di Raffaele Avico
Abbiamo già scritto in passato di pedagogia montessoriana: proviamo ora ad addentrarci nella pedagogia steineriana, che, come vedremo, presenta diversi punti di sovrapposizione, in quanto a metodo, con quella portata dalla Montessori:
- l’idea non è quella di indottrinare, ma di produrre un cambiamento che arrivi dal basso: l’idea è di lasciare che al bambino si manifestino con tempi naturali passioni e scopi che sarà compito dell’educatore estrarre e potenziare (come appunto un “ostetrico”)
- Steiner accorpò diversi ambiti disciplinari in un unicum che lo rese molto popolare a inizio del ‘900 (era coetaneo di Freud). Proveniva da studi scientifici, si approcciò poi al misticismo, all’esoterismo anche, diede il primo impulso a quella che oggi chiamiamo agricoltura biodinamica. Il suo background teorico gli conferì un solido metodo conoscitivo, che troviamo oggi esplicato nel metodo pedagogico steiner-waldorf usato in migliaia di scuole al mondo, di cui 30 in Italia
- Rudolf Steiner concepì un metodo pedagogico su 3 pilastri (volontà/sentimento/pensiero), di cui ognuno doveva essere coltivato in contemporanea. Ogni scuola steineriana, anche oggi, prevede un grosso spazio per la promozione della volontà individuale per mezzo di laboratori artigianali, la spinta alla coltivazione del sentimento per via di discipline come l’”euritmia”, la musica, il canto, il teatro e la danza, e lo sviluppo del pensiero tramite l’insegnamento più classico di materie logiche e “scientifiche” come fisica, chimica e matematica
- una grossa attenzione è posta all’insegnamento di come si apprende: non si cerca di far immagazzinare all’alunno nozioni: gli si vuole insegnare “ad imparare”; vengono per esempio usati metodi alternativi per far approcciare il bambino a materie ostiche come l’algebra o la fisica
- non è previsto l’uso del voto come indicatore di rendimento scolastico, in conseguenza dell’idea che ognuno presenti spazi di “sviluppo prossimale” unici, su cui poter lavorare; stesso discorso per la bocciatura, abolita
- seppur la pedagogia steineriana si strutturi su metodi definiti e di fatto “verticali”, una pedagogia di questo tipo mette in discussione il “come” si apprende. La domanda fondamentale è: è meglio che ai bambini le cose arrivino dall’alto (indottrinamento), o che questi imparino per assimilazione/imitazione di un adulto attraverso il “fare”? Ovvero, meglio la lezione frontale, o l’apprendere “a bottega”? Questo dilemma interroga la scuola da moltissimi anni; l’Italia in questo senso prepara ottimamente in senso teorico, ma pone poca attenzione agli aspetti imitativo/esperienziali (almeno nella scuola tradizionale)
- Il motodo steiner-waldorf prevede una suddivisione dell’iter didattico in cicli di 7 anni (primi sette anni focalizzati sulla costruzione del corpo fisico, dai 7 ai 14 anni sviluppo delle forze vitali, dai 14 ai 21 stabilizzazione dell’identità). Viene data particolare importanza al fatto che fino ai 14 anni il bambino abbia un solo maestro/riferimento, per una questione di continuità educativa
- la pedagogia steiner-waldorf si inserisce nel filone delle pedagogie che si pongono come valide alternative al sistema scolastico attuale, cercando soluzioni possibilmente migliori. Tra queste troviamo le scuole a ispirazione libertaria, ancora più destrutturate e in un certo senso anarchiche, ma non per questo da non prendere in considerazione per i concetti innovativi che portano, come qui approfondito (qui un bel docufilm dai creatori di “Unlearning”: https://vimeo.com/ondemand/figli).
Per approfondimenti, qui.