di Raffaele Avico
La psicoterapia orientata al trauma assistita da psichedelici rappresenta la “next big thing” della psicoterapia nel trattamento del PTSD e del trauma acuto.
Come è noto, la terapia degli eventi traumatici solamente incentrata sulla parola non sembra essere sufficiente: negli ultimi decenni molteplici strumenti sono stati integrati alla psicoterapia solamente verbale-strumenti per lo più incentrati sul corpo.
L’attenzione all’importanza dell’ambiente nella genesi dei disturbi psichici ha nel frattempo trovato sempre più linfa, per cui oggi ci troviamo nel pieno di un’”età dell’oro” della terapia sul trauma, con un fiorire di approcci inerenti i disturbi post-traumatici nelle differenti declinazioni che questi possano assumere (dall’attualissimo disturbo dell’adattamento -endemico nel corso della attuale pandemia COVID-, al trauma in acuto, al PTSD al primo soccorso psichico per soggetti traumatizzati).
Se il trauma origina dall’ambiente di sviluppo o attorno al soggetto che lo subisca, sarà il suo corpo ad “accusare il colpo”, come ben sintetizza uno dei più celebri libri sul tema (“The body keeps the score”).
Per lavorare sul corpo, possediamo oggi molteplici strumenti che potremmo definire bottom-up: EMDR, psicoterapia sensomotoria, Deep Brain Reorienting; per quanto riguarda l’approccio farmacoterapico, sembriamo possedere armi dall’efficacia importante, ma limitata.
Da alcuni anni (e su questo blog lo abbiamo introdotto da tempo) alcune sostanze psicotrope vengono sperimentate nel trattamento del PTSD e del trauma acuto: tra tutte, l’MDMA medico. L’MDMA si crede verrà introdotto in modo stabile nel trattamento del trauma, attraverso l’approvazione dell’FDA, nel 2023.
L’MDMA sembra favorire l’accesso alle memorie traumatiche, notoriamente indigeste in senso psichico e in grado di scatenare risposte neurofisiologiche potenti; esistono molteplici studi al momento pubblicati su riviste più che autorevoli.
Sappiamo infatti che il riaffiorare delle memorie traumatiche in contesto di psicoterapia può, quando non gestito, interrompere o non permettere il lavoro di “elaborazione” delle memorie stesse, in quanto troppo attivante e forte in termini emotivi. In questi frangenti di “accesso” traumatico, la mente viene attivata in senso di allarme/minaccia, o collassa in una condizione di detachment: entrambe queste condizioni non permettono di metabolizzare, o elaborare, il ricordo.
L’effetto farmacologico dell’MDMA consentirebbe invece di depotenziare l’impatto di questi stessi ricordi, facendo sì che essi trovino posto nel “campo psicoterapeutico” al fine di poter essere visualizzati e svuotati del loro potere attivante.
Questi studi sull’MDMA nel trauma, si inseriscono nella cornice di un più ampio movimento denominato “rinascimento psichedelico“, un’ondata appunto di rinnovato interesse per l’utilizzo di sostanze psichedeliche in voga già negli anni ‘60, ora studiate per essere ipoteticamente introdotte nella farmacopea psichiatrica.
L’idea è che, sostanzialmente, le sostanze psichedeliche possono offrire un ingresso velocizzato al mondo interno del paziente nel contesto di una psicoterapia strutturata.
Tra le sostanze più studiate negli ultimi tempi: l’MDMA come prima accennato, la Psilocibina (assunta attraverso funghi allucinogeni o tartufi allucinogeni), la ketamina o alcune sue varianti usata nel trattamento della depressione resistente, e allucinogeni classici come LSD o cannabis medica. Ma anche il microdosing, una modalità di assunzione controllata di farmaci psichedelici, ottenuta per via di micro dosaggi assunti in modo quotidiano -un riferimento sul tema microdosing è James Fadiman (qui per un approfondimento).
Un aspetto non nuovo, ma relativamente meno dibattuto, è l’utilizzo di strumenti alternativi per indurre stati alterati di coscienza non mediati da sostanze psicotrope, come le esperienze di deprivazione sensoriale e la luce stroboscopica come induttore di stati di pseudoallucinazione (si veda per esempio Luminate).
Nelle giornate di 10, 11, e 12 marzo 2022, a San Diego si terrà un convegno a proposito dei temi sopra citati.
Il portale FCP (Formazione Continua in Psicologia) propone un accesso attraverso i suoi canali, a questo link.
Si tratterà di 3 giornate intere di formazione con alcuni punti di riferimento per l’ambito, tra cui lo stesso Bessel Van Der Kolk, lo psicotraumatologo forse più conosciuto al mondo per il prima citato “Il corpo accusa il colpo”.
C’è da considerare che già da ora alcuni portali offrono formazioni strutturate per la psicoterapia assistita da psichedelici; per esempio l’organizzazione più importante al mondo sul tema, MAPS, eroga una formazione sul trattamento del PTSD con MDMA, pur molto costosa (5000$ in remoto), si veda qui.
Altre realtà interessanti sul tema sono la Mind Foundation di Berlin e il gruppo di ricerca raccolto intorno a Ben Sessa in Inghilterra.
Il convegno, che qui siamo a promuovere, costa 230€ per le 3 giornate intere. Molto consigliato.
QUI PER ISCRIVERSI. Qui invece altre risorse su questo blog a tema #psichedelici.