PREMESSA: su concessione dell’autore, pubblichiamo questo lavoro di approfondimento sul concetto di burnout. Riccardo Germani si occupa di benessere aziendale e psicoterapia, qui il suo sito, e qui il link all’articolo originale. Come approfondito di seguito, il burnout è una risposta problematica a uno stato di stress protratto, che si manifesta come una condizione mentale di esaurimento energetico. Potremmo definirla una forma di disturbo dell’adattamento (si veda per esempio questo approfondimento sulla vicenda dei cani depressi di Pavlov). Al di là degli aspetti strettamente “lavorativi”, gli elementi di disturbo, chiamati microstressor, sono ovunque intorno a noi: la tecnologia li sta facendo aumentare in modo esponenziale, sottoponendo il nostro sistema nervoso a sollecitazione insostenibili, proponendoci continue distrazioni, forzandoci alla necessità continua di re-indirizzare il focus, con un carico cognitivo invisibile ma sempre più pesante da reggere. Ne abbiamo scritto qui a proposito del concetto di “diffusione patologica dell’attenzione”. Nell’articolo qui di seguito, Riccardo Germani si focalizza sul tema burnout in ambito lavorativo. Buona lettura! (R. Avico)
Il burnout oltre i luoghi comuni
di Riccardo Germani
Ho paura che l’argomento burnout stia diventando l’ennesimo trend linguistico che ha coinvolto le “relazioni tossiche”, i “narcisisti tossici”, gli “ambienti di lavoro tossici” e via dicendo. Quindi ho sentito il bisogno di scrivere qualcosa per mettere in ordine le idee (le mie, le vostre, le nostre) su questo tema, perché penso possa essere utile.
Spesso utilizziamo la parola “burnout” come sinonimo di stress, anche se in realtà i due concetti sono nettamente diversi. Se lo stress rappresenta una risposta fisiologica e può essere positivo, infatti, il burnout è sempre una risposta negativa alle richieste di adattamento, perché degrada il benessere psicofisico e interpersonale, sul lavoro e fuori da esso.
Potreste trovare questo episodio della newsletter un po’ didascalico e “alla Wikipedia”, ma credo possa essere utile in questa fase di diffusione popolare di questo concetto. Nelle righe finali aggiungo qualche considerazione un po’ più personale.
Cos’è il burnout
La “sindrome da burnout” è una risposta individuale allo stress lavorativo, che si sviluppa progressivamente e può diventare cronico, causando alterazioni della salute. Da un punto di vista psicologico, questa sindrome provoca danni a livello cognitivo, emotivo e attitudinale, che si traducono in comportamenti negativi nei confronti del lavoro, dei colleghi, degli utenti e del ruolo professionale stesso. Non si tratta però (solo) di un problema personale di tolleranza allo stress e gestione di questo, ma anche e soprattutto di una conseguenza di alcune caratteristiche dell’attività lavorativa e quindi della responsabilità dei manager e delle aziende su un tema fondamentale di salute del personale.
Le teorie sul burnout
Dalla comparsa del termine nella letteratura scientifica sono emersi diversi approcci che hanno tentato di spiegare in che modo il burnout nasce e si sviluppa. Le teorie empiricamente supportate sono principalmente 6:
- teoria cognitiva sociale;
- teoria dello scambio sociale;
- teoria organizzativa;
- teoria strutturale;
- teoria del rapporto richieste-risorse lavorative
- teoria del contagio emotivo.
Senza entrare nel dettaglio di ognuna, fornirò qui una panoramica sintetica di queste teorie, perché ognuno può capire meglio la propria situazione (o quella dell’azienda) grazie a una o più di queste ipotesi esplicative.
1. Teoria Cognitiva Sociale: Concentrandosi sui processi cognitivi disfunzionali, questa teoria suggerisce che il burnout si sviluppa in risposta a pensieri negativi, come il pensiero catastrofico legato al lavoro. Immaginiamo ad esempio un insegnante alle prese con una classe molto difficile. Questo insegnante ogni giorno pensa che non sia in grado di gestire la situazione e che i suoi sforzi siano inutili. Di conseguenza, i pensieri negativi e catastrofici si accumulano generando un senso di disperazione e distacco dal lavoro che porta l’insegnante a sentirsi demoralizzato e logorato.
2. Teoria dello Scambio Sociale: In questa prospettiva, il burnout emerge dalla mancanza di equità nella relazione tra l’organizzazione e i dipendenti, dove il lavoro fornito non viene adeguatamente ricompensato. Supponiamo un dipendente che lavora molte ore straordinarie senza ricevere una compensazione adeguata o il riconoscimento del suo sforzo. Questo squilibrio tra sforzo e ricompensa potrebbe portare a un sentimento di ingiustizia e contribuire al suo burnout.
3. Teoria Organizzativa: L’organizzazione stessa gioca un ruolo chiave nel causare il burnout secondo questa teoria. Le strutture organizzative stressanti e la cultura aziendale possono contribuire al suo sviluppo. In un’azienda in cui la gerarchia è molto rigida e le decisioni vengono prese dall’alto senza consultare i dipendenti, ad esempio, questi ultimi potrebbero sentirsi sopraffatti e impotenti, in alcuni casi arrivando al burnout.
4. Teoria Strutturale: Qui, i fattori strutturali come il carico di lavoro e la mancanza di controllo sul lavoro sono identificati come le principali cause del burnout. Pensiamo a un infermiere che lavora in un reparto con carenza di personale. Ogni giorno è sovraccaricato di pazienti e non ha il controllo sulla sua carica di lavoro. Questa situazione strutturale può portare al suo burnout.
5. Teoria del Rapporto Richieste-Risorse Lavorative: Questa prospettiva enfatizza il disequilibrio tra le richieste del lavoro (stress) e le risorse a disposizione per farvi fronte, come il supporto sociale, come un fattore chiave nel determinare il burnout. Un impiegato che lavora in un ambiente altamente competitivo potrebbe essere costantemente sotto pressione per raggiungere obiettivi irrealistici senza alcun supporto da parte dei colleghi o del datore di lavoro. Questo squilibrio tra richieste e risorse può portare al burnout.
6. Teoria del Contagio Emotivo: Secondo questa teoria, il burnout può diffondersi tra i membri di un gruppo o un’organizzazione attraverso l’influenza delle emozioni negative degli altri. In un team di lavoro, un membro che è costantemente stressato e frustrato potrebbe influenzare negativamente l’umore degli altri colleghi. Il loro contagio emotivo potrebbe portare a un aumento complessivo del burnout nel gruppo.
I fattori comuni del Burnout e la loro incidenza nella vita lavorativa
La letteratura scientifica ha evidenziato la presenza di diversi fattori comuni nello sviluppo del burnout e il suo manifestarsi nella routine lavorativa. Questi fattori rappresentano anche segnali che possono essere utilizzati per monitorare sé stessi, i colleghi e persone a cui teniamo. Vediamoli.
Stress e Sovraccarico
Immagina di lavorare in un ufficio dove i progetti sembrano accumularsi senza tregua. Ogni giorno, ti senti sopraffatto da scadenze serrate, riunioni interminabili e responsabilità in continua crescita. Questo è uno scenario comune in cui lo stress e il sovraccarico lavorativo possono gettare le basi del burnout. Quando il tuo lavoro quotidiano inizia a pesare come un macigno, è facile sentirsi esausti e demotivati.
Mancanza di Risorse
Un altro aspetto rilevante è la mancanza di risorse. Immagina di lavorare in un ambiente in cui ti senti isolato/a e senza supporto. I tuoi superiori sembrano disinteressati alle tue preoccupazioni, e i colleghi non collaborano. Questo deficit di risorse sociali può alimentare il burnout, poiché ti trovi a gestire le sfide lavorative in solitaria, senza una rete di supporto adeguata.
Disconnessione Sociale
Nella vita lavorativa quotidiana le dinamiche sociali sono di fondamentale importanza. Immagina di lavorare in un team in cui il contagio emotivo negativo è all’ordine del giorno. Anche se all’inizio hai un’elevata motivazione, l’energia negativa dei tuoi colleghi può trascinarti giù.
Differenze Individuali
Le persone reagiscono in modo diverso allo stress e al burnout. Immagina due colleghi che affrontano lo stesso carico di lavoro intenso. Mentre uno sembra gestirlo con calma, l’altro mostra segni evidenti di stress. Queste differenze individuali sono cruciali e dimostrano che non esiste una misura unica per il burnout. Le tue caratteristiche personali, la tua capacità di adattamento e le risorse che possiedi possono influenzare la tua suscettibilità al burnout.
Mancanza di Controllo
La mancanza di controllo sul lavoro è spesso un fattore chiave. Immagina di dover seguire procedure e regole rigidamente, senza poter esprimere le tue idee o prendere decisioni. Questo può far sentire le persone impotenti e frustrate, contribuendo ad aumentare la vulnerabilità al burnout.
Mancanza di Significato
Infine, considera la mancanza di significato nel tuo lavoro. Se ogni giorno vai al lavoro senza sentirlo come una parte significativa della tua vita o se i compiti non si allineano ai tuoi valori personali, potresti sentirti svuotato emotivamente. Questo è un esempio di come la mancanza di significato può contribuire al burnout.
Questi fattori sono solo alcuni degli ingredienti che compongono il complesso fenomeno del burnout. Nell’affrontare il burnout nella tua carriera, è essenziale riconoscere come questi elementi possono manifestarsi nel contesto lavorativo e imparare a gestirli in modo proattivo per mantenere il tuo benessere e la tua soddisfazione sul lavoro.
Conseguenze del Burnout
Il burnout può avere un impatto profondo sulla vita delle persone, manifestandosi attraverso conseguenze psicologiche, emotive, fisiche e comportamentali. Ecco come queste conseguenze si sviluppano:
1. Conseguenze Psicologiche
Il burnout può minare la salute mentale. Le persone colpite possono sperimentare:
- Ansia e depressione: Le continue pressioni sul lavoro possono scatenare ansia e depressione.
- Riduzione dell’autostima: Il senso di inefficacia e la mancanza di successo possono erodere la fiducia in sé stessi.
2. Conseguenze Emotive
Il burnout può rendere difficile il controllo delle emozioni, portando a:
- Irritabilità: Le persone bruciate possono diventare facilmente irascibili.
- Carenza di empatia: La capacità di comprendere gli altri può diminuire a causa del crescente stress.
3. Conseguenze Fisiche
Le conseguenze fisiche del burnout possono includere:
- Affaticamento cronico: La stanchezza persistente è comune tra coloro che soffrono di burnout.
- Problemi di salute: L’indebolimento del sistema immunitario può aumentare il rischio di malattie fisiche.
4. Conseguenze Comportamentali
Il burnout può influenzare il comportamento in modi diversi:
- Isolamento sociale: Le persone possono ritirarsi dal lavoro e dalla vita sociale.
- Problemi lavorativi: La perdita di interesse e motivazione può influenzare negativamente le prestazioni sul lavoro.
Oltre ai problemi di salute fisica e psicologica, in generale, il burnout è direttamente correlato anche all’insoddisfazione lavorativa, al basso impegno organizzativo, all’aumento dell’assenteismo, all’intenzione di dimettersi e alle riduzioni delle prestazioni. D’altro canto, alcuni dipendenti con sindrome da burnout possono giustamente lasciare il lavoro, mentre altri decidono di continuare a lavorare. Ciò può portare al presenzialismo lavorativo (vale a dire, le persone vanno a lavorare anche se non adempiono realmente alle proprie responsabilità a causa di problemi di salute). Inoltre, il burnout può portare a comportamenti devianti e controproducenti nei lavoratori come il quiet quitting, aggressività tra colleghi e verso gli utenti, uso di alcol e sostanze psicotrope, uso improprio di materiale aziendale o addirittura furti.
Queste conseguenze possono variare in intensità da persona a persona, ma è fondamentale riconoscerle e affrontarle per prevenire un ulteriore peggioramento del burnout.
Come si affronta il burnout
La letteratura scientifica distingue gli interventi per la gestione e la prevenzione del burnout su due livelli:
- Interventi gestiti dall’azienda per il benessere dei dipendenti;
- Misure individuali di gestione del lavoro e dello stress.
Interventi per il Benessere dei Dipendenti
In un contesto aziendale, è fondamentale promuovere interventi finalizzati a migliorare il benessere dei dipendenti, con l’obiettivo di gestire lo stress sul lavoro e prevenire il burnout. Questi interventi possono essere suddivisi in diverse categorie:
Formazione
La formazione rappresenta un mezzo efficace per consentire ai dipendenti di acquisire nuove competenze e conoscenze, aumentando così le loro risorse per far fronte alle sfide del lavoro. Oltre alle abilità tecniche, è essenziale offrire formazione finalizzata allo sviluppo di competenze personali e sociali che aiutino i lavoratori a promuovere il proprio benessere e ad adattarsi al contesto lavorativo.
Interventi Basati sui Punti di Forza
Questo tipo di intervento parte dal presupposto che ogni individuo possieda risorse personali che possono essere sfruttate per superare le avversità. L’uso dei punti di forza è intrinsecamente motivante e gratificante, e questi interventi si sviluppano tipicamente in tre fasi.
Coaching e Orientamento
Il coaching e l’orientamento sono approcci non direttivi che incoraggiano i dipendenti a riprendere il controllo del proprio benessere emotivo. In questo caso, il coach o il consulente guida il dipendente nel processo di elaborazione di strategie di coping personali.
Creazione di Gruppi di Supporto
Il supporto dei colleghi è fondamentale per affrontare le sfide quotidiane. La creazione di gruppi di supporto, sia formali che informali, offre un ambiente in cui i professionisti possono condividere esperienze, ricevere riconoscimento per il loro lavoro e affrontare insieme le sfide.
Iniziative Individuali per il Benessere
Alcuni interventi per migliorare il benessere possono essere avviati direttamente dai dipendenti al di fuori dell’ambiente di lavoro. Questi includono l’attività fisica, la pratica della consapevolezza, l’autovalutazione e, in casi appropriati, la psicoterapia.
Esercizio Fisico
L’attività fisica è stata dimostrata come un modo efficace per moderare gli effetti del burnout sulla salute dei lavoratori.
Allenamento alla Consapevolezza
La pratica della consapevolezza è efficace nel ridurre la sindrome da burnout, migliorando l’empatia, la concentrazione e mitigando gli effetti negativi della sindrome.
Autovalutazione
L’autovalutazione prevede la registrazione dei sintomi dello stress e dei modi per affrontarli. È importante misurare il grado di burnout con strumenti validati e confrontare i risultati nel tempo.
Psicoterapia
La psicoterapia è una risorsa per i casi più gravi di burnout, in cui la sindrome è già presente. Questo trattamento mira a sviluppare competenze emotive, risoluzione dei problemi e autostima ed è basato sulla terapia cognitivo-comportamentale.
Questi interventi, quando adeguatamente applicati, possono contribuire a promuovere il benessere dei dipendenti e prevenire il burnout, migliorando la loro qualità di vita sia sul piano professionale che personale.
Considerazioni più personali per te, che sei rimasto fino alla fine
O magari hai saltato tutti i paragrafi precedenti per venire a leggere queste righe. Va bene lo stesso.
Allora, io credo che l’aspetto più insidioso del burnout al di là di tutti i fastidiosi sintomi manifesti, è che a volte non lo vedi arrivare. Mi spiego. Di solito una persona mediamente coscienziosa si impegna molto e tende a impegnarsi ancora di più quando ci sono problemi o bisogna raggiungere un obiettivo ambizioso. Quindi la nostra tolleranza allo stress aumenta sempre di più e in modo sempre più graduale. Questo fino a che improvvisamente si rompe qualcosa. Teniamo duro fino a quando all’improvviso non ce la facciamo più e scoppiamo in lacrime per la disperazione. Il burnout nasce e viene analizzato innanzitutto in ambito sanitario tra medici e infermieri. Queste figure professionali si trovano spesso di fronte a dilemmi morali, situazioni di vita o di morte, disorganizzazione e conflitti di potere. I carichi di lavoro sono alti e si cerca di fare del bene alle altre persone. È un contesto in cui è molto facile finire in burnout. Il burnout è tanto più probabile quanto più alti sono gli standard interni morali e/o di prestazioni e performance. Paradossalmente colpisce quindi molto più le persone che si impegnano molto e ci tengono particolarmente al lavoro che fanno. Le persone che vedono il lavoro come un mezzo sono – da questo punto di vista – forse un po’ più protette. Comunque dicevo, il burnout a volte non lo vedi arrivare perché quando ti impegni tendi a dissociare, ad allontanare ciò che non va. Come quando entri in trance agonistica durante una partita di qualsiasi sport che ti piace. L’adrenalina ti protegge dal dolore, ma appena torni a casa a rilassarti senti tutte le botte che hai preso. Il punto a cui voglio arrivare è che dobbiamo essere attenti ai segnali del corpo e della mente. È troppo importante intervenire prima che il forte stress faccia il tuffo nell’esaurimento, in modo da dover scontare minori conseguenze sul proprio benessere, sul rapporto con il lavoro e nelle relazioni interpersonali.
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