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Il Foglio Psichiatrico

Blog di divulgazione scientifica, aggiornamento e formazione in Psichiatria e Psicoterapia

27 July 2022

La depressione come auto-competizione fallimentare. Alcuni spunti da “La società della stanchezza” di Byung Chul Han

di Raffaele Avico

Nel libro “la società della stanchezza” del filosofo coreano Byung Chul Han (BCH), in uno dei capitoli finali (“la società del burn out”), vengono espressi alcuni pensieri che potrebbero aiutarci a leggere alcune forme di depressione odierna come depressioni da “performance”.

Avevamo qui introdotto il pensiero del filosofo coreano (naturalizzato tedesco) a proposito di alcune tematiche più ampie riguardanti la società dell’oggi e quella che chiama la “società della stanchezza e dell’autosfruttamento”.

Come osserviamo, la psicopatologia si adegua alla cultura: al cambio culturale, segue il presentarsi di nuove forme di psicopatologia. BCH parte da questo assunto: le patologie mentali sono figlie della cultura in cui si inseriscono, sono rappresentative di determinati eventi sociali in atto.

L’autore in particolare si sofferma su quattro tipologie di sofferenza mentale: 1) depressione 2) ADHD 3) burnout e 4) disturbo borderline di personalità.

Soffermandoci sul tema depressione, è opportuno fare alcune considerazioni a proposito della modalità con cui il filosofo coreano considera la post-modernità, e come colleghi questo periodo storico al nascere di nuove forme depressive:

  • l’epoca attuale vede un collasso del Super-io per come eravamo abituati a pensarlo, ovvero come istanza giudicante repressiva, un giudice interno in grado di schiacciare pulsioni e fornire “colpa”; il Super-io non sembra più esistere in questa forma, sostituito da un “‘Ideale dell’io” che si impone come standard da raggiungere, in questo modo spingendo gli individui a rincorrerlo auto-sfruttandosi costantemente, interpretando il tutto come “atto di libertà”. Il passaggio è quello da una società “disciplinare” a una società della prestazione
  • Da soggetto l’uomo diviene progetto, costantemente in competizione con se stesso al fine di auto-migliorarsi, come una piccola azienda a conduzione unica. Il soggetto pensa di “liberarsi” attraverso il narrarsi “progetto”: BCH descrive questo meccanismo come un auto-ingabbiamento pensato come atto di liberazione. Descrive invece il burnout come il risultato di una competizione assoluta con il proprio ideale dell’Io, una sclerotizzazione del meccanismo; BCH parla di una competizione esausta, impossibile da gestire, che si conclude solo con la morte del soggetto
  • BCH parla in più occasioni della depressione come “infarto psichico”, concettualizzando questo disturbo come svuotato dei suoi aspetti luttuoso/melanconici e generato dalla percezione di uno scarto impossibile da colmare nei confronti dell’ideale dell’Io -imperante.
  • Sempre parlando di depressione, BCH osserva come la depressione preveda un “lutto senza oggetto”, ovvero un senso di disconnessione e perdita senza che però vi sia stata effettivamente una qualche perdita oggettuale; l’autore collega questo senso di disconnessione all’iper-narcisismo attuale, con pochi legami reali e una “massa plaudente che dona attenzione all’Ego” compensando una povertà relazionale di fondo, una scarsità di libido investita sul “fuori”.

In generale, la lettura dei lavori di questo filosofo ci consente di inquadrare alcuni problemi di salute mentale attuale come strettamente collegati alla società che viviamo.

Qui il già citato articolo su questo blog in cui veniva recensito un altro libro di BCH, “Il profumo del tempo”.


NB Sul blog sono presenti alcuni “serpenti di articoli” inerenti disturbi specifici. Dal menù è possibile aggregarli intorno a 4 tematiche: il disturbo ossessivo compulsivo (#DOC), il disturbo di panico (#PANICO), il disturbo da stress post traumatico (#PTSD) e le recensioni di libri (#RECENSIONI)

Article by admin / Generale, Recensioni / psichiatria, raffaeleavico

3 November 2021

INTRODUZIONE A BYUNG-CHUL HAN: IL PROFUMO DEL TEMPO

di Raffaele Avico

Nel suo Il profumo del tempo, il filosofo coreano (ma docente a Berlino) Byung Chul-Han riflette sulla contemporaneità e su come il tempo sia rappresentato e vissuto nella nostra epoca.

L’autore sottolinea come si stia attraversando in questi anni una fase di estrema accelerazione temporale, sviluppatasi di pari passo con la rivoluzione digitale in corso che ha frammentato il tempo e portato a una riduzione dello “span” attenzionale, la durata di tempo nel quale riusciamo a tenere viva l’attenzione su di un singolo compito.

Il filosofo parte da una breve analisi storica nel tentativo di meglio inquadrare questo senso di “precarietà”, partendo dall’epoca dei “lumi” che vedeva un individuo -armato della potenza dei suoi mezzi intellettivi- proiettato nel futuro, con tra le mani la responsabilità del suo stesso destino, incarnando finalmente la profezia nietzschiana sulla morte di Dio. Dopo un lungo periodo di accelerazione continua,  Han osserva oggi un senso di “avere sempre fretta ma senza sapere cosa fare o dove andare” che attribuisce ad un’atomizzazione, a una frammentazione del tempo che ha perso la sua forma di “linea” per assumere quella di nugolo di “punti”, un arcipelago sulle quali isole gli uomini tentano di saltare continuamente, e di saltare “ovunque allo stesso tempo”.

Quest’urgenza di fare “tutto” e di essere “sempre di fretta” -il filosofo osserva- non è la causa ma la conseguenza di un processo di oscuramento della teleonomia (cioè della finalità) del tempo che, avendo perso la sua struttura lineare, condanna l’uomo a un “saltare” da un’isola di tempo all’altra, da uno stimolo all’altro. Il senso di frammentazione e di mancanza di direzione ha non solo la conseguenza di un’accelerazione senza finalità chiare, ma anche produce un ingorgo di spinte e per dirla freudianamente un intasamento di “libido” che, come nella strettoia di un imbuto, blocca l’azione degli uomini in modo angoscioso. Il risultato è che le persone paiono oggi essere velocizzate, sempre di fretta, ma contemporaneamente dominate dalla sensazione di essere bloccate, ferme, senza una direzione precisa.

A tutto questo, l’autore risponde che l’unico modo di reagire è riabilitare il diritto a una vita più contemplativa, con più tempo per indugiare sulle cose. Han porta come esempio il lavoro di Proust, che rispose alla sensazione  di mancanza di senso con una ricerca spasmodica di “collegamenti” tra presente e passato, nel suo enorme lavoro autobiografico contenuto nella Recherche.

Il lavoro di Byung Chul-Han è importante per la potenza del suo pensiero critico a riguardo della comunicazione attuale, l’uso di internet e la “digitalizzazione” della realtà.

Alcuni sviluppi di pensiero interessanti del suo lavoro di ricerca -sintetizzati in libri corti ma molto densi, che riprendono tutti gli stessi concetti anche se declinati in modi diversi-, sono:

  • l’uomo sta passando dall’essere soggetto all’essere progetto. La società sta imponendo cioè un nuovo comandamento, una sorta di diktat in grado di portare gli individui a pensare a se stessi come a dei progetti in costante divenire. Questa narrazione fa sì che ognuno pensi a se stesso come a una sorta di auto-imprenditore che voglia costantemente migliorarsi -cosa che lo porterà a riempire ogni spazio del suo tempo con cose da fare in un’ottica auto-migliorativa. Han chiama questo fenomeno auto-asservimento, auto-assoggettamento al sistema: in questo modo è il sistema stesso a migliorarsi attraverso il miglioramento di ognuno di noi
  • il filosofo osserva acutamente come le battaglie del passato concernenti la differenza tra classi, le tensioni sociali e la presenza di classi dominanti, tutto ciò che fino a qualche decennio fa osservavamo accadere intorno a noi nel contesto di una società schierata e maggiormente ideologizzata, abbia ora assunto una forma interiore; gli elementi sono tutti presenti, ma solamente nella loro forma introiettata. Ovvero, è al nostro interno che oggi osserviamo svilupparsi rapporti di forza tra istanze dominanti che ci spingono al “produrre” e istanze “svincolate” che ci potrebbero regalare tempo dedicato al gioco -vero atto di rivolta per il filosofo coreano.
  • l’erosione del tempo libero produce depressione e prostrazione psichica. Già ne avevamo scritto qui a proposito di Cronofagia. Han osserva come il “dover migliorarsi” abbia avuto come effetto pratico la distruzione del confine tra tempo di lavoro e tempo libero, verso una colonizzazione pressoché completa del tempo libero da parte del lavoro. Anche il sonno ne risulta corrotto.
  • quella che un tempo poteva essere definita lotta al capitalismo, è oggi da riformulare come una lotta all’impulso irrefrenabile di produrre significato e comunicare. Il vero nemico oggi -Han sostiene- è il bisogno ipertrofico di produrre significato. Si tratta di una sorta di lotta alla semiosi, alla possibilità di produrre significato. La sensazione di “dover dire la propria” emerge come un impulso dal quale è difficilissimo sottrarsi: i Social ce lo mostrano in modo pressochè costante. In realtà è tutto volto a far sì che gli individui si auto-sfruttino, divenuti prosumer (produttori e consumatori insieme di contenuti).
  • il risultato dei punti di cui sopra, è l’impossibilità di ritagliare momenti di vuoto in cui favorire lo sviluppo di idee e di intuizioni, o di “fiorire” in senso umano svincolati dall’idea di “auto-miglioramento” incessante. Sembra cioè essere abolito il “diritto al santuario”, il diritto cioè all’isolamento e alla creazione di un “rifugio involabile” in cui esercitare altro che non sia qualcosa di produttivo. Su questi temi si veda anche questa recensione al volume Il capitalismo della sorveglianza
  • Come rinforzo e premio ai comportamenti qui sopra descritti, Han individua 1) l’idea di una crescita infinita delle proprie abilità come ci si trovasse immersi in un gioco basato su statistiche e numeri (gamification, il senso di “stare giocando” a migliorarci, di fatto assoggettati alla compulsione al farlo), 2) rinforzi egoici mediati dai cosiddetti vanity numbers– il bisogno cioè di piacere a molti e la 3) dipendenza dalla (sensazione generata dal rilascio di) dopamina.

Per chi voglia approfondire bene questi aspetti, si veda questo lungo video:

L’associazione Tlon ha recentemente organizzato un incontro con Han, qui reperibile. Sul sito dell’associazione, i libri dell’autore, aggregati qui.

Ps tutto il materiale su trauma e dissociazione presente su questo blog è consultabile cliccando sul bottone a inizio pagina (o dal menù a tendina) #TRAUMA

Article by admin / Generale, Recensioni / neuroscienze, psichiatria, psicologia, psicotraumatologia

21 September 2021

OVERLOAD COGNITIVO ED ECOLOGIA MENTALE

di Raffaele Avico

Più volte su questo blog abbiamo scritto dei rischi connessi all’uso eccessivo di device tecnologici, all’iper-carico cognitivo connesso a un eccesso di dati, alla “bugia” del multitasking. Quali sono le conseguenze sulla nostra salute mentale dell’iper-esposizione ai dati, le conseguenze di quello che viene chiamato overload, o sovraccarico cognitivo?

Prima di tutto occorre definire lo span attenzionale e chiarire come la guerra quotidiana per la nostra attenzione su internet ci tocchi molto da vicino.

In psicologia generale lo span attenzionale è definito come l’estensione dell’attenzione selettiva, sia in senso di tempo (per quanto riesco a prestare attenzione a un determinato stimolo) che in termini di spazio (quanto ricordo di ciò che ho visto? Quanti elementi riesco a ricordare di una determinata serie?).

La capacità di prestare attenzione in modo selettivo, inoltre, è garanzia di apprendimento.

Focalizzare l’attenzione ci proietta in uno stato mentale particolarmente consono a immagazzinare informazioni: una dimensione mentale alternativa, differente, che ci consente di vivere a pieno l’esperienza dell’immagazzinamento delle informazioni che ci aggradano.

Alcuni studi hanno indagato uno stato mentale particolare che viene chiamato “learning state”, ovvero una condizione di particolare immersività dentro l’esperienza che ci permette di apprendere con più facilità e potenza da ciò che stiamo vivendo.

A tutti è capitato di trovarsi così immersi dentro un racconto che si sta leggendo, da sperimentare un lieve distacco dalla realtà e un’immersione profonda nella lettura.

Questo stato di immersività ci consente di immagazzinare con più forza le informazioni che ci arrivano, dato che l’apprendimento di svolge in modo più coinvolto ed “emozionato”.

La dimensione emotiva dell’apprendimento è cosa risaputa: l’apprendimento supportato da uno stato emotivo peculiare (per esempio rimanere particolarmente colpiti da una poesia, o da una canzone, la dimensione “interpersonale” dell’apprendimento-pensiamo al concetto di “filtro affettivo” di Krashen), rende più profondi i solchi tracciati nella nostra memoria dall’esperienza.

Senza addentrarci nella questione di come il mercato dell’attenzione riesca a distrarci così compulsivamente da ciò che stiamo facendo, osserviamo intorno a noi come lo span attenzionale della normale cittadinanza (è molto generica come definizione ma sufficientemente onnicomprensiva) sia minacciato da una tensione verso il “ritorno” al device tecnologico in grado di rompere lo stato di attenzione focalizzata -riportando il soggetto alla realtà del “digital”- staccandolo bruscamente da ciò che, al di fuori dello schermo, stia facendo e “immagazzinando” in termini di apprendimento.

Nel processo di apprendimento e di immersione, spezzare l’attenzione (con un controllo compulsivo del device tecnologico, per esempio) concorre a rendere più complicato il processo immersivo tenendoci sempre “in superficie”, come un ritorno costante a una realtà “altra” che ci distrae dal compito primario (per esempio la lettura approfondita).

In questo senso parliamo di attenzione selettiva intermittente: i Social Media e in generale Internet, come molti lamentano, possiedono armi sufficientemente potenti da forzarci a un “ritorno” al device (per esempio lo smartphone) interrompendo di fatto il nostro compito cognitivo principale.

Si potrà obiettare che la decisione di interrompere un qualche gesto per tornare a controllare lo smartphone, dipende dalla volontà del singolo. Verissimo nel momento in cui sopravvalutiamo le competenze attentive umane, di fatto labili. Quello che qui si vuole argomentare, è che l’essere umano non è sufficientemente forte da resistere a un invito così promettente come quello offerto dal Social, o dal digitale in sè. La promessa infatti di un appagamento relazionale, e il ricordo “neurobiologico” connesso a pregresse scariche di dopamina, si pongono a tampone di un bisogno che è gerarchicamente superiore e più basico rispetto a molti altri bisogni, più “laterali” ma altettanto importanti, come appunto l’apprendimento, la contaminazione, l’eplorazione mentale: si genera un conflitto che spesso ci vede perdenti, arresi alla compulsione del “checking”. Mettere in mano uno smartphone a individui nevrotici adulti, affamati di contatto umano e relazioni, è dare da bere agli assetati: la voglia, l’impulso, rischiano di avere la meglio.

I COSTI DELL’OVERLOAD

La guerra dell’attenzione ci pressa da ogni dove, ogni singola volta che sblocchiamo il nostro telefono; e non saremo sufficientemente forti da resisterle, come sopra argomentato (i bisogni di appartenenza e seduzione, insieme alla componente dopaminergica, si pongono come primari, diventando nel tempo gratificatori unici, in grado di prevalere sugli altri).

Il risultato è che la nostra mente è costantemente impegnata in una lotta contro le distrazioni, in un costante slalom tra input al fine di tenere il focus su un determinato argomento.

Pensiamo alle interruzioni continue degli spot su Youtube, ai banner pubblicitari, al neuro-bombardamento di input pensati per noi su Social di diverso genere; un costante rumore di fondo, un vero e proprio inquinamento cognitivo a cui siamo sottoposti in modo pressoché costante.

Ma con quali costi?

Questo stato di sovraccarico viene chiamato overload cognitivo in riferimento alla fatica indotta da tre processi principali:

  • il lavoro implicito di scrematura e differenziazione tra stimoli che costantemente facciamo per poter mantenere il focus. Il cervello, come sappiamo, è già di suo un filtro in grado di portare alla nostra attenzione pochi stimoli alla volta per ragioni di adattamento; bombardarlo in modo continuo di stimoli ridondanti e chiassosi, rende il lavoro di filtraggio ancora più faticoso e frustrante.
  • la fatica della scelta continua, dell’eccesso di stimoli tra cui scegliere, rappresenta un problema per ora sotto-soglia, non ancora pienamente indagato (o almeno, non in relazione a Internet: ne parla bene Just Mick in questo video); ne scrive anche Pietro Minto in questo libro che abbiamo recensito di recente citando il concetto di FOMO (fear of better options), il timore relativo al fatto di aver fatto la scelta migliore in un mondo di possibilità di consumo pressoché infinite
  • tradire costantemente la nostra attenzione con altro (come durante la lettura, l’impugnare e sbloccare il telefono) ci condanna al continuo bisogno di ri-focalizzarci su ciò che stavamo facendo “prima” di distrarci; questo è di per sé uno sforzo cognitivo, un task mentale. Il tema qui è complesso poichè esistono aspetti emotivi implicati nel fenomeno, dato che siamo meno portati a distrarci tanto più il compito è per noi stimolante. Il problema è che, in questo senso, solamente i compiti per noi massimamente edificanti in termini emotivi saranno in grado di coinvolgerci al punto da impedirci movimenti di distrazione: il risultato è che tutto ciò che non è per noi “centrale” rischia di disperdersi, con meno possibilità da parte nostra di essere contaminati da qualcosa di altro. Se mettiamo questo fenomeno insieme a quello delle bolle informative create dagli algoritmi, capiamo facilmente come tutti noi si rischi di “radicalizzarci” sempre di più su isole di contenuto “nostre”, senza associazioni libere, contaminazioni e scoperta di “altro”. É come sottoporsi a una Cura ludovico con i nostri stessi contenuti, tutto il giorno, auto-bombandardoci il cervello con contenuti in grado di “fittare” benissimo con ciò che già sappiamo, radicalizzandoci appunto.

Esistono degli studi che hanno indagato questi aspetti?

Alla voce “sovraccarico cognitivo” troviamo su Wikipedia inglese alcuni spunti interessanti:

  • il concetto ha radici storiche molto lunghe; in epoca moderna, negli anni ‘70 già ci si interrogava su quali sarebbero state le conseguenze dell’iper-abbondanza di stimoli e le possibili conseguenze sulla salute mentale degli individui. L’ultima formulazione, e più recente, è attribuita a un ricercatore tedesco (Peter Roetzel) che in questo approfondito articolo traccia uno stato dell’arte del problema in termini il più possibile scentifici, da un punto di vista della “psicologia dei consumi” e del business. In questa meta-analisi della letteratura esistente, l’autore identifica i rischi e in particolare 3 modi di concettualizzare il problema dell’overload di informazioni: 1) l’overload come conseguenza di una scarsa attenzione al “design” della progettazione dell’esperienza utente in sè, una sorta di perversione non prevista della creazione di dati in eccesso; 2) l’overload come un virus, con persone non ancora coscienti della portata della “malattia” diffusa da piattaforme sempre più spinte in termini di dati e informazioni prodotte (“Users seem to ignore possible side effects of information overload up to a very high level before retreating from these channels or platforms”) e 3) l’overload come conseguenza di un’assenza di tempo sufficiente ad affrontare la complessità delle informazioni prodotte in rete (qui l’accento è messo appunto sul tema “tempo limitato”). L’articolo raccoglie le strategie di fronteggiamento del problema in 3 categorie (incentrate su 3 soggetti: l’uomo, il processo cognitivo in sè, e la tecnologia): sono raccolte in questa tabella
  • la pagina descrive due tipologie di overload di informazioni: da eccesso di fonti, e da eccesso di “profondità” delle stesse; entrambe sapranno produrre -soprattutto in soggetti particolarmente meticolosi o puntigliosi- FOBO (fear of better options) e “not just right experience”, una sensazione insomma di insoddisfazione a fronte di grandi quantità di informazioni tra le quali decidere -sempre estremamente faticosa e frustrante. Uno dei rischi, insomma, è condurre ad analisi-paralisi, a blocchi di performance
  • La pagina cita il lavoro di Clay Shirky, che in questo video in tempi non sospetti (2008), ragionava sulla deriva che la dis-intermediazione totale generata dall’iper-connessione avrebbe generato; in effetti, aver scavalcato e resi superflui gli intermediari che facevano da filtro (per esempio i giornali nazionali, le case editrici -oggi ognuno pubblica in autonomia in qualsiasi ambito) ha aumentato in modo spropositato i contenuti in circolazione, da un lato liberando e democraticizzando la cultura (che era il sogno dei nerd-hippie fautori della rivoluzione digitale che oggi viviamo), dall’altro “aprendo le gabbie” e dando voce a chiunque, cosa che osserviamo oggi e di cui cominciamo a percepire il lato oscuro.

Al di là degli aspetti più teorici, l’overload cognitivo resta un problema che ci tocca nel vivo del nostro vivere quotidiano; il proliferare di pratiche mutuate dalla psicologia orientale, i corsi di pratiche zen, la ricerca di “focus” e la letteratura di self-help mirata ad aumentare la produttività, ci dicono di come la cittadinanza percepisca il problema come attuale e urgente.

É più che probabile che il futuro prossimo ci riservi una regressione a forma più contenute di accesso alle informazioni che intorno a noi gravitano: forme di minimalismo, decluttering “interiore”, ricerca di contatto con la natura (forest bathing), pratiche di “filtro” che ci consentano una migliore “ecologia” mentale, un ritorno al mono-tasking, maggiore attenzione all’UX (user experience), e altre forme di ribellione a un “data smog” percepito come sempre più tossico in termini psicologici.

Può sembrare banale, ma sarà sempre più centrale -al fine di preservare una buona igiene mentale- lavorare su abilità di costruzione di uno stile di vita adeguato. Per fare alcuni esempi:

  • differenziando in modo feroce il tempo impiegato nel lavoro da quello libero, suddividendo i due momenti in modo rigido/verticale, per contrastare un senso di reperibilità continua
  • ritagliando momenti di assenza di produttività, di svago puro, o di semplice daydreaming slegato da task lavorativi
  • inframezzando gli impegni settimanali con attività fisica
  • investendo una parte della propria energia mentale nella costruzione di abitudini sociali positive, “in presenza”
  • valutando l’abbandono totale/temporaneo di abitudini nefaste come appunto il checking o lo scrolling compulsivo, auto-monitorando la qualità del tempo che spendiamo in rete
  • limitando l’impatto sulla propria psiche di news/social/spazzatura mediatica
  • assumendo maggiore consapevolezza sui rischi connessi al “mercato della dopamina“

..insomma, occorrerà sempre di più lavorare sul proprio stile di vita.


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Article by admin / Formazione, Generale / psicoterapia, psicoterapiacognitivocomportamentale

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  • LA STRANGE SITUATION IN BREVE e IL TRAUMA COMPLESSO
  • GIORNALISMO = ENTERTAINMENT
  • SIMBOLIZZARE IL TRAUMA: IL RUOLO DELL’ATTO ARTISTICO
  • PSICHIATRIA: IL MODELLO DE-ISTITUZIONALIZZANTE DI GEEL, BELGIO (The Openbaar Psychiatrisch Zorgcentrum)
  • STABILIZZARE I SINTOMI POST TRAUMATICI: ALCUNI ASPETTI PRATICI
  • Psicoterapia breve strategica del Disturbo ossessivo compulsivo (DOC). Intervista ad Andrea Vallarino e Luca Proietti
  • CRONOFAGIA DI DAVIDE MAZZOCCO: CONTRO IL FURTO DEL TEMPO
  • PODCAST: SPECIALIZZAZIONE IN PSICHIATRIA E CLINICA A CHICAGO, con Matteo Respino
  • COME GESTIRE UNA DIPENDENZA? 4 PIANI DI INTERVENTO
  • INTRODUZIONE A JAAK PANKSEPP
  • INTERVISTA A DANIELA RABELLINO: LAVORARE CON RUTH LANIUS E NEUROBIOLOGIA DEL TRAUMA
  • MDMA PER IL TRAUMA: VIDEOINTERVISTA A ELLIOT MARSEILLE (A CURA DI JONAS DI GREGORIO)
  • PSICHIATRIA E CINEMA: I CINQUE MUST-SEE (a cura di Laura Salvai, Psychofilm)
  • STRESS POST TRAUMATICO: una definizione e alcuni link di approfondimento
  • SCOPRIRE IL FOREST BATHING
  • IL TRAUMA COME APPRENDIMENTO A PROVA SINGOLA (ONE TRIAL LEARNING)
  • IL PANICO COME ROTTURA (RAPPRESENTATA) DI UN ATTACCAMENTO? da un articolo di Francesetti et al.
  • LE PENSIONI DEGLI PSICOLOGI: INTERVISTA A LORENA FERRERO
  • INTERVISTA A JONAS DI GREGORIO: IL RINASCIMENTO PSICHEDELICO
  • IL RITORNO (MASOCHISTICO?) AL TRAUMA. Intervista a Rossella Valdrè
  • ASCESA E CADUTA DEI COMPETENTI: RADICAL CHOC DI RAFFAELE ALBERTO VENTURA
  • L’EMDR: QUANDO USARLO E CON QUALI DISTURBI
  • FACEBOOK IS THE NEW TOBACCO. Perchè guardare “The Social Dilemma” su Netflix
  • SPORT, RILASSAMENTO, PSICOTERAPIA SENSOMOTORIA: oltre la parola per lo stress post traumatico
  • IL MODELLO TRIESTINO, UN’ECCELLENZA ITALIANA. Intervista a Maria Grazia Cogliati Dezza e recensione del docufilm “La città che cura”
  • IL RITORNO DEL RIMOSSO. Videointervista a Luigi Chiriatti su tarantismo e neotarantismo
  • FARE PSICOTERAPIA VIAGGIANDO: VIDEOINTERVISTA A BERNARDO PAOLI
  • SUL MERCATO DELLA DOPAMINA: INTERVISTA A VALERIO ROSSO
  • TARANTISMO: 9 LINK UTILI
  • FRANCESCO DE RAHO SUL TARANTISMO, tra superstizione e scienza
  • ATTACCHI DI PANICO: IL MODELLO SUL CONTROLLO
  • SHELL SHOCK E PRIMA GUERRA MONDIALE: APPORTI VIDEO
  • LA LUNA, I FALÒ, ANGUILLA: un romanzo sulla melanconia
  • VIDEOINTERVISTA A FERNANDO ESPI FORCEN: LAVORARE COME PSICHIATRA A CHICAGO
  • ALCUNI ESTRATTI DALLA RUBRICA “GROUNDING” (PDF)
  • STRESS POST TRAUMATICO: IL MODELLO A CASCATA. Da un articolo di Ruth Lanius
  • OTTO KERNBERG SUGLI OBIETTIVI DI UNA PSICOANALISI: DA UNA VIDEOINTERVISTA
  • SONNO, STRESS E TRAUMA
  • Il SAFE AND SOUND PROTOCOL, UNO STRUMENTO REGOLATIVO. Videointervista a GABRIELE EINAUDI
  • IL CONTROLLO CHE FA PERDERE IL CONTROLLO: UNA VIDEOINTERVISTA AD ANDREA VALLARINO SUL DISTURBO DI PANICO
  • STRESS, RESILIENZA, ADATTAMENTO, TRAUMA – Alcune definizioni per creare una mappa clinicamente efficace
  • DA “LA GUIDA ALLA TEORIA POLIVAGALE”: COS’É LA NEUROCEZIONE
  • AUTO-TRADIRSI. UNA DEFINIZIONE DI MORAL INJURY
  • BASAGLIA RACCONTA IL COVID
  • FONDAMENTI DI PSICOTERAPIA: LA FINESTRA DI TOLLERANZA DI DANIEL SIEGEL
  • L’EBOOK AISTED: “AFFRONTARE IL TRAUMA PSICHICO: il post-emergenza.”
  • NOI, ESSERI UMANI POST- PANDEMICI
  • PUNTI A FAVORE E PUNTI CONTRO “CHANGE” di P. Watzlawick, J.H. Weakland e R. Fisch
  • APPORTI VIDEO SUL TARANTISMO – PARTE 2
  • RISCOPRIRE L’ARCHIVIO (VIDEO) DI PSYCHIATRY ON LINE PER I SUOI 25 ANNI
  • SULL’IMMOBILITÀ TONICA NEGLI ANIMALI. Alcuni spunti da “IPNOSI ANIMALE, IMMOBILITÁ TONICA E BASI BIOLOGICHE DI TRAUMA E DISSOCIAZIONE”
  • FOBIE SPECIFICHE IN BREVE
  • JEAN PIAGET E LA SHARING ECONOMY
  • LO STATO DELL’ARTE INTORNO ALLA DIMENSIONE SOCIALE DELLA MEMORIA: SUL MODO IN CUI SI E’ ARRIVATI ALLA CREAZIONE DEL CONCETTO DI RICORDO CONGIUNTO E SU QUANTO LA VITA RELAZIONALE INFLUENZI I PROCESSI DI SVILUPPO DELLA MEMORIA
  • IL PODCAST DE IL FOGLIO PSICHIATRICO EP.3 – MODELLO ITALIANO E MODELLO BELGA A CONFRONTO, CON GIOVANNA JANNUZZI!
  • RISCOPRIRE PIERRE JANET: PERCHÉ ANDREBBE LETTO DA CHIUNQUE SI OCCUPI DI TRAUMA?
  • AGGIUNGERE LEGNA PER SPEGNERE IL FUOCO. TERAPIA BREVE STRATEGICA E DISTURBI FOBICI
  • INTERVISTA A NICOLÓ TERMINIO: L’UOMO SENZA INCONSCIO
  • TORNARE ALLE FONTI. COME LEGGERE IN MODO CRITICO UN PAPER SCIENTIFICO PT.3
  • IL PODCAST DE IL FOGLIO PSICHIATRICO EP.2 – MODELLO ITALIANO E MODELLO SVIZZERO A CONFRONTO, CON OMAR TIMOTHY KHACHOUF!
  • ANTONELLO CORREALE: IL QUADRO BORDERLINE IN PUNTI
  • 10 ANNI DI E.J.O.P: DOVE SIAMO?
  • TORNARE ALLE FONTI. COME LEGGERE IN MODO CRITICO UN PAPER SCIENTIFICO PT.2
  • PSICOLOGIA DELLA CARCERAZIONE: RISTRETTI.IT
  • NELLE CORNA DEL BUE LUNARE: IL LAVORO DI LIDIA DUTTO
  • LA COLPA NEL DOC: LA MENTE OSSESSIVA DI FRANCESCO MANCINI
  • TORNARE ALLE FONTI. COME LEGGERE IN MODO CRITICO UN PAPER SCIENTIFICO PT.1
  • PREFAZIONE DI “PTSD: CHE FARE?”, a cura di Alessia Tomba
  • IL PODCAST DE “IL FOGLIO PSICHIATRICO”: EP.1 – FERNANDO ESPI FORCEN
  • NERVATURE TRAUMATICHE E PREDISPOSIZIONE AL PTSD
  • RIMOZIONE E DISSOCIAZIONE: FREUD E PIERRE JANET
  • TEORIA DEI SISTEMI COMPLESSI E PSICOPATOLOGIA: DENNY BORSBOOM
  • LA CULTURA DELL’INDAGINE: IL MASTER IN TERAPIA DI COMUNITÀ DEL PORTO
  • IMPATTO DELL’ESERCIZIO FISICO SUL PTSD: UNA REVIEW E UN PROGRAMMA DI ALLENAMENTO
  • INTRODUZIONE AL LAVORO DI GIULIO TONONI
  • THOMAS INSEL: FENOTIPI DIGITALI IN PSICHIATRIA
  • HPPD: HALLUCINOGEN PERCEPTION PERSISTING DISORDER
  • SU “LA DIMENSIONE INTERPERSONALE DELLA COSCIENZA”
  • INTRODUZIONE AL MODELLO ORGANODINAMICO DI HENRY EY
  • IL SIGNORE DELLE MOSCHE letto oggi
  • PTSD E SLOW-BREATHING: RESPIRARE PER DOMINARE
  • UNA DEFINIZIONE DI “TRAUMA DA ATTACCAMENTO”
  • PROCHASKA, DICLEMENTE, ADDICTION E NEURO-ETICA
  • NOMINARE PER DOMINARE: L’AFFECT LABELING
  • MEMORIA, COSCIENZA, CORPO: TRE AREE DI IMPATTO DEL PTSD
  • CAUSE E CONSEGUENZE DELLO STIGMA
  • IMMAGINI DEL TARANTISMO: CHIARA SAMUGHEO
  • “LA CITTÀ CHE CURA”: COSA SONO LE MICROAREE DI TRIESTE?
  • LA TRASMISSIONE PER VIA GENETICA DEL PTSD: LO STATO DELL’ARTE
  • IL LAVORO DI CARLA RICCI SUL FENOMENO HIKIKOMORI
  • QUALI FONTI USARE IN AMBITO DI PSICHIATRIA E PSICOLOGIA CLINICA?
  • THE MASTER AND HIS EMISSARY
  • PTSD: QUANDO LA MINACCIA É INTROIETTATA
  • LA PSICOTERAPIA COME LABORATORIO IDENTITARIO
  • DEEP BRAIN REORIENTING – IN CHE MODO CONTRIBUISCE AL TRATTAMENTO DEI TRAUMI?
  • STRANGER DREAMS: STORIE DI DEMONI, STREGHE E RAPIMENTI ALIENI – Il fenomeno della paralisi del sonno nella cultura popolare
  • ALCUNI SPUNTI DA “LA GUERRA DI TUTTI” DI RAFFAELE ALBERTO VENTURA
  • Psicopatologia Generale e Disturbi Psicologici nel Trono di Spade
  • L’IMPORTANZA DEGLI SPAZI DI ELABORAZIONE E IL “DEFAULT MODE”
  • LA PEDAGOGIA STEINER-WALDORF PER PUNTI
  • SOSTANZE PSICOTROPE E INDUSTRIA DEL MASSACRO: LA MODERNA CORSA AGLI ARMAMENTI FARMACOLOGICI
  • MENO CONTENUTO, PIÙ PROCESSI. NUOVE LINEE DI PENSIERO IN AMBITO DI PSICOTERAPIA
  • IL PROBLEMA DEL DROP-OUT IN PSICOTERAPIA RIASSUNTO DA LEICHSENRING E COLLEGHI
  • SUL REHEARSAL
  • DUE PROSPETTIVE PSICOANALITICHE SUL NARCISISMO
  • TERAPIA ESPOSITIVA IN REALTÀ VIRTUALE PER IL TRATTAMENTO DEI DISTURBI D’ANSIA: META-ANALISI DI STUDI RANDOMIZZATI
  • DISSOCIAZIONE: COSA SIGNIFICA
  • IVAN PAVLOV SUL PTSD: LA VICENDA DEI “CANI DEPRESSI”
  • A PROPOSITO DI POST VERITÀ
  • TARANTISMO COME PSICOTERAPIA SENSOMOTORIA?
  • R.D. HINSHELWOOD: DUE VIDEO DA UN CONVEGNO ORGANIZZATO DA “IL PORTO” DI MONCALIERI E DALLA RIVISTA PSICOTERAPIA E SCIENZE UMANE
  • EMDR = SLOW WAVE SLEEP? UNO STUDIO DI MARCO PAGANI
  • LA FORMA DELL’ISTITUZIONE MANICOMIALE: L’ARCHITETTURA DELLA PSICHIATRIA
  • PSEUDOMEDICINA, DEMENZA E SALUTE CEREBRALE
  • FARMACOTERAPIA DEL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO (DOC) DAL PRESENTE AL FUTURO
  • INTERVISTA A GIOVANNI ABBATE DAGA. ALCUNI APPROFONDIMENTI SUI DCA
  • COSA RENDE LA KETAMINA EFFICACE NEL TRATTAMENTO DELLA DEPRESSIONE? UN PROBLEMA IRRISOLTO
  • CONCETTI GENERALI SULLA TEORIA POLIVAGALE DI STEPHEN PORGES
  • UNO SGUARDO AL DISTURBO BIPOLARE
  • DEPRESSIONE, DEMENZA E PSEUDODEMENZA DEPRESSIVA
  • Il CORPO DISSIPA IL TRAUMA: ALCUNE OSSERVAZIONI DAL LAVORO DI PETER A. LEVINE
  • IL PTSD SOFFERTO DAGLI SCIMPANZÈ, COSA CI DICE SUL NOSTRO FUNZIONAMENTO?
  • QUANDO IL PROBLEMA È IL PASSATO, LA RICERCA DEI PERCHÈ NON AIUTA
  • PILLOLE DI MASTERY: DI CHE SI TRATTA?
  • C’È UN EFFETTO DEL BILINGUISMO SULL’ESORDIO DELLA DEMENZA?
  • IL GORGO di BEPPE FENOGLIO
  • VOCI: VERSO UNA CONSIDERAZIONE TRANSDIAGNOSTICA?
  • DALLA SCUOLA DI NEUROETICA 2018 DI TRIESTE, ALCUNE RIFLESSIONI SUL PROBLEMA ADDICTION
  • ACTING OUT ED ENACTMENT: UN ESTRATTO DAL LIBRO RESISTENZA AL TRATTAMENTO E AUTORITÀ DEL PAZIENTE – AUSTEN RIGGS CENTER
  • CONCETTI GENERALI SUL DEFAULT-MODE NETWORK
  • NON È ANORESSIA, NON È BULIMIA: È VOMITING
  • PATRICIA CRITTENDEN: UN APPROFONDIMENTO
  • UDITORI DI VOCI: VIDEO ESPLICATIVI
  • IMPUTABILITÀ: DA UN TESTO DI VITTORINO ANDREOLI
  • OLTRE IL DSM: LA TASSONOMIA GERARCHICA DELLA PSICOPATOLOGIA. DI COSA SI TRATTA?
  • LIMITARE L’USO DEI SOCIAL: GLI EFFETTI BENEFICI SUI LIVELLI DI DEPRESSIONE E DI SOLITUDINE
  • IL PTSD IN VIDEO
  • PILLOLE DI EMPOWERMENT
  • COME NASCE LA RAPPRESENTAZIONE DI SÈ? UN APPROFONDIMENTO
  • IL CAFFÈ CI PROTEGGE DALL’ALZHEIMER?
  • PER AVERE UNA BUONA AUTISTIMA, OCCORRE ESSERE NARCISISTI?
  • LA MENTE ADOLESCENTE di Daniel Siegel
  • TALVOLTA È LA RASSEGNAZIONE DEL TERAPEUTA A RENDERE RESISTENTE LA DEPRESSIONE NEI DISTURBI NEURODEGENERATIVI – IMPLICAZIONI PRATICHE
  • Costruire un profilo psicologico a partire dal tuo account Facebook? La scienza dietro alla vittoria di Trump e al fenomeno Brexit
  • L’effetto placebo nel Morbo di Parkinson. È possibile modificare l’attività neuronale partendo dalla psiche?
  • I LIMITI DELL’APPROCCIO RDoC secondo PARNAS
  • COME IL RICORDO DEL TRAUMA INTERROMPE IL PRESENTE?
  • SISTEMI MOTIVAZIONALI INTERPERSONALI E TEMI DI VITA. Riflessioni intorno a “Life Themes and Interpersonal Motivational Systems in the Narrative Self-construction” di Fabio Veglia e Giulia di Fini
  • IL SOTTOTIPO “DISSOCIATIVO” DEL PTSD. UNO STUDIO DI RUTH LANIUS e collaboratori
  • “ALCUNE OSSERVAZIONI SUL PROCESSO DEL LUTTO” di Otto Kernberg
  • INTRODUZIONE ALLA MOVIOLA DI VITTORIO GUIDANO
  • INTRODUZIONE AL LAVORO DI DANIEL SIEGEL
  • DALL’ADHD AL DISTURBO ANTISOCIALE DI PERSONALITÀ: IL RUOLO DEI TRATTI CALLOUS-UNEMOTIONAL
  • UNO STUDIO SUI CORRELATI BIOLOGICI DELL’EMDR TRAMITE EEG
  • MULTUM IN PARVO: “IL MONDO NELLA MENTE” DI MARIO GALZIGNA
  • L’EFFETTO PLACEBO COME PARADIGMA PER DIMOSTRARE SCIENTIFICAMENTE GLI EFFETTI DELLA COMUNICAZIONE, DELLA RELAZIONE E DEL CONTESTO
  • PERCHÈ L’EFFETTO PLACEBO SEMBRA ESSERE PIÙ DEBOLE NEL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO: UN APPROFONDIMENTO
  • BREVE REPORT SUL CONCETTO CLINICO DI SOLITUDINE E SUL MAGNIFICO LAVORO DI JT CACIOPPO
  • SULL’USO DEGLI PSICHEDELICI IN PSICHIATRIA: L’MDMA NEL TRATTAMENTO DEL DISTURBO POST-TRAUMATICO
  • LA LENTE PSICOTRAUMATOLOGICA: GLI ASSUNTI EPISTEMOLOGICI
  • PREVENIRE LE RECIDIVE DEPRESSIVE: FARMACOTERAPIA, PSICOTERAPIA O ENTRAMBI?
  • YOUTH IN ICELAND E IL COMUNE DI SANTA SEVERINA IN CALABRIA
  • FILTRO AFFETTIVO DI KRASHEN: IL RUOLO DELL’AFFETTIVITÀ NELL’IMPARARE
  • DIFFIDATE DELLA VOSTRA RAGIONE: LA PATOLOGIA OSSESSIVA COME ESASPERAZIONE DELLA RAZIONALITÀ
  • BREVE STORIA DELL’ELETTROSHOCK
  • TALVOLTA É LA RASSEGNAZIONE DEL TERAPEUTA A RENDERE RESISTENTE LA DEPRESSIONE NEI DISTURBI NEURODEGENERATIVI
  • LO STATO DELL’ARTE SUGLI EFFETTI DELL’ATTIVITÀ FISICA NEL PTSD (disturbo da stress post-traumatico)
  • DIPENDENZA DA INTERNET: IL RITORNO COMPULSIVO ON-LINE
  • L’EVOLUZIONE DELLE RETI NEURALI ASSOCIATIVE NEL CERVELLO UMANO: report sullo sviluppo della teoria del “tethering”, ovvero di come l’evoluzione di reti neurali distribuite, coinvolgenti le aree cerebrali associative, abbia sostenuto lo sviluppo della cognizione umana
  • COMMENTO A “PSICOPILLOLE – Per un uso etico e strategico dei farmaci” di A. Caputo e R. Milanese, 2017
  • L’ERGONOMIA COGNITIVA NEL METODO DI MARIA MONTESSORI
  • SUL COSTRUTTIVISMO: PERCHÉ LA SCIENZA DEVE RICERCARE L’UTILE. Un estratto da Terapia Breve Strategica di Paul Watzlawick e Giorgio Nardone
  • IN MORTE DI GIOVANNI LIOTTI
  • ALL THAT GLITTERS IS NOT GOLD. APOLOGIA DELLA PLURALITÀ IN PSICOTERAPIA ATTRAVERSO UN ARTICOLO DI LEICHSERING E STEINERT
  • COMMENTO A:  ON BEING A CIRCUIT PSYCHIATRIST di JA Gordon
  • KERNBERG: UN AUTORE IMPRESCINDIBILE, PARTE 2
  • IL PRIMATO DELLA MANIA SULLA DEPRESSIONE: “LA MANIA È IL FUOCO E LA DEPRESSIONE LE SUE CENERI”.
  • IL CESPA
  • COMMENTO A LUTTO E MELANCONIA DI FREUD
  • LA DEFINIZIONE DI SOTTOTIPI BIOLOGICI DI DEPRESSIONE FONDATA SULL’ATTIVITÀ CEREBRALE A RIPOSO
  • BORSBOOM: PER LA SEPARAZIONE DEI MODELLI DI CAUSALITÀ RELATIVI AL MODELLO MEDICO E AL MODELLO PSICHIATRICO, E SULLA CAUSALITÀ CIRCOLARE CHE REGOLA I RAPPORTI TRA SINTOMI PSICOPATOLOGICI
  • IL LAVORO CON I PAZIENTI GRAVI: IL QUADRO BORDERLINE E LA DBT
  • INTERNET ADDICTION, ALCUNI SPUNTI DAL LAVORO DI KIMBERLY YOUNG
  • EMDR: LO STATO DELL’ARTE
  • PTSD, UNA DEFINIZIONE E UN VIDEO ESPLICATIVO
  • FLASHBULB MEMORIES E MEMORIE TRAUMATICHE, UN APPROFONDIMENTO
  • NUOVA PSICHIATRIA, RDoC E NEUROPSICOANALISI
  • JACQUES LACAN, LA CLINICA PSICOANALITICA: STRUTTURA E SOGGETTO di Massimo Recalcati, 2016
  • DGR 29: alcune riflessioni su quello che sembra un passo indietro in termini di psichiatria pubblica
  • L’ATTUALITÀ DI PIERRE JANET: “La psicoanalisi”, di Pierre Janet
  • PSICOPATIA E AGGRESSIVITÀ PREDATORIA, LA VERSIONE DI GIOVANNI LIOTTI (da “L’evoluzione delle emozioni e dei Sistemi Motivazionali”, 2017)
  • LA GESTIONE DEL CONTATTO OCULARE IN PAZIENTI CON PTSD
  • MARZO 2017: IL CONSENSUS STATEMENT SULL’UTILIZZO DI KETAMINA NEI CASI DI DISORDINI DELL’UMORE APPARENTEMENTE NON TRATTABILI
  • IL CERVELLO TRIPARTITO: LA TEORIA DI PAUL MACLEAN
  • IL CIRCUITO DI RICOMPENSA NELL’AMBITO DEI PROBLEMI DI DIPENDENZA
  • OTTO KERNBERG: UN AUTORE IMPRESCINDIBILE
  • TUTTO QUELLO CHE AVRESTE VOLUTO SAPERE SULLE MNEMOTECNICHE (MA NON AVETE MAI OSATO CHIEDERE)
  • LA CURA DEL SE’ TRAUMATIZZATO di Lanius e Frewen, 2017
  • EFFICACIA DI UN BREVE INTERVENTO PSICOSOCIALE PER AUMENTARE L’ADERENZA ALLE CURE FARMACOLOGICHE NELLA DEPRESSIONE
  • PSICOTERAPIE: IL DIBATTITO SU FATTORI COMUNI E SPECIFICI A CONFRONTO

IL BLOG

Il blog si pone come obiettivo primario la divulgazione di qualità a proposito di argomenti concernenti la salute mentale: si parla di neuroscienza, psicoterapia, psicoanalisi, psichiatria e psicologia in senso allargato:

  • Nella sezione AGGIORNAMENTO troverete la sintesi e la semplificazione di articoli tratti da autorevoli riviste psichiatriche. Vogliamo dare un taglio “avanguardistico” alla scelta degli articoli da elaborare, con un occhio a quella che potrà essere la psichiatria e la psicoterapia di “domani”. Useremo come fonti articoli pubblicati su riviste psichiatriche di rilevanza internazionale (ad esempio JAMA Psychiatry, World Psychiatry, etc) così da garantire un aggiornamento qualitativamente adeguato.
  • Nella sezione FORMAZIONE sono contenuti post a contenuto vario, che hanno l’obiettivo di (in)formare il lettore a proposito di un determinato argomento.
  • Nella sezione EDITORIALI troverete punti di vista personali a proposito di tematiche di attualità psichiatrica.
  • Nella sezione RECENSIONI saranno pubblicate brevi e chiare recensioni di libri inerenti la salute mentale (psicoterapia, psichiatria, etc.)

A CURA DI:

  • Raffaele Avico, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale,  Torino, Milano
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