di Raffaele Avico
Il trauma complesso può portare a quella che Janina Fisher definisce “frammentazione del sé”, cioè una divisione della personalità in parti interne separate.
Queste parti del sé spesso rappresentano diversi stati emotivi, ricordi traumatici o modalità di coping sviluppate per sopravvivere a esperienze avverse. In base alla teoria della dissociazione strutturale generalmente una parte della personalità tenta di funzionare nella vita quotidiana evitando di pensare al trauma, mentre un’altra parte rimane intrappolata nel “tempo del trauma”, rivivendo continuamente le emozioni e le difese di allora. Questa separazione è inizialmente un meccanismo adattivo di sopravvivenza di fronte a minacce estreme, ma a lungo andare impedisce di integrare l’esperienza traumatica nella storia personale, lasciando le parti traumatiche isolate e in conflitto con le altre.
Gli esperti nel trattamento del trauma – come Janina Fisher, Kathy Steele, Suzette Boon, Onno van der Hart e Dolores Mosquera – concordano sull’importanza di aiutare il paziente a riconoscere, comprendere e far comunicare fra loro le proprie parti dissociate, al fine di ottenere una maggiore integrazione e coesione interna. Ad esempio, Boon, Steele e van der Hart hanno sviluppato un manuale di abilità per pazienti con trauma complesso che include numerosi esercizi pratici proprio per favorire la comunicazione e la collaborazione interna tra le parti della personalità. Allo stesso modo, Fisher ha elaborato interventi focalizzati sul “ricongiungere i frammenti di sé”, integrando approcci come la psicoterapia sensomotoria, l’Internal Family Systems e la mindfulness. Dolores Mosquera sottolinea l’importanza di avvicinarsi alle proprie parti con curiosità e atteggiamento accudente, abbandonando la difesa e cercando di comprenderne i bisogni.
Nel seguente PDF, basato sulla lettura del volume La cura della dissociazione traumatica, sono riportati 10 esercizi da utilizzare per lavorare con le proprie parti del sè.
Sono stati raccolti dall’AI partendo da diverse fonti, tutte per lo più valide; il testo è stato poi supervisionato. Come si nota, i primi esercizi hanno a che fare con la stabilizzazione dei sintomi, la “fase 1” del processo trifasico del lavoro con il trauma: prevedono dunque esercizi di grounding e di “creazione di un luogo sicuro” (-sulla stabilizzazione, AISTED eroga un ebook qui reperibile). Gli esercizi seguenti, entrano nel vivo del lavoro di “integrazione” e sintesi.
NB Sul blog sono presenti alcuni “serpenti di articoli” inerenti disturbi specifici. Dal menù è possibile aggregarli intorno a 4 tematiche: il disturbo ossessivo compulsivo (#DOC), il disturbo di panico (#PANICO), il disturbo da stress post traumatico (#PTSD) e le recensioni di libri (#RECENSIONI)