7 October 2024Speciale psichedelici, a cura di Studio Aegle di redazione POPMed PREMESSA: abbiamo chiesto a Caterina Bartoli (aka Studio Aegle –linktr.ee/studio_aegle) di consigliarci 10 articoli “imperdibili” -più o meno recenti- a proposito di psichedelici e loro utilizzo in ambito psicoterapeutico/psichiatrico. Cogliamo l’occasione per spingere una realtà italiana appena nata ma molto promettente -di cui Caterina fa parte- impegnata in ambito di psichedelia, la SIMEPSI, Società Italiana Medicina Psichedelica (qui una presentazione). Buona lettura! 1. 24 anni fa (ketamina) Nel 2000, basandosi su una lunga serie di ricerche precliniche in cui si evidenziava il possibile ruolo dei recettori NMDA nella patofisiologia della depressione maggiore, qualcuno si è chiesto se la ketamina, un potente antagonista NMDA, potesse avere proprietà antidepressive oltre che le già note proprietà di analgesico dissociativo sfruttate in anestesia. È stato quindi condotto un piccolo studio randomizzato in doppio cieco, in cui 7 pazienti con depressione maggiore hanno ricevuto ketamina endovena in infusione, oppure soluzione fisiologica. I pazienti che avevano ricevuto ketamina hanno mostrato una significativa diminuzione dei sintomi depressivi nelle 72 ore successive all’infusione: al contrario del placebo, la ketamina ha mostrato evidenti miglioramenti in tutte le scale di valutazione utilizzate. Questo ha aperto la strada ad una lunga serie di ricerche cliniche che hanno portato all’approvazione nel 2019 dell’utilizzo della esketamina (Spravato) nella depressione resistente al trattamento. Nonostante la ketamina sia considerata uno psichedelico non classico, si può dire che da questo momento in poi sono state gettate le basi per la moderna ricerca in medicina psichedelica. Trovi qui l’articolo: Eccovi l’articolo: Antidepressant effects of ketamine in depressed patients 2. 18 anni fa (psicolocibina) Il Dr. Roland Griffiths, recentemente scomparso, viene a ragione riconosciuto come uno dei padri fondatori del cosiddetto Rinascimento Psichedelico, la moderna riscoperta delle proprietà terapeutiche degli psichedelici, dopo che la messa al bando di queste sostanze da parte del presidente Nixon nel 1970 pose fine ad una prolifica serie di ricerche cliniche e al più noto movimento hippie. Griffiths, fondatore del Center for Psychedelic & Consciousness Research alla Johns Hopkins University riuscì ad ottenere nel lontano 2006 il permesso di somministrare psilocibina a 30 soggetti randomizzati che non avevano mai provato psichedelici, giusto per vedere che cosa succedeva. Le profonde esperienze mistiche vissute hanno continuato ad avere ripercussioni positive anche a 2 mesi di distanza dal trip: tutti i partecipanti riferirono duraturi miglioramenti nel loro comportamento e nella loro visione del mondo, cambiamenti notati anche dai loro amici e familiari. Possibile che le esperienze mistiche possano essere indotte così facilmente e anche studiate in maniera rigorosa e statistica? Possibile che gli psichedelici non siano solo droghe brutte e cattive come ci dicono dagli anni Settanta e che, se utilizzate in un ambiente clinico controllato, possano avere anche un effetto positivo? Possibile. Eccovi l’articolo: Psilocybin can occasion mystical-type experiences having substantial and sustained personal meaning and spiritual significance 3. Cervello entropico Un vero e proprio scienziato VIP del Rinascimento Psichedelico è il Dr. Robin Carhart-Harris, allievo dell’ancora più famoso Dr. David Nutt dell’Imperial College di Londra. Insieme, sono tra i più prolifici autori di ricerca in medicina psichedelica, soprattutto in tutta quella parte complessa, e a tratti oscura, delle neuroscienze. A loro dobbiamo la teoria del cervello entropico: una maggiore caoticità nelle connessioni cerebrali corrisponde ad una aumentata ricchezza di informazioni processate. Nella nostra quotidianità operiamo con il risparmio energetico, oscilliamo in un range abbastanza ristretto di entropia cerebrale, ma con i giusti stati di alterazione della coscienza si possono mescolare le carte in tavola e gli psichedelici sono ben noti per alterare lo stato di coscienza. È stata quindi fatta una cosa semplice ma rivoluzionaria: è stata data psilocibina a soggetti sani che sono stati poi infilati in una risonanza magnetica funzionale, per vedere che cosa succedeva al cervello durante il trip psichedelico. Mai prima di allora era stato visto un cervello più caotico. E mai prima di allora era stato visto su schermo il silenziamento del Default Mode Network (DMN), il direttore d’orchestra delle nostre funzioni cerebrali superiori, tutte quelle operazioni metacognitive dalla riflessione sul sé ai sogni ad occhi aperti (Freud avrebbe forse parlato di ego). Curioso che nella depressione, nell’OCD e nelle dipendenze il DMN sia particolarmente attivo. Curioso anche che gli psichedelici siano noti per dissolvere l’ego. Eccovi l’articolo: The entropic brain: a theory of conscious states informed by neuroimaging research with psychedelic drugs 4. Connettomica psichedelica Se uno non è neuroscienziato o se non ha la più pallida idea di che cosa voglia dire homological scaffolds, è possibile capire in maniera semplice cosa succede al cervello sotto l’effetto della psilocibina? Questa immagine, la più famosa e caratteristica nella ricerca psichedelica moderna, aiuta anche i più naive: a sinistra le connessioni, alquanto noiose, di un cervello normale, a destra le connessioni di un cervello in pieno trip psichedelico. Aree cerebrali che normalmente non hanno alcun tipo di comunicazione tra di loro, iniziano interessanti conversazioni: da qui nascono tutte quelle caratteristiche di un trip psichedelico, dalle sinestesie alla dissoluzione dell’ego, dalle alterazioni visive alle esperienze mistiche. Eccovi l’articolo (per i più smanettoni): Homological scaffolds of brain functional networks [—>prosegui su POPMed per gli altri 6 articoli]