di Raffaele Avico
La moviola, è uno strumento usato in psicoterapia cognitiva e concettualizzato da Vittorio Guidano, finalizzato a produrre una rilettura di un episodio specifico, vissuto con sofferenza dal paziente. Si svolge seguendo questo iter:
- viene individuato un episodio singolo vissuto con disagio o sofferenza dal paziente (per esempio un brusco litigio o un’aggressione violenta vissuta con impotenza)
- viene fatto ricordare nel dettaglio l’evento, ricostruendolo nel suo svolgersi, passo dopo passo
- viene svolto un ABC (qui spiegato come si svolge un ABC:) per sondare i pensieri e le emozioni del paziente esperiti soggettivamente (semplicemente una ricognizione di cosa il paziente ricorda di aver pensato e sentito)
- quindi, si chiede al paziente di immaginare che sul luogo della scena sia presente un alter-ego che osserva il “primo” sé, e gli si chiede di immaginare cosa l’alter-ego penserebbe del protagonista della scena, oppure cosa cosa gli direbbe per rassicurarlo. Oppure, gli si chiede di far dire all’alter-ego come vede il primo sé, e cosa suppone quest’ultimo stia pensando o sentendo. Questo passaggio ha la funzione di separare l’episodio dalla sua spiegazione, in modo controllato, fornendo un punto di vista esterno che spesso chi vive in prima persona l’evento, non riesce a vedere.
- Si cerca di raccogliere l’idea del paziente su cosa direbbe, dalla posizione di oggi, al sé stesso di “allora” presente sulla scena dell’episodio.
Questo procedimento potrebbe essere sintetizzato nei termini di una progressiva ri-narrazione dell’episodio a partire da punti di vista diversi, usando quest’ordine progressivo:
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RICOSTRUZIONE DI SÈ COME ATTORE DELLA SCENA
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RICOSTRUZIONE DI SÈ COME SPETTATORE ALLORA
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RICOSTRUZIONE DI SÈ COME SPETTATORE OGGI
Un aspetto interessante che può allargare il campo di applicazione dello strumento della moviola, è quello inerente la possibilità di far “entrare” sulla scena dell’episodio raccontato, anche un ALTRO personaggio significativo per il paziente. Pensiamo per esempio a una madre o a un padre rassicuranti, o a un migliore amico, o un parente. Si cerca in questo modo di ampliare e restituire nuovi colori al ricordo posseduto dal paziente, e nuovi significati.
L’assunto che sta alla base di questa tecnica, è l’idea post-razionalista promossa in passato, in Italia, da Vittorio Guidano, secondo la quale la realtà è univoca, e a cambiare sono le lenti con cui la osserviamo.
Guidano lavorò molto su quelle che chiamava organizzazioni di significato (fobica, depressiva, DAP e ossessiva), a suo parere differenti “modalità” di dare significato all’esperienza e alla realtà (che rimane unica per tutti), che costituirebbero le personalità degli individui in modo ricorrente (quindi, per esempio, un commiato verrebbe ri-significato in modo diverso da una persona con organizzazione depressiva e da una invece con organizzazione fobica -un simil-abbandono nel primo caso, un “arrivederci a presto” nel secondo, e così via). Immettere nuovi punti di vista sulla scena, consentirebbe al paziente, secondo Guidano, di fuoriuscire dal suo punto di vista, spesso limitante e a volte auto-assolutorio e auto-referenziale, quando non distorto o deliroide.
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Qui invece un approfondimento sul personaggio intellettuale Guidano.