapprima nel 1883 con un apparecchio a nove obiettivi, poi, nel 1892, con uno da dodici, Londe riprese le varie fasi dell’isteria e dell’epilessia. Su queste esperienze, che gli valsero anche la definizione di pioniere della storia del cinema in quanto scoprì l’aspetto cinetico della malattia, Albert Londe scisse il saggio La photographie médicale, in Conférences publiques sur la photographie (1893).
In Italia è solo a partire dal 1908 che si inizia ad utilizzare il cinema nello studio soprattutto dell’isteria e di alcune malattie neurologiche. In quest’anno, come detto sopra, viene realizzato a Torino dal professor Camillo Negro il filmato La neuropatologia, diretto dal documentarista e pioniere del cinema scientifico Roberto Omegna, su diversi casi clinici di malattie mentali e un attacco di isteria in una donna mascherata. Di particolare interesse, soprattutto per la descrizione reale di alcune patologie mentali e nervose, furono anche le lezioni e proiezioni del professor Gaetano Rummo realizzate nel 1909 presso la facoltà di medicina di Napoli nella Regia Università. Inoltre, lo stesso Rummo, avrebbe auspicato l’utilizzo del documentario come uno dei medium per la divulgazione della psichiatria sia nelle Università che negli Istituti superiori. Il neurologo Vincenzo Neri dopo la laurea si recò a Parigi presso l’ospedale Pitié-Salpêtrière sotto la direzione del grande neurologo Joseph Babinski dove iniziò a filmare i movimenti dei pazienti. Durante la guerra, dietro richiesta di Vittorio Putti, divenne consulente dell’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna, dove studiò, tra l’altro, il sistema vaso-motorio dei soldati congelati durante la prima guerra mondiale. Nel 2008 è stato ritrovato a Bologna l’archivio di Vincenzo Neri, a Villa Baruzziana, dove all’interno dello studiolo si trovavano materiali di grande valore fotografico e cronofotografico. Nel 2011 è stato ultimata la preservazione e la digitalizzazione delle lastre fotografiche e di altro materiale.
Dall’isteria alle nevrosi di guerra
Camillo Negro, professore di neurologia all’Università di Torino, tra il 1906 e il 1908, con l’aiuto del suo assistente Giuseppe Rosaenda, fece riprendere a scopi scientifici e didattici alcuni dei suoi pazienti affetti da malattie nervose e mentali; tra i filmati, realizzati da Roberto Omegna, c’era il celebre ‘frammento’ della durata di 4 minuti della Neuropatologia del 1908 – filmato presentato, dopo la prima a Torino nel febbraio del 1908, alla clinica Salpêtrière di Parigi nel novembre del 1908 con il titolo Reméde contre la nevrastenie -, dove si vedeva il professore, aiutato dal dottor Rosaenda, produrre una crisi isterica in una donna, quindi eliminarne il sintomo premendole con forza le pelvi e poi mostrarla al pubblico rilassata e guarita. Il Museo Nazionale del Cinema di Torino, in collaborazione con il Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Torino, nell’autunno 2011 ha presentato una nuova edizione critica dei filmati neuropatologici girati dal Professor Negro dopo i restauri di preservazione degli anni 1993 e 1997 (Dagna e Giannetto, 2012).
Nella nuova edizione critica del 2011, sono stati isolati e separati dal resto dei filmati, riconducibili agli anni 1906-1908, le immagini sulle sindromi di guerra girate all’Ospedale di Torino, dove il Prof. Negro era consulente volontario di neuropatologia e presentati in un ‘blocco unico’; immagini, quelle sulle nevrosi di guerra, introdotte da un cartello descrittivo, realizzate sempre con la regia di Roberto Omegna (Negro, 1916). Sul rapporto tra Omegna e il Prof. Negro anche nel periodo del conflitto mondiale, si veda un inedito documento del 1917: «[Roberto Omegna] ha collaborato con il Prof. Negro della R. Università di Torino per raccolte cinematografiche delle malattie nervose, lavoro a cui si dedica tuttora per il predetto professore all’Ospedale Militare di Torino» .
Nel filmato della crisi isterica della donna mascherata del 1908, il Professor Negro nel presentare al pubblico la malata mostrava una ostentata sicurezza e in alcuni casi anche un atteggiamento che sconfinava nell’istrionismo; egli infatti sorride, guarda in macchina come un attore comico, nel presentare il caso d’isteria, ambientato in una sorta di set teatrale. L’atteggiamento ricorda quello di un illusionista che incita il pubblico, in una mise en scene che si potrebbe definire da fenomeno da baraccone. In altre immagini, forse del 1906, soprattutto dopo l’edizione critica e restauro del 2011, si può constatare, anche attraverso i resoconti dell’epoca, la familiarità con tali patologie del professore: «dalle mani del Prof. Negro, due isterici sono trattati in pieno attacco, con la suggestione». Nei filmati girati presso l’Ospedale Militare di Torino, il comportamento del professore nel presentare i casi sembrava sottolineare, invece, una sorta di incapacità terapeutica nell’affrontare questa strana malattia; e, nello stesso tempo, come la prima guerra mondiale mutasse il contesto clinico degli studi e della pratica neurologica. «Le manifestazioni isteriche che con grande frequenza si riscontravano nei soldati, infatti, fin dall’inizio apparvero diverse da quelle del tempo di pace: prive di teatralità e di immaginazione. […] A poco a poco all’entusiasmo si andò sostituendo l’incertezza e la sfiducia nelle possibilità di cogliere la natura» di questa malattia – e, prosegue Bruna Bianchi in un saggio su psichiatria e guerra -, «di esplorare il meccanismo psicologico che stava alla base di tali sintomi» (Bianchi, 2014, p. 326).
Restauro
Il restauro di questi filmati in edizione critica del 2011 è stato realizzato dal Museo Nazionale del Cinema di Torino in collaborazione col laboratorio L’immagine Ritrovata di Bologna nel 2011, a partire da una copia positiva nitrato e dal contro tipo negativo del restauro del 1997, integrate grazie al ritrovamento nella collezione del Museo di tre rulli positivi nitrato, di un frammento di negativo nitrato e di un 35 mm safety positivo. L’antologia dei filmati del Prof. Negro (1906-1918) si compone di 3 sezioni: La neuropatologia del 1908, alcune riprese senza data e che mostrano il professor Negro con i suoi collaboratori, e i materiali dedicati alle sindromi di guerra.
I filmati sulle sindromi di guerra di Camillo Negro e Roberto Omegna, girati all’ospedale Militare di Torino, sono stati presentati e proiettati nel 2015 a Torino, nell’ambito delle manifestazioni del Centenario della Grande Guerra, nella mostra: Al Fronte. Cineoperatori e fotografi raccontano la grande guerra, presso la Mole Antonelliana sede del Museo Nazionale del Cinema, a cura di Roberta Basano e Sarah Pesenti Compagnoni e organizzata dal Museo Nazionale del Cinema di Torino. In questa sede sono stati, inoltre, presentati e proiettati due documentari “gemelli” di Camillo Negro e Roberto Omegna, provenienti dalla Cineteca Nazionale di Bucarest, appartenuti alla collezione di Dem Paulian, allievo del neurologo rumeno Gheorghe Marinescu con il titolo: Nevropatie diagnosticate ai combattenti della Prima Guerra Mondiale (1915-1918) direzione e materiale clinico del Prof. Negro Direttore della Clinica di Neuropatologia dell’Università di Torino; immagini montate all’interno di Miotomia Congenita .
Per un approfondimento:
“Scemi di guerra. La follia nelle trincee” (DOCUMENTARIO)
Ps tutto il materiale su trauma e dissociazione presente su questo blog è consultabile cliccando sul bottone a inizio pagina (o dal menù a tendina) #TRAUMA.