di Raffaele Avico
Questa poderosa inchiesta sul fenomeno di Qanon rappresenta un lavoro fondamentale per chiunque sia interessato ad approfondire il tema “complotti”, nel tentativo di capire come sia possibile che -in epoca attuale- fioriscano e divampino narrazioni così devianti e “diversive” (come le definisce Wu Ming 1, autore del libro), paranoidee e incentrate appunto su ipotesi e cospirazioni mondiali -con vari contenuti e sotto-narrazioni annesse.
Cos’è, prima di tutto, Qanon?
Su questa recensione dal portale Doppiozero ne viene data una definizione puntuale:
“QAnon è in estrema sintesi una fantasia distopica diffusa in rete (in particolare modo negli Stati Uniti e in Germania) nei network della destra radicale: un complotto immaginario secondo cui il mondo sarebbe segretamente governato da una setta di miliardari “di sinistra” e depravati, dediti a terribili misfatti (satanismo, pedofilia e torture ai danni di bambini) che avrebbero la funzione di dare sfogo alla loro avidità energetica, sessuale ed economica e di garantire loro privilegio e dissolutezza. Al netto delle diverse varianti, alcuni “veri patrioti” guidati da Donald Trump starebbero conducendo una guerra segreta contro i malvagi potenti della cosiddetta Cabal (di cui farebbero parte Hillary Clinton, Barack e Michelle Obama, George Soros, Bill Gates, Tom Hanks, etc.) animando così una crociata dai tratti apocalittici che chiede adesione e coinvolgimento per porre fine a l’atroce situazione.”
Questo gruppo di pedo-satanisti userebbe per incontrarsi una serie di tunnel scavati al di sotto della superficie terrestre negli Stati Uniti, luoghi sicuri dove portare i bambini e compiere i rituali.
Le caratteristiche intrinseche del movimento sono riassunte ottimamente sulla pagina Wikipedia dedicata.
Da questo libro da più di 500 pagine, a opera di un membro del collettivo Wu Ming di Bologna, apprendiamo che il tema è molto antico, e troviamo fantasie complottiste già in epoca medioevale, a fare da sostrato “culturale” a persecuzioni sistematiche che si protrassero per molto tempo; leggendolo, scopriremo che le radici storiche del fenomeno Qanon sono da rintracciarsi nella forma di odio razziale più antico, quello verso la popolazione ebraica, a sua volta di antichissima origine, derivata dalle narrazioni diffuse dalla chiesa cattolica per secoli, originatesi da letture distorte dei testi sacri e mistificazioni cumulatesi nel tempo a proposito del popolo ebraico.
Leggendo La Q di Qomplotto osserveremo come il tema di una cospirazione montata da un gruppo ristretto di ricchi a danno di persone normali per un proprio vantaggio, sia storicamente ricorrente, costante, e che spesso la “messa a terra” delle fantasie cospirazionistiche si verificò in concomitanza di particolari contingenze storiche adatte al loro divampare.
Il libro si divide in due parti principali.
Nella prima parte viene cronologicamente descritto il fenomeno della nascita del movimento Qanon, fin dalle prime apparizioni sul web (su portali dedicati come 4chan o 8chan, portali aperti a ogni forma di contenuto, senza nessun tipo di censura) fino al suo culmine, ovvero l’invasione del campidoglio da parte di centinaia di persone, nel 2021, a fine mandato presidenziale di Donald Trump -divenuto nel frattempo leader simbolico del movimento stesso.
La seconda parte del libro è invece una ricostruzione filologica della storia del movimento, eseguita tentando di prendere in mano i “filamenti genetici” del movimento a partire dai suoi primordi, ovvero collegandosi a tutti i movimenti cospirazionisti generatisi in Europa (Qanon nasce, culturalmente, in Europa, per poi rimbalzare e divampare in USA) e tracciando la traiettoria storica di ognuno di questi fili; notiamo come Qanon abbia solamente messo insieme, e fatto convergere, molteplici movimenti culturali sotterranei, anche attraverso la mediazione fondamentale dei Social Network. Wu Ming 1 descrive Qanon come un mostro nato sui Social, grazie al potere di interconnessione totale creato da piattaforme così orizzontali e ubique.
L’inchiesta fatta per questo lavoro (a partire da un’impressionante raccolta di appunti, fonti e materiale, sistematizzata e organizzata in modo lineare in tre anni di scrittura, durante la pandemia Covid19) è di una meticolosità impressionante, e il libro rappresenta una pietra miliare nella letteratura sul tema “complotti”.
Procedendo nella sua ricostruzione filologica, chiarendo dunque la genealogia del fenomeno Qanon, Wu Ming 1 racconta di come alcuni autori cospirazionisti (spesso fortemente cattolici) abbiano -in precisi momenti storici che definisce “momenti di singolarità” – fatto convergere e sistematizzato alcune tematiche legate ai complotti, producendo dei punti di svolta nella letteratura sul tema, con pesanti ricadute nel “mondo reale”.
L’ultimo momento di singolarità, Wu Ming 1 osserva, lo rintracciamo nella storia recente: la sovra-interpretazione della comunicazione di Trump a seguito della sua destituzione come Presidente USA, accompagnata da una crisi pandemica e sociale a fare da corroborante, da tensioni sempre più accese in senso sociale negli Stati Uniti.. tutti elementi in grado di innescare -sui social- e dare vita a un fenomeno come il movimento Qanon.
Wu Ming 1, in questo lavoro, osserva come negli ultimi 2 anni, quelli di pandemia, diverse narrazioni “complottistiche” abbiano fatto irruzione sulla scena, mediate ancora una volta dai Social Network. Pensiamo per esempio alle fantasie di complotto sulla nascita della pandemia stessa, alla questione 5g, al problema con gli anti-vaccinisti: narrazioni in grado di convogliare -nel punto di vista dell’autore- una parte della tensione sociale, in questo modo salvaguardando i veri responsabili della crisi sistemica in atto ancora oggi, che l’autore sostiene essere i fautori delle politiche di sfruttamento ambientale e sociale degli ultimi decenni.
Al di là del libro a firma Wu Ming 1, traiamo dalla lettura alcune riflessioni:
- i Social hanno un potere aggregativo e corroborante enorme, e questo si vede nella nascita di fenomeni come Qanon; sempre più osserviamo come la realtà “fattuale” (i fatti neutri, spogliati del loro significato) venga caricata e rivestita da narrazioni in grado di esplodere sulle piattaforme Social: lo avevamo osservato parlando di Social Dilemma, anche in questo caso osserviamo come questo fenomeno di mistificazione della realtà produca risultati reali, concreti, anche “offline”. In questo gioco, il giornalismo sembra avere un ruolo centrale, fondamentale: la realtà viene venduta alla popolazione usando toni necessariamente emozionali/caricati di emotività per ragioni di neuromarketing. Il risultato è il crearsi di una comunicazione Social sempre più emotiva, poco mediata, poco pensata, in grado di radicalizzare individui spesso isolati socialmente. Come non pensare che i due anni pandemici passati incollati sugli schermi degli smartphone, non abbiano costituito il terreno ideale perché potesse nascere un fenomeno come Qanon?
- dibattere a voce, guardando in volto le persone, obbliga a una maggiore pacatezza, al produrre pensiero; diffondere notizie in tono troppo allarmistico, produce polarizzazione e risposte emotive del lettore/osservatore. Wu Ming 1, nel ricostruire i prodromi e la storia di Qanon, e i “precedenti” mediatici delle correnti cospirazioniste osservate di recente in Italia, effettua una critica spietata al lavoro fatto dal Resto del Carlino negli anni del caso “bambini di satana”, accusando il giornale di scarsa professionalità ed eccessiva ricerca dello scoop. Al tempo (parliamo degli anni’90), il collettivo Luther Blissett (poi Wu Ming) orchestrò una beffa mediatica proprio per mettere in evidenza la scarsa credibilità dell’impianto mediatico: è qui descritta
- ciclicamente esistono movimenti sociali che prendono forme di natura paranoide: l’”altro” viene confinato ed espulso; ne parla molto bene Massimo Recalcati nel suo “La tentazione del muro”: la salvaguardia della tenuta identitaria è garantita attraverso l’espulsione dell’altro; questo fenomeno lo osserviamo sia nell’individuo singolo, che nel corpo sociale. Le fasi della “paranoicizzazione”, sono puntualmente descritte ne Il signore delle mosche: fa da sfondo sempre la paura, il senso di scarsa prevedibilità, e il bisogno di compattarsi intorno a elementi sociali percepiti “solidi”/forti.
Volendo provare a tracciare un “insegnamento” conclusivo mutuato dalla lettura di La Q di Qomplotto, lo troviamo nell’osservare un meccanismo che si ripete, con narrazioni inquinananti che fanno largo uso di meccanismi di paranoicizzazione, trovando ogni volta forme diverse/oggetti di odio differenti.
Come prima accennato, Wu Ming 1 in questo libro fa notare che c’è, sul fondo, una colpa non riconosciuta ed attribuita all’altro; il pensiero assume così una forma del tipo: “non riconosco come mia la responsabilità di un determinato fatto, la proietto sull’altro esterno da me, e lo perseguito”; pensiamo alle fantasie di complotto sulle cause della pandemia Covid: è più semplice pensare a un gesto deliberato che non tracciare la linea che collega l’ipersfruttamento ambientale, il cambiamento delle abitudini animali, un maggior contatto tra certi animali e l’uomo e il salto di specie di un virus come il Covid 19. Il vero nemico, in tutto questo, è l’antropocene, l’impatto dell’uomo sulla natura e il suo modellarla a fini economici. Wu Ming 1 questo lo sottolinea con forza, osservando come le fantasie complottiste in fondo difendano il sistema, dirottando le accuse non sui reali fautori del disastro, ma su target più facili, e spesso più deboli.
Su questi temi, si veda anche questo.
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