di Raffaele Avico
Nel libro “la società della stanchezza” del filosofo coreano Byung Chul Han (BCH), in uno dei capitoli finali (“la società del burn out”), vengono espressi alcuni pensieri che potrebbero aiutarci a leggere alcune forme di depressione odierna come depressioni da “performance”.
Avevamo qui introdotto il pensiero del filosofo coreano (naturalizzato tedesco) a proposito di alcune tematiche più ampie riguardanti la società dell’oggi e quella che chiama la “società della stanchezza e dell’autosfruttamento”.
Come osserviamo, la psicopatologia si adegua alla cultura: al cambio culturale, segue il presentarsi di nuove forme di psicopatologia. BCH parte da questo assunto: le patologie mentali sono figlie della cultura in cui si inseriscono, sono rappresentative di determinati eventi sociali in atto.
L’autore in particolare si sofferma su quattro tipologie di sofferenza mentale: 1) depressione 2) ADHD 3) burnout e 4) disturbo borderline di personalità.
Soffermandoci sul tema depressione, è opportuno fare alcune considerazioni a proposito della modalità con cui il filosofo coreano considera la post-modernità, e come colleghi questo periodo storico al nascere di nuove forme depressive:
- l’epoca attuale vede un collasso del Super-io per come eravamo abituati a pensarlo, ovvero come istanza giudicante repressiva, un giudice interno in grado di schiacciare pulsioni e fornire “colpa”; il Super-io non sembra più esistere in questa forma, sostituito da un “‘Ideale dell’io” che si impone come standard da raggiungere, in questo modo spingendo gli individui a rincorrerlo auto-sfruttandosi costantemente, interpretando il tutto come “atto di libertà”. Il passaggio è quello da una società “disciplinare” a una società della prestazione
- Da soggetto l’uomo diviene progetto, costantemente in competizione con se stesso al fine di auto-migliorarsi, come una piccola azienda a conduzione unica. Il soggetto pensa di “liberarsi” attraverso il narrarsi “progetto”: BCH descrive questo meccanismo come un auto-ingabbiamento pensato come atto di liberazione. Descrive invece il burnout come il risultato di una competizione assoluta con il proprio ideale dell’Io, una sclerotizzazione del meccanismo; BCH parla di una competizione esausta, impossibile da gestire, che si conclude solo con la morte del soggetto
- BCH parla in più occasioni della depressione come “infarto psichico”, concettualizzando questo disturbo come svuotato dei suoi aspetti luttuoso/melanconici e generato dalla percezione di uno scarto impossibile da colmare nei confronti dell’ideale dell’Io -imperante.
- Sempre parlando di depressione, BCH osserva come la depressione preveda un “lutto senza oggetto”, ovvero un senso di disconnessione e perdita senza che però vi sia stata effettivamente una qualche perdita oggettuale; l’autore collega questo senso di disconnessione all’iper-narcisismo attuale, con pochi legami reali e una “massa plaudente che dona attenzione all’Ego” compensando una povertà relazionale di fondo, una scarsità di libido investita sul “fuori”.
In generale, la lettura dei lavori di questo filosofo ci consente di inquadrare alcuni problemi di salute mentale attuale come strettamente collegati alla società che viviamo.
NB Sul blog sono presenti alcuni “serpenti di articoli” inerenti disturbi specifici. Dal menù è possibile aggregarli intorno a 4 tematiche: il disturbo ossessivo compulsivo (#DOC), il disturbo di panico (#PANICO), il disturbo da stress post traumatico (#PTSD) e le recensioni di libri (#RECENSIONI)