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Il Foglio Psichiatrico

Blog di divulgazione scientifica, aggiornamento e formazione in psichiatria e psicoterapia

20 May 2023

PHENOMENAUTICS

di Raffaele Avico

Abbiamo su questo blog già parlato altrove di psichedelia e sperimentazione. Vale la pena riportare qui il lavoro di uno sperimentatore che su Medium ha raccolto le evidenze, in soggettiva, di alcune sperimentazioni fatte con diverse sostanze, per lo più psilocibina, con anche una descrizione accurata di un’esperienza con LSD.
L’attitudine è scientifica, la rilevazione delle esperienze è eseguita fedelmente, la posizione mentale assolutamente post-ideologica, senza nessun preconcetto “pro” o “contro” l’uso di psichedelici. La lettura dei report è inoltre fitta di riferimenti a materiale usato dallo sperimentatore per informarsi “prima” della sperimentazione: materiale sempre di qualità, da usare per eventuali approfondimenti.

La trovate qui: Phenomenautics

Qui invece alcuni altri contenuti su questo blog (e altrove) a proposito di psichedelia:

  • MDMA PER IL POST-TRAUMA: BEN SESSA E ALTRI RIFERIMENTI IN RETE
  • MDMA PER IL TRAUMA: VIDEOINTERVISTA A ELLIOT MARSEILLE (A CURA DI JONAS DI GREGORIO)
  • VERSO L’MDMA NEL TRATTAMENTO DEL PTSD
  • RUBRICA: TERAPIE PSICHEDELICHE
  • PODCAST: TERAPIE PSICHEDELICHE
  • PODCAST: ILLUMINISMO PSICHEDELICO
  • Lucid

Si veda anche:

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NB: “POPMED”, UNA NEWSLETTER DI AGGIORNAMENTO A TEMA “PSI”, A PAGAMENTO. Qui per iscriverti.

Article by admin / Generale / psichedelici

7 March 2022

GLI PSICHEDELICI COME STRUMENTO TRANSDIAGNOSTICO DI CURA, IL MODELLO BIPARTITO DELLA SEROTONINA E L’INFLUENZA DELLA PSICOANALISI

di Gjergj Cerri

Il panorama attuale della salute mentale rappresenta un punto di svolta nella storia della psichiatria. Ci troviamo di fronte ad un notevole aumento di persone che soffrono di depressione, con cifre che raggiungono i 300 milioni a livello globale e con quasi 800 000 suicidi commessi ogni anno.

Di farmaci realmente nuovi ed efficaci ce ne sono pochi e per di più, il trattamento psicofarmacologico puro, seppur un metodo molto efficace nel rendere più accessibile a larga scala la cura dei disturbi psichici, rappresenta uno strumento le cui limitazioni sono note. Tra queste ultime si annoverano un range non insignificante di effetti avversi, una modesta efficacia rispetto al placebo in alcuni casi e una fetta della popolazione pari al 20% per la quale questi strumenti non inducono l’outcome desiderato.

Di fronte a questa situazione, sembra intuibile e logica la necessità di uno strumento che non solo riesca ad agire in modo da indurre un benessere a lungo termine agendo a livello etiologico e non solo sintomatologico, ma che riesca per di più a permettere alle persone sane di mantenere una buona salute psichica a lungo termine. Riguardo questi due punti credo sia di fondamentale importanza menzionare il modello di psicopatologia che colloca quest’ultima in uno spettro, agli estremi dei quali c’è la psicopatologia e dall’altro lato la sanità mentale, con tutte le possibili variazioni all’interno. È grazie a questo modello di psicopatologia che possiamo effettivamente usare strumenti che permettano una vera e propria profilassi per le malattie mentali, significativamente carente rispetto alla profilassi delle malattie prettamente “organiche”. Per ricalcare questa necessità, ricordiamo che la WHO già nel 2004 ha evidenziato per la prima volta l’importanza di strumenti simili.
Come abbiamo imparato da questa ultima pandemia, la salute mentale rappresenta un pilastro nella qualità di vita di ciascuno di noi, ma oltre a questo ci ha anche fatto capire quanto rapidamente può evolvere la ricerca delle cure per una malattia una volta riconosciuta la sua etiologia.

Il problema dell’etiologia dei disturbi psichici è stato un argomento controverso e di lunga data, i cui “conflitti” tra gli eminenti dei vari filoni possono aver contribuito all’assenza di una teoria unificante, per quanto questa possa essere altrettanto un tema controverso in ambito di neuroscienze e psichiatria. Quello che sta trasparendo dagli ultimi studi è che gli psichedelici possano rappresentare un ponte tra i vari strati di concezione della mente e della psicopatologia, tra i quali i due più importanti quello biologico e quello psicologico. Ormai lo sappiamo che questa distinzione è di natura arbitraria e non totalmente corretta e che più si va a fondo più questa linea divisoria sbiadisce.


Per di più queste sostanze stanno mostrando efficacia terapeutica in una lunga serie di disturbi psichici, come DCA, autismo, dipendenza, DAG, depressione, ansia e DOC. Tutti questi disturbi sono stati associati ad un’assenza di flessibilità cognitiva e psicologica. I ricercatori stanno cercando di capire i meccanismi grazie ai quali gli psichedelici riescono a svolgere la loro azione terapeutica e le loro scoperte hanno messo in evidenzia alcuni modelli di concezione della mente in alcuni casi, e creato nuovi in altri. I meccanismi sono tanti e diversi, ma il punto fondamentale è la neuroplasticità in senso neurobiologico e la flessibilità in senso psicologico. È grazie a questo fenomeno che si riesce a uscire da pattern di pensiero e di comportamento tipici dei disturbi psichici. Usando la teoria dei sistemi dinamici si può intendere l’azione dei psichedelici come volta ad un appiattimento del panorama energetico della mente e cervello, riducendo l’influenza degli attrattori, ovvero tutti quei moduli cognitivo-comportamentali responsabili delle manifestazioni psicopatologiche. Tutto ciò comporterebbe la riduzione “dell’energia psichica” necessaria per cambiare il modo di pensare e di comportarsi.

Questo meccanismo terapeutico sembra sia correlato al pathway del recettore 5HT2A della serotonina. Secondo il modello bipartito della serotonina, possiamo suddividere le funzioni della serotonina in due grandi pathway, quello del recettore 5HT1A e quello del recettore 5HT2A. In poche parole, il pathway del recettore 5HT1A è responsabile del coping passivo dello stress (tolleranza) mentre quello del recettore 5HT2A è responsabile del coping attivo nel quale si cerca di affrontare ed eliminare la fonte dello stress.

Focalizzandoci brevemente su questo secondo pathway, possiamo dire che sono per appunto questi recettori il target primario degli psichedelici e che grazie a questi viene mediata la neuroplasticità e la flessibilità psicologica.
Il pathway mediato dal recettore 5HT2A sembra essere molto diverso da quello del recettore 5HT1A. Quest’ultimo agisce da isolante di fronte allo stress, aumentandone la tolleranza grazie a una riduzione dell’attività cortico-limbica di fronte agli stimoli negativi, mediata dall’azione inibitoria dei recettori 5HT1A. È questo il pathway sfruttato in ambito terapeutico dagli antidepressivi come gli SSRI.
D’altro canto, abbiamo il pathway del recettore 5HT2A che permette di aprire una finestra di plasticità nella quale la sensibilità agli stimoli sembra essere aumentata e questo rappresenta un meccanismo neutrale, nè nocivo né terapeutico. Grazie all’utilizzo del set e setting giusto, questa sensibilità può essere sfruttata per ricalibrare pattern disfunzionali, portandolo a divenire così un mezzo terapeutico.

Figura 2 Differenze tra i pathway del recettore 5HT1A e 5HT2A

La differenza significativa tra questi due pathway può indicare verso un possibile uso complementare tra i farmaci che agiscono in modo separato su questi due pathway. È stato infatti proposto che un’attivazione combinata del pathway del recettore 5HT1A e 2A possa avere una influenza positiva complementaria a livello affettivo, grazie alla tolleranza allo stress (1A) e la flessibilità psicologica (2A). Questa possibile combinazione è ancora lontana dal focus della ricerca in ambito psichedelico, tenendo conto dell’incombente rischio di sviluppo di una sindrome serotoninergica.
La plasticità può essere interpretata secondo la teoria del cervello entropico di Carhart-Harris come un aumento di entropia, un aumento di disordine evidentemente essenziale per permettere quel flusso di informazioni bottom-up, che permettono a loro volta di modificare pattern irrigiditi (modello REBUS). Secondo questa teoria, sviluppata grazie a indagini di neuroimmagine in pazienti sotto effetto di psichedelici, le variazioni di entropia rappresentano un meccanismo importante per capire la patogenesi di vari disturbi psichici. A bassi livelli entropici predomina la rigidità e abbiamo disturbi come la depressione ed il DOC, mentre ad alti livelli entropici abbiamo quadri psicotici e le esperienze psichedeliche. A bassi livelli di entropia abbiamo una rigidità del controllo top-down che non permette una ricalibrazione costante delle credenze e pattern in base a quello che viene percepito, mentre dal lato opposto abbiamo un’assenza di tale controllo, risultante nella perdita dei principi direttivi e una sovrabbondanza di stimoli sensoriali.

Non è questa la prima volta in cui si accenna la presenza di una parte della psiche contenente immagini, percezioni e pensieri apparentemente disordinati e di un’altra parte della psiche responsabile del controllo funzionale della prima. Fu Freud grazie ai suoi processi primari e secondari a dare via a questo modello. Secondo lui i processi primari erano caratterizzati da materiale psichico disordinato, vago e simbolico mentre quelli secondari erano caratterizzati da ordine, precisione e controllo razionale. Per rendere tutto ciò più intuibile, questo processo secondario era secondo lui una responsabilità dell’ego che conteneva e metteva ordine in tutti i processi secondari. Da riconoscere alla psicanalisi in ambito psichedelico è anche il concetto dei meccanismi di difesa come principale spiegazione dei disturbi psichici, implicando la presenza di un core disfunzionale transdiagnostico che viene manifestato in vari modi a seconda di fattori predisponenti biologici, sociali e psicologici.
Riassumendo, siamo di fronte ad un panorama mentale globale che necessita più che mai di strumenti che riescano ad agire a livello etiologico nei soggetti malati e che riescano ad agire da prevenzione primaria nella parte restante della popolazione. Il core etiologico di tanti disturbi sembra essere l’assenza di plasticità e gli psichedelici rappresentano uno strumento la cui efficacia è attribuibile all’aumento di quest’ultima. Grazie al modello bipartito della serotonina possiamo capire meglio il meccanismo d’azione di questi strumenti e riuscire a trovare il metodo migliore nella somministrazione di questo tipo di terapia e capire le possibili interazioni e complementarietà con altri farmaci che agiscono sui circuiti serotoninergici. I vari modelli di concezione della mente approfonditi grazie agli studi con queste sostanze ci permetteranno, per quanto possibile, di avvicinarci alla Grand Unified Theory della mente, rendendo gli psichedelici la prossima pietra miliare nella storia della psichiatria.

Qui di seguito alcune risorse per approfondire, su questo blog e altrove, il tema “psichedelici”:

  • MDMA PER IL POST-TRAUMA: BEN SESSA E ALTRI RIFERIMENTI IN RETE
  • MDMA PER IL TRAUMA: VIDEOINTERVISTA A ELLIOT MARSEILLE (A CURA DI JONAS DI GREGORIO)
  • VERSO L’MDMA NEL TRATTAMENTO DEL PTSD
  • RUBRICA: TERAPIE PSICHEDELICHE
  • PODCAST: TERAPIE PSICHEDELICHE
  • PODCAST: ILLUMINISMO PSICHEDELICO

Inoltre:

Bibliografia:
Carhart-Harris, R. L., & Nutt, D. J. (2017). Serotonin and brain function: a tale of two receptors. Journal of psychopharmacology (Oxford, England), 31(9), 1091–1120. https://doi.org/10.1177/ 0269881117725915
očárová, R., Horáček, J., & Carhart-Harris, R. (2021). Does Psychedelic Therapy Have a Transdiagnostic Action and Prophylactic Potential?. Frontiers in psychiatry, 12, 661233. https://doi.org/10.3389/ fpsyt.2021.661233
S. Parker Singleton, Andrea I. Luppi, Robin L. Carhart-Harris, Josephine Cruzat, Leor Roseman, Gustavo Deco, Morten L. Kringelbach, Emmanuel A. Stamatakis, Amy Kuceyeski (2021) Psychedelics Flatten the brain’s energy landscape: evidence from receptor-informed network control theory, bioRxiv 2021.05.14.444193;
https://doi.org/10.1101/ 2021.05.14.444193
Swanson L. R. (2018). Unifying Theories of Psychedelic Drug Effects. Frontiers in pharmacology, 9, 172. https://doi.org/10.3389/ fphar.2018.00172

Article by admin / Generale / psichedelici

21 December 2021

PSICHEDELICI: LA SCIENZA DIETRO L’APP “LUMINATE”

di Raffaele Avico

Su questo blog abbiamo già parlato di psichedelici: qui alcuni link ad articoli precedenti che introducono all’utilizzo di MDMA nel trattamento della sindrome post traumatica.

Negli ultimi tempi sono frequenti i riferimenti in letteratura a un presunto rinascimento psichedelico, un’ondata di rinnovato interesse per l’utilizzo di sostanze psichedeliche in voga già negli anni ‘60, ora reintrodotte o in procinto di essere introdotte nella farmacopea psichiatrica.

Si veda inoltre:

  1. mdma per ptsd
  2. sul rinascimento psichedelico
  3. Lucid (news in tema psichedelici)

L’idea è che, sostanzialmente, le sostanze psichedeliche possono offrire un ingresso velocizzato al mondo interno del paziente nel contesto di una psicoterapia strutturata.

Un aspetto non nuovo, ma relativamente meno dibattuto, è l’utilizzo di strumenti alternativi per indurre stati alterati di coscienza non mediati da sostanze psicotrope, come le esperienze di deprivazione sensoriale e la luce stroboscopica come induttore di stati di pseudoallucinazione.

Vice ha recentemente pubblicato un articolo a proposito di una nuova applicazione per telefoni cellulari, scaricabile sia in ambiente apple che android, che promette induzione di stati alterati di coscienza e potenziali effetti ansiolitici e rilassanti: Luminate.

L’applicazione è scaricabile qui.

A proposito dei suoi effetti e del suo utilizzo rimandiamo all’articolo di Vice, da leggere per meglio comprendere il seguito di questo post.

Tentiamo ora qui un approfondimento per punti degli aspetti scientifici che ne possano giustificare l’utilizzo.

  • l’applicazione prevede che il soggetto che ne voglia fare uso si “somministri” il ciclo di emissioni di luce dinnanzi agli occhi chiusi a una distanza variabile dai 10 cm ai 30 cm, a seconda di quanto intensa voglia sperimentare la sensazione di stimolazione (con il telefono vicino alle palpebre chiuse degli occhi, la stimolazione luminosa risulta molto intensa)
  • i pattern luminosi e le forme evocate dalla luce stroboscopica a cui il soggetto viene sottoposto, producono l’impressione graduale che alla vista, su sfondo nero -dato che ovviamente la si usa a occhi chiusi-, si sviluppino forme geometriche e frattali luminosi e che questi si manifestino in una sorta di sequenza fluida, guidata dal variare della frequenza della luce proiettata dal flash dello smartphone sul quale la si utilizza
  • le sensazioni riportate dalla maggior parte dei fruitori riguardano non tanto esperienze realmente allucinatorie (dato che l’app non è in grado di procurarle) quanto un’alterazione dello stato di coscienza propedeutico alla “dissoluzione” identitaria spesso ricercata dai fruitori, nell’idea di un possibile accesso a una realtà “altra”, interiore, dis-intermediata dai consueti strumenti cognitivi (il linguaggio e le immagini). In altre parole, la stimolazione luminosa sembra in grado di indurre uno stato “ipnagogico” in condizioni di sicurezza, o uno stato pseudo-dissociativo nel corso del periodo di immersione nell’esperienza
  • nei crediti dell’applicazione e sul sito che la vuole presentare, viene citata la mission degli sviluppatori, nonché descritta la fase iniziale di sviluppo dell’app, partita dallo studio di “centinaia di articoli scientifici inerenti lo sciamanesimo, la deprivazione sensoriale, l’ipnagogia”[..]”per poi, unendo i puntini” arrivare al concetto-chiave di “sincronizzazione” sensoriale. In fisica è noto il fenomeno dei due pendoli che, posti uno di fianco all’altro, arrivano a sincronizzare il loro movimento. Fino a poco tempo fa, come qui approfondito, sembrava difficile spiegare il fenomeno; ora sappiamo che l’evento è da imputare all’emissione di onde sonore da parte dei due pendoli, che modellano i rispettivi movimenti oscillatori portandoli a sincronizzarsi. In molteplici altri ambiti in natura accadono fenomeni di “sincronizzazione” spontanea. In questo caso, gli sviluppatori del software sostengono che attraverso la stimolazione effettuata sui neuroni -per via delle vie nervose afferenti al cervello dagli occhi- fatta a una certa frequenza, si possa indurre gli stessi neuroni a sintonizzarsi nella loro “attività” con la luce stroboscopica erogata dall’app, con diversi effetti neurobiologici e “psichedelici”/psicotropi, elencati qui di seguito:
  • 1) aumento della “variabilità” del funzionamento neuronale, un parametro questo in grado idealmente di spiegare un livello più o meno “alto” del funzionamento della coscienza. Si veda questo articolo per un approfondimento. A grandissime linee, un aumento della complessità nell’interazione reciproca dei neuroni in alcune aree cerebrali è in grado di elevare lo stato di coscienza. Qui avevamo parlato di un indice potenzialmente in grado di misurare il grado di complessità e di “presenza” dello stato di coscienza, indagato in particolare dal gruppo di lavoro di Giulio Tononi (per un approfondimento).
  • 2) diminuzione dell’attività cerebrale relativa al “default mode network”. Del DMN avevamo scritto qui. Il Default mode ci aiuta a mantenere la concezione soggettiva di un Sé unitario, e ci consente di narrare noi stessi a noi stessi. Esercita in altre parole un lavoro di coordinamento narrativo, tale per cui noi si ha l’impressione di essere sempre le stesse persone nel tempo. Una riduzione del suo funzionamento, produce una dissoluzione identitaria, una perdita in qualche modo dell”io”, fenomeno ricercato attivamente dagli psiconauti attraverso l’assunzione di sostanze psichedeliche, e che questa app promette di produrre. Per un approfondimento su questo aspetto si veda il modello teorico Rebus
  • 3) aumento della connettività funzionale. La connettività funzionale riguarda la correlazione temporale fra due eventi neuronali spazialmente distanti; la si studia osservando “cosa fa” il cervello in risposta a determinati stimoli sensoriali o processi cognitivi; è un indicatore che ci racconta di come le varie parti del cervello comunichino tra di loro, e sotto l’effetto di allucinogeni subisce delle variazioni (come qui approfondito). Gli sviluppatori dell’app sostengono di garantire un effetto di incremento della connettività funzionale (che si verifica sensibilmente sotto effetto di sostanze psichedeliche, come qui largamente approfondito), anche attraverso l’uso di Luminate.
  • 4) riduzione delle onde Alfa cerebrali durante la stimolazione stroboscopica. Questo effetto è stato documentato anche in altre circostanze di ricerca, con altre sostanze (per esempio si veda qui); il collasso delle onde cerebrali Alfa lascia spazio a un funzionamento cerebrale più simile a quello osservato durante il sonno, cosa che si osserva in concomitanza con la sensazione di entrare in una dimensione “altra”, come si sognasse.

LUCIA N. 03

Cercando materiale in rete, scopriamo che anni fa un esperimento del genere era già stato fatto, nel progetto austriaco Lucia N.03; uno degli articoli citati sul sito di Lucia N.03 è questo, in effetti molto mirato.

L’allucinazione indotta da luce stroboscopica è stata qui indagata usando lo strumento prima citato (Lucia N.03), che sostanzialmente ha un funzionamento sovrapponibile a Luminate con alcuni punti di varazione. Lo studio ha raccolto un campione di 19 giovani universitari che sono stati sottoposti a un trattamento con Lucia N.03 (modulando diverse frequenze nell’erogazione dell’impulso luminoso, ovvero 0 Hz -cioè il buio-, 3 Hz e 10 Hz, ogni volta per 10 minuti) e indagati con EEG. 1 Hz corrisponde a un impulso luminoso al secondo.

Ne ricaviamo quanto segue:

  • la somministrazione di luce stroboscopica produce un’alterazione del funzionamento cerebrale simile a quella osservata assumendo sostanze psicotrope; in particolare è in grado di far crollare la presenza di onde cerebrali alfa (come prima accennato).
  • Sottoposti a questo test, le analisi statistiche indicano la percezione da parte degli intervistati di uno stato di coscienza soggettivamente esperito come alterato (“​​The subjective intensity of experience for both stroboscopic conditions was substantially higher than for the Dark condition”), e in modo differenziato a seconda dell’intensità della somministrazione (“While there were some commonalities in experience between 3 Hz and 10 Hz, they also differed in terms of intensity and across many ASCQ dimensions, indicating that each stimulation frequency produced distinct phenomenal states”)
  • sempre riferendosi al test prima citato, i ricercatori paragonano i risultati ottenuti con Lucia N.03 a quelli ottenuti assumendo psilocibina (funghi allucinogeni), trovando risultati simili (“Together, these results suggest that the changes in experience and phenomenal content – as reflected by the ASCQ – reported during 3 Hz and 10 Hz stroboscopic stimulation showed some similarities to those following the ingestion of psilocybin, but also a number of differences. These results support stroboscopic stimulation as a novel non-pharmacological method of inducing ASC, phenomenologically similar in some respects to the psychedelic state.”)
  • Per quanto riguarda le forme/visioni percepite durante l’esperienza, i soggetti esaminati testimoniano di epifenomeni coerenti con altri report effettuati in precedenza. Parliamo di “allucinazioni visive indotte da luce stroboscopica” (Stroboscopically induced visual hallucinations) con pattern geometrici, spirali, “griglie” e forme caleidoscopiche colorate; alcuni di questi soggetti (a intensità più basse di stimolazione, paradossalmente) osservarono il manifestarsi di forme più strutturate “dal buio”, come riportato in queste testimonianze:
  • approfondendo i risultati ottenuti all’EEG, gli autori osservarono variazioni sensibili all’indice Lempel-Ziv (qui un approfondimento), usato per rilevare il grado di complessità del funzionamento cerebrale preso nel suo insieme. Questo punto appare importante perché rafforza la tesi degli sviluppatori di Luminate a proposito degli effetti dell’applicazione sulla “diversity” neuronale, qui dimostrata (di nuovo, paradossalmente a bassa frequenza dell’impulso luminoso, 3 Hz, situazione di stimolazione tra l’altro a maggiore intensità di “allucinazioni”)
  • nella discussione finale, gli autori osservano come il rilevare un’aumentata diversità del funzionamento cerebrale rilevato tramite EEG potrebbe segnalare la presenza di uno stato alterato di coscienza caratterizzato dal susseguirsi rapido di scenari mentali prodotti dall’esperienza stessa, una forma “iper-associativa” del pensiero rilevata anche nel contesto di sperimentazioni con psichedelici naturali come la psilocibina (qui un approfondimento).
  • per quanto riguarda le onde cerebrali, gli autori osservano -come prima accennato- una consistente alterazione delle onde alfa (“The most pronounced spectral alteration, which appears to be consistent across different psychedelic compounds -LSD, psilocybin and ketamine- is the marked decrease in alpha power”), a sua volta correlata a una maggiore disinibizione della corteccia, a una maggiore eccitabilità della stessa e quindi ad un’attività interna tale da generare le forme pseudo-allucinatorie prima citate (“During psychedelic ASC a reduction in alpha power marks decreased cortical inhibition, facilitating the spread of spontaneous internally generated patterns of neural excitation over the visual cortex, leading to the experience of visual hallucinations”).
  • Questi ultimi due punti ci dicono come, con Lucia N.03, gli effetti prodotti dimostrati siano in parte sovrapponibili a quelli citati dagli sviluppatori di Luminate. Il decrescere dell’intensità delle onde alfa, viene citato sia in questo studio che dagli sviluppatori di Luminate come in grado di produrre una dissoluzione dell’Io (“Following from this model, decreases in alpha power during psychedelic ASC have also been linked to the formation of complex visual hallucinations. For example, the magnitude of the reduction in alpha power during psychedelic ASC -LSD- has been shown to predict the extent of both simple and complex visual hallucinations, as well as more profound changes in consciousness, such as ego-dissolution”).
  • Viene evidenziato chiaramente come la frequenza a più alto effetto sia 3 Hz. Gli autori osservano inoltre che un elemento utile a potenziare l’effetto allucinatorio del macchinario Lucia N. O3 fosse l’intensità della luce, in questo caso più alta rispetto a Luminate (“Stimulus luminance is known to increase the magnitude of neural evoked responses at early stages of visual processing. The high luminance used in this study may therefore have led to stronger effects on inhibitory processing on visual cortex, which may account for the emergence of CVH”)
  • sempre 3 Hz viene descritta come la frequenza maggiormente in grado di indurre uno stato simil ipnagogico (si veda qui per un articolo sullo stato ipnagogico)
  • Gli autori così concludono: “By combining stroboscopic stimulation with EEG, we found that stimulation at 3 Hz and 10 Hz generates subjectively striking changes in experience (as measured by the ASCQ), which were accompanied by increases in EEG signal diversity (as measured by Lempel-Ziv complexity (LZs)) compared to wakeful rest. These subjective reports and increases in signal diversity show similarities to those observed during psychedelic states engendered by LSD, ketamine, or psilocybin41, indicating that spontaneous signal diversity provides a robust signature of ASC. Using surrogate data, we demonstrated that increases in signal diversity under stroboscopic stimulation depended on changes in both the power spectrum and the phase spectrum of the underlying EEG. Although stroboscopic and psychedelic ASC differ in many respects, our findings of substantial changes in experience, along with both ‘simple’ and ‘complex’ visual phenomena, demonstrate that stroboscopic stimulation offers a powerful non-pharmacological means of inducing ASC, as well as providing a possible adjunct to psychedelic therapies. Overall, our results provide further evidence that EEG signal diversity reflects the diversity of subjective experiences that are associated with different states of consciousness.”

In generale, lo studio prima citato ci riporta un risultato, ai test, simile a quello ottenuto usando altre sostanze psichedeliche come la psilocibina. Un aspetto da considerare è che il questionario sottoposto al campione dello studio tendeva (e questo gli autori lo riconoscono) a indagare l’esperienza degli individui in modo bidimensionale, senza curarsi degli aspetti realmente trasformativi, profondi e talvolta addirittura mistico/spirituali dell’esperienza stessa (aspetto cercato attivamente, spesso, dai “frequentatori” di stati alterati di coscienza). In questo caso abbiamo a che fare con un’esperienza di alterazione più leggera, in un certo senso superficiale, ma allo stesso modo psichedelica.

Tornando a Luminate, è possibile mettere in parallelo le ricerche effettuate prendendo in considerazione Lucia N. 03 e l’applicazione in oggetto, immaginando una parziale sovrapponibilità dei risultati (pur non essendo esplicitate nel sito di Luminate le esatte frequenze degli impulsi luminosi -che tra l’altro in Luminate variano costantemente-, così come l’intensità della luce -che si desume tuttavia corrisponda all’intensità del flash del proprio telefono, che per un Iphone è sotto i 100 lumen -usando Lucia N.03 i lumen al massimo flusso erano più di 5000). Aspetto da considerare è che Luminate eroga, insieme alla stimolazione visiva, musica da viaggio psichedelico.

Per chi volesse effettuare un approfondimento sull’uso della luce stroboscopica (“flickering”), anche questi articoli rappresentano una buona risorsa:

  1. 1
  2. 2

Per come viene venduta l’app, nella sua versione a pagamento l’esperienza psichedelica dovrebbe produrre un effetto calmante o esplorativo. Esplorativo è qui da intendere come in grado di permettere all’individuo di “vagare” per i contenuti interiori della sua coscienza in modo facilitato.

Sono inoltre previste delle esperienze mirate che dovrebbero facilitare il sonno, o aiutare l’individuo nella focalizzazione e nella creazione di obiettivi. É probabile che ciò che cambi siano solamente il sottofondo musicale e la durata dell’esperienza, essendo improbabile che gli sviluppatori siano stati in grado di costruire sequenze luminose/sonore mirate agli obiettivi che l’app propone: quale dovrebbe essere la sequenza luminosa/sonora adatta a conciliare il sonno, e in che modo differirebbe da quella adatta al focusing?

Al di là degli aspetti neurobiologici, un ultimo aspetto da sottolinare è che, per come viene usata, l’app Luminate distrae i nostri sensi in modo non traumatico e continuativo, creando un effetto doppio-compito simile a quello ipotizzato per spiegare il meccanismo di funzionamento dell’EMDR. L’esplorazione “interiore” avviene più facilmente quando l’attenzione selettiva della mente sia convogliata su uno stimolo continuo, come un rumore bianco; questo crea una sensazione di assenza di ansia, migliorando la stessa esplorazione dei contenuti di pensiero.

Qui per provare l’app.


NB Sul blog sono presenti alcuni “serpenti di articoli” inerenti disturbi specifici. Dal menù è possibile aggregarli intorno a 4 tematiche: il disturbo ossessivo compulsivo (#DOC), il disturbo di panico (#PANICO), il disturbo da stress post traumatico (#PTSD) e le recensioni di libri (#RECENSIONI)


Article by admin / Generale / psichedelici

21 May 2021

MDMA PER IL PTSD: NUOVE EVIDENZE

di Raffaele Avico

Abbiamo già qui scritto a proposito di MDMA e PTSD: siamo giunti ora al punto di arrivo dei trials di ricerca che hanno indagato l’effetto dell’uso di MDMA medico sullo stress post-traumatico, i cui risultati sono stato pubblicati poche settimane fa su Nature, qui.

Nei fatti, questo studio (condotto da un gruppo di ricerca afferente all’associazione MAPS, il punto di riferimento mondiale per gli studi sulle sostanze psichedeliche, che da anni si batte per introdurre i nomi di alcune sostanze psichedeliche nella farmacopea mondiale in ambito psichiatrico) rappresenta il punto di arrivo e l’ultimo stadio prima dell’approvazione da parte della FDA dell’MDMA per il PTSD.

I risultati dello studio vengono riassunti alla fine:

“Here, we demonstrate that three doses of MDMA given in conjunction with manualized therapy over the course of 18 weeks results in a significant and robust attenuation of PTSD symptoms and functional impairment as assessed using the CAPS-5 and SDS, respectively. MDMA also significantly mitigated depressive symptoms as assessed using the BDI-II. Of note, MDMA did not increase the occurrence of suicidality during the study.

These data illustrate the potential benefit of MDMA-assisted therapy for PTSD over the FDA-approved first-line pharmacotherapies sertraline and paroxetine, which have both exhibited smaller effect sizes in pivotal studies“.

L’MDMA sembra facilitare l’accesso alle memorie traumatiche, generando una finestra di tollerenza sufficentemente ampia da consentire ai pazienti di “approcciarle” evitando una fear-response (ovvero, un’attivazione somatica troppo forte):

“It is intriguing to speculate that the pharmacological properties of MDMA, when combined with therapy, may produce a ‘window of tolerance,’ in which participants are able to revisit and process traumatic content without becoming overwhelmed or encumbered by hyperarousal and dissociative symptoms. […] MDMA may catalyze therapeutic processing by allowing patients to stay emotionally engaged while revisiting traumatic experiences without becoming overwhelmed“

Si tratta dunque di esperimenti condotti integrando psicoterapia e MDMA su un arco di 18 settimane, con in tutto 3 sessioni da 8 ore l’una di psicoterapia sotto effetto di MDMA. Qui è scaricabile il protocollo di psicoterapia “MDMA-assisted”.

Su New England Journal of Medicine è stato pubblicato più o meno negli stessi giorni un importante articolo che ha messo in comparazione gli effetti sulla depressione resistente della psilocibina (funghi allucinogeni) e degli antidepressivi SSRI, trovando pressoché equivalenti gli effetti delle due molecole usate.

Seppur avvolto da un entusiasmo che a volte sembra eccessivo, il “ritorno” alle sostanze psichedeliche sembra avviarsi a un percorso sempre più tangibile e concreto.

MAPS sta già formando terapeuti da tutto il mondo alla psicoterapia assistita da MDMA.

Qui di seguito alcune risorse per approfondire, su questo blog e altrove, il tema “psichedelici”:

  • MDMA PER IL POST-TRAUMA: BEN SESSA E ALTRI RIFERIMENTI IN RETE
  • MDMA PER IL TRAUMA: VIDEOINTERVISTA A ELLIOT MARSEILLE (A CURA DI JONAS DI GREGORIO)
  • VERSO L’MDMA NEL TRATTAMENTO DEL PTSD
  • RUBRICA: TERAPIE PSICHEDELICHE
  • PODCAST: TERAPIE PSICHEDELICHE
  • PODCAST: ILLUMINISMO PSICHEDELICO

Ps tutto il materiale su trauma e dissociazione presente su questo blog è consultabile cliccando sul bottone a inizio pagina (o dal menù a tendina) #TRAUMA. 

Article by admin / Generale / psichedelici, ptsd

22 March 2021

MDMA PER IL POST-TRAUMA: BEN SESSA E ALTRI RIFERIMENTI IN RETE

di Raffaele Avico

Sappiamo che lavorare con il trauma significa esporsi a persone con scompensi prima di tutto neurofisiologici. Ovvero: i pazienti sopravvissuti a un trauma singolo molto pesante, come un terremoto, o un’aggressione, vivono come intrappolati in uno stato fisico alterato, anomalo. La realtà è percepita come un carcere da cui sembra difficile uscire: spesso la stessa viene raccontata come una sorta di incubo, un brutto sogno.

Abbiamo più volte sottolineato che questo avviene perché la persona rimane congelata in un approccio difensivo nei confronti della realtà che lo o la circonda, soprattutto quando ci sia stato un trauma singolo.

Come sappiamo, il disturbo post traumatico contempla anche disturbi dissociativi: sappiamo anche però che questi li troveremo soprattutto quando l’individuo sia reduce da un disturbo protratto nel tempo, un trauma per esempio di sviluppo, cumulativo.

L’approccio psicoterapico, come abbiamo sottolineato altrove, è un approccio trifasico, composto da tre momenti: una prima fase di stabilizzazione dei sintomi, una seconda fase di lavoro sulle memorie e una terza fase di lavoro sulla ricostruzione dell’identità del paziente.

Uno dei principali problemi del lavoro sulle memorie, è il persistere delle risposte difensive, le “fear response” che non consentono al/la paziente di pensare/mentalizzare con tranquillità ciò che gli/le è successo.

Perchè l’MDMA è divenuto nel tempo un ideale strumento di risoluzione di questo problema?

Questo TED TALK potrebbe dare alcun spunti di riflessione interessanti:

Viene molto ben chiarito -inizialmente- come i farmaci al momento usati per il trattamento del trauma (per lo più antidepressivi SSRI) non sembrino agire alla radice del problema, ma riescano ad apportare benefici solo in modo sintomatico, attaccando il problema in modo superficiale.

Il Dr. Ben Sessa ben chiarisce come questo non aiuta nella reale risoluzione di uno stress post traumatico, dato che non va a toccare il nucleo centrale del problema, che consiste nella difficoltà di ripercorrere con la memoria il trauma, vista la fear response che genera uno scompenso in senso neurofisiologico.

Che fare dunque?

Altrove abbiamo appuntato alcune questioni sul tema uso di farmaci che aiutino nel prevenire la fear response.

Questo articolo sull’utilizzo dell’MDMA -visualizzabile in PDF- ci racconta alcune cose che in parte già sapevamo, corroborate dal comparire su una rivista ad alto impatto come il British Journal of Psychiatry.

É possibile reperire in rete un webinar condotto da Jonas Iaffaldano Di Gregorio (qui già in precedenza intervistato) e il già citato Ben Sessa, uno psichiatra di Bristol impegnato nella ricerca della psicoterapia integrata da psichedelici.

Il webinar è visualizzabile qui.

Emergono alcuni spunti interessanti:

  • Sessa definisce l’MDMA possibile “santo graal” della psicoterapia, visto l’effetto principale -come dicevamo, il favorire l’elaborazione delle memorie traumatiche e di tutto ciò che “nel mondo interno” procura reazioni di paura
  • l’MDMA usato per scopi clinici, è differente dall’MDMA usato in modo ricreativo, non tanto nella sostanza in sè (di certo più controllata), ma per la sua modalità di utilizzo, maggiormente “mirata”; l’mdma possiede la capacità paradossale di aumentare il livello di attività cerebrale in senso “dopaminergico” rendendo l’individuo più volitivo e produttivo in termini di pensiero, e allo stesso tempo di favorirne un rilassamento “senza paura”
  • i 3 ambiti di studio per ora sull’uso dell’MDMA sono il PTSD, l’alcolismo (lo stesso Sessa presenta nel webinar i risultati evidentemente incoraggianti dell’utilizzo di MDMA con pazienti alcolisti) e l’autismo in pazienti adulti (dato che l’MDMA possiede capacità “empatogene”, con un senso di aumentata connessione verso l’esterno -problema centrale nell’autismo- con però pochissimi studi al momento effettuati)
  • la tipologia di psicoterapia usata con l’ausilio dell’MDMA, è una tipologia di psicoterapia innovativa, che poco ha a che fare sia con la CBT che con le psicoterapie psicodinamiche. A riguardo della psicoterapia, qui troviamo il manuale ufficiale erogato da MAPS, risalente al 2017
  • a riguardo della formazione professionale per poter erogare psicoterapia assistita da MDMA, esistono alcuni enti erogatori negli USA. É sul sito di MAPS che troviamo le informazioni più accurate. Da quello che troviamo su questo portale, in USA si sta svolgendo la terza fase della sperimentazione del farmaco con pazienti traumatizzati gravi. Inoltre, si stanno appunto muovendo i primi passi verso il formare persone alla pratica psicoterapeutica assistita da mdma. Prima ancora di MAPS, l’unico ente in grado di erogare corsi certificati in psicoterapia assistita da psichedelici, è un centro di San Francisco, questo. Qui invece il training erogato da MAPS.
  • a confronto con gli anni ‘60, il “rinascimento” psichedelico citato da Sessa che osserviamo in questi anni, è di dimensioni enormi; non si tratta cioè di pochi clinici isolati che sperimentano psichedelici in ambito psichiatrico, ma di un movimento in rapida espansione con ricadute in termini operativi per ora soprattutto in USA, ma entro qualche anno anche in Italia
  • le proprietà d’azione dell’MDMA non si limitano a “estinguere” la “fear response”; viene citato diverse volte nel webinar l’effetto “mistico”/associativo del farmaco, in grado cioè di produrre “ristrutturazioni cognitive”, “nuove modalità di leggere la realtà”, punti di vista diversi sulla propria vita che andrebbero a giovamento (teorico) della psicoterapia stessa; questo aspetto, speculativo, è uno dei punti di interesse storici della letteratura che riguarda l’uso degli psichedelici in psichiatria

Ci troviamo di fronte qui ad alcuni spunti di quello che potrà essere il trattamento del trauma in futuro. Abbiamo più volte visto come il corpo verrà sempre più messo in mezzo, entro una visione olistica dell’individuo stesso; vediamo ora come è probabile verranno introdotti farmaci atti a produrre un intervento mirato, con la “psicoterapia” a fare da cornice di contorno (ovvero, il contesto della psicoterapia sarà il contesto elettivo, ma al suo interno troveremo molteplici altre forme cliniche, che avranno poco a che fare con l’utilizzo della sola parola).

Sul tema più vasto inerente l’uso degli psichedelici per la psicoterapia e la crescita personale/psicologica, si veda il podcast Terapie Psichedeliche su Spotify a cura di Jonas Iaffaldano Di Gregorio:


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16 November 2020

MDMA PER IL TRAUMA: VIDEOINTERVISTA A ELLIOT MARSEILLE (A CURA DI JONAS DI GREGORIO)

di Raffaele Avico, Jonas Di Gregorio

L’MDMA molto probabilmente verrà approvato per l’uso terapeutico negli Stati Uniti nel 2022.

Si prevede l’apertura di nuovi scenari di psicoterapia, con setting nuovi (per esempio, l’uso di un lettino con il paziente disteso e a occhi chiusi, sotto effetto di MDMA “medicale”, osservato e seguito da una coppia di terapeuti formati a riguardo).

L’obiettivo primario dell’MDMA, è favorire la psicoterapia stessa, interrompendo (in teoria) la reazione di fear response del paziente quando si trovi ad aver a che fare con le memorie traumatiche.

Ne abbiamo già scritto altre volte su questo blog.

Questo studio pubblicato su PLOS, è il primo a formulare un’indagine sul rapporto costi/benefici di questo tipo di trattamento, mettendo a confronto il costo dei trattamenti tradizionali con il costo della terapia con MDMA.

Lo studio, che si basa su dati relativi alla spesa pubblica e privata negli Stati Uniti, rileva che grazie alla terapia con MDMA per il PTSD si risparmierebbero $103.2 milioni in 30 anni per ogni 1000 pazienti.

Inoltre, il direttore di MAPS, Rick Doblin, co-autore dello studio, ha dichiarato:

“L’oneroso bilancio personale del disturbo da stress post-traumatico può includere il deterioramento della salute fisica, delle relazioni e della capacità di partecipare ad attività sociali insieme all’ansia, all’insonnia e all’ideazione suicida che caratterizzano il PTSD. Dimostrando un ritorno in media di 5,5 quality-adjusted life-years in 30 anni, abbiamo dimostrato che la psicoterapia assistita da MDMA ha il potenziale non solo di ridurre il carico personale del PTSD, ma anche di contribuire a migliorare lo stato di salute e ridurre gli oneri per il contribuente e per le istituzioni che pagano per i trattamenti (come per esempio le assicurazioni sanitarie, N.d.T.)”

Venerdì 6 novembre 2020, Jonas Di Gregorio, da San Francisco, ha intervistato Elliot Marseille, lead author di questo studio realizzato in collaborazione con la Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies (MAPS).

Ricordiamo che Jonas ha da poco avviato una rubrica su Psychiatry on Line sul tema degli psichedelici e le nuove prassi di psicoterapia che si stanno sviluppando a riguardo, che trovate qui, che a breve verrà aggiornata con contenuti a tema.

Ecco l’intervista:



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18 October 2020

INTERVISTA A JONAS DI GREGORIO: IL RINASCIMENTO PSICHEDELICO


di Raffaele Avico

In questa intervista effettuata per il canale Youtube di Psychiatry on Line, Jonas di Gregorio parla di psichedelici e loro utilizzo in ambito clinico, e in particolare con il PTSD. Ricordiamo che al momento nessun farmaco si è dimostrato realmente efficace, o risolutivo, per il PTSD (qui un approfondimento per i Patreon).

Jonas fornisce nel corso dell’intervista molteplici spunti, tra cui, in particolare, due documentari:

  1. A new understanding
  2. Trip of compassion

Qui trovate alcuni approfondimenti sull’MDMA nel trattamento del PTSD semplice (cioè conseguente a un unico episodio traumatico):

  1. 1
  2. 2

Altro.


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12 December 2019

HPPD: HALLUCINOGEN PERCEPTION PERSISTING DISORDER

di Raffaele Avico

Si parla spesso di cannabis, sostanze psichedeliche e dei possibili effetti nocivi sulla salute di chi ne fruisca.

Uno dei possibili “strascichi” dell’uso di sostanze psichedeliche è rappresentato dai sintomi visivo/dissociativi. In particolare, testimonianze dirette di fruitori riportano effetti dissociativi di derealizzazione e depersonalizzazione. Leggere questa pagina può dare un’idea delle esperienze vissute dai fruitori. Vi si racconta di strascichi simil-dissociativi di lunga durata, fino a un anno, a seguito di utilizzo di “psichedelici”. Il termine scientifico per questa sindrome è HPPD.

Questo articolo pubblicato su Brain Sciences esegue un’analisi della letteratura esistente (46 articoli in tutto) sul tema HPPD, rilevando due livelli di disturbo:

  1. HPPD ti tipo 1, di entità lieve, a prognosi breve (massimo un anno)
  2. HPPD di tipo 2, di entità grave, a prognosi negativa e definito “difficilmente reversibile”

In questo studio vengono descritti alcuni punti centrali del disturbo:

  • EZIOLOGIA: l’ipotesi eziologica dominante al momento, è un danno al Sistema Nervoso Centrale (destruction or dysfunction of cortical serotonergic inhibitory interneurons with gamma-Aminobutyricacid (GABAergic) outputs, implicated in sensory filtering mechanisms of unnecessary stimuli), risultante in un effetto “disinibente”. La mente perderebbe in questo senso il suo “filtro” (il cervello è di per se stesso un filtro, con una certa quantità di stimoli esclusi dalla coscienza per ragioni di adattamento funzionale)
  • SOSTANZE MAGGIORI RESPONSABILI: LSD e cannabis (la cannabis è ascritta alla categoria di sostanze dette “dissociative”, al pari dell’LSD, particolare da non trascurare)
  • FENOMENOLOGIA:
    1)tipo 1: “aura”, lieve senso di distacco, senso di “smarrimento”, depersonalizzazione e derealizzazione sfumati
    2)tipo 2: “aura” grave, acuto senso di distacco, senso di “smarrimento”, depersonalizzazione e derealizzazione acuti
  • SINTOMI VISIVI: qui di seguito riassunti
  • COMORBILITÀ: non rilevante/necessaria all’insorgere di un HPPD (a indicare la natura “isolata” del disturbo, avente dignità di fenomeno psichico a se stante)
  • TRATTAMENTO FARMACOLOGICO: prima linea/seconda linea (vd.articolo)
  • ALTRE TIPOLOGIE DI TRATTAMENTO CONSIDERATE: rTMS (neuromodulazione)

In questo articolo viene sottolineata la natura “rara e imprevedibile” del disturbo.

Viene inoltre notato come uno degli effetti del disturbo sia un’alterata e ingigantita interpretazione di fatti “visivi” altrimenti ritenuti ordinari (In many cases, HPPD may also be explained in terms of a heightened awareness of and concern about ordinary visual phenomena, which is supported by the high rates of anxiety, obsessive-compulsive disorder, hypochondria, and paranoia seen in many patients), il che ci racconta di come, a seguito di un evento percepito come traumatico o altamente disturbante, un soggetto possa diventare “preoccupato” a riguardo dei suoi stessi sensi inaugurando un periodo di auto-osservazione ossessiva, drammatica e spasmodica (come accade a seguito di un singolo attacco di panico, in seguito “sospettato” e rintracciato/interpretato in qualunque sintomo fisico di qualunque entità arrivato a disturbare il soggetto), il che rappresenta una possibile deriva o un pervertimento “ansioso” del disturbo stesso.

Inoltre, viene notato come tra i molteplici trigger di innesco del disturbo, la cannabis rappresenti un elemento ricorrente (Among the innumerable triggers able to precipitate HPPD, prospectively, the use of natural and synthetic cannabinoids appears to be the most frequent). Già molto si sa sul potenziale “psicopatogeno” della cannabis: sembra però che questa conoscenza non si sia ancora trasformata in “consapevolezza”. The Lancet Psychiatry (non La Stampa o la Repubblica che sia) lo ricorda qui con forza.

Infine, viene citato un modello euristico utile a concettualizzare questo disturbo, questo. Qui un approfondimento video.

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  • INTRODUZIONE A BYUNG-CHUL HAN: IL PROFUMO DEL TEMPO 3 November 2021
  • IT (STEPHEN KING) 27 October 2021
  • JUDITH LEWIS HERMAN: “GUARIRE DAL TRAUMA” 22 October 2021
  • ANCORA SU PIERRE JANET 15 October 2021
  • PSICONUTRIZIONE: IL LAVORO DI FELICE JACKA 3 October 2021
  • MEGLIO MALE ACCOMPAGNATI CHE SOLI: LE STRATEGIE DI CONTROLLO IN INFANZIA (PTSDc) 30 September 2021
  • OVERLOAD COGNITIVO ED ECOLOGIA MENTALE 21 September 2021
  • UN LUOGO SICURO 17 September 2021
  • 3MDR: UNO STRUMENTO SPERIMENTALE PER COMBATTERE IL PTSD 13 September 2021
  • UN LIBRO PER L’ESTATE: “COME ANNOIARSI MEGLIO” DI PIETRO MINTO 6 August 2021
  • “I fondamenti emotivi della personalità”, JAAK PANKSEPP: TAKEAWAYS E RECENSIONE 3 August 2021
  • LIFESTYLE PSYCHIATRY 28 July 2021
  • LE DIVERSE FORME DI SINTOMO DISSOCIATIVO 26 July 2021
  • PRIMO LEVI, LA CARCERAZIONE E IL TRAUMA 19 July 2021
  • “IL PICCOLO PARANOICO” DI BERNARDO PAOLI. PARANOIA, AMBIVALENZA E MODELLO STRATEGICO 14 July 2021
  • RECENSIONE PER PUNTI DI “LA GUIDA ALLA TEORIA POLIVAGALE” 8 July 2021
  • I VIRUS: IL LORO RUOLO NELLE MALATTIE NEURODEGENERATIVE 7 July 2021
  • LA PLUSDOTAZIONE SPIEGATA IN BREVE 1 July 2021
  • COS’É LA COGNITIVE PROCESSING THERAPY? 24 June 2021
  • SULLA TERAPIA ESPOSITIVA PER I DISTURBI FOBICI: IL MODELLO DI APPRENDIMENTO INIBITORIO DI MICHELLE CRASKE 19 June 2021
  • É USCITO IL SECONDO EBOOK PRODOTTO DA AISTED 15 June 2021
  • La psicologia fenomenologica nelle comunità terapeutiche -con il blog Psicologia Fenomenologica. 7 June 2021
  • PSICHIATRIA DI COMUNITÁ: LA SCELTA DI UN METODO 31 May 2021
  • PTSD E SPAZIO PERIPERSONALE: DA UN ARTICOLO DI DANIELA RABELLINO ET AL. 26 May 2021
  • CURANDO IL CORPO ABBIAMO PERSO LA TESTA: UN CONVEGNO ONLINE CON VALERIO ROSSO, MARCO CREPALDI, LUCA PROIETTI, BERNARDO PAOLI, GENNARO ROMAGNOLI 22 May 2021
  • MDMA PER IL PTSD: NUOVE EVIDENZE 21 May 2021
  • MAP (MULTIPLE ACCESS PSYCHOTHERAPY): IL MODELLO DI PSICOTERAPIA AD APPROCCI COMBINATI CON ACCESSO MULTIPLO DI FABIO VEGLIA 18 May 2021
  • CURANDO IL CORPO ABBIAMO PERSO LA TESTA: UN CONVEGNO GRATUITO ONLINE (21 MAGGIO) 13 May 2021
  • BALBUZIE: COME USCIRNE (il metodo PSICODIZIONE) 10 May 2021
  • PANICO: INTERVISTA AD ANDREA IENGO (PANICO.HELP) 7 May 2021
  • Psicologia digitale e pandemia COVID19: il report del Centro Medico Santagostino di Milano dall’European Conference on Digital Psychology (ECDP) 4 May 2021
  • SOLCARE IL MARE ALL’INSAPUTA DEL CIELO. Liberalizzare come terapia: il problema dell’autocontrollo in clinica 30 April 2021
  • IL PODCAST DE “IL FOGLIO PSICHIATRICO” 25 April 2021
  • La psicologia fenomenologica nelle comunità terapeutiche 25 April 2021
  • 3 STRUMENTI CONTRO IL TRAUMA (IN BREVE): TAVOLA DISSOCIATIVA, DISSOCIAZIONE VK E CAMBIO DI STORIA 23 April 2021
  • IL MALADAPTIVE DAYDREAMING SPIEGATO PER PUNTI 17 April 2021
  • UN VIDEO PER CAPIRE LA DISSOCIAZIONE 12 April 2021
  • CORRELATI MORFOLOGICI E FUNZIONALI DELL’EMDR: UNA PANORAMICA SULLA NEUROBIOLOGIA DEL TRATTAMENTO DEL PTSD 4 April 2021
  • TRAUMA E DISSOCIAZIONE IN ETÁ EVOLUTIVA: (VIDEO)INTERVISTA AD ANNALISA DI LUCA 1 April 2021
  • GLI EFFETTI POLARIZZANTI DELLA BOLLA INFORMATIVA. INTERVISTA A NICOLA ZAMPERINI DEL BLOG “DISOBBEDIENZE” 30 March 2021
  • SVILUPPARE IL PENSIERO LATERALE (EDWARD DE BONO) – RECENSIONE 24 March 2021
  • MDMA PER IL POST-TRAUMA: BEN SESSA E ALTRI RIFERIMENTI IN RETE 22 March 2021
  • 8 LIBRI FONDAMENTALI SU TRAUMA E DISSOCIAZIONE 14 March 2021
  • VIDEOINTERVISTA A CATERINA BOSSA: LAVORARE CON IL TRAUMA 7 March 2021
  • PRIMO SOCCORSO PSICOLOGICO E INTERVENTO PERI-TRAUMATICO: IL LAVORO DI ALAIN BRUNET ED ESSAM DAOD 2 March 2021
  • “SHARED LIVES” NEL REGNO UNITO: FORME DI PSICHIATRIA D’AVANGUARDIA 25 February 2021
  • IL TRAUMA (PTSD) NEGLI ANIMALI (PARTE 1) 21 February 2021
  • FLOW: una definizione 15 February 2021
  • NEUROBIOLOGIA DEL DISTURBO POST-TRAUMATICO (PTSD) 8 February 2021
  • PSICOLOGIA DELLA CARCERAZIONE (SECONDA PARTE): FINE PENA MAI 3 February 2021
  • INTERVISTA A COSTANZO FRAU: DISSOCIAZIONE, TRAUMA, CLINICA 1 February 2021
  • LO SPETTRO IMPULSIVO COMPULSIVO. I DISTURBI OSSESSIVO COMPULSIVI SONO DISTURBI DA ADDICTION? 25 January 2021
  • ANATOMIA DEL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO (E PSICOTERAPIA) 15 January 2021
  • LA STRANGE SITUATION IN BREVE e IL TRAUMA COMPLESSO 11 January 2021
  • GIORNALISMO = ENTERTAINMENT 6 January 2021
  • SIMBOLIZZARE IL TRAUMA: IL RUOLO DELL’ATTO ARTISTICO 2 January 2021
  • PSICHIATRIA: IL MODELLO DE-ISTITUZIONALIZZANTE DI GEEL, BELGIO (The Openbaar Psychiatrisch Zorgcentrum) 28 December 2020
  • STABILIZZARE I SINTOMI POST TRAUMATICI: ALCUNI ASPETTI PRATICI 18 December 2020
  • Psicoterapia breve strategica del Disturbo ossessivo compulsivo (DOC). Intervista ad Andrea Vallarino e Luca Proietti 14 December 2020
  • CRONOFAGIA DI DAVIDE MAZZOCCO: CONTRO IL FURTO DEL TEMPO 10 December 2020
  • PODCAST: SPECIALIZZAZIONE IN PSICHIATRIA E CLINICA A CHICAGO, con Matteo Respino 8 December 2020
  • COME GESTIRE UNA DIPENDENZA? 4 PIANI DI INTERVENTO 3 December 2020
  • INTRODUZIONE A JAAK PANKSEPP 28 November 2020
  • INTERVISTA A DANIELA RABELLINO: LAVORARE CON RUTH LANIUS E NEUROBIOLOGIA DEL TRAUMA 20 November 2020
  • MDMA PER IL TRAUMA: VIDEOINTERVISTA A ELLIOT MARSEILLE (A CURA DI JONAS DI GREGORIO) 16 November 2020
  • PSICHIATRIA E CINEMA: I CINQUE MUST-SEE (a cura di Laura Salvai, Psychofilm) 12 November 2020
  • STRESS POST TRAUMATICO: una definizione e alcuni link di approfondimento 7 November 2020
  • SCOPRIRE IL FOREST BATHING 2 November 2020
  • IL TRAUMA COME APPRENDIMENTO A PROVA SINGOLA (ONE TRIAL LEARNING) 28 October 2020
  • IL PANICO COME ROTTURA (RAPPRESENTATA) DI UN ATTACCAMENTO? da un articolo di Francesetti et al. 24 October 2020
  • LE PENSIONI DEGLI PSICOLOGI: INTERVISTA A LORENA FERRERO 21 October 2020
  • INTERVISTA A JONAS DI GREGORIO: IL RINASCIMENTO PSICHEDELICO 18 October 2020
  • IL RITORNO (MASOCHISTICO?) AL TRAUMA. Intervista a Rossella Valdrè 13 October 2020
  • ASCESA E CADUTA DEI COMPETENTI: RADICAL CHOC DI RAFFAELE ALBERTO VENTURA 6 October 2020
  • L’EMDR: QUANDO USARLO E CON QUALI DISTURBI 30 September 2020
  • FACEBOOK IS THE NEW TOBACCO. Perchè guardare “The Social Dilemma” su Netflix 28 September 2020
  • SPORT, RILASSAMENTO, PSICOTERAPIA SENSOMOTORIA: oltre la parola per lo stress post traumatico 21 September 2020
  • IL MODELLO TRIESTINO, UN’ECCELLENZA ITALIANA. Intervista a Maria Grazia Cogliati Dezza e recensione del docufilm “La città che cura” 15 September 2020
  • IL RITORNO DEL RIMOSSO. Videointervista a Luigi Chiriatti su tarantismo e neotarantismo 10 September 2020
  • FARE PSICOTERAPIA VIAGGIANDO: VIDEOINTERVISTA A BERNARDO PAOLI 2 September 2020
  • SUL MERCATO DELLA DOPAMINA: INTERVISTA A VALERIO ROSSO 31 August 2020
  • TARANTISMO: 9 LINK UTILI 27 August 2020
  • FRANCESCO DE RAHO SUL TARANTISMO, tra superstizione e scienza 26 August 2020
  • ATTACCHI DI PANICO: IL MODELLO SUL CONTROLLO 7 August 2020
  • SHELL SHOCK E PRIMA GUERRA MONDIALE: APPORTI VIDEO 31 July 2020
  • LA LUNA, I FALÒ, ANGUILLA: un romanzo sulla melanconia 27 July 2020
  • VIDEOINTERVISTA A FERNANDO ESPI FORCEN: LAVORARE COME PSICHIATRA A CHICAGO 20 July 2020
  • ALCUNI ESTRATTI DALLA RUBRICA “GROUNDING” (PDF) 14 July 2020
  • STRESS POST TRAUMATICO: IL MODELLO A CASCATA. Da un articolo di Ruth Lanius 10 July 2020
  • OTTO KERNBERG SUGLI OBIETTIVI DI UNA PSICOANALISI: DA UNA VIDEOINTERVISTA 3 July 2020
  • SONNO, STRESS E TRAUMA 27 June 2020
  • Il SAFE AND SOUND PROTOCOL, UNO STRUMENTO REGOLATIVO. Videointervista a GABRIELE EINAUDI 23 June 2020
  • IL CONTROLLO CHE FA PERDERE IL CONTROLLO: UNA VIDEOINTERVISTA AD ANDREA VALLARINO SUL DISTURBO DI PANICO 11 June 2020
  • STRESS, RESILIENZA, ADATTAMENTO, TRAUMA – Alcune definizioni per creare una mappa clinicamente efficace 5 June 2020
  • DA “LA GUIDA ALLA TEORIA POLIVAGALE”: COS’É LA NEUROCEZIONE 3 June 2020
  • AUTO-TRADIRSI. UNA DEFINIZIONE DI MORAL INJURY 28 May 2020
  • BASAGLIA RACCONTA IL COVID 26 May 2020
  • FONDAMENTI DI PSICOTERAPIA: LA FINESTRA DI TOLLERANZA DI DANIEL SIEGEL 20 May 2020
  • L’EBOOK AISTED: “AFFRONTARE IL TRAUMA PSICHICO: il post-emergenza.” 18 May 2020
  • NOI, ESSERI UMANI POST- PANDEMICI 14 May 2020
  • PUNTI A FAVORE E PUNTI CONTRO “CHANGE” di P. Watzlawick, J.H. Weakland e R. Fisch 9 May 2020
  • APPORTI VIDEO SUL TARANTISMO – PARTE 2 4 May 2020
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  • SULL’IMMOBILITÀ TONICA NEGLI ANIMALI. Alcuni spunti da “IPNOSI ANIMALE, IMMOBILITÁ TONICA E BASI BIOLOGICHE DI TRAUMA E DISSOCIAZIONE” 30 April 2020
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  • IL PODCAST DE IL FOGLIO PSICHIATRICO EP.3 – MODELLO ITALIANO E MODELLO BELGA A CONFRONTO, CON GIOVANNA JANNUZZI! 22 April 2020
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  • AGGIUNGERE LEGNA PER SPEGNERE IL FUOCO. TERAPIA BREVE STRATEGICA E DISTURBI FOBICI 17 April 2020
  • INTERVISTA A NICOLÓ TERMINIO: L’UOMO SENZA INCONSCIO 13 April 2020
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  • IL PODCAST DE IL FOGLIO PSICHIATRICO EP.2 – MODELLO ITALIANO E MODELLO SVIZZERO A CONFRONTO, CON OMAR TIMOTHY KHACHOUF! 6 April 2020
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  • 10 ANNI DI E.J.O.P: DOVE SIAMO? 31 March 2020
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  • NELLE CORNA DEL BUE LUNARE: IL LAVORO DI LIDIA DUTTO 16 March 2020
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  • PREFAZIONE DI “PTSD: CHE FARE?”, a cura di Alessia Tomba 5 March 2020
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  • TEORIA DEI SISTEMI COMPLESSI E PSICOPATOLOGIA: DENNY BORSBOOM 17 January 2020
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IL BLOG

Il blog si pone come obiettivo primario la divulgazione di qualità a proposito di argomenti concernenti la salute mentale: si parla di neuroscienza, psicoterapia, psicoanalisi, psichiatria e psicologia in senso allargato:

  • Nella sezione AGGIORNAMENTO troverete la sintesi e la semplificazione di articoli tratti da autorevoli riviste psichiatriche. Vogliamo dare un taglio “avanguardistico” alla scelta degli articoli da elaborare, con un occhio a quella che potrà essere la psichiatria e la psicoterapia di “domani”. Useremo come fonti articoli pubblicati su riviste psichiatriche di rilevanza internazionale (ad esempio JAMA Psychiatry, World Psychiatry, etc) così da garantire un aggiornamento qualitativamente adeguato.
  • Nella sezione FORMAZIONE sono contenuti post a contenuto vario, che hanno l’obiettivo di (in)formare il lettore a proposito di un determinato argomento.
  • Nella sezione EDITORIALI troverete punti di vista personali a proposito di tematiche di attualità psichiatrica.
  • Nella sezione RECENSIONI saranno pubblicate brevi e chiare recensioni di libri inerenti la salute mentale (psicoterapia, psichiatria, etc.)

A CURA DI:

  • Raffaele Avico, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale,  Torino, Milano
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