di Raffaele Avico
É stato da pochissimo pubblicato un documento che contiene le linee guida per la psicoterapia assistita da psichedelici in Svizzera, a cura del Gruppo di Interesse Svizzero Terapia Assistita da Psichedelici.
Il Gruppo di Interesse Svizzero Terapia Assistita da Psichedelici si è formato nel 2023 dalla fusione di tre realtà svizzere già esistenti, l’Association Professionnelle Suisse pour les Psychédéliques en Thérapie (ASPT), la Société Suisse de Médecine Psychédélique (SSMP) e l’Associazione Medica Svizzera per la Terapia Psicolitica (SÄPT), che esiste dal 1985.
Sulla realtà svizzera avevamo qui intervistato Federico Seragnoli: al momento rappresenta -la Svizzera- uno dei 3 luoghi al mondo dove la psicoterapia può in effetti essere integrata con farmaci a base psichedelica. Gli altri due sono -per ora- il Canada e l’Australia.
Il documento rappresenta una buona introduzione alla realtà svizzera, essendo molto ben chiarito il contesto (anche storico) e le prospettive future del “rinascimento psichedelico” europeo; contiene inoltre le considerazioni provvisorie che gli addetti ai lavori si spingono a fare in senso clinico.
Viene anche ben sviluppato il tema “formazione” in ambito di psichedelia (qui per approfondire).
Riportiamo qui di seguito uno stralcio delle linee guida, tradotte in italiano da Christine Meier e Luigi Pintus, reperibili qui per intero: Raccomandazioni_di_trattamento_PAT
In fondo, un estratto dalle linee guido a proposito dell'”integrazione“, un processo di ri-lettura e “assunzione” delle esperienze fatte durante il “trip” psichedelico.
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Uso terapeutico degli psichedelici in Svizzera
Tra il 1988 e il 1993, alcuni medici – tutti membri della SÄPT – sono stati autorizzati dall’UFSP a trattare i pazienti con LSD e MDMA (Gasser, 1996). Dopo una lunga pausa, nel 2014 la Svizzera è diventata l’unico Paese al mondo a consentire all’autorità sanitaria nazionale (Ufficio federale della sanità pubblica, UFSP) di autorizzare, caso per caso, il trattamento con LSD e MDMA e, dal 2021, anche con la psilocibina.
La base è costituita da un articolo di esenzione della legge sugli stupefacenti (articolo 8, comma 5 della NarcA), secondo il quale l’autorizzazione può essere concessa in casi eccezionali per le sostanze che rientrano nel livello di divieto più elevato (lista d), se si tratta di un “uso medico limitato” di malattie gravi. La PAT non è un trattamento di prima scelta, ma viene presa in considerazione solo per le persone che si sono già sottoposte a diverse altre terapie psicoterapeutiche o psicofarmacologiche senza successo duraturo.
In alcuni casi, per questi trattamenti, è stato utilizzato anche il termine “uso compassionevole”, in quanto vengono utilizzati solo dopo aver esaurito i metodi abituali e spesso in pazienti con malattie minacciose o terminali. In termini normativi, tuttavia, il termine uso compassionevole si riferisce all’uso temporaneo di un medicinale non ancora autorizzato in pazienti al di fuori di uno studio di autorizzazione parallelo. Per questo tipo di trattamento, lo sponsor dello studio (l’azienda farmaceutica) deve presentare la domanda di utilizzo a Swissmedic. Tuttavia, l’uso medico limitato degli psichedelici non avviene generalmente in parallelo a uno studio di autorizzazione parallela (in Svizzera) e non viene effettuato su richiesta di uno sponsor e approvato dall’UFSP.
In termini normativi, la PAT in Svizzera è un “uso medico limitato” di una sostanza altrimenti vietata, basato su un’autorizzazione eccezionale dell’UFSP. Dal punto di vista terapeutico utilizziamo il termine “terapia assistita da psichedelici” (PAT). Oltre alla sua adeguatezza in termini di contenuto, la PAT ha il vantaggio che questo termine si sta affermando a livello internazionale.
Attualmente (autunno 2023), la PAT legale al di fuori degli studi approvati è possibile nel mondo solo in Svizzera, Australia (dal 1° luglio 2023, terapisti selezionati, uso dell’MDMA per il PTSD e della psilocibina per la depressione) e Canada (terapisti selezionati, uso della psilocibina per il trattamento palliativo dei pazienti oncologici). In Messico e in Canada esistono anche cliniche specializzate nell’uso dello psichedelico atipico ibogaina per il trattamento della dipendenza da op- pioidi, e in alcuni Paesi del Sud America sono stati creati centri che combinano l’uso sciamanico- indigeno o sincretico legale dell’ayahuasca con approcci psicoterapeutici.
In Svizzera, dal 2014 sono state rilasciate più di 1000 licenze per uso medico limitato a circa 60 medici. Si stima che siano stati effettuati circa 2000-3000 trattamenti psichedelici con MDMA, LSD e psilocibina. Attualmente sono disponibili dati concreti per gli anni dal 2016 al novembre 2023 incluso: Durante questo periodo, ci sono state in totale 1051 autorizzazioni (autorizzazioni iniziali e prosecuzioni), di cui 351 per l’MDMA, 338 per l’LSD e, negli anni 2021-2023, 362 per la psilocibina (informazioni dell’UFSP, al dicembre 2023).
Le autorizzazioni sono valide per un paziente e per una sostanza specifica per un periodo di un anno, con possibilità di proroga se il processo terapeutico lo richiede e viene concessa una nuova autorizzazione. La decisione sul dosaggio della sostanza, sulla frequenza delle sedute psichedeliche, sul setting e sulla forma e intensità della psicoterapia di accompagnamento, spetta al titolare dell’autorizzazione eccezionale e al suo progetto terapeutico individuale.
Da quasi dieci anni l’UFSP rende possibile l’esecuzione di trattamenti assistiti da psichedelici in Svizzera su una scala non trascurabile. Nel 2019 l’UFSP ha commissionato un rapporto di esperti che fornisce informazioni sullo stato e sugli scenari di sviluppo del trattamento con psichedelici (Liechti, 2019).”
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Integrazione
L’integrazione delle esperienze psichedeliche è stata oggetto di grande attenzione solo negli ultimi anni, e in alcuni casi le relative conoscenze vengono insegnate in seminari appositamente creati. In sostanza l’obiettivo è quello di utilizzare un’esperienza psichedelica approfondendone la comprensione e trasferendola nella vita quotidiana. In particolare, le esperienze difficili (talvolta definite colloquialmente “bad trip”), i processi emotivi incompiuti, l’intensificazione delle paure, la disperazione, la frustrazione, il dolore intenso, la rabbia, o simili, necessitano di un lavoro terapeutico per essere compresi e classificati. L’integrazione può essere intesa anche come un processo di cambiamento nel tempo, che a volte può avvenire in modo inconsapevole. I processi di integrazione e di elaborazione iniziano già durante l’esperienza psichedelica quando, verso la fine dell’effetto acuto, il pensiero razionale, analitico e categorizzante torna in primo piano rispetto al pensiero associativo, creativo e intuitivo precedentemente predominante. I pazienti iniziano a ricapitolare e a riflettere su ciò che hanno sperimentato. In determinate circostanze possono anche verificarsi conversazioni più brevi o più lunghe con il terapeuta o con altri partecipanti al gruppo.
Questo processo può essere sostenuto e reso consapevole, almeno in parte, dalla psicoterapia di accompagnamento e da vari metodi di centratura e di calma, come la meditazione, il tempo trascorso nella natura, o qualsiasi processo creativo (come dipingere, fare musica). I pazienti possono anche essere incoraggiati a scrivere un diario e un riassunto descrittivo subito dopo l’esperienza psichedelica, che potrà essere discusso in terapia.
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NB Sul blog sono presenti alcuni “serpenti di articoli” inerenti disturbi specifici. Dal menù è possibile aggregarli intorno a 4 tematiche: il disturbo ossessivo compulsivo (#DOC), il disturbo di panico (#PANICO), il disturbo da stress post traumatico (#PTSD) e le recensioni di libri (#RECENSIONI)