di Raffaele Avico
Diversi lavori hanno negli ultimi anni messo l’accento su una domanda: perché non si parla di Janet, nella teoria sul trauma? Dove va collocato l’apporto di Pierre Janet nelle teorie che tentano di spiegare la genesi di un disturbo psichiatrico?
Sappiamo che la psicoanalisi freudiana -già dagli inizi- era un modello teorico che metteva l’idea del trauma al centro: le risposte delle pazienti isteriche del tempo, sarebbero state originate da fallimenti nel processo di rimozione che Freud aveva pensato come messo in atto attivamente dai pazienti. Il problema erano le reminiscenze degli eventi traumatici, che in seguito Freud aveva connesso ai temi della sessualità -intesa in senso ampio. Come qui avevamo già scritto, Janet aveva invece concettualizzato la nascita di un disturbo come un fallimento dei processi di sintesi da parte delle funzioni mentali: a differenza di Freud, dunque, la risposta a un evento avrebbe indotto nella mente di un individuo uno sconvolgimento che non sarebbe stato in grado di “sintetizzare”, di elaborare psicologicamente.
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