di Raffaele Avico
Nel suo Il profumo del tempo, il filosofo coreano (ma docente a Berlino) Byung Chul-Han riflette sulla contemporaneità e su come il tempo sia rappresentato e vissuto nella nostra epoca.
L’autore sottolinea come si stia attraversando in questi anni una fase di estrema accelerazione temporale, sviluppatasi di pari passo con la rivoluzione digitale in corso che ha frammentato il tempo e portato a una riduzione dello “span” attenzionale, la durata di tempo nel quale riusciamo a tenere viva l’attenzione su di un singolo compito.
Il filosofo parte da una breve analisi storica nel tentativo di meglio inquadrare questo senso di “precarietà”, partendo dall’epoca dei “lumi” che vedeva un individuo -armato della potenza dei suoi mezzi intellettivi- proiettato nel futuro, con tra le mani la responsabilità del suo stesso destino, incarnando finalmente la profezia nietzschiana sulla morte di Dio. Dopo un lungo periodo di accelerazione continua, Han osserva oggi un senso di “avere sempre fretta ma senza sapere cosa fare o dove andare” che attribuisce ad un’atomizzazione, a una frammentazione del tempo che ha perso la sua forma di “linea” per assumere quella di nugolo di “punti”, un arcipelago sulle quali isole gli uomini tentano di saltare continuamente, e di saltare “ovunque allo stesso tempo”.
Quest’urgenza di fare “tutto” e di essere “sempre di fretta” -il filosofo osserva- non è la causa ma la conseguenza di un processo di oscuramento della teleonomia (cioè della finalità) del tempo che, avendo perso la sua struttura lineare, condanna l’uomo a un “saltare” da un’isola di tempo all’altra, da uno stimolo all’altro. Il senso di frammentazione e di mancanza di direzione ha non solo la conseguenza di un’accelerazione senza finalità chiare, ma anche produce un ingorgo di spinte e per dirla freudianamente un intasamento di “libido” che, come nella strettoia di un imbuto, blocca l’azione degli uomini in modo angoscioso. Il risultato è che le persone paiono oggi essere velocizzate, sempre di fretta, ma contemporaneamente dominate dalla sensazione di essere bloccate, ferme, senza una direzione precisa.
A tutto questo, l’autore risponde che l’unico modo di reagire è riabilitare il diritto a una vita più contemplativa, con più tempo per indugiare sulle cose. Han porta come esempio il lavoro di Proust, che rispose alla sensazione di mancanza di senso con una ricerca spasmodica di “collegamenti” tra presente e passato, nel suo enorme lavoro autobiografico contenuto nella Recherche.
Il lavoro di Byung Chul-Han è importante per la potenza del suo pensiero critico a riguardo della comunicazione attuale, l’uso di internet e la “digitalizzazione” della realtà.
Alcuni sviluppi di pensiero interessanti del suo lavoro di ricerca -sintetizzati in libri corti ma molto densi, che riprendono tutti gli stessi concetti anche se declinati in modi diversi-, sono:
- l’uomo sta passando dall’essere soggetto all’essere progetto. La società sta imponendo cioè un nuovo comandamento, una sorta di diktat in grado di portare gli individui a pensare a se stessi come a dei progetti in costante divenire. Questa narrazione fa sì che ognuno pensi a se stesso come a una sorta di auto-imprenditore che voglia costantemente migliorarsi -cosa che lo porterà a riempire ogni spazio del suo tempo con cose da fare in un’ottica auto-migliorativa. Han chiama questo fenomeno auto-asservimento, auto-assoggettamento al sistema: in questo modo è il sistema stesso a migliorarsi attraverso il miglioramento di ognuno di noi
- il filosofo osserva acutamente come le battaglie del passato concernenti la differenza tra classi, le tensioni sociali e la presenza di classi dominanti, tutto ciò che fino a qualche decennio fa osservavamo accadere intorno a noi nel contesto di una società schierata e maggiormente ideologizzata, abbia ora assunto una forma interiore; gli elementi sono tutti presenti, ma solamente nella loro forma introiettata. Ovvero, è al nostro interno che oggi osserviamo svilupparsi rapporti di forza tra istanze dominanti che ci spingono al “produrre” e istanze “svincolate” che ci potrebbero regalare tempo dedicato al gioco -vero atto di rivolta per il filosofo coreano.
- l’erosione del tempo libero produce depressione e prostrazione psichica. Già ne avevamo scritto qui a proposito di Cronofagia. Han osserva come il “dover migliorarsi” abbia avuto come effetto pratico la distruzione del confine tra tempo di lavoro e tempo libero, verso una colonizzazione pressoché completa del tempo libero da parte del lavoro. Anche il sonno ne risulta corrotto.
- quella che un tempo poteva essere definita lotta al capitalismo, è oggi da riformulare come una lotta all’impulso irrefrenabile di produrre significato e comunicare. Il vero nemico oggi -Han sostiene- è il bisogno ipertrofico di produrre significato. Si tratta di una sorta di lotta alla semiosi, alla possibilità di produrre significato. La sensazione di “dover dire la propria” emerge come un impulso dal quale è difficilissimo sottrarsi: i Social ce lo mostrano in modo pressochè costante. In realtà è tutto volto a far sì che gli individui si auto-sfruttino, divenuti prosumer (produttori e consumatori insieme di contenuti).
- il risultato dei punti di cui sopra, è l’impossibilità di ritagliare momenti di vuoto in cui favorire lo sviluppo di idee e di intuizioni, o di “fiorire” in senso umano svincolati dall’idea di “auto-miglioramento” incessante. Sembra cioè essere abolito il “diritto al santuario”, il diritto cioè all’isolamento e alla creazione di un “rifugio involabile” in cui esercitare altro che non sia qualcosa di produttivo. Su questi temi si veda anche questa recensione al volume Il capitalismo della sorveglianza
- Come rinforzo e premio ai comportamenti qui sopra descritti, Han individua 1) l’idea di una crescita infinita delle proprie abilità come ci si trovasse immersi in un gioco basato su statistiche e numeri (gamification, il senso di “stare giocando” a migliorarci, di fatto assoggettati alla compulsione al farlo), 2) rinforzi egoici mediati dai cosiddetti vanity numbers– il bisogno cioè di piacere a molti e la 3) dipendenza dalla (sensazione generata dal rilascio di) dopamina.
Per chi voglia approfondire bene questi aspetti, si veda questo lungo video:
L’associazione Tlon ha recentemente organizzato un incontro con Han, qui reperibile. Sul sito dell’associazione, i libri dell’autore, aggregati qui.
Ps tutto il materiale su trauma e dissociazione presente su questo blog è consultabile cliccando sul bottone a inizio pagina (o dal menù a tendina) #TRAUMA